25 settembre in Italia: La ragazza che giocava con il fuoco

mercoledì 29 luglio 2009


I fans, numerosi in Italia cosi' come in tutto il mondo, della trilogia Larssoniana possono sorridere: a distanza di poco piu' 5 mesi dall'uscita nelle sale italiane di UOMINI CHE ODIANO LE DONNE, ecco il sequel LA RAGAZZA CHE GIOCAVA CON IL FUOCO. Io personalmente mi sarei aspettato una distanza di tempo maggiore tra le due uscite ma cosi' è stato deciso, i due film sono stati girati pressochè in contemporanea e allora godiamocelo. Ormai è questione di poco tempo e i Salanderiani e i Blomkvistiani potranno correre ad acquistare il biglietto e a godersi una bella serata in compagnia di Lisbeth e Michael. E tra i fans mi ci metto anch'io.
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Cose da cancellare: i prezzi dei libri


Con l'euro tutto è raddoppiato. Dalle 10 mila lire di un qualsiasi prodotto si è passati quasi automaticamente ai 10 euro, facendo passare la cosa come nulla fosse, come se il consumatore convergesse le vecchie 10 mila lire in 10 euro. Che ovviamente non è cosi'. Anche nel mondo dell'editoria libraria questo effetto della nuova moneta ha avuto i suoi effetti non trascurabili. Basti pensare a quando un economica costava 7 mila lire, e oggi le economiche, le finte economiche oserei dire, toccano anche quota 10-12 euro (basti pensare per esempio all'einaudi e ai best seller mondadori economici). Oggi la gente si catapulta nelle librerie appena vede sconti nell'ordine del 20-30%. Questo vorrà pur dire qualcosa. E se ne escono con colonne di libri in mano. E' un dato evidente che pone il lettore in una condizione di disagio: desidero follemente quel libro ma non posso permettermelo ora. Piuttosto mortificante come cosa. Il libro è cultura, e la cultura è un po' l'ossigeno della società. La si vuole togliere di mezzo proprio tutta? Anche lo Stato ci si mette ora a togliere fondi al FUS (Fondo unico per lo spettacolo) e intanto fa pubblicità e campagne progresso alla lettura, cercando con belle parole e belle immagini di coinvolgere chi non legge alla lettura. Già, tutto favolistico ma guardando in faccia la realtà, che è quella a cui i milioni di italiani devono rendere conto, ci si chiede: si stimola l'italiano alla lettura o la si accresce in chi già legge, praticando prezzi che non solo diminuiscono ma che addirittura aumentano oppure facendoci credere che esistono molti sconti e campagne di promozione quando in realtà questi paiono essere sconti (almeno in alcuni casi) fittizi e bugiardi?
Personalmente, ci sono libri che acquistero' sempre, magari per finanziare ulteriori uscite del mio scrittore preferito o magari per dimostrare fedeltà e finanziare una casa editrice di piccole-medie dimensioni (in crescita o che magari non naviga in acque finanziarie ottimali) che mi appassiona e non mi delude mai con il lavoro che scrupolosamente svolgono ogni giorno, ma oggi tentenno come non mai, tra mille e piu' dubbi amletici, anche di fronte a un libro che desidero ardentemente perchè appena si vede copertina, si legge l'autore e la trama tutto fila liscio come l'olio ma appena si gira il giro e si da un'occhiata al prezzo c'e' sempre un attimo di sconforto e di abbattimento. Nuoce gravemente alla salute del lettore, il codice a barre. E l'ISBN ha pensato di utilizzare proprio il codice come logo della propria produzione. Un bel coraggio, che apprezzo tra l'altro. Un po' meno, anzi molto meno, i prezzi che praticano. Un libro medio, appena uscito ormai viaggia sui 19-20-21-22 euro. Decisamente troppi. Ma si notano sbalzi di prezzo anche tra una casa editrice e l'altra (premettendo che l'autore fa la differenza, o almeno dovrebbe farla sull'incidenza del prezzo finale). La Feltrinelli per le nuove uscite normalmente chiede sui 15-16 euro, ci si sposta a Rizzoli o Mondadori ed ecco che c'e' un'impennata che potrebbe toccare anche i 22 euro per un romanzo (e non un saggio o chissà che cos'altro). Cose da far accapponare la pelle. Io, personalmente, ho deciso di intraprendere da un bel pezzo la strada della libreria dell'usato e delle bancherelle. SI trovano libri anche in ottimo stato, a prezzi decisamente piu' abbordabili. Portarsi a casa un libro da poco uscito a 8,25 euro anzichè a 16,50 vuol dire parecchio soprattutto per un giovane come me accanitissimo della lettura ma che deve anche fare i conti con altre spese. Il mercato del libro e chi ci lavora, dovrebbe fermarsi un momento a porsi delle domande, anche se alla fin fine è uno dei settori di mercato che risentono meno oggettivamente della crisi economica che attanaglia il mondo intero. Chiaramente noi lettori non conosciamo tutte le varie destinazioni che il prezzo di copertina del libro deve coprire all'interno dell'intera filiera produttiva dell'editoria pero' è anche vero che il consumatore non puo' essere sempre cosi' ostaggio delle politiche economiche chi divulga un prodotto culturale come il libro. Qualche tempo fa, non molto, una nuova uscita dell'Einaudi stile Libero costava sulle 15 euro massimo, oggi si sfora tranquillamente, per lo stesso prodotto, i 17-18-19 euro (e non sono neanche la cifra massima).
Un applauso va fatto a chi opera sconti non fittizi (come Minimum Fax per esempio che ogni settimana offre al lettore sconti piuttosto vantaggiosi ma anche Elliot che applica sconti del 20% per acquisti fatti online e senza spese di spedizione) e chi ha adottato, come la Newton Compton, la politica del prezzo popolare. I Remainders sono un'altra fonte da cui attingere senza spendere troppo, delle librerie dell'usato e delle bancherelle si è già detto. C'e' anche chi non opta mai per promozioni (ed è secondo me un errore) e chi maschera per economici libri venduti a prezzi che non sono affatto economici.
A livello personale, io mi sto muovendo e trovando sempre meglio nell'acquisto "usato sicuro". Pago la metà e leggo la stessa storia e lo stesso autore venduto a una qualsiasi feltrinelli o mondadori. Leggo e risparmio (non potendo evidentemente acquistare il nuovo con una certa naturalezza), in attesa (beato colui che crede!!!) che qualcosa cambi nei prezzi di copertina. Che sono veramente un bello ostacolo alla lettura.
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martedì 28 luglio 2009


