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- Matteo
- Ho 27 anni, mi sto specializzando in comunicazione, sono un accanito lettore, adoro il cinema e, ahimè di questi tempi, sono milanista. Ero un fanatico rossonero. Ora lavoro...al mio blog.
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C'è una fine per tutto, anche (purtroppo) per un mondo da sogno
martedì 27 ottobre 2009Pubblicato da Matteo alle 20:50 0 commenti
Popolare o talentuoso o entrambi
domenica 25 ottobre 2009
Popolare, un tempo, era un termine prevalentemente legato a una fruizione di un prodotto (che sia commerciale o culturale), da parte di strati di media-bassa lega sociale. Oggi, la considerazione che si ha del popolare si è evoluta di pari passo alla società, divenuta sempre piu' una società dello spettacolo, in cui l'immagine scavalca spesso e volentieri anche il valore meritocratico.
Non è mia intenzione quella di fare nomi (tanto si conoscono i nomi di quegli artisti che io detesto piuttosto profondamente), ma solamente di porre l'accento su alcune riflessioni che mi preme fare. Oggi, c'e' una cultura popolare, o meglio, c'e' una cultura che puo' essere a grandi linee definita cosi', senza volerla demonizzare o squalificare. Semplicemente è un dato di fatto. Oggi cosa preferisce la gente, in letteratura? Ecco, a me pare che sia necessario distinguere tra lettori molto prolifici e lettori che oserei definire occasionali, e tra questi due estremi tutto uno spettro di lettori intermedi. Ma quello che piu' mi preme considerare, è il fatto che, a grandi linee, mi sembra che chi legga piu' libri sappia anche stabilire una priorità in termini di qualità di cio' che legge. Mentre, da quello che osservo, i lettori occasionali, che sono parecchi, che dichiarano di leggere pochi libri all'anno, prediligano piu' libri di una certa leggerezza, i best seller, che non necessitano di un lavoro di ricerca e informazione personale profondo e appassionato. C'e' già la pubblicità che ti entra in casa che ti fa conoscere determinati prodotti culturali. Ed è cosi' molto piu' semplice e, sbrigativo nonchè meno faticoso, farsi attirare nella tela piuttosto che adoperarsi attivamente alla ricerca di un determinato libro o genere di lettura. Ovviamente ci sono anche eccezioni da distinguere, e casi che non appartengono alla categoria d'insieme da me colpevolmente ma necessariamente generalizzata: chi legge poco magari lo fa perchè ha effettivamente poco tempo per farlo e non perchè non è cosi' appassionato alla lettura, cosi' viceversa, chi legge tantissimo non è detto che sappia apprezzare libri di qualità. Si sta ragionando per approssimazione, inevitabilmente. Ecco, la cosa che mi chiedo è: quanto incidono i numeri nello stabilire se un prodotto è di qualità? C'e' una relazione stretta e indiscutibile tra l'aspetto meramente economico e quello artistico? A me è capitato di leggere tanti libri, di vedere tanti film bellissimi, di qualità, di estrema profondità che a livello di incassi e di vendite, sono andati incontro a flop davvero pazzeschi. Non è mia intenzione discriminare (e pertanto esprimere un giudizio che pretende di essere oggettivo) cultura popolare-bassa da cultura alta e di elite. Non avrebbe alcun senso. Ne' ho la presunzione di vestirmi da psicologo e sociologo e di delineare teorie improbabili sulla relazione persona-->comportamento d'acquisto del prodotto culturale-->intelligenza e cultura personale. E' piuttosto