Mi sono trasferito!

mercoledì 29 dicembre 2010

Anno quasi nuovo, vita quasi nuova.
Mi sono spostato con il blog qui, ancora in alto mare ma pian piano lo finiro':-)

http://viziodileggere.altervista.org/
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Questione di troiaggine

giovedì 7 ottobre 2010






Tre come gli unici tre esemplari maschili della specie umana che questa ninfomane Costanziana NON si è fatta. Tra questi privilegiati, anche il sottoscritto. 
Troiaio libresco.Che vende, che SI VENDE.
Melissa P.........!.
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E' lui, non è lui, cerrrrrrto che è lui!

martedì 5 ottobre 2010



Somiglianza inquietante, titolo del libro quanto mai azzeccato. Che sia Benito Mussolini o Silvio Berlusconi, cambia poco. Epoche diverse, sostanza la stessa.
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Il curioso caso di...BIFF

martedì 28 settembre 2010


Prendendo in prestito (mezza) citazione del racconto di Francis Scott Fitzgerald da cui è stato tratto l’omonimo, bellissimo, film di David Fincher, volevo  mettere in piazza un piccolo caso editoriale (di mia invenzione? O c’e’ del vero?) che ha adescato la mia curiosità.
C’e’ un libro, naturalmente,  come protagonista del  mio piccolo giallo-mistero quasi Fletcheriano o DanBrowniano che si è formato nella mia improbabile mente investigativa ed è IL VANGELO SECONDO BIFF. Ne avrete sentito parlare, lo avrete letto e amato o odiato o magari vi è del tutto sconosciuto.
 Magari è tutto fumo e poco arrosto, e magari si rivela un bel buco nell’acqua e la Elliot mi smentisce a seduta stante , magari è goliardico casuccio da giallo condominiale che non dovrebbe calamitare l’attenzione tanto da meritarsi un pezzo pero’ un po’ di sale da caso letterario (per un motivo) e editoriale (per l’altro motivo) secondo me c’e’ ed è gustoso ricamarci sopra qualcosa. Anche se non è roba seria, pazienza, di troppa serietà si finisce presto per stancarsi.  Il libro è uscito nel 2008 edito dalla Elliot, casa editrice romana che è una delle mie realtà editoriali preferite, che mi ha sedotto da lettore a tal punto da mandarmi sul lastrico per portarmi a casa i loro (bellissimi) titoli. Però, forse, qualche piccola magagna su cui recriminare che li riguarda c’e’. Una bella strizzatina d’orecchie ci vuole, non me ne vogliano per questo.
Premetto che non sono a conoscenza della politica editoriale, di stampa e ristampa di Elliot edizioni, della loro programmazione e di tutto cio’ che riguarda la logistica, quindi la mia è un’attenzione, piu’ da lettore incuriosito, da chiacchiera da salotto,  frutto della mia versione giallista che ogni tanto viene a galla e si sbizzarrisce.  O magari anche no.