Un angelo abita il Chelsea Hotel, a New York. È turco, si chiama Mehmet, indossa un lungo abito da sposa e un paio di ali sbrindellate. È solo uno dei personaggi malinconici e incantevoli che Joseph O’Neill mette in scena in quello che è stato definito “il più bel romanzo americano del 2008”. La città invincibile è la storia di Hans van den Broek, olandese a New York, che la moglie, all’indomani dell’11 settembre, ha lasciato solo a guardare il suo matrimonio andare in pezzi. Ed è la storia del mondo nuovo che Hans scopre tra le macerie della tragedia: dal Chelsea Hotel ai parchi dorati dall’autunno, la sua è una New York meravigliosa e ferita, che cerca di sopravvivere a se stessa e al suo mito. È ancora la città del sogno americano, sognato da chi americano non è. Indiani, pakistani, turchi, caraibici: è con loro che Hans si incontra, unico bianco, per trascorrere nostalgici pomeriggi giocando allo sport di quand’era ragazzo, il cricket. Ed è tra loro che conosce un sognatore vero, entusiasta e geniale: Chuck Ramkissoon, un Jay Gatsby nato a Trinidad, grandioso e tragico sbruffone con “una certa esperienza di questioni di vita o di morte”. E un motto: think fantastic. Sarà grazie a Chuck, e all’umanità vitale e colorata che gli sta intorno, che Hans ritrova un po’ di se stesso, e rimette pian piano insieme i pezzi sparsi della sua esistenza.Come ogni vero scrittore, O’Neill crea con questo romanzo un intero mondo: ed è un mondo inatteso, illuminante, vero e delicato, fatto d’amore e d’intelligenza.
Titolo: La città invincibile
Autore: O'Neill Joseph
Traduttore: Colombo M.
Editore: Rizzoli
Data di Pubblicazione: 2009
Collana: Scala stranieri
ISBN: 8817032409
ISBN-13: 9788817032407
Pagine: 283
Prezzo: € 19.00
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Copertine che passione, 5

lunedì 27 luglio 2009

Questa copertina, e anche il libro in sè, mi fa completamente perdere la testa. Sembra uno zoom fatto da una macchina fotografica pronta a immortalare e scegliere una delle tantissime esistenze che colorano il mondo. Ognuno di noi è una piccolissima parte di cio' che è tutto e il tutto non sa neanche probabilmente della nostra esistenza.
La copertina mi trasmette completamente un'idea di solitudine, di qualcuno che guarda fuori dalla finestra cio' che vorrebbe ma che non puo' avere, con un senso di angoscia che si sente, eccome. Si vede solo una parte del palazzo ma tutto cio' che circonda la sola e unica stanza illuminata, è spento. E quest'altra immagine, potrebbe significare abbandono o, in netto contrasto con chi invece si sporge internamente dalla finestra, una vita vissuta anche oltre le quattro mura domestiche. Mi ricorda tantissimo vari dipinti di Magritte, cosi' geniale nel far confluire e contrastare, seppur in grado di convivere perfettamente e pacificamente, luce e ombra. Anche qui luce e ombra. E questo duetto è perfettamente evidente anche nel libro e nella trama. Dove, proprio come in copertina, a dominare nettamente è il buio e non la luce, che si intravede solo in rare occasioni. Quasi da non accorgersene neanche.
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L'Italia e la lettura - parte prima

Sull'Italia e la lettura e i lettori, se ne dicono e se ne sono dette tante e se ne diranno sempre tante. Certi numeri, impietosi, corrispondo a realtà oppure no? Ebbene, ho letto un bellissimo libro, di Oliviero Ponte di Pino, I MESTIERI DEL LIBRO, che analizza un po' tutto il mondo dell'editoria e tra le tantissime cose molto interessanti che ha raccolto, ecco un po' di sano "numero statistico" che, se corrispondessero al vero e non metto in dubbio la veridicità e la professionalità di certi istituti di ricerca che hanno condotto le indagini statistiche, metterebbe il nostro paese in una situazione di profondo imbarazzo per quanto concerne la lettura, nei confronti di moltissimi paesi europei.

Prendiamo per esempio, un dato generale, che mette fin da subito il nostro paese con le spalle al muro.

Lettura e spesa pro-capite per acquisto di libri in alcuni paesi europei (2006):


Paese-----------------------Spesa pro-capite-------------------------Indice di lettura

Norvegia------------------------208,75-----------------------------------91,0%------
Germania -----------------------185,00----------------------------------66,0%-------
Finlandia------------------------155,00-----------------------------------66,2%------
Belgio---------------------------146,25-----------------------------------43,3%-------
Svizzera-------------------------140,00----------------------------------63,1%-------
Svezia---------------------------123,75-----------------------------------71,8%-------
Regno Unito---------------------112,50-----------------------------------73,5%------
Danimarca---------------------- 108,75-----------------------------------54,9%-------
Spagna---------------------------92,50-----------------------------------41,1%-------
Francia---------------------------72,50-----------------------------------61,0%-------
Austria---------------------------65,00-----------------------------------43,3%-------
Italia-----------------------------64,95------------------------------------42,3%------
Portogallo------------------------49,00------------------------------------35,4%-------
Grecia---------------------------40,00------------------------------------35,6%-------

Che dire? Siamo ai primi posti di classifiche e sondaggi quasi sempre per quanto concerne cose di cui non ci si dovrebbe esattamente vantare e in fondo ai gradini per quanto riguarda sfere di una certa importanza.
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Tolkien continua esserci di "Mezzo" al cinema

