C'è una fine per tutto, anche (purtroppo) per un mondo da sogno

martedì 27 ottobre 2009

Con questo libro, Pullman mi ha definitivamente conquistato.E sono allo stesso tempo, per ora, costretto a lasciare definitivamente Sally Lockhart e le sue irresistibili avventure. La capacità di Pullman di creare mondi fantastici, di indovinare intrecci narrativi il cui ritmo è dettato, certamente dal mistero e dall’azione ma moltissimo anche dalla “poesia” del suo racconto e dai disegni indimenticabili, che sembrano fotografie o tele acquarellesche, dell’atmosfera e dell’ambientazione della Londra ottocentesca, e nel contempo di fare in modo di immergere il lettore in un contesto che ha forti sembianze di quello attuale nel quale viviamo, che ci circonda. Dicevo, tanta poesia, ma anche creazione di discorsi e “cronache” che non possono non risvegliare in un qualche modo la coscienza di chi legge e permettere una riflessione profonda sulle malattie che contaminano gravemente la società e chi ne fa parte. Per esempio, si parla di ebrei e del loro trattamento inqualificabile, del loro sfruttamento, delle violenze psicologiche e fisiche che subiscono. Si parla di prostituzione per esempio. Per esempio si parla di una politica malavitosa che non guarda in faccia nessuno per raggiungere i propri scopi ed è in grado di sottomette al suo volere intere masse e addirittura il corpo di polizia. O delle carenze di una politica locale, in cui la corruzione condanna a morte o alla miseria migliaia di persone.L’altra faccia della medaglia, vede certamente come protagonista una bambina.Infatti, è veramente di una dolcezza indescrivibile il personaggio di Harriet, figlia di Sally Lockhart, che sprigiona irresistibili sentimenti di tenerezza e inevitabile senso di protezione profondo che si vorrebbe darle, da parte di chi legge. E i suoi pensieri, i suoi tentativi di comunicare con il mondo, non possono non toccare il cuore di chi legge. C’è poi una cosa molto interessante in Pullman: la crescita non solo fisica-fisiologica dei personaggi da un libro all’altro ma anche di maturità,mentale, spirituale, esperienziale. Li avevamo lasciati adolescenti nel primo libro, ragazzi che si affacciavano nel mondo degli adulti nel secondo, e infine qui li troviamo perfettamente adulti, anche se ancora con un’intera vita da vivere e chissà quante altre esperienze da fare. La batteria dei personaggi di quest’ultimo libro, sostituendone alcuni con altri rispetto ai precedenti libri, è anche in questo caso un’ulteriore evoluzione del percorso di questa saga. In precedenza, i personaggi, tutti meravigliosamente descritti e come se fossero imparentati con il lettore, erano piu’ personaggi da contorno attorno alla figura focale e centrale che era Sally Lockhart. Ma non per questo, IL RUBINO DI FUMO e L’OMBRA DEL NORD, perdono fascino e bellezza, anzi. Ma in quest’ultimo la prima cosa che si nota, è il fatto che sono presenti personaggi che raggiungono lo stesso livello di potenza espressiva, di forza trascinante, di carismatica energia che era per lo piu’ concentrata in Sally. E inevitabilmente, questo nuovo scenario va ad esaltare ancora di piu’ la narrazione e il coinvolgimento del lettore, il cui termometro segna temperature elevatissime. Pullman, non fermarti qui. Fissaci ancora degli appuntamenti con Sally e il suo mondo. Ne sento già la mancanza.
READ MORE - C'è una fine per tutto, anche (purtroppo) per un mondo da sogno

Popolare o talentuoso o entrambi

domenica 25 ottobre 2009

I numeri nella società di oggi sembrano prevaricare su tutto il resto. Quanto guadagni? Quanti dischi vendi? Quante copie di libri hai venduto? Sul tuo curriculum, QUANTE esperienze lavorative hai accumulato? Insomma, sembra, almeno a me personalmente, che la quantità abbia un'appeal, una presa decisamente maggiore della qualità di cio' che si svolge e si è creato.

Popolare, un tempo, era un termine prevalentemente legato a una fruizione di un prodotto (che sia commerciale o culturale), da parte di strati di media-bassa lega sociale. Oggi, la considerazione che si ha del popolare si è evoluta di pari passo alla società, divenuta sempre piu' una società dello spettacolo, in cui l'immagine scavalca spesso e volentieri anche il valore meritocratico.

Non è mia intenzione quella di fare nomi (tanto si conoscono i nomi di quegli artisti che io detesto piuttosto profondamente), ma solamente di porre l'accento su alcune riflessioni che mi preme fare. Oggi, c'e' una cultura popolare, o meglio, c'e' una cultura che puo' essere a grandi linee definita cosi', senza volerla demonizzare o squalificare. Semplicemente è un dato di fatto. Oggi cosa preferisce la gente, in letteratura? Ecco, a me pare che sia necessario distinguere tra lettori molto prolifici e lettori che oserei definire occasionali, e tra questi due estremi tutto uno spettro di lettori intermedi. Ma quello che piu' mi preme considerare, è il fatto che, a grandi linee, mi sembra che chi legga piu' libri sappia anche stabilire una priorità in termini di qualità di cio' che legge. Mentre, da quello che osservo, i lettori occasionali, che sono parecchi, che dichiarano di leggere pochi libri all'anno, prediligano piu' libri di una certa leggerezza, i best seller, che non necessitano di un lavoro di ricerca e informazione personale profondo e appassionato. C'e' già la pubblicità che ti entra in casa che ti fa conoscere determinati prodotti culturali. Ed è cosi' molto piu' semplice e, sbrigativo nonchè meno faticoso, farsi attirare nella tela piuttosto che adoperarsi attivamente alla ricerca di un determinato libro o genere di lettura. Ovviamente ci sono anche eccezioni da distinguere, e casi che non appartengono alla categoria d'insieme da me colpevolmente ma necessariamente generalizzata: chi legge poco magari lo fa perchè ha effettivamente poco tempo per farlo e non perchè non è cosi' appassionato alla lettura, cosi' viceversa, chi legge tantissimo non è detto che sappia apprezzare libri di qualità. Si sta ragionando per approssimazione, inevitabilmente. Ecco, la cosa che mi chiedo è: quanto incidono i numeri nello stabilire se un prodotto è di qualità? C'e' una relazione stretta e indiscutibile tra l'aspetto meramente economico e quello artistico? A me è capitato di leggere tanti libri, di vedere tanti film bellissimi, di qualità, di estrema profondità che a livello di incassi e di vendite, sono andati incontro a flop davvero pazzeschi. Non è mia intenzione discriminare (e pertanto esprimere un giudizio che pretende di essere oggettivo) cultura popolare-bassa da cultura alta e di elite. Non avrebbe alcun senso. Ne' ho la presunzione di vestirmi da psicologo e sociologo e di delineare teorie improbabili sulla relazione persona-->comportamento d'acquisto del prodotto culturale-->intelligenza e cultura personale. E' piuttosto una mia curiosità. A volte si vive spesso di contraddizioni incomprensibili, di domande che ci si pone ma a cui non si riesce dare delle risposte. Una delle mie è proprio questa: qual è il confine tra POPOLARE e MERITOCRATICO, tra QUALITA' e NUMERI, tra IMMAGINE e TALENTO? Oggi è innegabile il fatto che l'immagine domini il palcoscenico, il primo contatto e la prima sensazione è fondamentale. E tutti sono un po' stregati dalla cultura dell'immagine. Ma la bravura, il talento, non rischia in questo modo di passare in secondo piano o sotto silenzio? Non ci sarà il rischio tra un po' di vedere persone di bellissimo aspetto fisico ma dalla cultura un po' fariginosa? Perdere contatto con la bellezza intrinseca delle cose per dare spazio a quella immediatamente visibile a prim'acchito? La televisione mi sembra stia già lavorando un bel pezzo in tale direzione. Per quanto riguarda la letteratura, piu' che la bellezza fisica, si guarda a una serie di caratteristiche del libro che inevitabilmente fanno e faranno sempre breccia nel lettore medio. Ad esempio il libro storico-sospiratore, pieno di azione, codici segreti da decifrare, scontri con le alte sfere istituzionali mondiali, ha avuto un'esplosione clamorosa con Dan Brown e a ruota tantissimi scrittori han deciso di battere questa strada e hanno avuto e hanno tuttoggi ragione. Cosi' come le storie su amori adolescenziali, hanno e avranno sempre presa perchè naturalmente ci saranno sempre lettori adolescenziali e l'immedesimarsi in personaggi fittizi, è un importante punto di riferimento per i giovani. Ci si chiede, per concludere, se in realtà popolare e talento non possano benissimo convivere pacificamente e senza pregiudizi, insieme. Io personalmente sono scettico a riguardo. E non per una questione pregiudiziale. E' la società di oggi che impone determinati standard a cui fare riferimento, per essere avviati al successo. O si hanno idee talmente originali e geniali da bucare un certo tipo di cultura che si è radicata oggi, o appare complicato che il talento possa prevaricare la comunicatività pervasiva del primo impatto visivo. Per fortuna, oggi ci sono ancora interessi incoraggianti a tenere a galla o addirittura a promuovere il talento nascosto. Facendolo emergere, dandogli libertà e possibilità di manifestarsi e di essere esibito e proposto alla gente. Un esempio, è il teatro, che difficilmente propone mediocrità e che si mantiene a livelli standard piuttosto alti. Anche la letteratura, per un certo verso, sta riprendendo successi editoriali di una certa cultura, di un certo periodo storico, ristampandoli e riconsegnandoli a una generazione diversa da quella loro contemporanea. E' vero che non importa con chi si inizia a leggere (Moccia o Tolkien, Brown o Dickens), l'importante è iniziare a farlo. Ma sarebbe poi auspicabile che non ci si stabilizzi su certi livelli, senza crescere. Una delle mie prime letture è stato "100 colpi di spazzola prima di dormire", di Melissa P., che ha registrato numeri di copie vendute molto alte, eppure oggi leggo Carver, Dickens, Poe, Bradbury, Saramago e via dicendo. Popolare o talentuoso, prediligo la cultura. Ma se è popolarissimo e domina le classifiche di vendita, certamente non chiudo il libro ancora prima di aprirlo.
READ MORE - Popolare o talentuoso o entrambi

Nulla di piu' vero


READ MORE - Nulla di piu' vero

Il libro per Pullman

"Non abbiamo bisogno di liste
di cio' che è giusto e di cio' che è sbagliato
Abbiamo bisogno di libri, di tempo e di silenzio.
Non devi è presto dimenticato,
c'era una volta, durerà per sempre"
(Philip Pullman)
READ MORE - Il libro per Pullman

A proposito delle librerie...soprattutto quelle indipendenti...

I Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere
I Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli
I Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento
I Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza
I Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate
I Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale
I Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica, E Non Chiaramente Giustificabile (1)

La Libreria E' Un Luogo Dove Si Creano E Si Soddisfano Curiosità (2)

(1) Italo Calvino, "Se una notte d'inverno un viaggiatore"
(2) Romano Montroni , "Vendere l'anima. Il mestiere del libraio"
READ MORE - A proposito delle librerie...soprattutto quelle indipendenti...

Leggere (quel libro) o non leggere (quel libro), questo è il dilemma

sabato 24 ottobre 2009

Il lettore, per nostra stessa esperienza vissuta sul “campo”, vive spesso di tanti piccoli momenti romantici di terrore.
Ad esempio, dando un’occhiata a un libro in libreria che fortemente si vuole e un’altra occhiata, piu’ freddamente razionale (anche coscienziosa o no?), scappa in direzione del portafoglio con cui inevitabilmente si deve fare i “conti” e proprio qui scatta il conflitto di interessi di lettore e risparmiatore, in continua e perenne lotta all’ultimo sangue tra loro. Oppure come quando, con una lista infinita di libri in attesa di lettura, concludendo un libro ci si rende protagonisti di un momento catartico e per certi versi sacro e da trattare con rispetto,il momento in cui bisogna optare per il libro da iniziare. E’ un ping-pong a oltranza di decisioni e contro decisioni, di scelte e di dubbi immediatamente successivi che scompaginano tutto: insomma, la lotta suprema della scelta perfetta, che cerca di farsi spazio, che incoroni e battezzi le giuste ore e ore e le giuste pagine e pagine di lettura, che si dovranno affrontare. La mia indecisione in questi momenti è "straziante", isterica, impaziente. Ci penso, ragiono su, cerco di farmi un'idea di cio' che mi servirebbe in quel momento, quando in realtà la tecnica migliore di scelta che taglierebbe la testa al toro sarebbe forse quella di estrarre casualmente un libro tra quelli che sono in attesa e iniziarlo nell'istante in cui lo si è scelto, per non rischiare di rievocare altri dubbi. So che esponendomi in questo modo, non mi faccio di certo una buona pubblicità, in quanto persona sana di mente, che sa dare il giusto valore alle cose (cosa si pensava? Che parlavo di tasse, disoccupazione, filosofia del diritto?), va davvero a drammatizzare un momento stupido come questo, quando i momenti tragici sono ben altri?. Ma la lettura è passione, e la passione non risponde a nessun comando. Gli sarebbe contro natura farlo. Viaggia per conto suo . Anima anarchica maledetta. Meglio un Minimum Fax (quindi letteratura realista americana, soprattutto) o uno Stephen King? Un Harry Potter o Stieg Larsson? Un graphic novel o un saggio? Ecco, perché dico che nel momento della scelta del libro successivo da leggere, entro nel panico piu' totale. Quale rimedio, allora? Pensare già al prossimo libro da leggere a metà del libro che si sta leggendo? Estrarre il libro a caso manco fosse la pallina del numero del lotto e "sarà quel che sarà"? Cercare di programmare le letture, alternando un genere a un altro? Far decidere semplicemente all’ispirazione del momento? Dottore, cosa posso fare? Dice che è grave? (come ha parafrasato uno spot pubblicitario-tormentone di una famosa bibita, diverso tempo fa). Un po' vi ci ritrovate anche voi? Il lettore è anche un po' folle, come lo è il genio?
READ MORE - Leggere (quel libro) o non leggere (quel libro), questo è il dilemma

I miei Oscar per le case editrici

Gli Oscar per le case editrici (a cui ci si affeziona, ci si innamora, ci si lega indissolubilmente anche andando poi a rischiare, comprando libri quasi al buio, dando una certa carta bianca ,in quanto a fiducia, alla casa editrice in questione). Proviamo a proiettare gli awards cinematografici Hollywodiani nella sfera editoriale del libro. Non so se in realtà una rassegna del genere esista, anche a livelli non planetari ma semplicemente locali, ma per un lettore questi premi da assegnare, seppur creati da una singola persona per una questione anche solamente ludica, è qualcosa di molto coinvolgente e anche divertente. In realtà questa piccola rassegna virtuale, da completare voce per voce secondo quelle che sono state le proprie preferenze personali, l’ho presa in prestito o, meglio, ho preso spunto da un’iniziativa lanciata dal gruppo anobiiano di Finzioni, e voglio riproporla qui.
Ritengo che il lettore sia sempre molto attratto e molto coinvolto di fronte alle liste (del libro piu’ bello, dei 5 migliori scrittori ad esempio) da snocciolare, ai test libreschi a cui rispondere, a premi inventati al momento a cui assegnare il proprio premio.
Si ha cosi', la sensazione di tenere sotto controllo se stessi e di presentare se stessi, semplificando la propria carta d'identità facendosi conoscere al contempo.
E proprio per questo, e proprio perché so che ne andiamo pazzi, ecco gli Awards da consegnare. Senza celebrazione ufficiale, senza telecamere, senza discorso e intervista del vincitore, senza i riflettori di uno studio televisivo. Ma a noi che importa, virtualmente tutto puo’ essere reso ufficiale e tremendamente importante e prestigioso.

I miei personali Awards:

Migliore selezione dei titoli: MINIMUM FAX
Migliore grafica di copertina: ELLIOT
Migliore carta, impaginazione ed editing: EINAUDI
Miglior rapporto qualità prezzo: NEWTON COMPTON
Migliore casa editrice in generale: EINAUDI
Miglior casa editrice manualistica/universitaria: CAROCCI
READ MORE - I miei Oscar per le case editrici

Bookjockey, la cover come arte

venerdì 23 ottobre 2009

La casa editrice milanese, Marcos y Marcos, ha deciso di valorizzare la “copiatura”. Non è un’accusa diffamatoria o una battuta di spirito, ma il tentativo di far emergere nuove idee lavorando su un lavoro preimpostato, già partorito, sui classici magari. Parte da questo importante presupposto l’evento che avrà luogo a Milano, alla Triennale, il prossimo 28 novembre, dove i partecipanti dovranno reiscrivere sotto una luce nuova, personale, parti di romanzi, racconti, ambientazioni, punti di vista del narratore originale,dialoghi, frasi celebri, caratterizzazione e identità dei personaggi e chissà quant’altro.
Poche regole basilari: naturalmente le opere che verranno prese in considerazione, che prenderanno vita come punto di riferimento su cui dovranno confrontarsi piu’ menti creative, sono libere da copyright (che riveste sempre un ruolo assai delicato e discusso quando si parla di opere d’arte) e quindi testi scritti prima del 1939, si sceglie per l’appunto l’elemento o gli elementi da reinventare e riscrivere, citando naturalmente l’opera di riferimento. La quota partecipativa è di 40 euro, posti disponibili saranno 250 e la scadenza per le iscrizioni è fissata per il 23 novembre. Ai vincitori di riscrittura, la possibilità di veder pubblicati da Marcos y Marcos i propri lavori. Comunque, tutte le riscritture verranno pubblicate su www.letteraturarinnovabile.com
Sono certo che questo evento creerà comunque alcune polemiche, soprattutto in quei lettori o scrittori snob e rigidamente conservatori, che rappresentano il clan della letteratura seria che non debba e non possa avere momenti di svago e di deviazioni di originalità e creatività, anziché intravedere in questi eventi un motore di rinnovabilità dell’arte e della materia creativa. Ci si chiede, visto che si sta parlando di cover, se necessariamente l’originale debba dominare a priori o essere migliore a priori della “copia”. Se reinventata, riscritta, se alla copiatura vengono aggiunti stili ed elementi personali, perché anche la copiatura non puo’ rappresentare un lavoro originale e unico?
All’evento parteciperanno anche scrittori come Matteo B. Bianchi e Vinicio Capossela.

FOTO: © 2009 Marcos y Marcos
READ MORE - Bookjockey, la cover come arte

"Imperdonabili" di Philippe Djian (Voland). Ecco l'erede francese della beat generation

"Imperdonabili" (titolo originale "Impadonnables") è il primo di cinque romanzi di Philippe Djian, ormai di culto non solo in Francia, che l'editore italiano Voland ha acquistato e che pubblicherà nel nostro Paese con la cadenza di uno all'anno; seguiranno infatti, "37,2 le matin", dal quale è stato tratto il film "Betty Blue" con Béatry Dalle (uscirà nell'ottobre del 2010), e poi la trilogia "Sainte-bob, Assassins e Criminels". E' notizia di questi giorni che da "Imperdonabili" il regista francese André Téchiné trarrà un film...
IL LIBRO - Francis, un uomo di 60 anni, è uno scrittore che non scrive più da quando, dodici anni prima, sono morte in un tragico incidente sua moglie e sua figlia maggiore, Olga. La figlia sopravvissuta, Alice, nota attrice, scompare all’improvviso lasciando il marito e le due figlie. Francis che non si fida della polizia e il cui senso di abbandono cresce insieme al sospetto che sua moglie lo tradisca, assume la sua vecchia amica e primo amore, A.M., per cercare Alice. Inizia così una particolare amicizia con il figlio delinquente di A.M., che lui paga per seguire sua moglie. Chiuso in sé stesso per non crollare, scoprirà un mondo dove ogni perdono è ormai impossibile.
L’AUTORE - Nato a Parigi nel 1949, Philippe Djian si impone negli anni Ottanta come scrittore non conformista, considerato l’erede francese della beat generation. Rifiutando la scrittura dell’establishment culturale francese, catapulta i suoi lettori in serrati dialoghi, lavori miseri, amori, mozziconi di sigarette, sbornie malinconiche, lavelli pieni di piatti sporchi, squallide cene in cucine qualsiasi. Autore di culto della scena letteraria francese, Djian è cresciuto a Parigi facendo ogni tipo di lavoro: portuale (per andare in Sud-America), magazziniere da Gallimard e anche giornalista – intervisterà la vedova di Céline per la rivista “Magazine Littéraire”. Djian afferma che gli scrittori dovrebbero “scrivere come se ogni frase fosse l’ultima”. Il film Betty Blue di Jean-Jacques Beneix, tratto dal suo noto romanzo 37°2 Matin lo ha reso celebre in tutto il mondo. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali tra cui il premio Jean Freustiè 2009. Imperdonabili è schizzato subito in testa alla classifica dei libri più venduti dove è rimasto per tre mesi. Djian sfugge la monotonia traslocando continuamente – da Boston a Firenze. Oggi vive a Biarritz sulla costa Atlantica francese.


