Arte visiva e scrittura (il caso di Non abitiamo piu' qui).

martedì 29 dicembre 2009

Due aspetti mi preme sottolineare dopo la lettura di Dubus, che per me si è rivelata non una semplice lettura fine a se stessa, ma una vera e propria esperienza. Innanzitutto, la presenza quasi assordante di citazioni di testi letterari, di opere letterarie. La letteratura, in questo caso, fa da sponsor pubblicitario, quasi, ad altra lettura, rimanda ad altri testi. Ad esempio spessissimo viene citato Cechov e i suoi racconti, ma una volta anche Fitzgerald e il suo Gatsby, oppure Hemingway ma sono solo alcuni esempi trovati nel libro. Soprattutto, per quanto concerne Hank, che è docente di letteratura e scrittore quasi a tempo pieno, questa passione travolgente per il "leggere" puo' trovare nel lettore un grande alleato, che apprezza e molto questo profondissimo amore per la letteratura, questo continuo parlarne, farne riferimento all'interno dell'opera di Dubus.

Ad un certo punto, parlando proprio della passione letteraria di Hank:

"La letteratura era cio' a cui Hank si rivolgeva per ritrovare passione ed eccitazione, era la possibilità di aprire la porta su un mondo di interrogativi ai quali da solo non riusciva a rispondere: cosi' gli capitava di finire un romanzo, una poesia o un racconto, sentendosi benedetto dall'umiltà, da un'ammirazione re...verenziale per la vita, dalla consapevolezza di sapere cosi' poco su come si dovesse vivere. "

Splendido. C'e' da chiedersi che connoti abbia questa frase, positiva o negativa. Ecco io penso che come ogni cosa, assuma un significato in base al modo in cui la si guarda, nel modo in cui la si utilizzi questa passione, costruttivamente per supportare la propria esistenza o per sostituirla e rendere la propria vita la lettura stessa, dimenticando tutto il resto?

Ma, ci sono anche citazioni di film, canzoni. Insomma, un supporto sonoro, visivo e letterario che arricchisce ulteriormente un libro già di per sè di grande valore.
Ma questo libro, come anche altri, mi ha permesso attraverso le parole, di costruirmi delle mie immagini e anche di trovare forti legami con l'arte visiva, la pittura. Ad esempio con Edward Hopper. In piu' di una sua opera, viene naturale collegare momenti del libro con i suoi quadri, che sembrano un po' la fotografia disegnata del libro. L'arte per certi casi non ha distinzioni, è arte. Stop. E racchiude al suo interno anche convivenze: parole, suoni, immagini, che sia un film, un libro, una canzone. Un libro non è fatto solo di parole ma anche di immagini e suoni, cosi' come un film è fatto non solo di immagini e di parole parlate ma anche di letteratura e suoni, cosi' come una canzone puo' essere un racconto o un piccolo romanzo.
Camere per turisti è un dipinto che richiama direttamente ai caseggiati americani di quegli anni. Questo si riscontra non solo nei libri di Dubus ma di tutti gli scrittori americani che raccontano quegli anni. Questa potrebbe essere tranquillamente la casa di Hank e Edith o di Jack e Terry. Case in perfetto stile americano.

Camera a New York invece dà perfettamente l'idea dell'incomunicabilità, dell'indifferenza che a un certo punto si instaura tra le due coppie. Lui legge il giornale, lei prepara la colazione. Qui in realtà non siamo in cucina ma in salotto ma l'idea che io lettore mi faccio vedendo il quadro è proprio questa: lui a leggere il suo Globe, lei che cerca una comunicazione, il chiarimento ma non ci riesce, perchè lui sfugge il suo sguardo, si nasconde dietro le pagine del giornale.



Chop Suey invece mi rimanda direttamente al momento in cui sia Edith che Terry cercano di chiarire i loro reciproci tradimenti, sia il momento in cui Edith intrattiene chiaccherate con Lori, l'ultima ragazza di Hank.

In Escursione filosofica rivedo molto i momenti in cui Hank non riesce a pensare ad altro che non al suo libro da scrivere. E mette da parte pure sua moglie, lasciata li, sul letto, in disparte.



In Sera d'estate sembra la fotografia precisa dei momenti in cui Hank e Terry aspettano Edith e Jack che avevano colto il pretesto della spesa per andare a imboscarsi da qualche parte e a fare gli amanti. E di ritorno trovano Hank e Terry a chiaccherare sugli scalini della veranda.



In Una donna al sole, la donna nuda, con la sigaretta in mano, ricorda da vicino le scene del libro in cui dopo il sesso, sia Hank o Jack con la loro compagna di eros si alzano o rimangono seduti a letto a fumare o a bere.

















READ MORE - Arte visiva e scrittura (il caso di Non abitiamo piu' qui).