mercoledì 22 luglio 2009


Libro, parodie, saggi, giochi in scatola, giochi on line, cartoni animati, fumetti: Lo Hobbit probabilmente nel dicembre 2011 in Italia, avrà anche il suo Movies Style. Gli orfani cinematografici della trilogia tolkeniana, indimenticabile e che malinconici si coccolano i dvd special che si ritrovano sulla propria libreria, de "Il signore degli anelli" hanno di che rallegrarsi. Immediatamente dopo ma anche prima, ci si è interrogati sulla possibilità di rendere film "Lo hobbit", che in realtà altro non è che il padre del figliol prodigo ISDA. Ci si chiede se sia giusto "moviezzarlo" ora, rendendolo di fatto un prequel-sequel o se andava fatto seguendo una logica cronologica che avesse seguito anche la giusta successione narrativa-temporale. Ma almeno io penso che IL SIGNORE DEGLI ANELLI abbia in qualche modo valorizzato con la sua comparsa al cinema innanzitutto la conoscenza di Tolkien, la lettura dei tre libri e poi di conseguenza la conoscenza, la lettura, per molti un'altro innamoramento, per LO HOBBIT. Questo è l'effetto che fa Tolkien e questo è l'effetto per cui ha avuto una mano (e un occhio) importanti Peter Jackson, lui il genio che ha trasliterato un mondo immaginato (e che comunque ognuno ha una propria personale immagine che si è costruito leggendo il libro)in un mondo di immagini che incredibile ma vero, si è sposato felicemente con i "film" che ci siamo fatti un po' tutti quanti durante la lettura del classico fantasy per eccellenza che è appunto ISDA. Si è tornati, la telecamera è nelle mani di Del Toro, ma il responsabile, il coordinatore, il supervisore, il produttore esecutivo, insomma la figura chiave rimane sempre lui, Peter Jackson che ha definito il SIGNORE DEGLI ANELLI anche un fenomeno cinematografico e non solo letterario. Ha fatto rivivere a quello che io personalmente considero il padre e il portabandiera del genere fantasy, una seconda vita da assoluto protagonista, nobile, non commerciale. Perchè se è vero che l'obiettivo incasso come l'obiettivo ricavi, è un presupposto inevitabile da sempre e a maggior ragione oggi, è anche vero che sia Tolkien in origine, che Jackson poi, han evidenziato la natura del loro lavoro non in relazione al guadagno ma a una sorta di filantropia culturale e artistica di enorme valore e di enorme portata: hanno regalato un mondo completamente diverso dal nostro, pensato e ripensato, dove spesso accade che chi legge il libro o vede il film, finisce per rifugiarcisi e aspirare a diventarne a ogni effetto un suo abitante. Partendo dalla premessa fondamentale che hanno scritto il libro e girato il film semplicemente perchè credevano totalmente in quello che è stato fatto. Ma tornando al tema di discussione, c'e' ancora un po' da raccogliere informazioni. Se Ian Kellen sarà nuovamente Gandalf, ritengo ci siano ben pochi dubbi a riguardo. Lo stesso dicasi per Andy Serkis nei panni di Gollum ma per quanto concerne l'indimenticabile Ian Holm alias Bilbo Beggins non ci sarà spazio (per motivi di età, perchè Bilbo avrà 60 anni in meno nel libro e anche perchè Holm risulta ammalato da diverso tempo) se non come narratore, il che già non è male, anzi. E Hugo Weaving tornerà nei panni di Elrond. Insomma, la famiglia che ci ha tenuto cosi' felicemente compagnia (dell'anello, verrebbe da dire) tornerà piu' forte che mai con una grave perdita Come sostituto, si rumoreggia David Tennant, James McAvoy e Daniel Radclife. Con qualche anno in piu' sulle spalle con ancora un'infinità di energia da vendere. Chissà cosa si prova a recitare un capolavoro del genere, chissà cosa si prova a essere iscritti nell'albo privilegiatissimo di chi ha dato un volto a un personaggio "parolato" che è poi rimasto dentro l'immaginario (e anche il cuore) di tantissimi spettatori che sono in primis lettori perdutamente lasciatisi andare cullati alla fantasia salvifica di Tolkien. Si sa, ed è ufficiale, che il film verrà mandato nelle sale diviso in due parti: una prima nel dicembre 2011 e una seconda nel dicembre 2012. Anni luce di distanza e di trepidissima e quasi insostenibile attesa fin da ora per i fan. Nel team è presente piu' che mai anche Alan Lee, disegnatore celeberrimo delle faccende di mezzo Tolkeniane. Tutto è pronto, la sceneggiatura puo' essere scritta definitivamente e non ci sarà alcun ritardo, tanto temuto dai fans, perchè le riprese partiranno verso marzo del 2010. Si è all'alba di un nuovo countdown di passione. Molti torneranno a riaprire un libro letto 1, 5, 10, 20 volte per riappropriarsi in vista del film, di quei momenti magici mai dimenticati, ricordi che ci si porta con se con grande affetto e questi ricordi entreranno anche in sala nel momento in cui si varcheranno finalmente le porte alla visione cinematografica del libro. Libro che viene considerato molto favolistico, quasi come se fosse stato scritto che ha come target di riferimento i bambini. E effettivamente è nato con queste premesse. E' incredibile da crederci ma questo libro, intitolato originariamente, "Andata e ritorno" , e già nel titolo c'e' un deciso slancio verso quello che sarà poi il seguito naturale, ovvero ISDA, è stato scritto nel 1937, anni nei quali all'incirca sono stati creati alcuni dei piu' famosi cartoni animati Disney, ed è stato tradotto in almeno 42 lingue. Oggi, per una copia del libro di quegli anni non si scende come valore stimato, al di sotto dei 10 mila euro. Tolkien ha preso spunto, per sua stessa ammissione, da Beowulf e dai fratelli Grimm nonchè da Andrew Lang e, perchè no, ad Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. La Terra di Mezzo è pronta nuovamente a tornare sugli schermi, a far sognare ancora un po' tutti quanti, è pronta a risucchiarci nel suo mondo strappandoci dalla realtà di tutti i giorni. E gente come me non vede proprio l'ora che scatti quel momento. Perchè quel momento è destinato a farci rivivere a distanza di tempo quei giorni, quei mesi, quegli anni di attesa spasmodica e di passione totale di andare al cinema e lottare per un posto in seggiola all'anteprima o a far la cosa per la maratona di oltre 9 ore di film. Inciampare in qualche bastone di qualche Gandalf, scontrarsi nel buio della sala o in un angolo del bagno con qualche nano, girarsi e trovarsi al proprio fianco un hobbit o un orco. Questa è la magia che ancora oggi Tolkien trasmette come non mai. Ed è questa la magia che non vedo l'ora di riassaporare e vivere il piu' intensamente possibile. Chisse ne frega che esca nel 2011 e nel 2012. Il mio conto alla rovescia è già partito. E d'ora in avanti, i giorni torneranno a essere come quelli che hanno preceduto La compagnia dell'anello, Le due torri e il Ritorno del Re. Momenti che non si dimenticano mai. Anzi, rivivranno anche loro una seconda esistenza.
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Appuntamenti al cinema con la lettura: Larsson


Dopo "UOMINI CHE ODIANO LE DONNE", di cui ancora, colpevolmente, non ho visto il film ma che rimediero' al piu' presto, a settembre, piu' precisamente il 25 settembre in Italia, uscirà il secondo capitolo della saga trilologa (incompiuta?) del best seller's man svedese Stieg Larsson, "LA RAGAZZA CHE GIOCAVA CON IL FUOCO". Detto che ancora non ho letto il secondo libro, è veramente curioso come la casa produttrice del film e le diverse distribuzioni addette a smistare il film nelle sale dei diversi paesi, abbiano deciso di produrre i primi due capitoli praticamente parallelamente e contemporaneamente e di lanciarli uno dopo l'altro nel giro di pochissimi mesi. Sono lontani i "tempi" in cui il lettore-cinemofilo doveva aspettare come minimo un annetto e anche di piu' per vedere il secondo "episodio" (anche se è abbastanza riduttivo e inappropriato definirlo tale) di un IL SIGNORE DEGLI ANNI - LE DUE TORRI ad esempio. L'attesa era infinita e non aveva solamente tratti negativi, perchè se è abbastanza frustrante aspettare mesi e mesi per correre al cinema a gustarsi le immagini di qualcosa di cui ci si è innamorati perdutamente attraverso parole non accompagnate da immagini se non quelle che ogni lettore si fa dentro di sè, è anche vero che è sempre molto interessante il vissuto di quell'attesa spasmodica che vede continue nascite di newsgroup, fan club, siti e quant'altro ancora. Nasce un seguito che ha dell'incredible. Che a volte diventa una vera e propria mania come testimonia il successo strepitoso di Stephany Meyer e la sua "Bella" e il suo "Edward" o ancora soprattutto la saga di Harry Potter. Si tasta per strada concretamente il seguito eccezionale e del tutto trasversale che coinvolge tutto un pianeta e diversissime fasce d'età, anche quelle che riterresti le piu' insospettabili a riguardo. Le serie o meglio, i film caratterizzati da prequel e sequel, hanno un'evidente successo tra la gente. Ora ci si aspetta, rientrando nel tema di discussione da cui sono partito, molto anche dalla trilogia Larssiana. Un vero e proprio best seller che ha frantumato ogni confine e ogni numero, i cui libri si vedono un po' dappertutto: sotto gli ombrelloni, sul comodino della propria camera, aperto su un mezzo pubblico, al parco, nella valigetta del lavoro o nello zaino che ci accompagna a scuola o all'università. Dappertutto. Promettono, non da meno, anche grandi incassi, oltre agli enormi numeri che hanno sancito nel mondo Larsson come un vero compagno del proprio tempo libero. Che la strada del cinema sia quella dei film in piu' parti? Che rimandano a un sequel o riconducono a un prequel? Certamente, sono i libri a spingere in questa direzione spesso e volentieri. Ed è, almeno per quanto mi riguarda, una sensazione piacevole quando non sono dettati in prima e unica battuta da prime necessità commerciali. Perchè in questo caso, il rischio del fallimento, qualora si badasse solo al versante money, è sempre dietro l'angolo pronto a fulminarti. Basti pensare ad Halloween, nato come film Carpenteriano e poi diventato praticamente una saga Beautifuliana. Sono curioso di capire come questa trilogia Larssoniana lascerà o meno delle tracce. Secondo me, semplicemente una mia ipotesi, non valicherà la dogana per accedere alla terra del capolavoro ma certamente una traccia importante e non di poco conto, la lascerà anche nel cinema. Se poi ci sono registi e attori in grado di mantenere la versione su pellicola aderente alla parola scritta e letta, beh il successo è (quasi) sicuramente garantito. Staremo a vedere.
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Addio Frank