FONTE DELL'ARTICOLO: http://www.affaritaliani.it/
READ MORE - "Imperdonabili" di Philippe Djian (Voland). Ecco l'erede francese della beat generation

La trilogia di "Queste oscure materie" non è conclusa...

mercoledì 21 ottobre 2009

La trilogia (La bussola d'oro, La lama sottile, Il Cannocchiale d'ambra), con assoluta protagonista Lyra Belacqua (e tutta una batteria di personaggi indimenticabili) e un'universo parallelo nel quale un po' tutti i lettori vorrebbero mettere piede prima o poi, in realtà non è conclusa. Dal 2005 Philiph Pullman, infatti, sta lavorando a un quarto libro, che ad oggi si intitolerebbe The Book of Dust (Il libro della polvere). Un quarto libro, a livello numerico e non cronologico a quanto pare, perchè non si tratterebbe di un sequel de "Il Cannocchiale d'ambra" e de "L'Oxford di Lyra".
Secondo le prime indiscrezioni raccolte da http://www.questeoscurematerie.it/, ecco quelle che sembrano essere le primissime indicazioni:


  1. Il Libro della Polvere (LdP) sarà “molto lungo”.

  2. Il racconto La Oxford di Lyra faceva parte del LdP, ma Pullman ha poi deciso di pubblicarlo separatamente.

  3. Nel LdP incontreremo ancora Lyra, ma probabilmente non Will. In ogni caso, Pullman ha detto che la storia di Lyra e Will “è conclusa”, e che avrebbe preferito non scrivere più di loro. Ma poi non ha resistito, e si è ritrovato a parlare di Lyra anche nel LdP. Quindi non si sa mai… Nel LdP Lyra sarà cresciuta di quattro anni rispetto a La Oxford di Lyra. Avrà dunque sedici anni.

  4. Il LdP spiegherà l’origine della Polvere, dell’Aletiometro e della Lama Sottile.

  5. Nel LdP scopriremo il passato di alcuni personaggi, tra cui Lee Scoresby e Serafina Pekkala.

  6. Nel LdP Lyra incontrerà nuovamente alcuni personaggi della trilogia.

  7. Il LdP non sarà una specie di “enciclopedia di QOM”: avrà una forma narrativa, articolata in racconti.

  8. Nel LdP scopriremo qualcosa sulla storia di Cittagazze.

  9. Il LdP sarà riccamente illustrato, forse dallo stesso Pullman.

  10. Il LdP spiegherà il mondo di Lyra e “il mito della Creazione che soggiace a tutta la trilogia”, dice Pullman.

  11. Finora, i Mulefa non sono nel LdP. Pullman non esclude però di inserirli in seguito, o in un libro successivo.

  12. Nel LdP Lyra visiterà il Medioriente (del suo mondo o del nostro? Chissà!)
    Il LdP tornerà ad affrontare la questione religiosa, e "getterà nuova luce sull'ateismo di Pullman".

Si diceva che Pullman ha iniziato il libro nel 2005. Il perchè non sia ancora stato pubblicato, arriva direttamente dal sito ufficiale dello scrittore:


Il mio lavoro si è interrotto nel corso degli ultimi due anni, ma il libro sta lentamente crescendo e presto lo riprenderò a tempo pieno. Che posso dire a riguardo? Niente, tranne che si tratta della cosa più importante che sto facendo e che intendo portarla avanti nel migliore dei modi. Quando sarà finito, lo saprete, ve lo garantisco.


Il libro sarà un'occasione, a detta dello stesso Pullman, per rispondere alle accuse secondo cui i precedenti tre libri dipingevano la religione organizzata come esclusivamente repressiva. Perchè questo è un tema molto delicato e di proporzioni vastissime.


Si è posto pero', a tal proposito, una domanda molto interessante: " la gente può essere aiutata da qualcosa che è palesemente non vero, non è forse meglio così, piuttosto che negare la cosa non vera e non essere aiutati?"


Il libro era stato partorito con l'idea di essere un'enciclopedia, in realtà nel corso del tempo ha preso le fisionomie di un romanzo.


Ora, ai fan di Pullman, non resta altro che attendere con impazienza notizie sull'uscita del libro.

READ MORE - La trilogia di "Queste oscure materie" non è conclusa...

Un'altra opera Tolkeniana in libreria

John Ronald Reuel Tolkien non è uno scrittore, è un facitore di mondi. I suoi romanzi, le sue prose, le sue poesie sono abissi oceanici immergendosi nei quali si può, avendo la forza di resistere alla loro corrente narrativa, scorgere la stratificazione di miti antichissimi, assistere a una gigantesca rielaborazione culturale che questo medievista di Oxford è riuscito a trasformare in letteratura vera.
Perché chiunque può innamorarsi del Signore degli anelli, dello Hobbit, o de Il cacciatore di draghi senza dover per forza riconoscerne gli echi provenienti dal Nibelungenlied o dalla Historia Regum Britanniae, o dal Merlino di Robert de Boron. Deve solo affidarsi alla forza evocativa di Tolkien, alla sua capacità di distillare l’antico e di renderlo accessibile, ma non stupidamente moderno o «facile». Per usare le parole di una studiosa di questo autore, Ruth S. Noel: «La mitologia è un medium molto conservatore... al contrario, la moderna letteratura dipende dall’innovazione e dalla creatività... Tolkien le combina e dà vita a un mito coerente e leggibile». Una letteratura fantasticamente nuova ma radicata nella più profonda tradizione.
Detto questo, è facile capire l’importanza, per chi ama questo autore, della pubblicazione da parte di Bompiani di La leggenda di Sigurd e Gudrún (pagg. 236, euro 25, traduzione di Riccardo Valla, postfazione di Gianfranco De Turris, dal 21 ottobre in libreria). Il volume raccoglie due testi poetici che sono la personale rielaborazione effettuata da Tolkien delle leggende norrene, quella mitologia che è alla base dell’Anello del Nibelungo di wagneriana memoria. Le due composizioni che tecnicamente sono dei Lai (la parola di origine celtica significa canto, poema) sono scritti in strofe di otto versi e reinterpretano le vicende di Sigfrido-Sigurd, della valchiria Brunilde e della moglie di Sigfrido Grimilde-Gudrún. L’eccezionalità dei due testi non sta tanto nella bravura di Tolkien nel maneggiare il materiale della Volsunga saga e del Nibelungenlied per comporre un’opera carica di poesia ma moderna. Sta, piuttosto, nel fatto che questo testo, rimasto sepolto per decenni nell’immane mole cartacea prodotta da uno degli scrittori-studiosi più prolifici del Novecento, mostra il passaggio dalla traduzione e dallo studio di testi antichi alla loro riscrittura. Ci consegna cioè «l’anello mancante» fra il Tolkien che curava, in maniera esemplare, l’edizione critica del Sir Gawain and the Green Knight (1925), realizzandone poi una versione in inglese moderno (in quel caso Tolkien non devierà mai dalla trama dell’originale, modernizzando solo l’ordito, la lingua) e il Tolkien che reinventava il mito creando l’enorme iceberg di cui lo Hobbit e il Signore degli anelli sono la punta. Quell’enorme iceberg che sta venendo a galla grazie al lavoro ormai quarantennale del figlio dell’autore, Christopher Tolkien, e che sembra non avere mai fine.E leggendo le vicende di Sigurd che deve affrontare il drago Fáfnir o della morte e della pira funebre della valchiria Brynhild, oppure della brama straziante di ricchezza e potere che caratterizza Atli (Attila), il secondo marito di Gudrún, chi conosce mediamente bene la cronistoria della «Terra di mezzo» si accorge che I figli di Húrin, romanzo che Tolkien non ultimò mai e che è stato pubblicato nel 2007, è largamente debitore, per temi e atmosfere, de La leggenda di Sigurd e Gudrún. Ma anche il molto meno cupo Signore degli anelli è pieno di echi lontani che riportano a questi «lai», ai loro bellissimi «kenningar» (metafore tipiche della poesia norrena). Così la spada frantumata di Aragorn il ramingo che viene riforgiata ricorda la spada di Sigurd, ottenuta utilizzando la spada che Odino aveva «donato» a suo padre. E la stessa descrizione di Odino («Uomo s’avanza incognito,/ dal mantello coperto/ la barba lunga e candida,/ alto, forte e antichissimo») si adatta perfettamente a quella che sarà la figura di Gandalf, lo stregone-viandante che ha le stesse sembianze dell’Odino viandante. Così Brynhild-Brunilde che ama sino alla morte Sigurd è la versione feroce e perduta della principessa Éowyn che rischia la morte travolta dall’amore impossibile per Aragorn e alla fine si salva. Il verso riferito a Brynhild «Che l’attende al risveglio,/ la sventura o la gioia?» risulta perfetto per entrambe. Diversa è solo la risposta. Ma i rimandi potrebbero spostarsi in infinite direzioni. Questa è la profondità di Tolkien, la sua capacità di rielaborare i modelli culturali, sedimentati nei secoli, per dar vita a narrazioni originali ma genuinamente antiche.E in questo senso i più stupiti, avvicinando La leggenda di Sigurd e Gudrún, potrebbero essere i cultori di Wagner. Scopriranno che Tolkien sfronda di ogni incrostazione post-romantica i personaggi a loro cari. Li riporta alla dimensione feroce e complessa delle antiche saghe norvegesi e islandesi. La Valchiria, a esempio, più che la guerriera in attesa dell’amore promesso in Tolkien è una creatura dalle emozioni primigenie e violente che non chiede doni allo sposo, ma una spada che uccida chi si è permesso di farle la corte. Poi, travolta dai sentimenti, pianifica attentamente, con un ben studiato mosaico di mezze verità e di autentiche menzogne, la morte dell’eroe.
In Tolkien il mito e la magia producono spesso l’eucatastrofe, ma senza sconti. Per usare le sue parole: «La fiaba non smentisce l’esistenza... del dolore e del fallimento... smentisce però l’universale sconfitta finale... permette una fugace visione della gioia, gioia al di là delle mura del mondo, acuta come il dolore».


Autore dell'articolo: Matteo Sacchi
READ MORE - Un'altra opera Tolkeniana in libreria

I lettori recensiscono i libri in radio

Si chiama "Youbook" ed è il nome dell'ultima iniziativa che Radio Rai3 ha deciso di sperimentare all'interno del suo programma dedicato ai libri, che va in onda tutti i pomeriggi dalle ore 15 alle ore 18.
Il lettore deve semplicemente registrare a voce la propria recensione (massimo 2 minuti, per ovvie esigenze di tempo) sul libro che piu' lo ha appassionato, coinvolto, interessato e inviare il file per email. Cosi facendo, non solo diventerà una sorta di critico letterario radiofonico ma potrà condividere con moltissimi altri lettori il proprio libro del momento.

Di tutti gli mp3 e le email che arriveranno alla posta elettronica di "Farhenheit" (la fortunata trasmissione dedicata al libro e al lettore), verrà poi selezionata da parte della redazione una recensione al giorno. Cosi', non saranno i famosi "15 minuti" di notorierà a cui si riferiva spesso Andy Warhol parlando del fatto che ciascuno di noi avrà il suo momento di gloria, ma certamente un posticino del genere ritagliato alla propria persona su un grande mezzo comunicativo come la radio, è comunque una bella soddisfazione e un grande stimolo per rendersi partecipi e attivi di questa splendida iniziativa.