Non abitiamo piu' qui - Andre Dubus

Per parlare di questo libro è necessaria prima di tutto un’operazione preliminare: prenderne le misure con attenzione e mantenere una certa distanza di sicurezza, sceglierne l’angolatura giusta e attendere che la lettura faccia il suo effetto.
Sono tre racconti lunghi o romanzi brevi, dipende da come si voglia definirlo, tre racconti che si intersecano, si concatenano, hanno una continuità di lettura l’uno rispetto all’altro, tutti e tre presentano con sfumature di presenza diverse gli stessi quattro grandi personaggi: Jack, Hank, Terry e Edith. E saranno loro 4, due coppie di grandi amici, lungo i tre racconti, a narrare dal proprio punto di vista gli eventi che inevitabilmente li legheranno l’uno all’altro piu’ di quanto si vorrebbe e che cambieranno un po’ le prospettive per tutti quanti, da un certo punto in poi.
Il centro di gravità permanente non è il matrimonio.E’visto come istituzione della famiglia e garanzia di felicità?. No, appare piu’ come una condizione distruttiva piu’ che costruttiva, alienante piu’ che unificante, come una sorta di dolce arresto domiciliare dal quale si fa fatica a fuggire perché ci si è resi conto che è frutto nient’altro che di un errore commesso o di una leggerezza fatta, piu’ che di un progetto pensato ed edificato. Ci si sente di dover pagare, con in piu’ gli interessi, un passato troppo poco pensato e fin troppo velocemente agito. Perché i giovani vogliono tutto e subito, ai giovani basta una realtà seminascosta per trasformarla in un tutto fin troppo facilmente visibile e in una certezza, di cui non dubitarne minimamente mai.
Due coppie di ragazzi trentenni, Jack, Hank, Terry e Edith, scelte frettolose dettate da un sentimento del momento che li ha travolti e li ha portati a trovarsi sotto un unico tetto con dei figli a carico, sembra di aver raggiunto la perfezione , ma i sentimenti , che forse non erano tali come si credeva all’inizio, cambiano come un vortice che spazza via ogni certezza che sembrava incrollabile, paure, incertezze pesanti che portano all’esasperazione di tutto, sesso come valvola di sfogo, non importa con chi basta farlo fingendo anche di amare un po’ tutti basta che che quei tutti sappiano portarti via anche solo per un momento dall’insostenibile pesantezza di una quotidianità che svilisce ogni tipo di stimolo e vitalità. E questa per loro basterebbe per essere la piu’ meravigliosa delle dichiarazioni d’amore eterno.
Dubus è una penna penetrante, estremamente potente, un forte braccio di una ruspa che scava, scava, scava e si trova come nulla fosse nelle viscere che si credevano inviolabili e inesplorabili dell’essere umano. Entra in contatto con i nervi, e fa male, molto male appena vengono toccati. Sembra che la speranza non ci possa essere, che l’adulterio in realtà non sia altro che una fuga verso una libertà che ci si è resi conto di aver perso per strada sposandosi e che la vi suole riottenere a ogni costo. Già, ma i figli. Che fine faranno. E cosi’ si mente, si finge che non ci sia alcunché che non vada. Si finge con se stessi, con la/il propria/o consorte. Ed è inevitabile fingere anche con i figli. Per salvaguardarli. Si ma da cosa? Da un semplice rinvio del faccia a faccia con la realtà, che prima o poi verrà riscuotere i suoi crediti? E le lacerazioni interiori sono sempre piu’ in procinto di esplodere, dopo che per tanto tempo si è finto che fossero cose da nulla. Con il rischio di abbattere con una violenza terrificante tutto quanto. Quando prima, forse, ci sarebbe potuta essere, la possibilità di frenarsi e di metterci una pezza. In realtà questo freno a mano disperato c’e’. Il matrimonio visto da Dubus nel libro come un disegno che spesso viene limitato a schizzi e pennellate buttate alla rinfusa su una tela bianca, è certamente un fallimento ma che in qualche modo puo’ avere un senso anche dopo che è terminato. L’amore per i figli ad esempio. Come nel caso di Hank, ma anche di Jack e di Terry. Per i figli si tenta anche l’impossibile, ricucire certi rapporti ormai compromessi, come nel caso di Jack e Terry.
Il dolore, la sofferenza è inevitabile, per Hank che disconosce la monogamia e Edith a un certo punto dice che se lo avesse saputo prima non lo avrebbe sposato e qui è presente tutto il dramma non solo del non conoscersi abbastanza ma del non conoscersi affatto, Hank che docente universitario e scrittore, è assorbito quasi completamente dal suo lavoro, scrivere romanzi e dalle sue studentesse. Edith a un certo punto dirà, ma mio marito vive la sua vita molto piu’ lontano da me che non con me. Edith che, vendetta personale o semplice conseguenza dell’assenza del marito che le toglie quelle attenzioni del sentirsi donna che ogni donna ha bisogno, intreccia relazioni a destra e a manca, innamorandosi anche di Jack. E ognuno si sente tradito tradendo e tradendosi sembra l’unico percorso possibile per dimenticare per un momento tutta la precarietà dei loro equilibri che stanno cercando di ritrovare. Non pensando che rinviando il faccia a faccia con la realtà, non si fan che peggiorare ulteriormente la propria posizione di profugo dalle responsabilità. Jack che si innamora di Edith ed è convinto di non amare piu’ Terry e glielo annuncia anche frontalmente, direttamente, senza spendere troppe parole a riguardo. E non si capisce poi se alla fine le lacrime che sgorgano dal viso di tutti i protagonisti siano lacrime di tristezza, siano lacrime di un orgoglio ferito e quindi esente da sentimenti veri, oppure se siano una reazione meccanica dettata da una situazione in teoria irrisolvibile.
Nonostante cio’, Dubus vede nei suoi personaggi sempre comunque un gesto che potrebbe salvare le loro esistenze. Una redenzione, un riscatto. Li difende da possibili linciaggi morali, li guida e li incoraggia, per cosi’ dire, a prendere coscienza di certi fatti ormai ineluttabili, e consiglia loro, di avere il coraggio di prendere certe decisioni, anche se questo vorrebbe dire perderci qualcosa tutti quanti. Il microcosmo raccontato da Dubus, puo’ essere esteso e potrebbe essere già presente per certi versi in molte case della gente. Verso i suoi personaggi Dubus dimostra un grande affetto. Non li condanna, anzi per certi versi li assolve completamente. Dubus poi continua a evidenziare molto l’eros, il lato fisico, passionale. Il “fare l’amore” è ripetuto innumerevoli volte che è complicato tenerne un conto, e non lo esprime con il “fare sesso”. Ma l’amore. Un sentimento che appare per la verità confuso, ambiguo, fin troppo leggero e con troppa facilità da comunicare alla persona con cui ci si trova in quel momento. Il libro si conclude con una bellissima immagine di speranza, quella, se possibile, di proiettarsi in avanti, anziché retrocedere in un passato lasciato alle spalle e che non dovrebbe essere piu' ripescato, con cui farne continuamente i conti a oltranza. Servirebbe, solo nel caso si partisse dagli errori commessi per ridare luce alle proprie esistenze. Perchè in fondo, a 30 anni, c'e' ancora tutta una vita intera da vivere.
Nel libro si troveranno tantissime citazioni letterarie, musicali, cinematografiche, quindi si leggono parole ma si anche libri, si ascoltano sfondi musicali e si scorrono anche delle immagini, come un videoproiettore.
Ci sono momenti toccatissimi, momenti in cui il lettore proverà un ventaglio di sentimenti estremamente eterogeneo, quali rabbia, disarmo, disorientamento, compassione, pietà, sbigottimento, altri momenti in cui si vorrebbe fare una bella lavata morale di testa ai personaggi, costringerli a fermarsi, a riflettere, a ripensare alle conseguenze delle proprie azioni. E ci si incazza. Forse senza neanche riuscire ad accorgersi che nello specchio delle loro azioni potrebbe esserci un po’ anche di nostro. E alla fine è proprio questo lo stato d’animo del lettore: come si puo’ giudicare?
READ MORE - Non abitiamo piu' qui - Andre Dubus