martedì 21 luglio 2009


Addio a McCourtfu il cuore d'Irlanda


di ANTONIO MONDA

NEW YORK- Frank McCourt avrebbe compiuto 79 anni il prossimo 19 agosto, e come ogni anno avrebbe ricordato i primi quattro compleanni in America e quindi l'immigrazione a rovescio, voluta dal padre Malachy, che portò la moglie Angela, il piccolo Frank, e i suoi sei fratelli a Limerick, la città irlandese dalla quale provenivano in origine. Avevano tentato di sfuggire alla povertà e si erano trovati ad affrontare una miseria ancora più grande in un paese nel pieno della grande depressione. A Brooklyn i McCourt avevano conosciuto lo squallore, la violenza e la discriminazione, ma il problema principale era rappresentato dal carattere del capo famiglia, un burbero alcolizzato che spendeva i pochi guadagni nei pub, come raccontò nelle Ceneri di Angela il suo romanzo più bello e celebre, con il quale vinse nel 1997 il premio Pulitzer. Fin dalle prime righe, McCourt racconta la vita "miserabile" dell'infanzia, mettendo al centro della propria esistenza il conflitto perenne con il retroterra irlandese e la religione cattolica. Non fu mai un osservante, ma non riuscì mai a distaccarsi completamente dagli insegnamenti dell'infanzia, che ricordò fino alla fine con un senso di ribellione e nostalgia. Ma il romanzo trova i momenti più autentici anche nel senso di vergogna per la povertà, l'attrazione redentrice della cultura, e la scoperta del sesso. Il ritorno in Irlanda fu costellato da una serie di avvenimenti tragici, a cominciare dalla morte di tre fratelli per gli effetti della denutrizione. Anche Frank rischiò di morire per una febbre tifoidale, presa utilizzando l'unico bagno dell'isolato nel quale vivevano, infestato da insetti e topi. In quello stesso periodo il padre si trasferì a Liverpool per lavorare in fabbriche di armamenti militari, ma si guardò bene dal mandare i soldi a casa. Fu Angela a tenere in piedi la famiglia e Frank fu costretto ad abbandonare la scuola e a cominciare a cercare lavoro. Negli ultimi tempi ricordò quel periodo con ironia ma all'epoca soffriva enormemente per il senso di alienazione e squallore.

Alternò piccoli crimini di strada a lavori occasionali, e a 19 anni, tornò in America, deciso a smentire l'assunto di Scott Fitzgerald: "Non esiste secondo atto nelle vite americane". Fu un'intuizione giusta: riuscì a completare la scuola e a laurearsi, capendo quanto amasse la letteratura, che considerò un luogo di catarsi dalla sofferenza della quotidianità. Decise di diventare un professore, e dopo un inizio difficile divenne uno dei più amati e rispettati docenti di liceo dell'intera Manhattan. Rimase convinto fino alla fine che gli anni determinanti per l'apprendimento e la formazione del carattere fossero quelli dell'infanzia e dell'adolescenza, e riuscì ad offrire a tutti gli allievi, in particolare a quelli della Stuyvesant, un modello che era innanzitutto paterno. Il successo arrivò improvviso e divenne in breve tempo planetario: Le ceneri di Angela non offriva nulla di consolatorio e ancor meno di romanzato, ma il crudo realismo, che ha portato Roberto Calasso a paragonarlo a Dickens, aveva una sincerità straziante ed un toccante anelito di serenità. Il film di Alan Parker ne divenne una illustrazione superflua, ma contribuì a cementarne il formidabile successo, che non riuscì a replicare con il seguito Che paese, l'America e quindi con Ehi, prof! e Angela e Gesù Bambino. Specie con quest'ultimo libro ripropose in maniera esplicita il conflitto diretto con il cattolicesimo, e ancora una volta non elaborò una posizione definitiva che superasse il senso di rabbiosa e dolorosa ribellione. In questi ultimi tempi è stato celebrato con lauree ad honorem e premi di ogni genere ma non c'è stata occasione nella quale non abbia ripetuto di sentirsi innanzitutto un professore. Agli studenti spiegava che era importante saper ascoltare, ed evitare gli errori che aveva commesso durante i suoi studi disordinati ed appassionati. Quando gli veniva assegnato un tema da due cartelle ne consegnava regolarmente sei teorizzando che la creatività non poteva essere castrata. Ripensandoci trovava quell'atteggiamento arrogante e antiletterario: la sintesi, ha insegnato fino agli ultimi giorni, è un talento essenziale per ogni scrittore, e per spiegarlo ai futuri narratori citava due battute che aveva appreso da Isaac Singer: "Mai scrivere nulla di più lungo di Guerra e pace" e "non esiste paradiso per un lettore annoiato". (21 luglio 2009)
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Copertine che passione...Ciak si gira, 4

mercoledì 15 luglio 2009


Ci sono libri che hanno una copertina bellissima il cui contenuto pero' non rispetta le aspettative del primo impatto grafico. Ci sono altri libri, il cui contenuto è folgorante ma che si presentano con la copertina della propria carta d'identità un po' sottotono. Altri, e questo è uno dei casi, hanno la fortuna di far vivere due momenti splendidi al lettore: il primo impatto, da cui nasce ogni cosa, scatta sempre quel qualcosa che produce un'altro qualcosa, e poi la vita della lettura stessa.
La copertina già con le immagini è come se stesse già raccontando, ed è in grado di prenderti per mano, guidarti, e immergerti con grande armonia nei diversi racconti che compongono questa indimenticabile raccolta firmata da uno dei geni veri della letteratura mondiale, che è Ray Bradbury.
In realtà, questo è un libro particolare, perchè è proprio l'immagine a farla da padrone. Il tatuaggio, da cui si dipartono i racconti, è un evidente e quanto mai illustre rappresentante dell'immagine, e nei racconti stessi si nota benissimo quanto l'impianto immaginario e immaginifico ricopra un ruolo di prim'attore. La parola che si trasforma automaticamente in immagine. Sembra magia, non lo è. E' potere di chi sa scrivere in un certo modo e trasmettere a chi legge certe esperienze. E in ben pochi sanno dar vita a momenti, impagabili, come questi.
Come in nessun altro libro da me letto, c'e' questo feeling copertina-contenuto, l'uno rimanda immediatamente e viceversa. E nel momento in cui ci si puo' prendere una piccola pausa dalla lettura o nel momento in cui si apre o si chiude il libro, ecco che lettura inizia o termina o prosegue anche nel momento in cui si osserva la copertina. Si potrebbe parlare di ipnosi ma siccome l'ipnosi viene generalmente, e comprensibilmente, vista come un'azione non certo positiva, preferirei parlare di vissuto ultradimensionale.
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Speciale: Cose da cancellare


Puntata prima di una nuova mini-rubrica.