Per chi volesse inviare una propria recensione, ecco gli indirizzi utili a cui fare riferimento:


Telefono: 06-3724737
READ MORE - I lettori recensiscono i libri in radio

Harry Potter avrà un suo parco divertimenti

Avviso-premessa ai naviganti: non sarà dietro casa. Harry Potter apre il suo “mondo” ai milioni e milioni di fans scatenati della fortunatissima saga Rowlinghiana. Piu’ precisamente, bisognerà aspettare primavera prima che a Orlando, il paese dei parchi giochi, prenda vita il Wizarding World of Harry Potter e che promette ai fan del maghetto un’immersione totale e indimenticabile nel mondo dei propri sogni. Nascerà come una nuova estensione dell’Universal Orlando’s Islands of Adventure. Intorno al Castello di Hogwarts ci saranno luoghi ricostruiti con grandiosi effetti speciali, e le principali attrazioni che hanno reso memorabile la saga di J. K. Rowling, dal villaggio di delle gite di Hogsmeade al negozio di dolci Mielandia, dai pub, come i Tre manici di scopa, alla guferia. I visitatori potranno arrivare nella cittadina di Hogsmeade a bordo del celebre Hogwarts Express e visitare il mitico castello dove ha sede la scuola diretta da Albus Silente per apprendisti maghi e streghe. Tanti i negozi, compreso Zonkòs e Honeyduke, una bottega piena di bacchette magiche che scelgono, proprio come nei libri, il compratore, scope e uniformi del Quidditch. Al pub Three Broomstick saranno serviti ai fan «cibi tradizionali inglesi» e boccali di idromele. Le cartoline, con tanto di annullo speciale, potranno essere spedite dall'ufficio postale Owl Post. Tre gli ottovolanti, uno dei quali battezzato 'Il Volo dell'Ippogrifò dal libro 'Harry Potter e il prigioniero di Azbakan'
Il tutto realizzato in collaborazione con il team che ha lavorato alla creazione dei film su Harry Potter. Il direttore artistico degli Harry Potter cinematografici ha sottolineato come ci sia stata fin dall’inizio intenzione di coinvolgere nel progetto elementi di ciascun volume. Secondo una stima del New York Times questo progetto costerebbe 265 milioni, ben poco in confronto a quanto spende la Disney per i suoi parchi tematici nei paraggi. Tutto questo non farebbe che ridare smalto ad alcuni parchi tematici in crisi e soprattutto a consolidare la posizione dominante di Orlando: la capitale del parco giochi. Piu’ di 40 milioni persone l’anno visitano Orlando e i suoi divertimenti.
E’ stato scritto anche un saggio in Italia, a opera di Vanni Codeluppi e Stefano Calabrese, rispettivamente sociologo dei consumi e semiologo del testo, e si intitola “Nel paese delle meraviglie” (Carocci), dove la discussione si concentra sull’industria dei parchi divertimenti, con assessi e connessi i loro significati simbolici e profondi, luoghi dove si intrecciano divertimento e socialità, tecnologie avanzate e istigazione al consumo. E’ , insomma, un po’ lo specchio della società di oggi.


Titolo: Nel paese delle meraviglie. Che cosa sono i parchi di divertimento
Curatore: Calabrese S., Codeluppi V.
Editore: Carocci (collana Le sfere)
ISBN: 9788843049738
Dettagli: p. 184

Prezzo: 22,50 euro

READ MORE - Harry Potter avrà un suo parco divertimenti

Il nuovo "Re" nelle librerie

martedì 20 ottobre 2009

La vena creativa non accenna a fermarsi, gli anni passano eppure sembra che il "ragazzino" Stephen King si sia appena presentato al grande pubblico. Autore di oltre una quarantina di romanzi, due raccolte di romanzi brevi, otto raccolte di racconti, apparso, con uno o piu' suoi racconti, nelle antologie di autori vari, autore di tre saggi, con le sue storie spessissimo frutto di ispirazione cinematografica e televisiva, sembra essere ieri da quando si è presentato al mondo nel 1974 con Carrie.
Un dramma, per fortuna da cui è uscito illeso, ha rischiato di portarcelo via anzitempo. Ma ora,dopo un po' di anni ormai dall'accaduto, sembra che quello spiacevole incidente lo abbia rinvigorito ulteriormente, dandogli ulteriore forza vitale. E questa ovviamente, non poteva non confluire nella sua ispirazione letteraria, che ha ripreso a macinare storie su storie, all'insegna del brivido e del terrore. Fantascientifico ma con legami con la realtà facilmente individuabili.


E' uscito proprio oggi in Italia, THE DOME (Sperling&Kupfer,1037 pp., euro 23,90). In realtà il libro è stato pubblicato in anteprima in Italia. Negli States infatti la sua uscita è prevista per novembre.

Inutile sottolineare come ci si aspetti sempre molto da questa penna prolificissima, in grado di costruire dal nulla un'intero universo di immaginario e incollare milioni e milioni di persone alle sue pagine. E' certamente da annoverare tra le personalità di maggior spicco del 20° secolo e, perchè no, ci si augura anche del 21°.


La trama di The Dome, che segue in Italia l'uscita nel 2008 di Duma Key, è la seguente:

È una tiepida mattina d'autunno a Chester's Mill, nel Maine, una mattina come tante altre. All'improvviso, una specie di cilindro trasparente cala sulla cittadina, tranciando in due tutto quello che si trova lungo il suo perimetro: cose, animali, persone. Come se dal cielo fosse scesa la lama di una ghigliottina invisibile. Gli aerei si schiantano contro la misteriosa, impenetrabile lastra di vetro ed esplodono in mille pezzi, l'intera area - con i suoi duemila abitanti - resta intrappolata all'interno, isolata dal resto del mondo. L'ex marine Dale Barbara, soprannominato Barbie, fa parte dell'intrepido gruppo di cittadini che vuole trovare una via di scampo prima che quella cosa che hanno chiamato la Cupola faccia fare a tutti loro una morte orribile. Al suo fianco, la proprietaria del giornale locale, un paramedico, una consigliera comunale e tre ragazzi coraggiosi. Nessuno all'esterno può aiutarli, la barriera è inaccessibile. Ma un'altra separazione, altrettanto invisibile e letale, si insinua come un gas velenoso nel microcosmo che la Cupola ha isolato: quella fra gli onesti e i malvagi. Tutti loro, buoni e cattivi, dovranno fare i conti con la Cupola stessa, un incubo da cui sembra impossibile salvarsi. Ormai il tempo rimasto è poco, anzi sta proprio finendo, come l'aria...


READ MORE - Il nuovo "Re" nelle librerie

I "Mulini a vento" provano ad alzare la voce


Iniziative a favore della cultura (a parole, a fatti vengono pero' tolti i fondi e chiuse librerie su librerie), promesse, ovviamente mai mantenuti dal signor Sandro Bondi e dai suoi compagni di schieramento. Il Governo è sempre piu' passivo e indifferente alla cultura in Italia. A pensarci, una volta per tutte, per l'ennesima volta, a cercare di alzare un po' la voce coi fatti e non a parole, sono sei case editrici (Instar libri, Iperborea, Marcos y Marcos, Minimum Fax, Nottetempo, Voland) , piccole-medie case editrici ma ormai divenute e radicatesi come una vera e propria realtà per i lettori, che si sono unite nel gruppo dei Mulini a vento (http://muliniavento.wordpress.com/) e hanno stilato un vero e proprio appello agli editori e ai librai affinchè venga stabilita una volta per tutte una legge (come già c'e' in Francia e in Germania, ad esempio) che limiti sconti e promozioni, che fanno gola ai lettori, ovviamente, tra cui il sottoscritto, ma sconti e promozioni selvagge e senza alcuna regolazione rischiano di arricchire le grandi catene, già in possesso di soldi e potere a go-go, e uccidere piccole case editrici (spessissimo quelle piu' attive e che lanciano autori e libri che poi "fanno soldi" passando alle grandi firme editoriali) e i librai. Ed è tutto molto triste e perfettamente in linea con quello che è il quadro generale, soprattutto nel nostro paese: si avvantaggia chi ha già potere, proprietà e soldi da vendere e si uccide chi ha grande talento, passione e storia e tradizioni e non puo' competere a livello economico con le grandi potenze del settore.
Sembra strano leggere da parte di un lettore come me una difesa cosi' forte e ancorata a case editrici che chiedono ad alta voce una "riforma" e una regolamentazione che a livello economico va contro il mio stesso interesse, ma se è vero questo, è anche vero che se dovessero scomparire, il danno per me sarebbe doppio, triplo, quadruplo, via dicendo. La perdita culturale in seguito a una loro ipotizzabile uscita di scena, avrebbe ripercussioni tremendamente piu' serie di un maggiore controllo su promozioni e sconti.

A tal proposito, un libraio di Torino, Rocco Pinto, scrive:

Periodicamente in Italia, in concomitanza con la chiusura di librerie importanti - penso a quelle del Giallo e Palazzi di Milano, alle storiche Lattes e Druetto di Torino - si lanciano appelli per salvarle. Salvarle dalle «catene» e dai supermercati sempre più aggressivi, dagli affitti folli dei centri storici, salvarle perché rappresentano un patrimonio culturale e territoriale. In Italia e all’estero i piccoli negozi, le drogherie, le profumerie, le mercerie hanno lasciato spazio ai supermercati, ai megastore. È capitato dappertutto e forse è inevitabile. Per le librerie non è così. In Francia, Germania, Spagna ci sono leggi sul libro che permettono al libraio di fare il suo mestiere affrontando il mercato. In Italia no: non ci sono regole, quelle poche che ci sono vengono aggirate, il settore è in preda a una promozione continua. L’unica regola è lo sconto, che vede protagonisti catene e supermercati, mentre le librerie indipendenti non sono in grado di andare avanti in un mercato drogato. L’Italia è il paese dei premi letterari e dei Festival ma più della metà della popolazione non legge neanche un libro all’anno. La domanda è: quanto sono utili e a chi, se non fanno crescere i lettori? Forse servono politiche di promozione della lettura che facciano aumentare biblioteche e librerie. Si parla di librerie che chiudono e mai di quelle che dovrebbero aprire. Lo sviluppo economico del Sud, per esempio, passa anche dalla sua crescita culturale. Un Paese civile ha bisogno di scuole, librerie e biblioteche efficienti. C’è bisogno di una legge su modello di Francia, Germania, Spagna. In Inghilterra la liberalizzazione dello sconto ha portato alla chiusura della maggioranza delle librerie indipendenti. Gli sconti selvaggi dei supermercati hanno portato addirittura le catene a chiedere una legge. Forse è il caso di arrivare a una serrata di tutte le librerie, per far capire ai lettori la gravità della questione. Con un manifesto sulle nostre vetrine che spieghi la necessità di una legge. In questi anni sono stati presentati alcuni progetti, tra cui quello del senatore Ripamonti su modello della legge Lang. Non hanno trovato seguito. Forse dobbiamo prendere esempio dai benzinai che, per rivendicare i propri diritti, chiudono le loro pompe di benzina, e noi tutti a fare il pieno. Magari vedremo gli italiani fare il pieno di libri.