una mia curiosità. A volte si vive spesso di contraddizioni incomprensibili, di domande che ci si pone ma a cui non si riesce dare delle risposte. Una delle mie è proprio questa: qual è il confine tra POPOLARE e MERITOCRATICO, tra QUALITA' e NUMERI, tra IMMAGINE e TALENTO? Oggi è innegabile il fatto che l'immagine domini il palcoscenico, il primo contatto e la prima sensazione è fondamentale. E tutti sono un po' stregati dalla cultura dell'immagine. Ma la bravura, il talento, non rischia in questo modo di passare in secondo piano o sotto silenzio? Non ci sarà il rischio tra un po' di vedere persone di bellissimo aspetto fisico ma dalla cultura un po' fariginosa? Perdere contatto con la bellezza intrinseca delle cose per dare spazio a quella immediatamente visibile a prim'acchito? La televisione mi sembra stia già lavorando un bel pezzo in tale direzione. Per quanto riguarda la letteratura, piu' che la bellezza fisica, si guarda a una serie di caratteristiche del libro che inevitabilmente fanno e faranno sempre breccia nel lettore medio. Ad esempio il libro storico-sospiratore, pieno di azione, codici segreti da decifrare, scontri con le alte sfere istituzionali mondiali, ha avuto un'esplosione clamorosa con Dan Brown e a ruota tantissimi scrittori han deciso di battere questa strada e hanno avuto e hanno tuttoggi ragione. Cosi' come le storie su amori adolescenziali, hanno e avranno sempre presa perchè naturalmente ci saranno sempre lettori adolescenziali e l'immedesimarsi in personaggi fittizi, è un importante punto di riferimento per i giovani. Ci si chiede, per concludere, se in realtà popolare e talento non possano benissimo convivere pacificamente e senza pregiudizi, insieme. Io personalmente sono scettico a riguardo. E non per una questione pregiudiziale. E' la società di oggi che impone determinati standard a cui fare riferimento, per essere avviati al successo. O si hanno idee talmente originali e geniali da bucare un certo tipo di cultura che si è radicata oggi, o appare complicato che il talento possa prevaricare la comunicatività pervasiva del primo impatto visivo. Per fortuna, oggi ci sono ancora interessi incoraggianti a tenere a galla o addirittura a promuovere il talento nascosto. Facendolo emergere, dandogli libertà e possibilità di manifestarsi e di essere esibito e proposto alla gente. Un esempio, è il teatro, che difficilmente propone mediocrità e che si mantiene a livelli standard piuttosto alti. Anche la letteratura, per un certo verso, sta riprendendo successi editoriali di una certa cultura, di un certo periodo storico, ristampandoli e riconsegnandoli a una generazione diversa da quella loro contemporanea. E' vero che non importa con chi si inizia a leggere (Moccia o Tolkien, Brown o Dickens), l'importante è iniziare a farlo. Ma sarebbe poi auspicabile che non ci si stabilizzi su certi livelli, senza crescere. Una delle mie prime letture è stato "100 colpi di spazzola prima di dormire", di Melissa P., che ha registrato numeri di copie vendute molto alte, eppure oggi leggo Carver, Dickens, Poe, Bradbury, Saramago e via dicendo. Popolare o talentuoso, prediligo la cultura. Ma se è popolarissimo e domina le classifiche di vendita, certamente non chiudo il libro ancora prima di aprirlo.
Pubblicato da Matteo alle 18:22 2 commenti
Etichette: Riflessioni
Il libro per Pullman
Pubblicato da Matteo alle 01:50 0 commenti
A proposito delle librerie...soprattutto quelle indipendenti...
I Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli
I Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento
I Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza
I Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate
I Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale
I Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica, E Non Chiaramente Giustificabile (1)
La Libreria E' Un Luogo Dove Si Creano E Si Soddisfano Curiosità (2)
(1) Italo Calvino, "Se una notte d'inverno un viaggiatore"
(2) Romano Montroni , "Vendere l'anima. Il mestiere del libraio"
Pubblicato da Matteo alle 01:41 0 commenti
Leggere (quel libro) o non leggere (quel libro), questo è il dilemma
sabato 24 ottobre 2009
Ad esempio, dando un’occhiata a un libro in libreria che fortemente si vuole e un’altra occhiata, piu’ freddamente razionale (anche coscienziosa o no?), scappa in direzione del portafoglio con cui inevitabilmente si deve fare i “conti” e proprio qui scatta il conflitto di interessi di lettore e risparmiatore, in continua e perenne lotta all’ultimo sangue tra loro. Oppure come quando, con una lista infinita di libri in attesa di lettura, concludendo un libro ci si rende protagonisti di un momento catartico e per certi versi sacro e da trattare con rispetto,il momento in cui bisogna optare per il libro da iniziare. E’ un ping-pong a oltranza di decisioni e contro decisioni, di scelte e di dubbi immediatamente successivi che scompaginano tutto: insomma, la lotta suprema della scelta perfetta, che cerca di farsi spazio, che incoroni e battezzi le giuste ore e ore e le giuste pagine e pagine di lettura, che si dovranno affrontare. La mia indecisione in questi momenti è "straziante", isterica, impaziente. Ci penso, ragiono su, cerco di farmi un'idea di cio' che mi servirebbe in quel momento, quando in realtà la tecnica migliore di scelta che taglierebbe la testa al toro sarebbe forse quella di estrarre casualmente un libro tra quelli che sono in attesa e iniziarlo nell'istante in cui lo si è scelto, per non rischiare di rievocare altri dubbi. So che esponendomi in questo modo, non mi faccio di certo una buona pubblicità, in quanto persona sana di mente, che sa dare il giusto valore alle cose (cosa si pensava? Che parlavo di tasse, disoccupazione, filosofia del diritto?), va davvero a drammatizzare un momento stupido come questo, quando i momenti tragici sono ben altri?. Ma la lettura è passione, e la passione non risponde a nessun comando. Gli sarebbe contro natura farlo. Viaggia per conto suo . Anima anarchica maledetta. Meglio un Minimum Fax (quindi letteratura realista americana, soprattutto) o uno Stephen King? Un Harry Potter o Stieg Larsson? Un graphic novel o un saggio? Ecco, perché dico che nel momento della scelta del libro successivo da leggere, entro nel panico piu' totale. Quale rimedio, allora? Pensare già al prossimo libro da leggere a metà del libro che si sta leggendo? Estrarre il libro a caso manco fosse la pallina del numero del lotto e "sarà quel che sarà"? Cercare di programmare le letture, alternando un genere a un altro? Far decidere semplicemente all’ispirazione del momento? Dottore, cosa posso fare? Dice che è grave? (come ha parafrasato uno spot pubblicitario-tormentone di una famosa bibita, diverso tempo fa). Un po' vi ci ritrovate anche voi? Il lettore è anche un po' folle, come lo è il genio?
Pubblicato da Matteo alle 23:51 2 commenti
I miei Oscar per le case editrici
Ritengo che il lettore sia sempre molto attratto e molto coinvolto di fronte alle liste (del libro piu’ bello, dei 5 migliori scrittori ad esempio) da snocciolare, ai test libreschi a cui rispondere, a premi inventati al momento a cui assegnare il proprio premio.
Si ha cosi', la sensazione di tenere sotto controllo se stessi e di presentare se stessi, semplificando la propria carta d'identità facendosi conoscere al contempo.
E proprio per questo, e proprio perché so che ne andiamo pazzi, ecco gli Awards da consegnare. Senza celebrazione ufficiale, senza telecamere, senza discorso e intervista del vincitore, senza i riflettori di uno studio televisivo. Ma a noi che importa, virtualmente tutto puo’ essere reso ufficiale e tremendamente importante e prestigioso.
I miei personali Awards:
Migliore selezione dei titoli: MINIMUM FAX
Migliore grafica di copertina: ELLIOT
Migliore carta, impaginazione ed editing: EINAUDI
Miglior rapporto qualità prezzo: NEWTON COMPTON
Migliore casa editrice in generale: EINAUDI
Miglior casa editrice manualistica/universitaria: CAROCCI
Pubblicato da Matteo alle 16:55 0 commenti
Bookjockey, la cover come arte
venerdì 23 ottobre 2009
Poche regole basilari: naturalmente le opere che verranno prese in considerazione, che prenderanno vita come punto di riferimento su cui dovranno confrontarsi piu’ menti creative, sono libere da copyright (che riveste sempre un ruolo assai delicato e discusso quando si parla di opere d’arte) e quindi testi scritti prima del 1939, si sceglie per l’appunto l’elemento o gli elementi da reinventare e riscrivere, citando naturalmente l’opera di riferimento. La quota partecipativa è di 40 euro, posti disponibili saranno 250 e la scadenza per le iscrizioni è fissata per il 23 novembre. Ai vincitori di riscrittura, la possibilità di veder pubblicati da Marcos y Marcos i propri lavori. Comunque, tutte le riscritture verranno pubblicate su www.letteraturarinnovabile.com
Sono certo che questo evento creerà comunque alcune polemiche, soprattutto in quei lettori o scrittori snob e rigidamente conservatori, che rappresentano il clan della letteratura seria che non debba e non possa avere momenti di svago e di deviazioni di originalità e creatività, anziché intravedere in questi eventi un motore di rinnovabilità dell’arte e della materia creativa. Ci si chiede, visto che si sta parlando di cover, se necessariamente l’originale debba dominare a priori o essere migliore a priori della “copia”. Se reinventata, riscritta, se alla copiatura vengono aggiunti stili ed elementi personali, perché anche la copiatura non puo’ rappresentare un lavoro originale e unico?