Viaggiando spesso in lungo e in largo per internet (forum vari, anobii, e simili), per librerie,  chiacchierando con librai,  formulando domande direttamente  alla casa editrice interessata, che è appunto la Elliot, un ragno l’ho cavato dal buco: il libro di Christopher Moore è diventato un clamoroso caso editoriale, è andato a ruba in breve tempo, scomparendo dagli scaffali di tantissime librerie che pur ordinandolo ripetutamente ,sono serviti  uno-due mesi per prendere atto del fatto che anche il magazzino della casa editrice ne era sprovvisto. A causa, presumo,  di un potente passaparola o di grande spazio dedicatogli dai vari piccoli-siti e blog che si occupano di libri e recensioni che pullulano sul web, è diventato quasi un cimelio da museo tanto che da un po’ di mesi a questa parte, IL VANGELO SECONDO BIFF potrebbe avere tutte le carte in regola per entrare nella scaletta di CHI L’HA VISTO?.
Su anobii, in vari gruppi, sono apparsi topic-appello nella forma di richieste continue e insistenti,  per interrogarsi sull’esistenza o meno del libro e per invocare una sua ristampa in tempi brevi: gente in preda a una curiosità smisurata attorno a Biff, si chiede quando potrebbe avere tra le mani il volume. Senza nessuna risposta concreta dalla Elliot.  Il giallo mi ha  poi convinto a girare qualche libreria, sia a Milano che altrove,  alla ricerca di prove, per verificare la cosa e alla richiesta di disponibilità del libro, la risposta trapelata dalle commesse era piu’ o meno la stessa: “lo abbiamo ordinato ma ancora non ci è arrivato”, “anche altre persone ce lo hanno chiesto ma sembra un fantasma da libreria”, o ancora “non ci arrivano piu’ copie del libro da parecchio tempo”.  Come in una sorta di percorso a tappe, allora ho pensato di rivolgermi anche, come ultima spiaggia, direttamente alla casa editrice che in qualche modo mi ha risposto, rivelandomi che una ristampa non è mai stata prodotta, ma che, udite udite ci avviciniamo all’ultima pagina in cui il mistero verrà svelato, in autunno (e ci siamo entrati da qualche giorno ormai) verrà ristampato il volume in una nuova collana, tascabile ed economica,la LIT, che vedrà il suo debutto assoluto nella casa editrice romana.
Sul libro, che come un venditore al mercato del pesce, urlo a squarciagola consigliandolo, ci spenderei due paroline giusto per metterne a fuoco la sua natura: a me fanno cappottare dall’entusiasmo le letture in cui l’autore partendo da un punto di riferimento importante, prestigioso, su cui si è documentato e ha studiato, cuce in chiave interpretativa inedita una sorta di nuova versione moderna dell’oggetto del racconto. Soprattutto se il punto di riferimento da cui trae la propria storia riciclata è appositamente calamitato alla sua attenzione perché delicato e fascinoso.
 Ecco, ne IL VANGELO SECONDO BIFF,  c’e’ il Vangelo, c’e’ la Bibbia, c’e’ il tema religione al centro di tutto, una sorta di tabu’ da non dover mai sfatare,  che sembra essere un peccato mortale parlarne in termini che non siano quelli della solennità mistica. Ma, Moore, riesce a rendere il tutto una sorta di luna park nel quale qua e là sono posizionate trappole irriverenti, divertimenti e attrazioni mai provate prima.  Ci si rotola dal letto, dal divano, dalla sedia dalla risata irrefrenabile e, spesso e volentieri, ci si stende delicatamente,  magari in un luogo appartato, intimo, a riflettere e a commuoversi. So che alla Chiesa, piu’ scorbutica, lagnosa, bacchettona, moralista (falsa) che mai, questi è solletico che infastidisce, storce il naso, magari interviene con il solito comunicato freddo e scorbutico. Ma pazienza, ce ne faremo una ragione, perché non si accettano attacchi da chi predica il bene su una balconata nascondendo i propri malaffari chiusi ermeticamente a chiave in un armadio alle proprie spalle.  Leggete Moore, appena uscirà nella collana LIT della Elliot, perché non sapete cosa vi siete persi fino ad oggi.
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Ma...

venerdì 24 settembre 2010


Da tempo avevo pronto da inserire sul blog il mio personale racconto sulla libreria di Andrea.
La beffa è sempre subito dietro l'angolo. A pugnalarti alla schiena, in questo caso.
Il 20 ottobre Indipendete-mente chiude.
I motivi sono quelli, evidentemente, che hanno spinto crudelmente, senza possibilità di appello, tantissime piccole realtà come quella di Andrea a chiudere i battenti.
Affitti, introiti ben pochi a fronte di spese che se va bene, a parte qualche rara eccezione, azzerano o poco piu' i ricavi.
Era viva da 3 anni, io avevo iniziano a conoscerla bene soltanto da poco. Ma mi era entrata dentro.
Una notizia che ad oggi non deve ormai piu' sorprendere nessuno, ma alla fine uno ci spera sempre che le cose possano andare bene o riassestarsi nel caso di intoppi finti-momentanei.
Ecco, volevo mandare un abbraccio forte ad Andrea.
Con il cuore in gola.
Speriamo che dalla sua intraprendenza, dalla sua scoppiettante passione per i libri possa nascere qualcos altro, di altrettanto bello e vivace.
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Indipendente-mente

Un unico locale, sviluppato in profondità, quasi uno scavo in verticale, addobbato interamente di libri. La “cattedra” del Professore Andrea in fondo, faccia a faccia con la porta d’entrata. Entri in “classe” ma non per studiare o sorbirti la classica lezione liceale che stuzzica il sonno.


Entri, ma ancora prima di varcare la porta sei subito attirato dal profumo dei libri che ti chiamano fin dall’angolo di strada che, girandolo, ti porta all’ingresso.

E’ la libreria Interno4 di Andrea. Interno4 è una sorta di catena di librerie nata su iniziativa del distributore NdA. Ma se si pensa alla classica catena libraria, ci si sbaglia di grosso. Ha tutto, tutte le sembianze, tutti i caratteri della classica piccola libreria indipendente che sfoggia tutti i tratti di atmosfera calda, chiusa quasi come in un salotto davanti al camino, sulla poltrona, di presenza forte e personale, di una vibrazione positiva che pulsa ed è palpabilissima.