Il lettore come la prenderà? Bella domanda. Sconti e promozioni permettono, almeno sulla carta perchè nei fatti non è propriamente e sempre cosi', risparmi non indifferenti nelle tasche degli italiani, ma con le agevolazioni e i notevoli privilegi accordati alle grandi librerie, il mercato del libro automaticamente viene falsato, squilibrato, agonizzato. E le notizie, sempre piu' in rapida successione già ora che sembra essere un autentico cataclisma, di chiusure di librerie storiche, non saranno piu' notizie. Cosi' come probabilmente la nostra casa editrice preferita (se non sono feltrinelli, mondadori, einaudi) sarà destinata a evaporare. E con essa anche una bella fetta di cultura. Ma in un paese in cui vendono di piu' i supermercati rispetto ad alcune librerie specializzate, non ci sarebbe nulla di cui sorprendersi.

Ci vorrebbe un compromesso. Certi prezzi sono oggettivamente fuori portata (e non c'e' alibi che tenga). Il lettore si sente preso con l'acqua alla gola, in un certo senso (e non ha tutti i torti, anzi). Le librerie piccole, in un mercato in cui la concorrenza è spietata e spesso sleale, sono prigioniere di un sistema che non funziona granchè bene. Diminuire le promozioni selvagge nelle grandi catene e dare piu' possibilità in tal senso alle piccole case editrici e alle piccole libreria di concorrere, sembrerebbe il minimo che si possa fare. Chissà se qualcuno là in alto possa dimostrarsi sensibile a un problema che diventa sempre piu' spinoso e urgente...
READ MORE - I "Mulini a vento" provano ad alzare la voce

"La Stampa" e "Webster.it", gli intrecci del mercato editoriale

domenica 18 ottobre 2009

Di questi tempi è difficile fare soldi e mantenersi a galla, ma chi ha idee e intraprendenza, puo' dirsi fortunato. Legato ai quotidiani, in costante calo di vendite a parte qualche eccezione come La Repubblica e altre poche isole felici, risulta fondamentale il lavoro su inserti e iniziative extragiornalistiche (come ad esempio vendita settimanale, allegata al quotidiano, di un fumetto, di una guida culinaria, di un dvd).
La Stampa ha fatto qualcosa di piu'. Si è appoggiata a uno dei siti di vendita di prodotti culturali online, http://www.webster.it/, che io utilizzo spesso quando ho intenzione di acquistare un libro online. Insieme venderanno libri italiani e in lingua straniera, dvd, videogames. La libreria comprenderà oltre 3,7 milioni di libri. Dai best seller, ai testi universitari, ai classici, alle ultime novità, ai libri introvabili. E in piu', i cosiddetti remainders, libri scontati del 50%.

Webster è nato del 2000 e già comprende una clientela di oltre 600 mila utenti, che si dicono assolutamente soddisfatti e fidelizzati al sito. Che non è solo un sito, anzi, è un vero e proprio negozio/libreria online. Che offre ogni settimana, offerte e sconti molto vantaggiosi e la possibilità di risparmiare anche sulle spese di spedizione, spesso e volentieri argomento spinoso per gli acquisti fatti online.

www.webster.it/lastampa offrirà come webster.it e come altri simil-siti la divisione in reparti della propria "libreria" disponibile e la possibilità di tenersi continuamente aggiornati sulle ultime novità, semplicemente iscrivendosi alla newsletter del sito. Ovviamente sarà presente anche un motore di ricerca interno, con la possibilità di ricerca avanzata, sul titolo o sull'autore o ancora sulla casa editrice che si sta cercando.

Nel caso di un acquisto, è poi possibile seguire in tempo reale, lo stato della spedizione.

In questo "mondo difficile" (come direbbe qualcuno), viene premiato chi ha fiuto. E provare soluzioni diverse, cercare collaborazioni, espandersi in settori non propriamente di propria competenza, è il modo giusto per cercare di rimanere a galla. Che Lastampa abbia battuto una strada economicamente, vantaggiosa?
READ MORE - "La Stampa" e "Webster.it", gli intrecci del mercato editoriale

In aumento i lettori, in calo i fatturati

giovedì 15 ottobre 2009

Come scrive Mario Baudino in un articolo apparso su http://www.lastampa.it/, a Francoforte, l'Associazione degli Editori ha presentato tutta una serie di dati statistici, che fotografano quello che è stato il 2008 per l'editoria libraria.

Si evincono alcune considerazioni:

- il 44 per centro degli italiani ammettono di leggere almeno un libro all'anno, contro il 43 del 2007
- il fatturato è sceso del 3%, passando a 3,5 miliardi di euro. Ma continua a calare.
- il libro ha risentito meno della crisi rispetto a altri generi di prodotti di consumo.
- nella crisi del libro hanno risentito di piu' le pubblicazioni scolastiche. Meglio invece editori di romanzi, saggi, manuali, inchieste
- librerie indipendenti in crisi sempre piu' acuta (sempre piu' librerie indipendenti costrette a chiudere), a causa delle grandi catene che continuano ad espandersi sul territorio nazionale

Il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro ha annunciato la nomina di Gian Arturo Ferrari, in uscita dalla Mondadori, a direttore del Centro per il libro. Che il governo si stia finalmente muovendo per prevenire una crisi ben peggiore e invogliare alla lettura il cittadino italiano?
READ MORE - In aumento i lettori, in calo i fatturati

A proposito di "un libro al giorno"....

mercoledì 14 ottobre 2009

Leggere un libro al giorno...come se fosse facile. Mette già brividi di adrenalina e soggezione leggendo una promessa del genere, figurarsi metterla in pratica e vederla realizzata nei fatti. Diciamocelo, è innegabilmente un po' il sogno nel cassetto del lettore medio. E non per questioni statistiche, per tirarsela cercando di apparire agli altri un grande intellettuale o per guardare tutti dall'alto verso il basso ostentando le proprie capacità fuori dal comune. No, penso che il lettore quello autentico, appassionato, su cui la lettura ha effetti terapeutici verso tutti i malesseri, legga perchè non puo' proprio fare a meno di leggere, perchè leggere è una passione travolgente, che non puo' essere dimostrata a parole. E' un'esperienza intima, troppo personale per essere raccontata e compresa da tutti.
Dicevo, un libro al giorno. Si potrebbe aggiungere ai punti di sospensione, "toglie il medico di torno". Magari fosse cosi' semplice. Certamente, pero', leggere aiuta lo spirito e l'allenamento della mente, oltre che ovviamente accumulare cultura e passare del tempo piacevole immergendosi in ambienti e vicende diverse dalla propria in cui si vive "dal vivo". Pero', e c'e' un pero' non qualsiasi e non cosi' marginale alla questione, ed è il fatto che ci sono alcune variabili che incidono pesantemente anche solamente sulla possibilità (non dico della riuscita dell'intento) di tagliare un traguardo del genere: prima variabile, il tempo. Forse la risorsa piu' scarsa che abbiamo oggi. Non abbiamo tempo. Ed è la verità. Il tempo passa a velocità della luce e i nostri impegni, le nostre occupazioni, le nostre attività ci portano via quel poco tempo a disposizione. E quindi? La notte in teoria andrebbe dormita, senno' come si fa il giorno seguente? Pero', effettivamente la notte, se non fosse che poi il giorno seguente la giornata tipo ricomincia da dove ha smesso soltanto poche ore prima, potrebbe essere una soluzione.L'altra variabile, è dolorosamente economica. I soldi. Purtroppo viviamo un momento storico decisamente particolare, dove la crisi è autentica, provata e riprovata, subita, esperita, materialmente. E non è, come invece dice qualcuno che la fa facile visto che non viene minimamente toccato dai problemi quotidiani e strozzanti del cittadino medio, che la crisi è MEDIATICA, che la crisi l'hanno inventata e decisa solo la stampa per dare addosso alla sua persona. I soldi sono determinanti. Ma è anche vero che anche in questo caso, alternative sicure ci sarebbero: biblioteca, libro scaricato dal web, librerie dell'usato (veri e propri mondi dell'occasione imperdibile). Ma penso che ci voglia anche un'altro elemento, inscindibile: la concentrazione, che in una metropoli caotica o un mondo familiare intenso e attivo non è possibile trovare sempre. Anzi, è una rarità. Anche la velocità di lettura, è un altro parametro che interviene. Ognuno legge a una certa velocità, c'e' anche chi ritorna su certi passaggi rileggendoli, c'e' chi corre come un treno riuscendo ad immagazzinare bene tutto quanto, chi ha bisogno di leggere piu' lentamente altrimenti le parole scappano incontrollabili e si perde il contatto con la storia. Quindi, a mio parere dietro il "leggere un libro al giorno" c'e' tutto un mondo di incastri di situazioni che devono completarsi perfettamente e convivere, difficile da poter realizzare. La continuità, la costanza, senza far diventare una passione un mezzo obbligo o una semplice quanto scialba e neutra prova d'esame o una gara statistica, è determinante. Io non riuscirei, perchè almeno (come minimo) uno di questi elementi salterebbe. Ammiro chi ci riesce, perchè alla possibilità di provarci coniuga la volontà di riuscire nell'intento. Se mi regalassero il tempo, soldi, la garanzia di una vita abbastanza lunga per dedicarmici e un mondo che mi promette di fare il bravo bambino, forse sarei pronto a provare a seguire il sentiero battuto da questa signora Nina di anni 46.
READ MORE - A proposito di "un libro al giorno"....