Un 2010 da...

domenica 27 dicembre 2009

Ci si sta avvicinando a passi velocissimi al 2010 e si comincia un po’ a pensare cosa aspettarsi dal nuovo anno entrante. A parte le cose scontate, come salute propria e delle persone piu’ care, lavoro, presenza sempre piu’ forte dei propri affetti e sentimenti, noi lettori e in particolare il sottoscritto, pensa a che anno vorrebbe che sia, viaggiando un po’ in là con lo sguardo. Scontato dirlo, pieno di letture, quelle che ho in arretrato in primis, una vera e propria riserva che mi basterebbe senza scucire soldi, per addirittura 3 anni buoni prima di essere costretto, in teoria, a rifornirmi in libreria per mancanze di letture sottomano . Ma so già benissimo che l’acquisto compulsivo non mancherà come sempre, per libri che escono e stuzzicano irresistibilmente il proprio desiderio di entrarne in possesso, per promozioni che attireranno nella rete tanti pesci ingenui e libro-dipendenti come me che ritengono che offerte del genere non possono non essere sfruttate a dovere (nascerebbero rimpianti troppo cupi), per manifestazioni librarie dove, per principio, ci si auto promulga la legge per la quale è vietato uscire senza almeno un sacchettino gremito di titoli al braccio. Insomma, l’occasione, malgrado continue promesse (destinate a rimanere tali) fatte a se stessi, si presenta sempre e viene colta in ogni occasione al volo, senza neanche fingere una benché minima sagoma di riflessione responsabile. Noi lettori siamo molto bugiardi, spesso irresponsabili, con noi stessi, con il bilancio familiare che viene sempre sottomesso alla propria volontà, con un’entità alla quale promettiamo sempre di rinunciare a qualcosa perchè è giusto sacrificare e rinunciare a qualcosa.
Il mio 2010 sarà un anno in cui la voglia di leggere ovviamente non mancherà e non diminuirà rispetto al 2009, mi auguro che ci sia anche il tempo per farlo, e l’unico problema cruciale, e per noi lettori “spinoso”, sarà quello di volta in volta di decidersi in mezzo al mare dell’incertezza, quale libro iniziare. Sarà l’anno dei graphic novel, il cui mio rapporto è nato ed esploso in questo 2009 e intendo approfondirlo, renderlo piu’ maturo e piu’ radicato e BLANKETS di Craig Thompson sarà uno dei miei obiettivi d’acquisto con il buono Feltrinelli che ho trovato sotto l’albero (grazie Nicky). Sarà l’anno della continuità per quanto riguarda la letteratura americana, soprattutto realista, minimalista ed esistenzialista (Flannery O’Connor, John Cheever, Raymond Carver, John Barth, Bernard Malamud, David Foster Wallace e altri scrittori che conoscero’ strada facendo, perché il lettore ha ampie praterie di nuove conoscenze da fare, sempre, davanti a sé e ne è consapevole). Sarà l’anno della consacrazione di autori iniziati nel 2009, di svariato genere e alcuni non inquadrabili all’interno di un genere preciso (Neil Gaiman, Amelie Nothomb, Philip Pullman). Sarà, mi auguro, un nuovo mattone della mia vita nel quale riprendero’ autori lasciati un po’ colpevolmente da parte come Paul Auster, Joe Lansdale, J.R.R. Tolkien e Ray Bradbury. Sarà il caso anche di tuffarmi in riletture (Il signore degli Anelli ad esempio).Saranno 365 giorni in cui Harry Potter entrerà sempre piu’ nel profondo in casa mia. Saranno giorni nuovi che si appresterà a vedersi sui grandi schermi libri di cui si vorrebbe vedere la trasposizione cinematografica da tempo immemorabile (Amabili resti, Alice nel paese delle meraviglie e La versione di Barney ad esempio, vedremo se altri progetti nasceranno, il materiale ispiratore non manca di certo, anzi). Tanti saggi mi aspettano, molti universitari (di linguistica, sull’editoria, sul giornalismo, sul cinema), tanti altri come mie letture del tutto personali, sul fumetto (un libro di Barbieri in particolare mi interessa), sui rotocalchi e la loro storia, la biografia di Walt Disney, diversi libricini sul cinema (Cos’è il Cinema di Bazen o ancora Il Cinema Classico americano tanto per fare due nomi di titoli nell’oceano sconfinato delle letture potenzialmente molto stimolanti). Una promessa che intendo farmi è quella di prendere in mano e leggere piu’ libri thriller, sono stato un po’ fiaco quest’anno. Sono piuttosto indietro con Jeffery Deaver e lo ritengo un oltraggio, mio personale, al mago del thriller contemporaneo. Ma vorrei approfondire Richard Montanari e aspettare lui cosi’ come Simon Beckett con altri nuovi volumi. Vorrei tanto approfondire le piccole case editrici molto carine che ho conosciuto alla Fiera della Piccola e Media Editoria a Roma, vorrei prendermi in mano seriamente i classici e farmici una cultura. Insomma, leggendolo cosi’ sembra che mi ci voglia 20 anni per soddisfare la sete di lettura in quantificabile che ho, pero’ tra scelte dolenti e dolorose, sono certo che un altro bell’anno di lettura mi coprirà e riscalderà nel freddo, mi accompagnerà ai primi colori e profumi che nasceranno in primavera, mi rinfrescheranno ai gradi cocenti estivi (in compartecipazione coi Mondiali calcistici di giugno in Sudafrica). Insomma, che altro dirsi, mi auto auguro un buon 2010, e lo estendo, di cuore, a tutti TUTTI i lettori, e a quelle piccole librerie che rischiano di anno in anno sempre piu’ la chiusura. A loro va un mio pensiero per il 2010, affinchè ci sia ancora la possibilità di vivere momenti caldi in quei posticini in cui si respira ancora aria di libro appena sfornato.
Proprio, esattamente, la stessa aria che si respira tra i CORPI FREDDI, e anche in questo caso, spero che il 2010 possa essere l’anno della definitiva consacrazione e di una crescita ulteriore senza porsi limiti. Sia a livello di ambizioni che di emozioni da vivere, intensamente, insieme.
READ MORE - Un 2010 da...

Sotto l'albero...

sabato 26 dicembre 2009

...Anche quest'anno ho avuto la fortuna di trovare dei bei regali, in generale. Parlando di libri, ed è di questo che parlo nel blog, ho ricevuto alcune letture che desidero fortemente fare nel 2010.


Tra queste sicuramente JIMMY CORRIGAN IL RAGAZZO PIU' IN GAMBA DELLA TERRA, di Chris Ware, ritenuto uno dei modelli fumettistici di riferimento piu' importanti d'America, arrivato in Italia una decina d'anni dopo la sua prima pubblicazione negli States. E sarà una lettura molto particolare, con disegni bellissimi, un'impostazione grafica complessa, ambiziosa e straoardinaria, l'edizione di Mondadori meravigliosamente stampata e data in pasto ai lettori che attendevano con enorme attesa il suo arrivo in Italia, con una copertina che si candida alle nominations del premio copertina 2009.

Altro libro, altro desiderio avverato, come è di norma nel clima festoso del Natale.

Un libro di Amelie Nothomb, io e Giorgia ci siamo ripromessi d
i voler completare l'opera omnia della scrittrice nata in Giappone. E quindi METAFISICA DEI TUBI era un anello che mancava alla collana. Edizione Le Fenici tascabili, comode, di basso costo, che si puo' portare ovunque, nella borsa, nella tasca del giubbotto a semplice portata d'uso. Insomma, aveva tutte le caratteristiche del libro come regalo perfetto.
Ancora, una raccolta di racconti di una delle icone della letteratura americana degli anni '50, Flannery O'Connor, di cui sono già in possesso di un bel saggio sulla scrittura scritto da lei in persona, edito da Minimum Fax. TUTTI I RACCONTI, Bompiani, è una sorta di revival, di ripresentazione in Italia delle opere di questa scrittrice che non vedo l'ora di leggere. In quanto amante del genere del racconto, ma in quanto anche amante della letteratura americana, soprattutto quella realista, minimalista, esistenzialista. Quindi la mia libreria AMERICANA si arricchisce di un ulteriore gioiello di cui, sono certo, andro' molto fiero.