Tra auto parcheggiate e portoni di condomini chiusi, spicca in questa sorta di isoletta dimenticata della città che vive un po’ all’ombra degli occhi della gente che vi passa, una vetrina che attira subito l’attenzione di chi cammina, stuzzicandone la curiosità, presentandosi con una bellissima stretta di mano: una piccola quantità di libri esposti fuori dal negozio in una valigia aperta, con un tostapane al suo interno che contiene un paio di libri e poi tavolate di volumi nel negozio che è come se venissero ad accoglierti sorridenti al tuo avvicinamento.

Si ha subito la sensazione di stare per entrare in un piccolo mondo che contrasta con quello esterno. Si ha come la percezione del rifugio, di potersi preservare un po’ dal tempo che scorre troppo velocemente per mettere in PAUSA la propria giornata e sbloccarla solo dopo, in un secondo momento, a proprio piacimento. Una sorta di sospensione comandata dei secondi, dei minuti, delle ore che scorrono. Poi, si entra nel vivo. L’atmosfera è di quelle che sanno come accoglierti, coccolarti, con grande discrezione per coinvolgerti via via facendoti sentire uno di famiglia. E’ una libreria calda che non ostenta, ma semplicemente si presenta quasi in punta di piedi. E’ evidente che sia molto personalizzata, che riflette un po’ il gusto (e l’essenza) e le idee di chi la gestisce, di chi la vive ogni giorno e la manda avanti ogni giorno. Foglietti di giornali inseriti all’interno del libro o attaccati con una graffetta alla copertina, che parlano di quell’opera o di quell’autore, disegni di bambini attaccati su un lato del tavolo che offrono un’atmosfera di grande goliardia e leggerezza. A volte accade che le librerie puntino troppo sulla formalità e cosi’ diventano ambienti totalmente asettici, freddi, quasi privi di vita e di espressione, totalmente assenti di un linguaggio proprio con cui comunicare: mi mettono parecchio a disagio. Qui invece, tra scaffali di armadi che si alternano tra quelli che sembrano essere stati recuperati da qualche cantina e quelli appena sfornati dall’Ikea, seggioline colorate adibite per bambini (ma su cui, c’e’ da scommetterci, poseranno il loro bel culone anche gli adulti), uno splendido tavolo beige vintage dove sbucano da sopra, sotto, all’interno del cassetto, libri che sembrano quasi improvvisamente uscire, in tutto il loro entusiasmo di mostrarsi e di farsi conoscere, per coglierti di sorpresa e richiamare la tua attenzione. Una vecchia radio, una valigia esposta in vetrina, aperta, con all’interno libri che si presentano al passante in tutti i loro colori e titoli accattivanti.

La disposizione dei libri non è una scelta casuale. Sia sui tanti scaffali che nell’insieme danno una bellissima immagine di pienezza e intensità, sia sugli enormi tavoloni splendidi collocati in mezzo al corridoio (che è il negozio) che conduce alla cassa. (alla cattedra). Tavoloni interamente ricoperti di libri (uno spettacolo di colori), cosi’ come il divanetto nero, con cuscini verdi (un bel contrasto netto, non c’e’ che dire, che ha attirato la prima volta subito la mia attenzione) posto frontalmente a pochi passi dalla cassa, su cui giacciono libri e riviste, per fare subito compagnia al lettore che intende trovare comodità e relax anche solo per un momento. Sedendosi, ci si trova frontalmente posizionati alla postazione pc dove Andrea si apre a chiunque con la sua straordinaria disponibilità e la sua contagiosa simpatia, tipicamente romagnola, sempre pronto e reattivo a suggerirti consigli di lettura, a intavolare una o piu’ discussioni sul mondo del libro, scambiandosi opinioni, punti di vista, appassionate mini-recensioni su quello o quell’altro libro, dandosi spazio a esclamazioni entusiastiche enfatizzate con espressioni come “Ma no dai, ma è imperdibile. Non puoi non averlo letto, ma scherzi?”.

Piu’ di uno scaffale stracolmo di graphic novel: la prima volta che sono entrato e il mio occhio è caduto su questa spettacolare zona della libreria, credevo di impazzire. Cose che solitamente in una libreria che fa altre scelte di catalogo da tenere esposta nel proprio negozio, non ci sono praticamente mai. Ma c’e’ davvero di tutto: il tavolo per le novità, posto immediatamente all’ingresso, la sezione dei saggi di cinema, di poesia, di narrativa, di musica (di cui Andrea è un grande appassionato).