Le cose che vorrei fossero cancellate al piu' presto dal mondo dell'editoria libraria.

Inauguro parlando di un uomo (se cosi' si puo' chiamare) che sta riscuotendo notevole successo in Italia, tra vendita di libri e biglietti al cinema, Federico Moccia.

Mi risulta difficile parlarne perchè credo non meriti proprio di essere discusso, ma con questo intendo metterlo su una griglia, accendere il fuocherello e capire cosa ne viene fuori di buono per una bella cena grigliata tra amici.
Ebbene, quest'uomo sta avendo un successo incredibile pur non sapendo proprio scrivere. Anzi. Definirlo scrittore è un vero e proprio attentato terroristico al mondo della scrittura, che invece in quanto arte merita rispetto, da parte mia anche venerazione.
Una persona, tra le altre cose, da quanto si dice, saccente, piuttosto antipatica, egocentrica, presuntuosa. Dici, dai scrive stronzate, scrive robacce ma almeno è simpatica, alla mano. Ma che, magari.
Il suo è un successo di quelli che io definisco come raccomandato, pilotato, mediatico. Non a caso è amico piuttosto "intimo" di Maurizio Costanzo, che non perde mai occasione di farlo apparire da qualche parte, in qualche programma televisivo.
Questa è l'Italia, si dà spazio a questa gentaglia che di talento non ha altro che le giuste amicizie di una certa influenza, e magari giovani, e di talento vero e cristallino, vengono spinti nel dimenticatoio.
Lo sfruttamento del sogno della ragazzina italiana media mi ha ormai personalmente stancato. Anzi, a dirla tutta, mi ha sempre dato la sensazione di una stereotipizzazione fastidiosa e di un'ostentatissima ricerca del piacere a tutti i costi. Il classico piacione, che tra l'altro si crede un figo da paura e un eterno ragazzino. Definirlo patetico è esagerato? No, per me è addirittura il miglior complimento che potrei fargli.
Ma la letteratura italiana deve ancora propinarci a lungo delle povere creature cartacee del genere? Il messaggio qual è? Prostituisciti con Costanzo e poi avrai successo? O hai talento, studi e avrai successo, facendo anche della gavetta? Questo signore continua a scrivere a valanga libri su libri, arrivando solamente a modificare, e anche poco, il titolo inserendo qua e là qualche numero e qualche frase che faccia effetto sulle ragazzine.
Dalla foto che ho inserito piu' che a un rubacuori, a me sa tanto di Capitano Bassettoni presente in Topolino. Una finzione, per l'appunto. Un disegno. Che si puo' cancellare.

Da cancellare. Con la gomma, lo sbianchino, ma è da far sparire. Anche un sicario sarebbe ben gradito, nell'eventualità.


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Una buona scuola - Richard Yates

martedì 14 luglio 2009


Zadie Smith lo definisce come AUTOBIOGRAPHICUS INFELIX SUBURBANUS, per sottolineare come sia uno scrittore che inserisce nei suoi romanzi molto materiale che rinvia a moltissimi elementi autobiografici. Questo sottolinea una volta di piu’, qualora ce ne fosse bisogno, quanto Yates sia un realista, anche se allo stesso tempo è un grandissimo romanzista. A cui non piace magari l’astrattezza, a cui non piace il lieto fine, specie se forzato e plastificato, ma ha scritto fin qui romanzi straordinari. In questo romanzo, anche in questo romanzo, si notano le peculiarità di Yates, che han creato addirittura una sorta di corrente letteraria Yatesiana, talmente è un autore che ha saputo cogliere la società con uno stile tutto suo e con un’occhio diverso dagli altri (forse perché, per l’appunto, la fortissima tendenza autobiografica che veste i suoi libri, incide parecchio sulla stesura del romanzo e per forza di cose chi ha provato sulla propria pelle certe esperienze, è una conseguenza del tutto naturale sfornare libri che trasmettono sensazioni e messaggi cosi’ forti, una sorta insomma di diario romanzato che non puo’ non colpire nel segno di chi legge). La location nel quale il libro prende vita e si sviluppa è la scuola, un luogo cruciale per un ragazzo, nel quale studia ma soprattutto cresce, ma che crea anche una certa confusione, nel senso che con le sue regole, che non possono essere trasgredite, costruisce un ideale di persona contro cui spesso ci si scontra. Il ragazzo spesso si scontra con cio’ che vorrebbe essere con cio’ che la scuola vuol far si che sia. E già qui si trova disagio e imbarazzo, tipico Yatesiano, che mette il ragazzo nelle condizioni di non saper come muoversi in un microcosmo complesso come la scuola, che dovrebbe formare, anziché trasformare. La scuola di cui parla Yates, è una scuola che punta molto sull’individualità ma in fin dei conti non fa altro che puntare su un conformismo che diventa una sorta di prigionia per la libera espressione dei ragazzi e combatte contro ogni forma di devianza (ad esempio l’omosessualità). I ragazzi vengono cosi’ esasperati. Lo sfondo è la seconda guerra mondiale. Momento storico di grandissima centralità nella storia mondiale che crea per forza di cose scompensi sociali devastanti. Malgrado cio’, pero’, in questo libro c’è piu’ intenzione da parte dell’autore, indagare le coscienze e farle parlare, anziché attingere a quella commiserazione, compatimento che ben vengono comunicati in altri suoi libri. La scuola sembra, solo in apparenza, un microcosmo racchiuso in una palla di vetro e completamente estraniata dalla realtà circostante. Se è vero che in qualche modo questa protezione fa si che almeno inizialmente i ragazzi non sentano la minaccia che proviene da lontano e che accellera sempre piu’ nella loro direzione, è pur vero che pero’ i problemi esistono anche nella palla di vetro e non sono evitabili. Anzi, forse si gonfiano ulteriormente. Ma sembra esserci comunque speranza in tutto questo, nonostante tutto, nonostante il dramma che incombe. Grove, che è piu’ che evidente un riflesso biografico letterario dell’autore, prima bersagliato come sfigato un po’ da tutti e poi pian piano e’ riuscito a trovare il suo riscatto attraverso il lavoro al giornale della scuola (e qui evidentissimi riferimenti anche alla vita dello stesso Yates, sono innegabili). Poi il professore che vive i tradimenti continui della moglie buttandosi sull’alcool, già menamato da un’indisponenza fisica persistente e frustrante che ne tocca inevitabilmente l’orgoglio ma che poi riusciranno a ritrovarsi e riuscire a dormire ancora dolcemente nel letto assieme. Con serenità, cosa impensabile, irraggiungibile e irrecuperabile ad un certo punto. Il dramma è inevitabile, e colpirà senza possibilità di appello, ma la claustrofobia che perseverava in altri libri Yatesiani, in questo non c’e’. C’e’ forse piu’ malinconia per i tempi che furono, uno sguardo al passato pieno di pensieri, anche di rimpianti da parte di Yates che sorride a Grove perché quel Grove era proprio lui da giovane. L’effimeratezza della vita è sempre presente, cosi’ come i momenti di serenità e di “tocco il cielo con un dito” vivono di rarità e di sfuggevolezza impressionante. La vita è cronicamente instabile, la vita è per sua stessa natura qualcosa di inafferrabile. La vita spesso crea disagi e sofferenze, anziché regalare occasioni e possibilità. L’obiettivo è sopravvivere e non vivere. Goderne i piaceri in maniera totale e per molto tempo, non è possibile. E’ pura illusione e astrattezza, cose in cui Yates non crede perché per lui queste sono falsità che fanno solo del male al lettore, che si auto convince di certe cose per poi provarne delle altre sulla propria pelle. Yates sembra chiedere: “Volete che vi racconti il mondo, dal mio punto di vista?” “Prendetelo per quello che è cio’ che vi circonda che vi documentero’ a partire da me stesso, con conseguenze annesse e connesse. Vivere non è esattamente come camminare su un tappetino rosso. Non è sculettare in passerella, non è una pacifica e lunga passeggiata sotto un viale alberato”. L’amicizia, l’amore, la voglia di crescere,l’alcool, le delusioni, il disagio adolescenziale, le aspirazioni che rimangono tali o che vengono realizzate, la competizione. Adulti e ragazzi, insegnanti e allievi, non sembrano due categorie cosi’ distinte. Ciascuno sembra avere gli stessi identici problemi che li attanagliano: cosi’, non si riesce piu’ a scindere l’adulto dall’adolescente. Tutto sfuma in un senso di inadeguatezza comune che rende tutti quanti uguali. Il prologo e l’epilogo sono una forma nuova in Yates, che mi ha un po’ spiazzato ma assolutamente una novità del tutto piacevole e che ho apprezzato particolarmente. Uno Yates piu’ intimo, piu’ malinconico, piu’ riflessivo, piu’ sentimentale.
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Il vangelo secondo Biff - Christopher Moore