All’evento parteciperanno anche scrittori come Matteo B. Bianchi e Vinicio Capossela.
Pubblicato da Matteo alle 23:26 0 commenti
Etichette: Eventi, Iniziative, Luoghi
"Imperdonabili" di Philippe Djian (Voland). Ecco l'erede francese della beat generation
IL LIBRO - Francis, un uomo di 60 anni, è uno scrittore che non scrive più da quando, dodici anni prima, sono morte in un tragico incidente sua moglie e sua figlia maggiore, Olga. La figlia sopravvissuta, Alice, nota attrice, scompare all’improvviso lasciando il marito e le due figlie. Francis che non si fida della polizia e il cui senso di abbandono cresce insieme al sospetto che sua moglie lo tradisca, assume la sua vecchia amica e primo amore, A.M., per cercare Alice. Inizia così una particolare amicizia con il figlio delinquente di A.M., che lui paga per seguire sua moglie. Chiuso in sé stesso per non crollare, scoprirà un mondo dove ogni perdono è ormai impossibile.
L’AUTORE - Nato a Parigi nel 1949, Philippe Djian si impone negli anni Ottanta come scrittore non conformista, considerato l’erede francese della beat generation. Rifiutando la scrittura dell’establishment culturale francese, catapulta i suoi lettori in serrati dialoghi, lavori miseri, amori, mozziconi di sigarette, sbornie malinconiche, lavelli pieni di piatti sporchi, squallide cene in cucine qualsiasi. Autore di culto della scena letteraria francese, Djian è cresciuto a Parigi facendo ogni tipo di lavoro: portuale (per andare in Sud-America), magazziniere da Gallimard e anche giornalista – intervisterà la vedova di Céline per la rivista “Magazine Littéraire”. Djian afferma che gli scrittori dovrebbero “scrivere come se ogni frase fosse l’ultima”. Il film Betty Blue di Jean-Jacques Beneix, tratto dal suo noto romanzo 37°2 Matin lo ha reso celebre in tutto il mondo. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali tra cui il premio Jean Freustiè 2009. Imperdonabili è schizzato subito in testa alla classifica dei libri più venduti dove è rimasto per tre mesi. Djian sfugge la monotonia traslocando continuamente – da Boston a Firenze. Oggi vive a Biarritz sulla costa Atlantica francese.
FONTE DELL'ARTICOLO: http://www.affaritaliani.it/
Pubblicato da Matteo alle 15:25 0 commenti
Etichette: Novità
La trilogia di "Queste oscure materie" non è conclusa...
mercoledì 21 ottobre 2009
Secondo le prime indiscrezioni raccolte da http://www.questeoscurematerie.it/, ecco quelle che sembrano essere le primissime indicazioni:
- Il Libro della Polvere (LdP) sarà “molto lungo”.
- Il racconto La Oxford di Lyra faceva parte del LdP, ma Pullman ha poi deciso di pubblicarlo separatamente.
- Nel LdP incontreremo ancora Lyra, ma probabilmente non Will. In ogni caso, Pullman ha detto che la storia di Lyra e Will “è conclusa”, e che avrebbe preferito non scrivere più di loro. Ma poi non ha resistito, e si è ritrovato a parlare di Lyra anche nel LdP. Quindi non si sa mai… Nel LdP Lyra sarà cresciuta di quattro anni rispetto a La Oxford di Lyra. Avrà dunque sedici anni.
- Il LdP spiegherà l’origine della Polvere, dell’Aletiometro e della Lama Sottile.