E, infine, come dimenticare il BUONO FELTRINELLI da 50 euro. Un autentico bijoux per un lettore, sempre stretto da esigenze e restrittezze economiche a dover fare spesso i conti in tasca anche piu' di una decina di volte prima di accapparrarsi in libreria un libro che si desidera ardentemente leggere. Un Buono che consumero' molto volentieri nell'arco del 2010. Riflettendo bene su come spenderlo. Un paio di idee sono già in cantiere a essere lavorate.




READ MORE - Sotto l'albero...

Quello che è stato per me il 2009

martedì 22 dicembre 2009

Con 150 titoli in arretrato da leggere, con il numero che è destinato a crescere anche nel 2010, con i soldi destinati a essere continuamente scuciti, un altro anno di letture è destinato a essere, a breve, lasciato alle spalle. E’ tempo di “pagelle”, con promossi e bocciati, con sorprese e conferme. Il mio è stato un 2009 decisamente prolifico, l’anno in cui ho letto di piu’ da quando sono “nato” lettore nel 2004. Questo significa due cose, fondamentalmente per me: trovare il tempo per la lettura non è poi tanto una mission impossible, e che tante buone scritture sono sparse qua e là un po’ ovunque e non aspettano altro che qualcuno le noti sugli scaffali per farle proprie. In questo senso, io ho una vita da lettore piuttosto recente, quindi ancora devo scavare nel vero senso del termine la letteratura. Molti buchi nella mia libreria, alcune inamissibili, tante idee di letture che attivano molti stimoli, tante promesse (di letture) che mi sono fatto in quest’anno che sta calando il suo sipario e che non ho mantenuto. Tanti chilometri di librerie lungo gli scaffali mi attendono, tante arrampicante libraccesche sono li’ pronte a darmi il là, tanti consigli e spunti ancora in fase embrionale in attesa di sbocciare per essere colti. Nel 2010 mi pongo un’obiettivo semplice semplice: avere addosso una passione travolgente come quella del 2009 e leggere libri che mi appassionino, mi emozionino, mi facciano morire dal ridere e piangere, riflettere e evadere. Dimenticavo: il libro è anche una splendida occasione per incontrare splendide persone. Mi aspetto una conferma anche da questo punto di vista per il 2010 entrante.

1) MAUS - Art Spiegelmann - fumetto e storia un connubio non facile ma in questo caso ha bruciato le difficoltà intrinseche dell’operazione, la penna buca lo “schermo” ed entra prepotentemente a scombussolare il sentimento del lettore. Perché ricordare e soprattutto perché NON dimenticare. Attraverso il vissuto dell’autore e soprattutto di chi lo ha messo al mondo.

2) CANTO DI NATALECharles Dickens - E’ stato fatto un cartone animato, è stato fatto un film e uno è di questi giorni nei cinema. Dickens sa sempre come aprire, con la chiave giusta, il cuore del lettore. E CANTO DI NATALE è secondo me, il libro per antonomasia del Natale. Un po’ come l’aria per l’uomo: imprescindibile.

3) NEW YORK - Will Eisner - Racconti disegnati che raccontano New York. Una matita è piu’ perforante di molti libri interi. Una fotografia meravigliosa della Grande Mela, l’esaltazione dei sentimenti e delle piccole cose.

4) LA NEVE SE NE FREGALuciano Ligabue - Il mondo va al contrario, l’amore segue sempre la direzione giusta. Un libro che tocca nel profondo.

5) KNOCKEMSTIFFDonald Ray Pollock - Il racconto per molti è l’opera perfetta. La perfezione è difficilmente bilanciabile, ma certamente questi racconti concatenati di storia americana vera, sporca, rugginosa, polverosa, ci si avvicinano.

6) IL VANGELO SECONDO BIFF - Christopher Moore - Moore è stato il mio scrittore per il 2009. Ho amato tantissimo tutti i suoi libri ma il migliore secondo me, è BIFF. Una parodia esilarante della Bibbia, un Vangelo in aggiunta a quelli storicamente riconosciuti che andrebbe ufficializzato dalla Chiesa stessa. Risate fino alle lacrime, momenti di commozione, un bene infinito non si potrà non volere alla fine per BIFF.

7) HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE - Rowling - Il 2009, proprio quasi allo scadere, mi ha impachettato e regalato il Maghetto piu’ famoso del mondo. L’approccio col mondo Rowlinghiano è stato meraviglioso. Sono stato preso per mano e condotto al suo interno e all’improvviso dal libro non volevo uscirne piu’.

8) UNA NUOVA VITA - Bernard Malamud - Un minimalista coi fiocchi. Anzi, uno Scrittore con la C maiuscola, perché certi scrittori non possono essere ricondotti a una sola precisa categoria, gliene si farebbe un torto, diventerebbe una cella e i piu’ non sopportano l’etichetta. Un libro molto forte, personaggi molto grigi, seppur accompagnato da una scrittura elegante e tutt’altro che violenta. A scatenare la tempesta è l’eccessiva tranquillità, dove il silenzio è un’arma fatale. E la piu’ pericolosa.

