Arrivederci, Josè

giovedì 24 giugno 2010



 Ci ha lasciato, cosi’, senza parole, improvvisamente.  Come sembra accomunare il destino dei piu’ grandi.
87 anni, si pensa sia una bella età, un momento della vita in cui una persona ha già detto e fatto tutto. Lui pero’ rappresenta un’eccezione a questa pseudo-regola dell’età come indicatore di cio’ che è stato fatto,  era un immortale, con la sua straordinaria lucidità che lo ha accompagnato fino alla morte avrebbe potuto regalarci tanti altri bellissimi momenti di lettura, tantissimi altri spunti di discussione, che non ci ha mai fatto mancare con ogni suo intervento pubblico. Che non è mai passato inosservato, spesso sollevando obiezioni,  scontri, botta e risposta, spesso andando a toccare il nervo scoperto di alcune personalità di spicco o lanciando tematiche scottanti.  Mettendoci la faccia, la penna, la sua straordinaria cultura e intelligenza, che lo ha reso una delle maggiori personalità della scrittura dei giorni nostri.
Si interessava a tutto, parlava di tutto, si esprimeva su tutto.  Lo ha fatto da giornalista, e poi da scrittore, con la sua consueta schiettezza,  di chi non intende mandarle a dire. Mai. E proprio per questo, forse, non ci ha pensato su due volte a pubblicare il suo Quaderno, i cui pensieri erano inizialmente pensati esclusivamente per il suo blog. Einaudi lo ha rifiutato, per ovvi motivi politici, non si puo’, in Italia, pubblicare qualcosa che si scontra con gli interessi del grande proprietario. Tanto per esaltare quella limpidezza e vene democratiche che sembra il nostro paese non voglia in alcun modo mostrare.
 Il suo capolavoro CECITA’ è un libro che va letto, riletto, apprezzato in ogni sua singola parola. Ha toccato le coscienze di tutti, anche le paure, le debolezze, ha innescato riflessioni, anche forti,  iniettando dubbi utili per fare una disamina molto attenta, intestina all’essere umano, sconvolgendo, muovendo pensieri, ribaltando convizioni che sembravano ormai acquisite.
Ogni scrittore, in quanto persona, dovrebbe riflettere la propria scrittura e i temi scelti rappresentano una delle voci della propria carta d’identità. In Saramago è sempre stato cosi’,  mostrandolo davanti a uno specchio si leggono i suoi libri. Che lasciano tantissimo, hanno  il sapore forte dell’immortalità, proprio come lui, che ha deciso cosi’, di lasciarci orfani di tutto cio’ che è stato per tutti. Mancherà a tutti. Ciao Josè.

1 commenti:

Unknown ha detto...

io ancora non ho letto nulla di suo... prima o poi ti chiedo di prestarmi qualcosa!
Giorgia come sta?