La donna da "un libro al giorno"

NEW YORK - La signora legge in giardino, sul trattore, sulla panchina, in spiaggia, sulla neve. Legge di giorno e di notte, al tavolino e a letto. Il medaglione che sfoggia in petto dice tutto: un omino che legge sul gabinetto. Naturalmente la signora, che faceva l'avvocato, specializzata in cause ambientali, sa bene che la lettura, a questi ritmi, è un lusso che si può permettere perché la serenità economica aiuta. Ah, certo, i ritmi: un libro al giorno. Un libro al giorno per un anno, 365 libri dal leggere tutti di un fiato, dall'alba al tramonto. Ma non pensiate che quella di Nina Sankovitch, 46 anni, da Westport, Connecticut, sia una sfida snob e demodée: al fruscìo della carta stampata la signora non disdegna lo schermo del computer. Anzi. La signora è una vera blogger e redallday.org, "leggi tutto il giorno", si chiama il sito in cui incasella, uno a uno, i libri che ha letto e di cui offre, uno per uno, una sua recensione. Oggi siamo a quota 350, la signora ha cominciato giusto un anno fa, era il 28 ottobre, il giorno del suo 46esimo compleanno: L'eleganza del riccio, il bestseller di Muriel Barbery, è stata la prima scelta, poi a ruota Gli emigrati di W. G. Sebald, Un giorno per morire di Jean Claude Izzo, e vai così. La signora legge di tutto, alto e basso, Thomas Pynchon e l'ultimo noir. L'unico relax dal testo scritto, rivela al New York Times, è una puntata di New York Csi in tv: il poliziesco distrae sempre. Non punta a nessun record, non è una bibliofila, dice: "Leggere, scrivere, leggere per 365 giorni". Perché lo fa? "Perché no?" è la risposta. "Amo leggere, non c'è altra cosa al mondo che vorrei fare di più, e con il blog voglio dividere la mia gioia". Solo questo?
OAS_RICH('Middle');
C'è anche un bel reparto italiano nella libreria della signora. Non è una studiosa di letteratura: segue l'istinto. Sembra un personaggio uscito da Italo Calvino: Se una notte d'inverno un viaggiatore, la lettura come magnifica ossessione. "Non l'ho letto", dice. Punto. Di un grande come Alberto Moravia, per esempio, ha letto un romanzo minore: L'amore coniugale. Ma non è un caso: è un romanzo che racconta la storia di uno scrittore che si perde nella scrittura. Nina ne è attratta: "Le due pagine in cui il narratore critica la sua stessa scrittura potrebbero servire come ottimo esercizio per ogni scrittore". Ha letto anche Montalbano, Nina, La pazienza del Ragno: "Camilleri ha tutto quello che io adoro in un poliziesco: bella ambientazione piena di dettagli sul paesaggio e sul cibo, una varietà di personaggi che sono tanto interessanti quanto caratteristici del luogo...". A Nina piace l'Italia dei dettagli, l'Italia verace: "Recentemente ho letto Valeria Parrella e ho amato quelle sue piccole storie ambientate a Napoli". Ha già in programma un altro noir italiano: "Questa settimana o la prossima voglio leggermi Poisonville di Massimo Carlotto e Marco Videtta", che sarebbe la traduzione di Nordest. Noir, ancora noir. "Oh, se è per questo ho letto quella grandissima raccolta di brevi storie noir, Roma Nera", dice: ed è una raccolta curata da Chiara Stangalino e Maxim Jakubowski per il mercato anglosassone, racconti di Antonio Scurati, Carlo Lucarelli, Tommaso Pincio, Enrico Franceschini, Nicola Lagioia. Tra pochi giorni l'esperimento finirà: ma il 28 ottobre del 2009 sarà davvero l'ultimo del suo blog? "Io così sto anche cercando di alleviare il dolore che sento da quando ho perso mia sorella, quattro anni fa, dopo una breve malattia. Quest'anno ho l'età che lei aveva quando è morta. Era troppo giovane per morire, amava tantissimo la lettura. E io non riuscirei mai a colmare neppure una frazione di tutte le letture che si è lasciata indietro". Leggi ancora, Nina, leggi finché puoi.


Autore dell'articolo: Angelo Aquaro
READ MORE - La donna da "un libro al giorno"

Da oggi la Fiera del Libro di Francoforte

La più grande fiera del mondo guarda in faccia la crisi: per la prima volta alla Buchmesse, che si apre oggi a Francoforte, ospite d’onore la Cina, gli editori calano da 7373 a 7314, e diminuiscono anche gli addetti ai lavori. Stati Uniti ed Europa dell’Est fanno economia. In compenso un sondaggio condotto dalla Fiera stessa su 840 case editrici internazionali rivela l’opinione diffusa: la crisi economica non inciderà sui programmi di espansione del digitale. È stata fissata anche una scadenza: nel 2018 l’editoria digitale sorpasserà quella su carta. È uno scenario credibile? Nel frattempo, la tecnologia informatica fa da padrona.Tutti guardano all’e-book e all’offensiva di Google, che in Germania è vista molto male. Come ha ripetuto ieri, nella conferenza di pre-apertura, il presidente degli editori tedeschi, Gottfried Honnefelder, bene ha fatto la cancelliera Angela Merkel a opporsi al progetto di trasferire milioni di testi su Internet. «Saremmo davvero costernati, però, se il presidente della Commissione europea - ha aggiunto - accettasse l’idea che scrittori e editori europei dipendano da un motore di ricerca che si muove essenzialmente in condizioni di monopolio».Il «vecchio» libro, intanto, resiste. Oggi l’Aie, l’associazione degli editori italiani, illustra, alla presenza del presidente della Camera Gianfranco Fini e del sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro, i dati del 2008: c’è stato un arretramento, anche più marcato nel primo semestre 2009. Ma proprio dalla Buchmesse il gruppo Gems (Longanesi, Garzanti e un’altra decina di case editrici, Bollati Boringhieri compresa) annuncia di aver acquisito il 35 per cento di Fazi. È un investimento ambizioso, all’insegna dell’ottimismo. E l’editoria italiana, forte di un buon incremento nella vendita di diritti all’estero, rilancia. Già nella prima giornata vengono annunciati due libri di impatto internazionale: il nuovo Camilleri di Sellerio, che anticipiamo qui sotto, e i diari inediti di Claretta Petacci, pubblicati da Rizzoli.


Autore dell'articolo: Mario Baudino


READ MORE - Da oggi la Fiera del Libro di Francoforte

Non riusciamo piu' a scrollarcelo di dosso

Ancora non è uscito nelle librerie ma, a quanto pare, già le prenotazioni toccano picchi altissimi. Su Internet Book Shop, come su Bol.it, uno dei canali di vendita online piu' importanti in Italia, è già li che svetta solitario ai vertici della classifica precedento libri già effettivamente sugli scaffali delle librerie come Indignazione di Philip Roth, La ragazza fantasma di Sophie Kinsella, Zia Mame di Patrick Dennis, tra gli altri.
Non ci si puo' muovere nel web, che compaiono sistematicamente banner pubblicitari inerenti l'uscita del nuovo libro di Dan Brown. Questo avviene da almeno una quindicina di giorni. Una bella pubblicità martellante, che entra prima o poi nella testa anche del consumatore scettico, indirizzandone la propensione al consumo. Occupa spazi culturali che non gli spettano. Colpa di chi, quegli spazi e quei momenti (molto piu' dei 15 minuti di popolarità che Andy Warhol pensa che chiunque dovrebbe avere) di ulteriore popolarità, glieli concede. Condannandoci a una punizione corporale a oltranza.
E' proprio vero, questo mattonazzo d'uno scrittore saccente, presuntuoso e banale ce lo dovremo sopportare ancora per chissà quanti anni. Continua a registrare incassi molto rilevanti, a spopolare praticamente in tutto il mondo.
Ricordo, sottolineandolo e scandalizzandomi (ci si chiede poi perchè si tenti di scaricare i libri dai peer to peer) il prezzo: 24 euro. Manco fosse un libro da premio nobel per la letteratura. Beato chi ci capisce qualcosa.
Con tutti i soldi che si sarà guadagnato negli anni, riuscirà Dan Brown a permettersi un'operazione chirurgica per modificare quel sorriso da ebete che si porta dietro sempre con sè?
READ MORE - Non riusciamo piu' a scrollarcelo di dosso

Il libro "condiviso"?

Non piu’ solo musica e film. Il traffico di condivisione del prodotto culturale si è allargato anche ai libri. Con la nascita dell’e-book o e-reader, ovviamente. Rappresenta certamente la molla di una nuova fruizione dei testi letterari, un modo nuovo per appropriarsene senza dare un euro che sia uno all’autore e alla casa editrice. In un articolo, il New York Times parla di una nuova ondata quasi epocale, la “napsterizzazione dei libri”. Napster, come penso tutti sappiano, ha aperto le frontiere alla cosiddetta condivisione peer to peer, grazie alla quale oggi milioni e milioni di persone scaricano film, musica, documenti online gratuitamente, sfruttando semplicemente la possibilità messa sul tavolo da qualcuno che regala, mette a disposizione di chiunque voglia avvalersene, un prodotto culturale senza spendere un soldo per usufruirne.
Questa “napsterizzazione del libro” è in realtà ancora un fenomeno abbastanza marginale e di recentissima attualità. Ci si pone sempre, sistematicamente, da quando è nato napster, a un quesito che divide, spacca letteralmente la gente: sono dei veri e propri eroi della diffusione e condivisione di prodotti culturale, e quindi servono paradossalmente anche a vendere il prodotto originale facendolo conoscere al consumatore prima di andare in negozio e acquistarlo o sono dei ladri, che danneggiano autori e distributori? Quesito, come detto, che vede due schieramenti molto compatti e allo stesso tempo contrastanti.
L’e-book è vero che è qualcosa di recente e marginale, almeno relativamente, ma è anche vero che i dati in America mostrano uno spaventoso aumento di chi si affida all’ e-reader (228% in piu’ in un anno, 52 mila titoli online). Comincia a piacere. Perché ricorda il cellulare, perché ricorda l’i-phone e mai come oggi le persone hanno una cosi’ enorme familiarità con determinate tecnologie ed è ormai piu’ abituata a parlare per sms che a voce, o a scrivere su una tastiera che non a mano. Anche il linguaggio oggi si è profondamente modificato con le nuove tecnologie rispetto al passato neanche poi cosi’ lontano. Ma cio’, inevitabilmente, costituisce il terrore per editori e autori: una certa tecnologia ha il supporto di altre tecnologie e insieme collaborano. Leggi su e-reader, scarichi da internet il file del libro completo, lo inserisci nell’e-book e leggi il libro che altrimenti, cartaceo, lo avresti pagato anche 24 euro. Questo è il nodo, sempre piu’ intricato del problema. L’ultimo libro di Dan Brown, Lost Symbol, in uscita in Italia il 23 ottobre, ha per esempio già online, scaricabile, 166 versioni sui siti di scambio illegale di file. La musica, i gli autori, le case discografiche, resisi conto del fatto che è battaglia ardua, infinita e impossibile da debellare contro la musica gratis online, han deciso di cercare percorsi tali per cui comunque queste violazioni legali portino comunque dei vantaggi. La musica online per esempio potrebbe far conoscere un artista e magari l’utente è spinto all’acquisto del cd. O magari viene spinto ad acquistare biglietti per i concerti. Ed è il concerto, ormai, la pista di guadagno da battere oggi come oggi da un cantante. Impossibile e neanche pensabile, che nell’era di internet, di emule, di torrent, un autore musicale possa basare le proprie ambizioni di guadagno sulla mera vendita di cd. Bisogna guardare, obiettivamente, in faccia la realtà senza scandalizzarsi piu’ di nulla. Si dice, per i file book, che serviranno molto per far risparmiare spazio alla gente in casa, a volte costretta a vendere libri cartacei per trovare posto a una culla, a una credenza, a un armadio. Si, è vero ma secondo me è un mezzo-falso problema. Al centro di tutto, come sempre, c’e’ il prezzo. Il caro-prezzo dei libri scolastici è un problema serio, ad esempio. Ma anche per quanto concerne la narrativa, c’e’ da preoccuparsi. Basti vendere, quanto verrà a costare in Italia il libro di Dan Brown, 24 euro. Troppi, impensabili, un insulto alla miseria in questo periodo di crisi nera che tocca un po’ chiunque. E le case editrici dovrebbero capirlo. Come successo alle home video, credo che lo abbiano compreso e abbiano fatto passi concreti troppo tardi, quando ormai la sbagliata politica di prezzo ha dato via a un traffico online di prodotti cinematografici che non accenna a frenarsi. Anche perché, la condivisione è diventata quasi una cultura.
E allora, se intendiamo valorizzare la cultura, che la cultura riceva aiuti economici da chi ci sguazza, bisogna darsi una svegliata ed evitare di andare, con prezzi fuori da ogni logica umana, a colpire la gente che ha voglia di leggere, guardarsi un film, ascoltare musica e che è costretta a scegliere tra spendere per beni di prima necessità e un prodotto da tempo libero. Finchè qualcuno non farà un passo concreto in tale direzione, la condivisione online crescerà e non potrà piu’ essere definita con tanta rabbia da chi perde soldi, illegale. Perché chi si arrabbia e sporge querele, è il primo responsabile di un sistema di vendite e promozione della cultura che non funziona piu’.

dati statistici raccolti da http://www.repubblica.it/
READ MORE - Il libro "condiviso"?