9) RACCONTI DELL’ETA’ DEL JAZZ - Francis Scott Fitzgerald - Fitzgerald è uno di quegli scrittori che vorrei approfondire con l’entrata in campo del nuovo anno. Preso sostanzialmente perché ero curioso di leggere LO STRANO CASO DI BENJAMIN BUTTON, è stata una vera e propria folgorazione. Una scrittura da amare, da assaporare, da tenere li’ sempre a portata di lettura perché ha quasi la musica nelle parole e leggerle è proprio come ascoltare musicalità.

10) IL RUBINO DI FUMO - Philip Pullman - Un’interessantissima versione nuova del thriller, molto evocativa della Londra vittoriana, ricca di azione ma soprattutto con un grado di potenziale affetto nei confronti dei personaggi molto elevato. L’immagine e lo sfondo nel quale si svolgono le vicende ha un ruolo di primo piano, il personaggio apporta colori e sapore, l’azione suoni.
READ MORE - Quello che è stato per me il 2009

In arrivo il mio resoconto del 2009 da lettore

lunedì 21 dicembre 2009


Ancora qualche giorno, tempo di finire il libro che ho in lettura, che, sinteticamente, mi guardero' un po' indietro per capire cosa e com'è stato questo 2009 da lettore. Ogni anno ci si cerca di migliorare, io sono dell'idea che è meglio rincorrere la qualità e non la quantità a ogni costo. Ebbene, quest'anno, posso già anticiparlo, ho frantumato il record personale di letture in un anno e devo ammettere che la qualità ha tenuto bene la scia dei "numeri". Meglio di cosi' non potevo aspettarmi...
READ MORE - In arrivo il mio resoconto del 2009 da lettore