Ironizzare sui grandi temi è a mio modo di vedere una grandissima virtu' e non un'esercizio peccaminoso di volgarità o supponenza . E spesso c’è grande soggezione, grande paura ad affrontare di petto o con ironia certi temi che risultano essere molto sensibili socialmente parlando. Moore, attraverso tantissima creatività che sgorga da ogni riga, ma anche tantissima documentazione personale, ha voluto utilizzare come sfondo alla propria opera quello molto esigente, complesso e rischioso della religione cristiana, andando a mettere le mani sull'infanzia di Gesu' a partire dalla cronaca diaristica di un amico dell'infanzia, immaginario, dello stesso Gesu'. Questo perchè, dice Moore, nessun Vangelo, che è il documento-testimonianza unico che narra le vicende di quel periodo cosi' lontano ma anche cosi' centrale nel credente cristiano,affronta le vicende di Gesu' capitolo infanzia-adolescenza e qualcuno ci deve pur essere a colmare questa lacuna. E quindi via alle danze, addentrandoci in un resoconto forma-diario esilerante, caratterizzato da un'ironia non volgare, non additatrice, non polemica. E' ironia candida, simpatica, che si pone l'unico obiettivo quello di far ridere e allevare il buon umore in chi legge, su un argomento a volte decisamente preso troppo sul serio. E alleggerendone il racconto, nel lettore viene grande curiosità e interesse a riprendere a leggere la storia di quel periodo. Perchè innegabilmente è un periodo storico di grande fascino e di presa. Moore cerca di tracciare il Gesu' che nasce, cresce, vive le sue esperienze da adolescente tra amori, delusioni, amicizie, disagi adolescenziali e le prime esperienze "miracolose" che lo rendono evidentemente UNICO nel suo genere. Per poi arrivare al momento cruciale che noi tutti noi conosciamo e celebriamo ogni anno. Io trovo che sia un libro certamente votato alla goliardia e al divertimento superassicurato ma anche dotato di una calamita che non puo' non attrarre il lettore che legge, nel senso che è storia, è il senso dell’esistenza, il sasso che ha permesso di costruire mattone dopo mattone, il mondo. E' divertente collaborare con l’autore, leggendolo, a tentare di immaginare (e farsi una propria idea di cio’ che fu e non fu in realtà raccontato) come potesse essere, umanamente parlando, colui che poi diventerà il COLUI CHE…Ricorda per alcuni versi Woody Allen, per altri Neil Gaiman ma anche Kurt Vunnegut. Una lettura bellissima, limpida, sorprendente, giovane, leggera, genuina, una lettura AMICA che non ha alcun secondo fine, che non tradisce mai. Aprendone il libro pensi che al suo interno ci sia satira dissacrante, aspettandoti grandi attacchi celati dall’ironia, ma in realtà cio’ che muove i fili della storia è il sentimento: l’amore di Maddi per Gesu’ e poi per Biff, l’amore di Biff e Gesu’ per Maddi, ma soprattutto l’amicizia incrollabile e incondizionata, e tutto cio’ porta a risate infinite ma anche momenti in cui la lacrima non puo’ essere trattenuta, ci si commuove, magari ridendo e piangendo nel medesimo istante. L’umanità con cui viene reso Gesu’ è commovente a tal punto che chi legge quasi è costretto a riformulare un po’ la propria immagine che si ha di Gesu’ . E a partire da elementi tutt’altro che di enorme impatto, come possono essere i miracoli, ma dalle piccole cose, cose per cui l’immagine di Gesu’ che è quasi condannata a rivelarsi grande, immensa, irraggiungibile, cio’ che ne viene fuori è un possibile qualsiasi vicino di casa. E tutto questo riporta la religione a cadere, a partire da un piedistallo che reca soggezione, a un livello molto piu’ vivibile umanamente e molto piu’ recepibile nel concreto. Compreso, ecco il termine piu’ esatto. Chissà che la Chiesa abbia recepito uno dei modi con cui stabilire un ponte coi credenti. Christopher Moore, prossimo Papa? Visto che nella sua vita ha fatto di tutto ma proprio di tutto, è arrivato il momento anche per lui di fare il grande salto. E chissà che non inventi una religione tutta sua. Per la quale esiste già un suo incallito credente: ME.
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Libri usati