- Nel LdP scopriremo il passato di alcuni personaggi, tra cui Lee Scoresby e Serafina Pekkala.
- Nel LdP Lyra incontrerà nuovamente alcuni personaggi della trilogia.
- Il LdP non sarà una specie di “enciclopedia di QOM”: avrà una forma narrativa, articolata in racconti.
- Nel LdP scopriremo qualcosa sulla storia di Cittagazze.
- Il LdP sarà riccamente illustrato, forse dallo stesso Pullman.
- Il LdP spiegherà il mondo di Lyra e “il mito della Creazione che soggiace a tutta la trilogia”, dice Pullman.
- Finora, i Mulefa non sono nel LdP. Pullman non esclude però di inserirli in seguito, o in un libro successivo.
- Nel LdP Lyra visiterà il Medioriente (del suo mondo o del nostro? Chissà!)
Il LdP tornerà ad affrontare la questione religiosa, e "getterà nuova luce sull'ateismo di Pullman".
Si diceva che Pullman ha iniziato il libro nel 2005. Il perchè non sia ancora stato pubblicato, arriva direttamente dal sito ufficiale dello scrittore:
Il mio lavoro si è interrotto nel corso degli ultimi due anni, ma il libro sta lentamente crescendo e presto lo riprenderò a tempo pieno. Che posso dire a riguardo? Niente, tranne che si tratta della cosa più importante che sto facendo e che intendo portarla avanti nel migliore dei modi. Quando sarà finito, lo saprete, ve lo garantisco.
Il libro sarà un'occasione, a detta dello stesso Pullman, per rispondere alle accuse secondo cui i precedenti tre libri dipingevano la religione organizzata come esclusivamente repressiva. Perchè questo è un tema molto delicato e di proporzioni vastissime.
Si è posto pero', a tal proposito, una domanda molto interessante: " la gente può essere aiutata da qualcosa che è palesemente non vero, non è forse meglio così, piuttosto che negare la cosa non vera e non essere aiutati?"
Il libro era stato partorito con l'idea di essere un'enciclopedia, in realtà nel corso del tempo ha preso le fisionomie di un romanzo.
Ora, ai fan di Pullman, non resta altro che attendere con impazienza notizie sull'uscita del libro.
Pubblicato da Matteo alle 18:45 3 commenti
Etichette: Indiscrezioni, Novità
Un'altra opera Tolkeniana in libreria
Perché chiunque può innamorarsi del Signore degli anelli, dello Hobbit, o de Il cacciatore di draghi senza dover per forza riconoscerne gli echi provenienti dal Nibelungenlied o dalla Historia Regum Britanniae, o dal Merlino di Robert de Boron. Deve solo affidarsi alla forza evocativa di Tolkien, alla sua capacità di distillare l’antico e di renderlo accessibile, ma non stupidamente moderno o «facile». Per usare le parole di una studiosa di questo autore, Ruth S. Noel: «La mitologia è un medium molto conservatore... al contrario, la moderna letteratura dipende dall’innovazione e dalla creatività... Tolkien le combina e dà vita a un mito coerente e leggibile». Una letteratura fantasticamente nuova ma radicata nella più profonda tradizione.