Insomma, le vere librerie sono quelle che hanno un’anima loro. Pensata, creata, sfoggiata, comunicata. Frutto della forza e della potenza delle piccole cose che l’addobbano, a cui spesso magari non ci si fa caso. Ma a chi ha un minimo di sensibilità balzano subito all’occhio, senza tuttavia distrarti. Ti stuzzica, ti solletica, cerca un contatto con te, ecco cosa fa.

Lo spazio non è quello tipico di una libreria di una grossa catena (ampio, standard e ripetitivo, ufficiale), , ma proprio per questo penso che sia sfruttato decisamente meglio, con maggiore cura e passione. Autori poco conosciuti sbattuti (finalmente) in prima pagina, lo stesso vale per gli editori che faticano a trovare spazio per muoversi in mezzo a una concorrenza infinita in campo editoriale, qui hanno il palcoscenico per sfruttare una ribalta che altrove si sognano. Qui, appena ti giri, ti salta subito all’occhio un qualche libro, attirato da un particolare che colpisce. Perché, e va detto, qui i libri hanno il loro diritto allo spazio, senza essere sbattuti dietro le quinte come accade spesso nelle grandi librerie. Ogni libro ha, per cosi’ dire, pari diritto di farsi bello e schioccare un bell’occhiolino a chi entra in libreria, pari opportunità di venir scelto anche per una semplice sfogliatina senza impegno d’acquisto.

Andrea si impegna tantissimo per promuovere il libro a Rimini. Organizza eventi, presentazioni, insomma si da un gran d’affare. A dir la verità, a Rimini ci sono anche altre librerie molto attive e impegnate come ad esempio la Libreria Riminese, la Libreria Il Libro e La Vela che organizza il Moby Cult ogni estate ormai da vent’anni, la libreria Viale dei Ciliegi dedicata soprattutto ai bambini e ai ragazzi, che compartecipa all’organizzazione di “Un mare di libri”. Basta poco per accorgersi del grande impegno di questo ragazzo iscrivendosi alla newsletter o al suo gruppo su face book. C’e’ movimento, c’e’ attenzione attorno al suo bellissimo lavoro, alla sua energia che mette in campo con tutto se stesso, c’e’ anche affetto. E’ un bel premio (la gente che ti viene a trovare, che ti chiede consigli su un libro, che presenzia agli eventi che organizzi, che compra da te), anche se naturalmente un ragazzo che aspira ad aprire una libreria, non lo fa di certo per diventare milionario. Meglio toglierselo dalla testa fin da subito per evitare di costruirsi castelli di carta farraginosi.

Forza, allora, che si aspetta a fare un viaggio nella Rimini forse meno conosciuta a dispetto di quella fatta di spiagge, alberghi, discoteche? Quella della cultura, del libro, degli eventi, della grande attività di questi piccoli grandi artigiani del libro, che non vedono l’ora di parlarvi di libri, scambiarsi opinioni, a un tiro di schioppo dal centro città, dove già a una certa ora si sente la scia calda del profumo di piadina attorcigliarsi attorno alle proprie narici.
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Una Casa Vianello in stile british

venerdì 17 settembre 2010

Un condominio, in una zona benestante di Edimburgo, piu’ precisamente situata  in 44 Scotland Street che dà il titolo al libro , è il teatro in cui prendono vita, le vicende strampalate, sgargianti, profondamente umane della batteria di personaggi, strambi, quasi caricaturali, partoriti dalla penna ironica, rigogliosa armoniosa e riflessiva di Alexander McCall Smith.

Il palazzo abitato sembra un microcosmo sul quale è piazzata un’enorme campana di vetro che lo separa dal mondo circostante. Appena si varca il portone d’uscita dell’edificio, è come andare incontro a un’improvvisa ondata d’aria che lascia un po’ colti di sorpresa.
Un caleidoscopio variegato, brillante, di personaggi e situazioni tra i piu’ disparati, che intrecciandosi, danno il via a una guizzante, elettrica, ricerca di un senso da dare a se stessi.