Libro revolution

lunedì 12 ottobre 2009

L'editoria, si sa, ha un lontano debito con la sartoria, dato che le pagine hanno iniziato a fare un libro solo quando sono state ben cucite insieme. Non è strano allora che la parola 'snippet', molto usata da chi si occupa di editoria elettronica, arrivi dritta dai laboratori tessili: è lo scampolo, il ritaglio di stoffa. Qualche decennio fa il termine è passato all'informatica (a indicare il frammento di un codice sorgente) e di lì è arrivato alla sua terza vita, quella che lo sta facendo diventare comune a tutte le lingue: snippet è anche lo stralcio di un libro messo gratuitamente on line. Di solito l'introduzione, un capitolo, o solo l'indice. A cosa serve pubblicare sul Web uno snippet? Ancora con precisione non si sa. Molti editori però hanno messo in Rete gli snippet dei loro titoli - chi con avarizia, chi con più generosità - per vedere l'effetto che fa: cioè se alla fine vende di più o di meno, se viene promozionato o cannibalizzato. Un modo come un altro per affrontare l'ignoto, cioè il futuro del libro nell'era in cui tutto è digitalizzato e circola liquidamente nel Web. Un tema attorno al quale da qualche mese stanno volando gli stracci, e non potrebbe essere diversamente visto che sono contemporaneamente in gioco interessi industriali e una questione rilevante come la diffusione del sapere. Partiamo dai primi. Una multinazionale come Google sta digitalizzando 15 milioni di libri (ed è già a due terzi del lavoro) prendendoli dalle maggiori biblioteche del mondo per metterli on line. L'obiettivo è quello che hanno sempre avuto a Mountain View: fare di Google l'hub universale della conoscenza via Internet. Su alcuni di questi titoli, circa il dieci per cento, non ci sono litigi perché non più coperti da diritti d'autore. Il problema sono gli altri, soprattutto quelli ancora sotto copyright ma introvabili sugli scaffali delle librerie: sei-sette milioni di volumi. Secondo Google renderli disponibili al pubblico è cosa buona e giusta, perché consente la famosa 'coda lunga' grazie alla quale chiunque potrà comprare i titoli fuori catalogo, rari, di nicchia.
In teoria agli editori l'idea di fare ancora un po' di soldi con libri che ormai non fruttavano più niente ovviamente piace. Ma poi ci si è accapigliati sul come: conviene davvero dare tutto a Google e prendersi un forfait? O è meglio mettere i testi in vendita per conto proprio? E se si accetta il forfait, quanto deve essere? E gli snippet che Google mette gratis on line quanto devono essere ampi? Eccetera. Sembrano technicalities ma si sta litigando parecchio, con l'aggiunta di ulteriori complicazioni: ad esempio, gli editori europei fanno le bizze e rifiutano un accordo come quello proposto da Google ai loro omologhi americani. Sempre in Europa, i governi sono perplessi all'idea che il patrimonio culturale del Vecchio Continente diventi patrimonio di un sito Usa. Mentre alcuni concorrenti di Google - tipo Amazon, Yahoo! e Microsoft - si rivolgono all'Antitrust per fermare quello che secondo loro è un progetto monopolistico.Ma se gli addetti ai lavori sono persuasi che alla fine la questione delle 'code lunghe' si risolverà - in fondo conviene a tutti - altrettanto diffusa è la convinzione che lo scontro in atto sia solo un piccolo antipasto di quello che accadrà domani, quando tutti i libri (compresi quelli usciti da poche ore) inizieranno a circolare liquidamente sul Web, con infinite copie realizzate in pochi secondi e successiva disponibilità degli stessi in ogni angolo della Rete, dai siti peer-to-peer ai social network. Qualcuno immagina un replay di quello che è accaduto alla musica: una fase di pirateria selvaggia e una, successiva, in cui le copie illegali e quelle autorizzate finiscono per convivere nel Web. Ma la storia di Internet insegna che niente si ripete mai allo stesso modo, soprattutto se diversi sono i contenuti e i suoi fruitori. E il fatto che ora si parli di libri - strumenti di sapere e di emancipazione sociale e civile, non solo di entertainment - andrà inevitabilmente a mettere in dubbio anche a livello politico il concetto stesso di proprietà intellettuale.

In fondo non è che il copyright sia sempre esistito: è nato alla fine del 1500 in Inghilterra come 'privilegio di stampa' dei tipografi e si è esteso agli autori solo nel Settecento, quando è stata elaborata la dottrina della proprietà intellettuale. Insomma, il copyright così come lo conosciamo è frutto di una precisa tecnologia (la stampa su carta) e di un'epoca economica (l'affermarsi della borghesia). A una tecnologia diversa e un'epoca economica differente può corrispondere senza scandalo una diversa visione della proprietà intellettuale. Di qui la nascita, negli ultimi anni, della cultura hacker e dei partiti dei pirati, che in Italia sono ancora considerati un fenomeno folcloristico ma nel Nord Europa vanno aumentando i loro consensi, specie nelle fasce più giovani. Il movimento dei pirati, nato in Svezia nel 2006, è diventato in pochissimo tempo la terza forza politica del Paese e quest'anno ha superato il 7 per cento dei voti, esprimendo il suo primo parlamentare a Strasburgo. Sconfinato rapidamente in Germania, il Piratenpartei ha ottenuto un due per cento alle politiche: ma se avessero votato solo i neoelettori, i diciottenni, avrebbe preso il 13 per cento. I temi che pone questo movimento sembrano ineludibili: la diffusione del sapere è il primo obiettivo di ogni società, quindi il compito della politica è rimuovere gli ostacoli a questa diffusione, e anzi incentivarla. Come? Più banda larga, più infrastrutture digitali e più educazione al Web, certo, ma anche meno diritti d'autore. Perché secondo i pirati se alla fine si fa il conto dei vantaggi e degli svantaggi una società si sviluppa di più - anche in termini economici, di ricchezza - quando il sapere circola liberamente. Utopia, eversione, anarchismo? Neanche tanto: se si sfrondano le opzioni dei pirati da un po' di ideologismi, ci si trova molto buon senso. Lo ha spiegato, appena arrivato all'Europarlamento, lo svedese Rick Falkvinge rivolgendosi ai colleghi in aula: "Scusate, ma se le biblioteche pubbliche prestano titoli cartacei coperti dal diritto d'autore a titolo gratuito da un secolo e mezzo, mi sapete spiegare perché lo stesso non debba poter avvenire, per uso privato, anche on line?". Di qui una serie di richieste altrettanto pragmatiche, come la punibilità per la violazione del copyright solo se questa viene realizzata a scopi commerciali e l'abbassamento a cinque anni della durata della proprietà intellettuale: un modo, secondo Falkvinge, per consentire agli autori di ottenere un equo compenso liberando tuttavia l'opera al pubblico dominio in un tempo breve.Tutte idee che fanno venire i brividi alla schiena agli editori, ma che iniziano a essere discusse con meno paura proprio tra coloro che in teoria dovrebbero essere i maggiori beneficiari della proprietà intellettuale, cioè gli autori. Al contrario di quel che avviene nella musica, nella maggioranza dei casi i creatori di opere letterarie (romanzi, saggi o altro) pensano che i ricavi economici immediati non costituiscano il loro principale 'ritorno' dalla pubblicazione. E che gli appagamenti derivanti dalla propria opera siano spesso indiretti, variando a seconda dell'autore e dello scopo del libro: si va dalla semplice soddisfazione di aver fatto circolare le proprie idee rendendole materia di dibattito civile e politico, alla carriera accademica, alla notorietà-vanità personale, fino ai benefici indiretti di tipo anche economico derivanti dalla notorietà.Di qui la possibilità che la prossima diffusione di e-reader (i lettori elettronici di libri, come il Kindle di Amazon che sta per arrivare in Europa) e la conseguente esplosione dell'editoria libraria on line porti a scenari diversi da quelli che hanno caratterizzato il destino della musica in Rete. Con gli autori di libri che - a fronte di qualche pionieristica case history in cui un volume liquidamente circolante on line porti notorietà e vantaggi indiretti più attraenti e rilevanti rispetto al semplice copyright - tendano gradualmente a liberarsi di loro volontà dall'intermediazione di un editore. E con l'ipotesi che l'attuale proprietà intellettuale - rigida e lunghissima - vada frammentandosi in una galassia infinita di forme per quanto riguarda non solo la durata, ma molto altro, compreso l'uso che ne farà il fruitore. Esempi di queste sfumature sono già oggi offerti dalle cosiddette licenze Creative Commons, che hanno al loro interno tante possibilità di licenze diverse.


E siccome non è detto che il libro cartaceo debba morire- come la tivù non ha ucciso la radio, eccetera - è possibile che l'intera editoria libraria vada caratterizzandosi proprio per la sua estrema biodiversità: libri cartacei rilegati (come ora) e venduti soltanto off line; libri di carta che però hanno un'edizione completa anche in Rete; libri di carta che on line hanno soltanto qualche capitolo; libri che vivono prima solo su carta e, qualche anno dopo l'uscita, solo in Rete; libri sul Web che chiederanno di essere pagati in tutto o in parte; libri in Internet che invece saranno gratuiti in nome della circolazione delle idee; libri digitali che però ci si potrà stampare e rilegare 'on demand' all'università o nella copisteria più vicina (Google ha appena presentato la sua Espresso Book Machine proprio a questo scopo). E così via.Tutto molto 'su misura', tutto ritagliato sia sull'autore sia sul lettore: perché evidentemente è destino che l'editoria abbia un debito con la sartoria.