Detto questo, è facile capire l’importanza, per chi ama questo autore, della pubblicazione da parte di Bompiani di La leggenda di Sigurd e Gudrún (pagg. 236, euro 25, traduzione di Riccardo Valla, postfazione di Gianfranco De Turris, dal 21 ottobre in libreria). Il volume raccoglie due testi poetici che sono la personale rielaborazione effettuata da Tolkien delle leggende norrene, quella mitologia che è alla base dell’Anello del Nibelungo di wagneriana memoria. Le due composizioni che tecnicamente sono dei Lai (la parola di origine celtica significa canto, poema) sono scritti in strofe di otto versi e reinterpretano le vicende di Sigfrido-Sigurd, della valchiria Brunilde e della moglie di Sigfrido Grimilde-Gudrún. L’eccezionalità dei due testi non sta tanto nella bravura di Tolkien nel maneggiare il materiale della Volsunga saga e del Nibelungenlied per comporre un’opera carica di poesia ma moderna. Sta, piuttosto, nel fatto che questo testo, rimasto sepolto per decenni nell’immane mole cartacea prodotta da uno degli scrittori-studiosi più prolifici del Novecento, mostra il passaggio dalla traduzione e dallo studio di testi antichi alla loro riscrittura. Ci consegna cioè «l’anello mancante» fra il Tolkien che curava, in maniera esemplare, l’edizione critica del Sir Gawain and the Green Knight (1925), realizzandone poi una versione in inglese moderno (in quel caso Tolkien non devierà mai dalla trama dell’originale, modernizzando solo l’ordito, la lingua) e il Tolkien che reinventava il mito creando l’enorme iceberg di cui lo Hobbit e il Signore degli anelli sono la punta. Quell’enorme iceberg che sta venendo a galla grazie al lavoro ormai quarantennale del figlio dell’autore, Christopher Tolkien, e che sembra non avere mai fine.E leggendo le vicende di Sigurd che deve affrontare il drago Fáfnir o della morte e della pira funebre della valchiria Brynhild, oppure della brama straziante di ricchezza e potere che caratterizza Atli (Attila), il secondo marito di Gudrún, chi conosce mediamente bene la cronistoria della «Terra di mezzo» si accorge che I figli di Húrin, romanzo che Tolkien non ultimò mai e che è stato pubblicato nel 2007, è largamente debitore, per temi e atmosfere, de La leggenda di Sigurd e Gudrún. Ma anche il molto meno cupo Signore degli anelli è pieno di echi lontani che riportano a questi «lai», ai loro bellissimi «kenningar» (metafore tipiche della poesia norrena). Così la spada frantumata di Aragorn il ramingo che viene riforgiata ricorda la spada di Sigurd, ottenuta utilizzando la spada che Odino aveva «donato» a suo padre. E la stessa descrizione di Odino («Uomo s’avanza incognito,/ dal mantello coperto/ la barba lunga e candida,/ alto, forte e antichissimo») si adatta perfettamente a quella che sarà la figura di Gandalf, lo stregone-viandante che ha le stesse sembianze dell’Odino viandante. Così Brynhild-Brunilde che ama sino alla morte Sigurd è la versione feroce e perduta della principessa Éowyn che rischia la morte travolta dall’amore impossibile per Aragorn e alla fine si salva. Il verso riferito a Brynhild «Che l’attende al risveglio,/ la sventura o la gioia?» risulta perfetto per entrambe. Diversa è solo la risposta. Ma i rimandi potrebbero spostarsi in infinite direzioni. Questa è la profondità di Tolkien, la sua capacità di rielaborare i modelli culturali, sedimentati nei secoli, per dar vita a narrazioni originali ma genuinamente antiche.E in questo senso i più stupiti, avvicinando La leggenda di Sigurd e Gudrún, potrebbero essere i cultori di Wagner. Scopriranno che Tolkien sfronda di ogni incrostazione post-romantica i personaggi a loro cari. Li riporta alla dimensione feroce e complessa delle antiche saghe norvegesi e islandesi. La Valchiria, a esempio, più che la guerriera in attesa dell’amore promesso in Tolkien è una creatura dalle emozioni primigenie e violente che non chiede doni allo sposo, ma una spada che uccida chi si è permesso di farle la corte. Poi, travolta dai sentimenti, pianifica attentamente, con un ben studiato mosaico di mezze verità e di autentiche menzogne, la morte dell’eroe.
In Tolkien il mito e la magia producono spesso l’eucatastrofe, ma senza sconti. Per usare le sue parole: «La fiaba non smentisce l’esistenza... del dolore e del fallimento... smentisce però l’universale sconfitta finale... permette una fugace visione della gioia, gioia al di là delle mura del mondo, acuta come il dolore».