La base di partenza è l’assoluta quotidianità delle loro esistenze che in apparenza non lascia trasparire nulla di eccezionale: c’e’ Bruce, un alto, belloccio, menoso e narcisista ragazzo che lavora per un’agenzia immobiliare, c’e’ Pat, ragazza estroversa, in cerca di un’aria nuova,  che ha deciso di lasciare casa per prendersi due anni sabbatici dallo studio, poi ci sono Irene e Bertie, madre 30enne e figlio di 5 anni, che si vedono coinvolti in un braccio di ferro su quella che è la via educanda migliore per crescere il figlio, e poi come dimenticare ancora Matthew, figlio di papà, a cui è stata affidata una galleria d’arte e in realtà è ignorante e disinteressato come una capra riguardo all’arte. C’e’ poi Domenica, eccentrica donna tutto d’un pezzo, anziana antopologa, la spettegolatrice del condominio che non puo’ per legge mai mancare in questi contesti, che si interessa di tutto e tutti, energica, piena di vita,  e dispensatrice di storie lontane e consigliera ufficiale in presenza di confidenze (che si presuppone rimangano tali, da parte di chi le fa)) altrui sugli uomini.  E in aggiunta, altri personaggi di contorno,  che servono a dare ulteriore colore all’ambientazione e un paio di personaggi niente male che dopo qualche apparizione fugace a inizio libro, si preparano, in conclusione della storia, a prenotarsi un posto di riguardo nei successivi volumi della serie che fuori dall’Italia è ormai giunta alla settimana puntata cartacea.

Mc Call Smith ci guida alla visita di Edimburgo, la città nella quale vive, entra come una telecamera in picchiata dall’esterno negli appartamenti dei nostri avvincenti  inquilini, facendoli parlare, comunicare  insinuandosi nei loro pensieri piu’ intimi e inviolati e nei loro altalenanti stati umorali che si scambiano continuamente posizione durante la giornata.  Ci vengono dipinti attraverso le loro credenze, i loro vizi e le loro virtu’, le abitudini e la loro filosofia di vita.  Esaltandone i difetti, spacciandoceli come normali, naturali, come un valore aggiunto, come quel pizzico di pepe che serve a fomentare la monotonia, anziché facendo demagogia spicciola come spesso capita leggendo certi libri, che ti spara in testa un istinto suicida difficile da contrastare.

Ogni personaggio, con le sue peculiarità uniche e distinte, presentato nitidamente quasi quanto una fotografia appena scattatagli con una reflex con teleobiettivo caricato, viene analizzato in profondità, a volte schernito, altre compatito, e nonostante (o forse appositamente perché) a separarli ci sia un abisso di diversità, si amalgamano alla perfezione, creando un tutt’uno movimentato e dinamico, ma anche estremamente delicato, che riesce a conquistare il lettore, affascinato dalla normalità che sente cosi’ sua, delle pedine che muovono il romanzo.

Un romanzo, come detto, scanzonato, non pretenzioso, incalzante, brioso, fresco, delicato, pensato per un pubblico di lettori ampio, privo di barriere all’entrata. Ci si perde piacevolmente all’interno del susseguirsi degli eventi , camminando per negozi, ristoranti, locali edimburghesi quasi per mano con i personaggi. Sono spassose le rese in discorsi diretti in prima persona , dalla voce del personaggio di turno, di cio’ che in realtà non viene detto in realtà, ma solamente pensato. Una sorta di gossip del pensiero, una paparazzata canaglia. Cosi come divertenti sono i malintesi involontariamente burleschi, le scivolose cadute spiazzanti e imbarazzanti che creano un momento di sospensione sconcertante, amori non corrisposti, tentativi di conquiste improbabili, sofferenze dannose di cuore e nuove sorprendenti scoperte improvvise.  Il tutto con una spruzzata di tipico humour british, che ha la forza di essere brillante ma anche amarognola e riflessivo.

L'autore scozzese (ma nato e cresciuto in Africa), con le sue vicende, il suo mondo, è riuscito a fare centro. E questo è cio’ che cerco in un libro, evidentemente strutturato diversamente e scritto con al suo interno delle varianti facilmente riconoscibili,  rispetto a tanti altri, per cui certi paragoni con altri testi andrebbero fatti con i piedi per terra e con distinzioni necessarie e doverose. Ma ha il merito, appunto, di aver saputo toccare il nervo giusto, di avermi saputo invitare con la semplicità di una trama umile, lineare, delicata ed elegante allo stesso tempo , a una partecipazione diretta, intensa, coinvolgente e umana.

Il condimento è perfetto , la ricetta semplice ma sapientemente calibrata per soddisfare i gusti un po’ di tutti: commedia, tanta, in dosi abbondanti  qualche punta di giallo e di mistery per “pepare” il ritmo della storia e anche un buon litro di sociologia e filosofia, che assunta in quantità equilibrate, non puo’ far altro che bene.
Chi lo assaggerà?
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