Dubus a Milano, un pomeriggio caloroso in un freddo lancinante

venerdì 18 dicembre 2009

In una Milano invernale, da temperature da gelo, c’e’ sempre un’occasione per riscaldarsi il cuore. Ieri ad esempio, è bastata un’ora e poco piu’ terminata la quale immettermi nel pungente freddo di una Milano che si appresta al Natale ormai alle porte, è stato come affrontare una normale serata milanese, come tante altre. Un’ora o poco piu’ di autentico estatico incontro con la letteratura. Un’ora e poco piu’ di un piacere che custodisco ancora intatto e gelosamente dentro di me. Non so in che percentuale oggettivamente incida l’ambiente, ma il Media Cafè di Via Sant’Agnese 16 a Milano, ha offerto un angolo natalizio delizioso, molto intimo, tutt’altro che snob e elitario, per una presentazione di un libro, quello dello scrittore americano Andre Dubus, defunto ormai da una decina d’anni, e che ha visto il suo sbarco in Italia soltanto il mese scorso, grazie a Mattioli 1885, casa editrice che sta porgendo una particolare attenzione alla letteratura americana e grazie in particolar modo a Nicola Manuppelli , curatore e traduttore del libro, e Gian Fulvio Nori, altro traduttore che ha partecipato al lavoro di trasferimento in italiano delle parole dall’originale. Innanzitutto, l’entrata è stata molto soft, come al solito sono arrivato un bel po’ di tempo prima. Locale vuoto, se non la presenza del proprietario, di una fila di libri che sono immediatamente riconoscibili, NOI NON ABITIAMO PIU’ QUI, appunto, di Andre Dubus, e due ragazzi che stavano cimentandosi in qualcosa al pc. Uno di loro era Nicola, che stava scrivendo un po’ il promemoria di cio’ che avrebbe dovuto dire, piu’ ampliamente, da li a un’oretta. Presentazione, stretta di mano, il mio sguardo che già li li lo ringraziava per avermi contattato su anobii e fatto conoscere il libro e per la possibilità di presenziare cosi’, fin da subito, rompendo immediatamente il ghiaccio con quell’autore cosi’ a me colpevolmente sconosciuto, all’evento. Si è scesi in taverna del locale, molto carino e d’atmosfera, quasi un salotto di casa con tavolini, divani, maxischermo, bevande, salatini. Come trattare da amico fin da subito qualcuno che neanche si è mai visto prima. E come dico sempre, dalle piccole cose si possono prevedere e rendersi conto in anticipo delle grandi cose. Che puntualmente si dimostrano essere tali. Prima pero’, ho avuto modo di raccogliere da un tavolino, su un porta biglietti, il biglietto di invito all’evento. Straordinariamente curato, straordinariamente ben scritto, straordinariamente d’impatto nella sua semplicità e nel suo essere li’. E’ già bellissimo che sia li a disposizione di tutti. Un ricordo da tenersi stretto, una volta portato a casa. Da non fargli neanche una piccola orecchia. Testimonianza di esserci stato. Perché il bello è sapere che nonostante il fretto che si sta patendo, nonostante l’orario un po’ cosi’ offtime per la gente che desidera rincasare il prima possibile dopo una giornata lavorativa o di studio, la gente c’era. C’era. Come il sottoscritto. Desiderosa di conoscere un autore che non si era ancora importato in Italia. Al suo debutto, nonostante in America, come scrittore di racconti, sia considerato al pari dei piu’ osannati in Italia, John Cheever e Raymond Carver e abbia confezionato un buon curriculum di lavori che hanno fatto innamorare perdutamente milioni di lettori.
La cosa bella è la passione con cui Nicola ci ha voluto trasmettere Dubus. Con sul video che scivolavano, in rispettoso silenzio, le immagini del film tratto dal libro, I GIOCHI DEI GRANDI, con Mark Ruffalo e Naomi Watts tra gli altri, che hanno accompagnato con delicatezza le parole di Nicola Manuppelli. Una reading di alcuni stralci del libro molto interessante, molto intensa, molto coinvolgente, con il silenzio di chi ascoltava che comunicava intensamente con le parole che volavano durante la lettura. Un ballo tra silenzio e parola che mi ha messo un po’ i brividi addosso. Tutta un racconto, poi, della vita dello stesso Dubus, con alcuni andeddoti e alcune notizie che mi hanno sorpreso (ad esempio che lui fosse amico intimo di Richard Yates o che fosse cugino di James Lee Burke), un’analisi splendida sulla sua scrittura e il suo modo di vedere le cose, i suoi pensieri. Ho preso appunti, come un’impeccabile studente universitario. Per non perdermi una parola.