Libri nuovi di zecca, senza un graffio, addirittura incelofanati e vergini che piu' vergini non si puo' o libri usati, che mostrano la loro vita vissuta con copertine spiegazzate, libro un po' deformato rispetto alla sua forma iniziale, pagine sgualcite? Bel quesito. Tutto viene reciclato, nulla viene buttato. Giustamente. A maggior ragione i libri. Ed ecco i Libraccio e altre catene di negozi addetti al salvataggio dei libri e alla loro rivendita a famiglie che vorranno prendere cura di loro. No, sto trattando il tutto come se ci fosse di mezzo un cane o un bambino. Nulla di tutto cio', sia chiaro. E' solo che a volte pensare a un libro, che è nato, e che per nascere ci è voluta un po' di vita di chi l'ha scritto, vederlo finire in un cassonetto e poi pensarlo bruciato, mi fa venire rabbia. Rabbia anche solo per una parola che verrà cancellata. I libri vanno fatti vivere in eterno, perchè in loro è già presente l'immortalità. Le case editrici lanciano continui gridolini infastiditi a riguardo. Storciono il naso. Ma la gente continua a confermare coi fatti che quello della vendita e acquisto dei libri è una strada da percorrere per evitare il ricatto di prezzi decisamente esorbitanti che pongono in dover essere una scelta ben ponderata se acquistare o meno quel libro, seppur tanto bramato.
E allora, vediamo cosa dice Erri De Luca nel suo "TRE CAVALLI" a proposito dei libri usati:


Leggo solo libri usati.I libri nuovi sono più petulanti, i fogli non stanno
quieti a farsi girare, resistono e bisogna spingere per tenerli giù. I libri
usati hanno le costole allentate, le pagine passano per lette senza tornare a
sollevarsi.Leggo i libri in fine di esercizio ... leggo gli usati perché le
pagine sfogliate e unte dalle dita pesano di più negli occhi, perché ogni copia
di libro può appartenere a molte vite e i libri dovrebbero stare incustoditi nei
posti pubblici e spostarsi insieme ai passanti che se li portano dietro per un
poco e dovrebbero morire como loro, consumati dai malanni, infetti, affogati giù
da un ponte insieme ai suicidi, ficcati in una stufa d'inverno, strappati dai
bambini per farne barchette, insomma ovunque dovrebbero morire tranne che di
noia e di proprietà privata, condannati a vita in uno scaffale.

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Buone intenzioni (a parole) seguite da fatti che corrono nella direzione opposta

martedì 7 luglio 2009

La lettura è il cibo della mente -->
Dai bambini agli anziani, attraverso adolescenti e adulti, libri e giornali passano di mano: "Passaparola, la lettura è il cibo della mente". In sottofondo, una musica di Giovanni Allevi che ha prestato la sua opera a titolo gratuito. E' la campagna per la promozione della lettura di stampa e libri promossa dal Dipartimento editoria della presidenza del Consiglio, in collaborazione con il ministero dell'Istruzione e quello dei Beni culturali per la promozione della lettura. Uno sforzo da 2,4 milioni di euro per invogliare, durante l'estate, gli italiani ad un maggior 'consumo' di libri e giornali.
L'iniziativa è stata presentata dal sottosegretario alla Presidenza con delega all'editoria, on. Paolo Bonaiuti, e dai ministri dell'Istruzione Maria Stella Gelmini e della Cultura Sandro Bondi. "Abbiamo voluto rispondere agli insistenti inviti del Parlamento e in particolare dalla commissione Cultura che in modo bipartisan ci ha chiesto di fare qualcosa per incrementare la lettura di libri e giornali nel nostro Paese", ha spiegato Bonaiuti.
Il risultato è "una serie di iniziative coordinate che culmineranno nella firma di un protocollo d'intesa tra il dipartimento editoria e i ministeri dell'Istruzione e dei Beni Culturali". La campagna, ha spiegato ancora Bonaiuti - si articolerà in due fasi: il lancio di uno spot su televisioni, radio e internet e inserzioni sulla carta stampata, che promuove la lettura invitando "quanti già hanno il 'vizio' della lettura a passare il valore della loro esperienza (e qui il 'passaparola') a coloro che leggono poco".
La seconda fase "prevede un protocollo d'intesa con i due ministeri interessati per lanciare una giornata della lettura (che dovrebbe svolgersi tra febbraio e marzo) e promuovere, nelle scuole elementari e medie un concorso per la migliore campagna di incentivazione della lettura. Poi la presidenza del Consiglio realizzerà la campagna vincitrice". Non solo: verrà lanciato anche un concorso per il miglior 'giornalino' scolastico e "verrà chiesto ai giornali di distribuirlo in edicola".
Iniziative che verranno gestite dal Ministero dell'Istruzione: "Vogliamo stimolare sopratutto i ragazzi e gli studenti a leggere di più non solo i libri, ma anche giornali e quotidiani", ha aggiunto il ministro Gelmini ricordando "il successo" della campana 'Quotidiano in classe'". Per parte sua, il ministro della Cultura Sandro Bondi promuoverà "iniziative in tutte le biblioteche nazionali per parlare del valore del libro e della stampa. Noi abbiamo in Italia un grande mercato del libro ma anche un grosso divario tra pochi che leggono molto e molti che leggono poco: ecco, noi vogliamo lavorare per superare questo gap", perchè "la lettura incide direttamente sullo stato della democrazia: il problema della democrazia è indissolubilmente legato alla lettura e l'unico modo per superare questo divario è cominciare dalla scuola". E intanto, il 3 agosto, "prenderà il via anche il Centro del libro, una collaborazione tra il ministero e gli editori italiani".
Una campagna per la quale sono stati stanziati 2 milioni e 400mila euro, "di cui quasi la metà destinata a finanziare la campagna sulla stampa quotidiana, nazionale e locale, periodica, sui quotidiani politici e su Internet, sulle radio nazionali e mediante affissioni di poster negli aeroporti, nei circuiti delle stazioni ferroviarie. L'iniziativa si svolgerà dal 3 al 26 luglio, e pensiamo ad un richiamo in settembre".

[02 luglio 2009]

Eh già, peccato che intanto numerose librerie piccole ma storiche (dopo La Libreria del Giallo, anche Gli Archivi del 900 a Milano chiude) continuino a chiudere senza che la politica faccia nulla per salvarle, anzi le affossano e peccato che i prezzi dei libri non solo non diminuiscano, ma tendano addirittura ad aumentare. Che stupidi che siamo, già solo a pensare che il proprietario di Einaudi, Mondadori ecc.ecc. , che per caso si trova a governare il nostro paese, pensi a diminuire i prezzi per incentivare la lettura...che stupidi e ingenui...Come sempre, tante, fin troppe parole, dei fatti concreti e di decisioni intelligenti nemmeno l'ombra. E ci si chiede, tra le altre cose, perchè ci siano parecchie persone che non leggano...di certo anche quelle teoricamente interessate a farlo non vengono incentivate a dovere...anzi.
L'ennesima occasione sprecata.
E l'ennesimo scontro di interessi (incompatibili e anti-costituzionali) che ha (e continuerà ad avere, ahimè) chi ci governa.
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A proposito di copertine...(di libri e non)...e Coraline

lunedì 6 luglio 2009

















Clap, clap, clap!!!!