Fonte: l'espresso
Autore dell'articolo: Alessandro Gilioli
ha collaborato Alessandro Longo
READ MORE - Libro revolution

Ann Beattie, l'evento è lei

sabato 10 ottobre 2009

Dicevo, Ann Beattie ha 62 anni ma ha l'entusiasmo e la passione appiccicati alla pelle che sembrano quelli di una 18enne in rampa di lancio, alla quale è stata data una possibilità per diventare qualcuno che conta in questo mondo miserabile. Fin dalle prime battute, si è rivelata subito una persona molto piacevole, molto intelligente (e non è sempre scontato che gli artisti lo siano, perchè un conto è il talento e un'altro conto è l'intelligenza, guai a confondere le due cose) e molto ironica (l'ironia è un importantissimo ingrediente dell'intelligenza). Sorriso stampato sulle labbra, nonostante in Italia si presenti come una debuttante, cosa che era negli States circa 35 anni fa, e non prova imbarazzo. La colpa d'altra parte, è di chi, a parte un suo libro uscito in Italia nel 1982, non l'ha mai presa in considerazione. Quindi, gli editori italiani, Minimum Fax a parte, si facciano un bell'esame di coscienza, soprattutto in relazione al fatto che si facciano aste forsennate a suon di milioni per scrittori che valgono si e no forse una mezza unghia incarnata della stessa Ann Beattie e di altri scrittori seminascosti o nascosti del tutto in Italia, che nessuno si prende la responsabilità di importare nel Bel Paese. Uno spreco, decisamente uno spreco di possibilità.

Tutta l'ora di domande, è stata molto stimolante, molto interessante, molto attiva, molto culturalmente viva. Paolo Cognetti e Matteo Bianchi le hanno rivolto domande, moltissime delle quali erano anche le mie. Ne pubblico ora solo una parte.


Domanda: CHE EFFETTO LE FA PRESENTARSI DA ESORDIENTE IN ITALIA, LEI DI CUI SI PUO' DIRE QUASI DI TUTTO TRANNE CHE è UNA SCRITTRICE ESORDIENTE?

Risposta: Premetto una cosa, avendone qui in Italia finora parlato sempre, mi sembra di vivere in una commedia e il libro mi sembra molto piu' divertente di quello che in realtà sia. Tornando alla domanda, sicuramente non fosse stato ripubblicato (da Minimum Fax n.d.r.) in Italia, non lo avrei riletto. E' stato rileggendolo che mi sono divertita, che mi ha permesso di riportarmi all'epoca in cui l'ho scritto, in quell'epoca cosi' lontana da oggi. Mi ha fatto un certo effetto a partire da una rilettura del mio libro, rivedere la società cosi' com'era a quei tempi. Non so la reazione da parte degli italiani al libro quale sia stata. Ho fatto fatica persino a comprendere in tutti questi anni quella degli americani, figurarsi di lettori stranieri al mio paese (e qui ride).

Domanda: Cos'è tutto questo freddo che c'e' nel suo libro, come il titolo ben evidenzia? A quei tempi sono usciti anche IL GRANDE FREDDO e TEMPESTA DI GHIACCIO di Rick Moody, avete qualcosa in comune?

Risposta: Il titolo è chiaramente metaforico e si sviluppa su binari diversi. La vita dei personaggi è pervasa da un'ironia verso la propria esistenza, che rispecchia il loro distacco dalla vita stessa, la loro delusione per un'esistenza che non è affatto quella che sognavano potesse essere. La popolazione del dopo-guerra in Vietnam è ancora paralizzata per quanto avvenuto e quindi già in questo si puo' vedere il distacco di cui parlavo. Il paragone con il libro di Moody in effetti ci puo' stare ma penso che nascano e si sviluppano su temi centrali differenti. Il mio per esempio, contempla al centro dell'attenzione i ritratti psicologici dei personaggi, è questo che mi interessa, e non solo di uno strato sociale in un dato periodo storico.

Domanda: COME HA FATTO A RENDERE IL RITMO NEL LIBRO? AVEVA QUALCOSA GIà DI FICTIONER AI TEMPI? COME HA RESO QUESTO RITMO CHE PORTA IL LETTORE A LEGGERSI IL LIBRO IN POCO TEMPO?

Risposta: Per Charles, il protagonista principale, provo una certa empaia e lo trovo comico nelle sue manie, fissazioni, ossessioni. E' un po' nevrotico (questo lo aggiunge Martina Testa, traduttrice e direttore editoriale di Minimum Fax, durante la traduzione della risposta di Ann Beattie n.d.r.). Volevo trascrivere in tempo reale e in presa diretta le sue fissazioni, trasportandole nella sua testa e facendole uscire dalla sua bocca attraverso i pensieri e non descrivendoli al di fuori della sua sfera intima. Questo continuo flusso di pensieri che si intrecciano, mi ha permesso a livello narrativo di fermare il tempo narrativo e creare il personaggio attraverso cio' che accade nella sua testa

Domanda: LEI NELLA PREFAZIONE AL LIBRO HA ACCENNATO A UNA SORTA DI PRESENZA AUTOBIOGRAFICA. VOLEVO CHIEDERLE, IN CHE SENSO?COME SI è TROVATA A IMMEDESIMARSI, LEI CHE è UNA DONNA, NELLE VESTI DI UN UOMO (CHARLES)?

Risposta: L'ho scritto al tempo presente, era piu' facile coinvolgere un uomo perchè potevo vederlo con piu' vividezza davanti a me, senza dover confrontarmi con me stessa. Parlare di una donna, da parte di una scrittrice donna, la trovavo una cosa prevedibile e scontata. Nel libro ero un'osservatrice esterna dei personaggi e al tempo, in cui studiavo ancora ed abitavo in una casa studenti, ero attorniata di persone molto simili a quelli che ho prodotto nel libro, riproducendo diversi dialoghi che ho avuto in quel periodo, nel libro stesso. Quindi, avere una persona di sesso diverso dal mio mi dava una semplicità maggiore nel vederlo in modo piu' oggettivo.

Domanda: ABBIAMO LETTO CHE LEI INIZIALMENTE, QUANDO SOGNAVA DI DIVENTARE UNA SCRITTRICE, HA MANDATO 21 RACCONTI CONSECUTIVI AL NEW YORKER PRIMA CHE IL NEW YORKER GLIENE ACCETTASSE UNO. QUESTO TESTIMONIA DI UNA GRANDE TENACIA. COME HA FATTO, NONOSTANTE TUTTO, A NON MOLLARE MAI LA PRESA NONOSTANTE QUELLA SERIE INFINITA DI RIFIUTI?

Risposta: (ridendo) In realtà il New Yorker mi ha rifiutato una storia proprio pochissimi giorni prima di venire qui in Italia. Come faccio ora? In quel periodo stavo imparando a scrivere, senza corsi, master e laboratori,scrivere era una mia passione e me la sono costruita da sola. Gli amici mi sostenevano molto, leggevano con molto piacere i miei racconti e si esaltavano. Prima di mandarli al New Yorker, non li ho mandati da nessun'altra parte, e quindi non avevo idea di cosa volesse dire un rifiuto. Non conoscevo scrittori che mi potessero dare dei consigli a riguardo, nè conoscevo il mondo dell'editoria libraria. Pero' non avevo nulla da perdere in quei tempi, e mi era risultato semplice ritentare senza abbattermi e abbandonare quello che era il mio sogno.

Domanda: SI SENTE DI ESSERE STATA PARTE DI UNA CORRENTE, IL MINIMALISMO AD ESEMPIO (prosa scarna, personaggi archetipici che ho riscontrato anche in altri scrittori...)?

Risposta: Richard Ford diceva di Carver: quando uno scrittore va con tale forza verso una direzione e raggiunge risultati cosi' eccellenti, lo scrittore che scrive dopo di lui o nel periodo in cui già scrive lui, è impossibilitato a battere la stessa strada. Deve trovare delle alternative, dei percorsi diversi, proprio perchè i livelli raggiunti son talmente elevati che o sei un genio anche piu' di Carver o se segui il suo percorso ne esci con le ossa rotte. Carver era inimitabile. Io non mi sono mai sentita parte di una corrente specifica (e ride, perchè ogni volta le chiedono se si sente una minimalista, risponde simpaticamente che non ne puo' piu' delle stesse domande e di essere etichettata in questo modo n.d.r.). La definizione di corrente letteraria è sempre molto parziale, dai confini mai netti, ma sempre piuttosto sfumati. Carver era considerato un minimalista e lo si considera tale per lo stile con cui ha saputo lavorare. Ma non si prende mai in considerazione un fatto ben piu' importante, ovvero che Carver parlava sempre di aspetti sociali e politici molto rilevanti, dove venivano inseriti personaggi normalissimi, di classi sociale medio-basse. E' questo il punto focale, a mio parere. Cio' è piu' importante del carattere stilistico, attraverso il quale è partita la definizione di Carver come minimalista. E ha avuto un grande successo perchè parlava di cose che sembrava non si dovesse parlare. E i lettori ne sono rimasti subito molto affascinati. Altri, invece, come me, Mary Robison ad esempio, eravamo borghesi. E questo è una differenza determinante, che non si puo' tralasciare in discorsi come questi. Gli americani hanno sempre avuto e hanno tuttora il terrore degli intellettuali. Se lo scrittore ha la capacità di ambientare le sue storie in ambienti poco intellettuali, ecco che gli americani se ne innamorano subito.

Domanda: COME INCORAGGIA CHI INIZIA A SCRIVERE?

Risposta: Io insegno Scrittura Creativa in un'università in Virginia. E, avendo vissuto in prima persona aspirazioni, sogni del genere comprendo benissimo i ragazzi. Dico che non si puo' per forza di cose incoraggiare tutti. Incoraggio pero' molto ben volentieri coloro nei quali vedo del talento, naturalmente. La cosa fondamentale, che io ripeto spessissimo ai miei allievi e che non finiro' mai di ricordare loro, è di rendersi conto di come sia e sarà la vita e il lavoro di uno scrittore, toccandolo con mano, attraverso l'esperienza in prima persona, cercando di evadere da una visione romantica, che è facile costruirsi, del mestiere. Io sono molto onesta con loro e faccio un editing serrato, riga per riga, che a me è servito molto quando mi è stato fatto ed è estremamente utile. Non basta mettere i propri pensieri e le proprie emozioni su un pezzo di carta, ma serve molto anche conoscere e attenersi a certi standard tecnici che sono fondamentali.

Domanda: E' POSSIBILE, OGGI ABBIAMO SAPUTO DEL NOBEL PER LA PACE A OBAMA, DI QUALCOSA DI NUOVO PER IL PRESENTE E IL FUTURO? DI UN RITORNO AL PASSATO CHE HAI RACCONTATO CON MAESTRIA NEI TUOI LIBRI?

Risposta: Sono 0ttimista per natura, abbiamo tanto da farci perdonare.
READ MORE - Ann Beattie, l'evento è lei