Dubus era uno scrittore di racconti. Il racconto era la sua donna ideale. Colei che poteva anche aiutarlo economicamente. Il racconto innegabilmente poteva essere venduto meglio alle riviste, per raggranellare soldi che a un certo punto della vita, dopo il suo drammatico e incredibile incidente che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, ha avuto ossessionatamente bisogno, malgrado tutta una serie di scrittori, tra cui Stephen King, abbiano deciso di aiutarlo sostanziosamente donandogli soldi, quasi come per ringraziarlo con gesti pratici per i momenti impagabili che è riuscito regalare loro con la sua scrittura.
NOI NON ABITIAMO QUI sono tre racconti, di 60-70 pagine l’uno (e già qui c’e’ l’insolito, i racconti numericamente contemplano un numero di pagine decisamente minore),incatenati l’uno con l’altro dalla presenza degli stessi personaggi. Racconti scritti a distanza di decenni l’uno dall’altro. E qui sta l’incredibile capacità di conservare personaggi, situazioni e ambientazioni da parte di Dubus, come se fermando un racconto e riprendendo un altro racconto collegato a esso una decina d’anni dopo fosse cosa normalissima. Lui non è un minimalista, ha voluto sottolineare piu’ volte Manuppelli, perché mentre il minimalista a un certo punto si ferma lasciandosi e lasciando il lettore a un’evocazione, e non vanno oltre quell’evocazione, si fermano un attimo prima di entrare nella zona pericolosa, lui entra, scava in profondità piu’ che puo’, fino a quando la storia non si è esaurita, fin tanto fin a quando il personaggio ha bisogno di una ricarica per tornare a comunicare qualcosa al lettore. La bellezza di Dubus, ci spiega Nicola, è che ci fa entrare nella testa dei personaggi cosi’ in profondità e cosi’ intensamente che anche chi stupra non risulta mai essere antipatico ai nostri occhi.
Nei suoi racconti si parla di valori, tradimenti, litigi, non ha bisogno di effetti speciali per sorprendere, non evoca nulla, non è il suo obiettivo, scrive e scava, scrive e scava. Finchè non arriva in un punto in cui lo indirizza a scavare da un’altra parte. Quasi come un segnale stradale. E questo lo ferma prima che sia troppo tardi. Prima di un rischioso incidente che ne comprometterebbe l’andatura. Sa tirare fuori una storia, e sono in pochissimi a riuscire a farlo. Lascia poi giudicare al lettore , lui non giudica mai. Sarebbe un errore gravissimo. Parla della natura umana e la disegna cosi’ come lo è mediamente, come siamo un po’ tutti noi comuni mortali che devono spesso arrancare e faticare per godersi il minimo sindacale. Non parla delle persone, parla alle persone. Ed è il lettore, per lui, a decretare il successo di un autore. Nient’altro. Per lui il miglior lettore è il bambino, che sa ascoltare e sa giudicare con un SI o con un NO, in assoluta sincerità.
Poi una bellissima lettura di uno stralcio di saggio chiamato MARKETING, in cui racconta un po' tutto il suo percorso di "venditore" di racconti, come fosse un ortofrutticolo. Molto interessante. Che fa riflettere e dovrebbe darsene una bella letta chi punta a scrivere creativamente.
Nicola ha sottolineato come chi ha amato REVOLUTIONARY ROAD, leggendo questo romanzo, proverà emozioni ancora piu’ forti. E il libro di Yates in bellezza e intensità, verrà superato da questo. Ora, devo ancora leggerlo e dovro’ farlo al piu’ presto, ma se fosse cosi’, come mai che per conoscere un autore straordinario bisogna SCAVARE, SCAVARE, SCAVARE, in profondità o arrivare a conoscere per caso quell’autore senza che le grandi case editrici si attrezzino per esportare e importare lavori del genere? Forse la risposta è cosi’ implicita da vergognarsene quasi: perché a loro interessa vendere. Poco importa se con materiale scadente che pero’ piace. E altro punto: cosa ne sarebbero delle piccole case editrici, solitamente quelle piu’ attente a certi autori e a certi titoli, se le grandi case editrici sapessero lavorare con tanta passione, scrupolo come fanno loro? Beh, forse non esisterebbero. E questo sarebbe il peccato piu’ grande. Grazie a Mattioli 1885 e grazie a Nicola. Attendiamo ora altri lavori, altre sorprese, altre serate come questa. Perché anche il gelo piu’ implacabile, non potrà fare nulla contro il calore che emana una lettura speciale.
READ MORE - Dubus a Milano, un pomeriggio caloroso in un freddo lancinante