Pubblicato da Matteo alle 17:53 0 commenti
Etichette: Novità
I lettori recensiscono i libri in radio
Pubblicato da Matteo alle 09:45 0 commenti
Etichette: Noi e i libri, Società
Harry Potter avrà un suo parco divertimenti
Il tutto realizzato in collaborazione con il team che ha lavorato alla creazione dei film su Harry Potter. Il direttore artistico degli Harry Potter cinematografici ha sottolineato come ci sia stata fin dall’inizio intenzione di coinvolgere nel progetto elementi di ciascun volume. Secondo una stima del New York Times questo progetto costerebbe 265 milioni, ben poco in confronto a quanto spende la Disney per i suoi parchi tematici nei paraggi. Tutto questo non farebbe che ridare smalto ad alcuni parchi tematici in crisi e soprattutto a consolidare la posizione dominante di Orlando: la capitale del parco giochi. Piu’ di 40 milioni persone l’anno visitano Orlando e i suoi divertimenti.
Titolo: Nel paese delle meraviglie. Che cosa sono i parchi di divertimento
Curatore: Calabrese S., Codeluppi V.
Editore: Carocci (collana Le sfere)
ISBN: 9788843049738
Dettagli: p. 184
Prezzo: 22,50 euro
Pubblicato da Matteo alle 09:03 10 commenti
Etichette: Cinema e Libri, Curiosità, Società
Il nuovo "Re" nelle librerie
martedì 20 ottobre 2009
Pubblicato da Matteo alle 17:34 2 commenti
Etichette: Novità
I "Mulini a vento" provano ad alzare la voce
Iniziative a favore della cultura (a parole, a fatti vengono pero' tolti i fondi e chiuse librerie su librerie), promesse, ovviamente mai mantenuti dal signor Sandro Bondi e dai suoi compagni di schieramento. Il Governo è sempre piu' passivo e indifferente alla cultura in Italia. A pensarci, una volta per tutte, per l'ennesima volta, a cercare di alzare un po' la voce coi fatti e non a parole, sono sei case editrici (Instar libri, Iperborea, Marcos y Marcos, Minimum Fax, Nottetempo, Voland) , piccole-medie case editrici ma ormai divenute e radicatesi come una vera e propria realtà per i lettori, che si sono unite nel gruppo dei Mulini a vento (http://muliniavento.wordpress.com/) e hanno stilato un vero e proprio appello agli editori e ai librai affinchè venga stabilita una volta per tutte una legge (come già c'e' in Francia e in Germania, ad esempio) che limiti sconti e promozioni, che fanno gola ai lettori, ovviamente, tra cui il sottoscritto, ma sconti e promozioni selvagge e senza alcuna regolazione rischiano di arricchire le grandi catene, già in possesso di soldi e potere a go-go, e uccidere piccole case editrici (spessissimo quelle piu' attive e che lanciano autori e libri che poi "fanno soldi" passando alle grandi firme editoriali) e i librai. Ed è tutto molto triste e perfettamente in linea con quello che è il quadro generale, soprattutto nel nostro paese: si avvantaggia chi ha già potere, proprietà e soldi da vendere e si uccide chi ha grande talento, passione e storia e tradizioni e non puo' competere a livello economico con le grandi potenze del settore.
Sembra strano leggere da parte di un lettore come me una difesa cosi' forte e ancorata a case editrici che chiedono ad alta voce una "riforma" e una regolamentazione che a livello economico va contro il mio stesso interesse, ma se è vero questo, è anche vero che se dovessero scomparire, il danno per me sarebbe doppio, triplo, quadruplo, via dicendo. La perdita culturale in seguito a una loro ipotizzabile uscita di scena, avrebbe ripercussioni tremendamente piu' serie di un maggiore controllo su promozioni e sconti.