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Copertine che passione...Terza puntata


C'e' tanto Burton in questa meravigliosa copertina che ricorda molto da vicino l'impianto grafico di Nightmare Before Christmas, che ci introduce con grandissimo fascino nella lettura. Appena vedi questa copertina, l'immaginazione che è li li per correre, ecco scappare fuori e iniziare a rullare, rullare, rullare, accendere i propri macchinari e farti dimenticare, appena ne entri in contatto, la realtà che ti attornia. Sei perso, irreparabilmente perso. Irrecuperabile.
Questa copertina ha un effetto-rapimento dal reale incredibile.
Appena lo prendi in mano e lo osservi, è come se avesse l'effetto scaccia pensieri che occupavano magari fino a pochi secondi prima la mente.
Potrebbe rivelarsi, ufficialmente e commercialmente, come un grande mezzo scaccia-stress e tristezza. E la cosa bella è che il contenuto...(shhhhh non ditelo a nessuno, è un segreto...)


























































































































































viaggia alla stessa velocità di bellezza della copertina. Ma io non vi ho detto nulla, sia chiaro. Non spifferate all'uomo nero, che altrimenti farebbe nero pure me (lasciate perdere l'abbronzatura, quello che è un'altro discorso).
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Questa ce la pagherete (o paghiamo noi?)

mercoledì 1 luglio 2009

Leggere non ha prezzo, spendere per libri è comunque un bello spendere...ecc.ecc. ma quando è troppo è troppo. Già dopo con l'arrivo dell'euro, i prezzi sono raddoppiati in un po' tutti i settori, quindi libri compresi. Ma magari ci fossimo fermati qui. Un libro in uscita per Mondadori costa la bellezza, ormai, minimo 17 euro, ma che ovviamente tocca anche picchi piu' alti visto che nel giro di poco tempo un libro che fino a diversi mesi fa, presentava sull'etichetta 17 euro, ora con meno si 19 cucuzze non lo porti a casa, magari pure quelli non bastano e ne devi scucire 2 in piu' arrivando alla cifra di 21 pietre preziose. Per non parlare di Einaudi, i cui prezzi a "pezzo" (che poi i prezzi sono variabili in relazione a diversi parametri) sono aumentati, almeno da un punto di osservazione che è mio, a vista d'occhio. Un nuovo libro in uscita è capace di costarti anche 22 euro, quando fino a tempo fa si arrivava a una soglia massima di 15 euro (e anche li, si pensava fosse troppo). Ma vogliamo parlare di Rizzoli? Un esempio emblematico è Jeffery Deaver, che per Sonzogno veniva venduto a 17 euro circa una sua nuova uscita, ora con Rizzoli esce a 21 euro. Le edizioni economiche esistono, ma anche qui non è che ci sia un risparmio cosi' netto. Anzi, ora anche certi tascabili sono arrivati in doppia cifra o comunque a ridosso della doppia cifra. 9, 10 euro, anche 11 e perfino 12 (i bestseller di Mondadori, alcuni, per fare un esempio) che se confrontati con i 11,50-12 delle uscite nuove della collana Minimum Classic, davvero provoca un certo effetto. 10-11-12 euro per un tascabile? Ma siamo andati fuori di testa? Mi sembra che al di là dei costi che una casa editrice deve sostenere, che ci sono, nessuno lo nega, ci sia una continua e irrefrenabile speculazione sul lettore, ho come la sensazione che si stia tirando troppo la corda. Certi autori, certe case editrici, fanno conto su una fidelizzazione del cliente che a raccontarla sono dati raccolti nel corso degli anni, sulle vendite. Numeri che aumentano, addirittura. Ma questo non deve far si che possano attribuirsi cosi' facilmente il diritto di poter alzare i prezzi ciclicamente ogni tot di tempo, volendo poi vendere la realtà circa il fatto che i prezzi sono rimasti invariati. Eh no, il lettore non penso ci caschi piu'. E' vero che i soldi non si negano mai a una buona lettura e a una passione enorme come quella di ritagliarsi del tempo per vivere a tu per tu con le parole scritte e un nuovo mondo da esplorare, ma penso altrettanto convinto che la crisi c'e' e non è mediatica (come direbbe qualcuno) e i conti in tasca da fare risultano inevitabili e sacrosanti. Trovo stupida questa politica al prezzo al rialzo. Magari poi tentando di mascherare il tutto con promozioni, sconti, tascabili. In realtà poi gli sconti, che ci sono, sembrano non esserci o quantomeno esserci ma con risparmi davvero molto molto bassi. Col lettore,e sono sempre di quest'idea, il mondo del libro dovrebbe avere un rapporto migliore, perchè è vero, i libri e gli scrittori senza chi li legge non esisterebbero nemmeno. Basta con le furbizie, con i giochetti, con certe politiche commerciali. Il lettore non è stupido. Aiutatelo a farlo leggere, a continuare a farlo leggere. Gioverebbe a tutta la pluralità di attori che giocano un ruolo importante in questo scenario.
Le biblioteche, le librerie dell'usato continuano a trasmettere dati di presenze sempre maggiori, in un continuo crescendo, e infatti rappresentano due alternative all' "usura" praticata da certe case editrici.
21 euro per un libro, spesso e volentieri anche commerciale, quindi non di una ricchezza culturale tale da giustificarne almeno in parte l'esosità della spesa da affrontare, che amarezza.
C'e' chi come me che è attorniato da un numero sempre maggiore di tentazioni di lettura. Ora avrei almeno 4-5 libri che comprerei all'istante. Già, peccato pero' che uno costa 18,50, l'altro 19, un altro ancora 17,50, poi 21, poi ancora 20. Insomma, numeri vertiginosi che rischiano col tempo di veder allontanare una bella schiera di lettori che ha anche altri pensieri per la testa, legati alla sopravvivenza e al mantenimento di se stessi e della propria famiglia. Quando qui vicino a me, un paio di librerie, praticano lo sconto del 30% su tutto, si dovrebbe vedere, per poi percepire assai facilmente la differenza che c'e' di presenze ma anche di acquisti da parte della gente rispetto a quando i prezzi sono interi e non vengono praticati sconti di alcun tipo. Questo conferma come forse il prezzo giusto è il 30-40% in meno rispetto a quello che si paga oggi. E a guadagnarci sarebbero tutti: case editrici, il cui volume di vendita aumenterebbe inevitabilmente cancellando le perdite relative a un abbassamento del prezzo della merce, il lettore, il libraio. Questo è riferito soprattutto alle grandissime case editrici. Perchè quelle piccole, quelle indipendenti, hanno bisogno di reggersi in piedi in qualche modo e quindi certi prezzi potrebbero (ma anche non è detto)apparire piu' comprensibili (e anche qui, non è detto). Rimango disgustato da certe etichette con su infisso il prezzo per quanto concerne certe case editrici, che anzichè ringraziare e premiare il lettore, gli riducono progressivamente la corda con cui lo tengono al guinzaglio. Lo spazio si riduce, l'insofferenza aumenta e ci si chiede perchè. Anche in libreria bisogna selezionare come al supermercato, grazie a dei numeri che stanno diventando sempre piu' folli. E questa marcia al delirio del guadagno da massimizzare appena si puo' e come si puo', pare non accennare ad arrestarsi. Anzi. E giustamente il lettore si sente poco tutelato. Come dargli torto.

Ci si chiede, come mai il Governo non possa sensibilizzare un po' il calo dei prezzi dei libri. Beh, chiederlo a Berlusconi, sa tanto della barzelletta. Lui, padrone di mezza italia informativa, di piu' di mezza italia editoriale libraria, cosa risponderà? Non è molto complicato da prevederne la risposta. Dicasi, conflitto di interessi. E solo in Italia si fa governare chi ne ha a bizzeffe, di interessi. Ma si fa finta di nulla. Come sempre.
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