La fiera della Piccola e Media Editoria romana 2009

mercoledì 16 dicembre 2009

Ho vagato per fiere di ogni tipo, del tartufo, dei golosi, dell’artigianato in fiera, dei sapori, del fumetto e non avevo mai vissuto una fiera del libro, escluso il Festival della Letteratura di Mantova, a cui ho partecipato a settembre. Ci si domanderà: ma come, neanche quella di Torino? No, neanche quella. Tra un impegno e l’altro in prossimità di quei giorni ho dovuto sempre rinunciare a un appuntamento che mi interessa da sempre. Stavolta l’occasione del raduno romano dei Corpi Freddi, ha fatto si che non mi perdessi la bellissima fiera della Piccola-Media Editoria che ha avuto luogo dal 5 all’8 dicembre presso il PalaCongressi all’Eur. “Piu’libri&Piu’ liberi”, il nome della fiera. Essendo andato di domenica, un buon 20-30% di gente in piu’ l’abbiamo incontrata tra i piedi, ma sostanzialmente ho avuto la possibilità di girare abbastanza un po’ tutti gli stand, qualcuno con maggior attenzione e piu’ tempo da dedicargli, chi un tocca e fuggi repentino senza pero’ togliermi la possibilità di sfogliare qualche pagina e fare due chiacchere interessanti con i rappresentati delle diverse case editrici provenienti un po’ da tutta Italia. Avro’ raccolto una ventina di cataloghi, riempito i sacchetti con 7 libri e scattato una cinquantina di fotografie. Flash e momenti che rimarranno scolpiti nella mia memoria a lungo termine. Tra le tante cose da segnalare, vorrei innanzitutto sottolineare la possibilità di conoscere tantissime case editrici molto interessanti, come ad esempio Scritturapura e Le Nubi edizioni , che non avrei probabilmente cosi’ facilmente conosciuto altrimenti. Naturalmente per un lettore doc con la L maiuscola, la possibilità di confrontarsi direttamente con la casa editrice è molto stimolante e apre momenti di chiacchere molto interessanti. Tant è che il sottoscritto, a contatto con Elliot e Minimum Fax, quasi non riusciva a proferire parola dall’emozione. Eh già, succedono anche queste cose impensabili quando una passione cosi’ profonda ti gioca brutti scherzi. Momento di imbarazzo che mi ha chiuso come un lucchetto, non ci capivo piu’ nulla. Gli spazi erano quello che erano, nonostante il PalaCongressi avesse uno spazio enorme adibito al libro, ma erano cosi’ tante le case editrici e cosi’ numerosa la folla di appassionati accorsi all’evento, che a un certo punto per passare si doveva un po’ sgomitare. Ma è un bel segnale questo per la lettura. Mi sono chiesto a un certo punto: si dice che gli italiani leggano pochissimo, che siamo agli ultimi scalini europei per lettori, ma ne siamo davvero sicuri? Un’altra cosa di spessore, è lo sconto. Saremo una società troppo materialista, ma il Dio Denaro non è che ci rifornisca continuamente e gratuitamente di soldi. Quindi il lato economico è un affare da tenere in considerazione. Ebbene, chi è andato a Torino mi ha raccontato che non si fanno sconti neanche al Papa. E lo stesso è accaduto, e in quest’occasione ero presente, anche al Festival Della letteratura di Mantova. Questa volta, di sconti ne erano presenti a iosa. In ogni stand, chi faceva 15%, 20%, 30% o addirittura 40% o metà prezzo. Robe da far scintillare gli occhi del lettore che si trova finalmente in condizioni di poter dire: “Forse questo posso permettermelo a certi prezzi”. Eh, il prezzo del libro è un tema scottante, molto spinoso, che andrebbe forse affrontato con piu’ serietà e piu’ in profondità. Ebbene, la Fiera romana ha saputo togliere di mezzo , per metà, anche questo problema, consegnando al lettore-ospite-protagonista 4 giornate all’insegna del relax, dello shopping e della conoscenza di molte piccole realtà che aspirano a togliere terreno alle grandi potenze editoriali.

Per il bene del pluralismo culturale e delle possibilità di scelta per il lettore, è bene che ci sia sempre qualcuno con questo spirito di intraprendenza, pronto anche nella precarietà economica in cui viviamo oggi, a saper spendere in idee e competenze. E da quel che si continua a vedere, lo sanno fare benissimo. Bravissimi.
A un certo punto mi sembrava di vivere in una città a se stante, la Città del Libro, frastornato, disorientato ma racchiuso in un sogno. Ho sognato molto bene, non la stessa cosa possono raccontare le mie tasche di ritorno da Roma in questa città freddissima, sotto tutti i punti di vista, che è Milano. Ma si vive solo una volta nella vita...Godiamoceli sti cavoli di beni terreni...
READ MORE - La fiera della Piccola e Media Editoria romana 2009