A tal proposito, un libraio di Torino, Rocco Pinto, scrive:
Periodicamente in Italia, in concomitanza con la chiusura di librerie importanti - penso a quelle del Giallo e Palazzi di Milano, alle storiche Lattes e Druetto di Torino - si lanciano appelli per salvarle. Salvarle dalle «catene» e dai supermercati sempre più aggressivi, dagli affitti folli dei centri storici, salvarle perché rappresentano un patrimonio culturale e territoriale. In Italia e all’estero i piccoli negozi, le drogherie, le profumerie, le mercerie hanno lasciato spazio ai supermercati, ai megastore. È capitato dappertutto e forse è inevitabile. Per le librerie non è così. In Francia, Germania, Spagna ci sono leggi sul libro che permettono al libraio di fare il suo mestiere affrontando il mercato. In Italia no: non ci sono regole, quelle poche che ci sono vengono aggirate, il settore è in preda a una promozione continua. L’unica regola è lo sconto, che vede protagonisti catene e supermercati, mentre le librerie indipendenti non sono in grado di andare avanti in un mercato drogato. L’Italia è il paese dei premi letterari e dei Festival ma più della metà della popolazione non legge neanche un libro all’anno. La domanda è: quanto sono utili e a chi, se non fanno crescere i lettori? Forse servono politiche di promozione della lettura che facciano aumentare biblioteche e librerie. Si parla di librerie che chiudono e mai di quelle che dovrebbero aprire. Lo sviluppo economico del Sud, per esempio, passa anche dalla sua crescita culturale. Un Paese civile ha bisogno di scuole, librerie e biblioteche efficienti. C’è bisogno di una legge su modello di Francia, Germania, Spagna. In Inghilterra la liberalizzazione dello sconto ha portato alla chiusura della maggioranza delle librerie indipendenti. Gli sconti selvaggi dei supermercati hanno portato addirittura le catene a chiedere una legge. Forse è il caso di arrivare a una serrata di tutte le librerie, per far capire ai lettori la gravità della questione. Con un manifesto sulle nostre vetrine che spieghi la necessità di una legge. In questi anni sono stati presentati alcuni progetti, tra cui quello del senatore Ripamonti su modello della legge Lang. Non hanno trovato seguito. Forse dobbiamo prendere esempio dai benzinai che, per rivendicare i propri diritti, chiudono le loro pompe di benzina, e noi tutti a fare il pieno. Magari vedremo gli italiani fare il pieno di libri.
Il lettore come la prenderà? Bella domanda. Sconti e promozioni permettono, almeno sulla carta perchè nei fatti non è propriamente e sempre cosi', risparmi non indifferenti nelle tasche degli italiani, ma con le agevolazioni e i notevoli privilegi accordati alle grandi librerie, il mercato del libro automaticamente viene falsato, squilibrato, agonizzato. E le notizie, sempre piu' in rapida successione già ora che sembra essere un autentico cataclisma, di chiusure di librerie storiche, non saranno piu' notizie. Cosi' come probabilmente la nostra casa editrice preferita (se non sono feltrinelli, mondadori, einaudi) sarà destinata a evaporare. E con essa anche una bella fetta di cultura. Ma in un paese in cui vendono di piu' i supermercati rispetto ad alcune librerie specializzate, non ci sarebbe nulla di cui sorprendersi.
Ci vorrebbe un compromesso. Certi prezzi sono oggettivamente fuori portata (e non c'e' alibi che tenga). Il lettore si sente preso con l'acqua alla gola, in un certo senso (e non ha tutti i torti, anzi). Le librerie piccole, in un mercato in cui la concorrenza è spietata e spesso sleale, sono prigioniere di un sistema che non funziona granchè bene. Diminuire le promozioni selvagge nelle grandi catene e dare piu' possibilità in tal senso alle piccole case editrici e alle piccole libreria di concorrere, sembrerebbe il minimo che si possa fare. Chissà se qualcuno là in alto possa dimostrarsi sensibile a un problema che diventa sempre piu' spinoso e urgente...
Pubblicato da Matteo alle 15:26 0 commenti
Etichette: Inchiesta, Iniziative, Notizie dal mondo del libro
"La Stampa" e "Webster.it", gli intrecci del mercato editoriale
domenica 18 ottobre 2009
Pubblicato da Matteo alle 19:12 7 commenti
Etichette: Iniziative, Notizie dal mondo del libro
In aumento i lettori, in calo i fatturati
giovedì 15 ottobre 2009
Si evincono alcune considerazioni:
- il 44 per centro degli italiani ammettono di leggere almeno un libro all'anno, contro il 43 del 2007
- il fatturato è sceso del 3%, passando a 3,5 miliardi di euro. Ma continua a calare.
- il libro ha risentito meno della crisi rispetto a altri generi di prodotti di consumo.
- nella crisi del libro hanno risentito di piu' le pubblicazioni scolastiche. Meglio invece editori di romanzi, saggi, manuali, inchieste
- librerie indipendenti in crisi sempre piu' acuta (sempre piu' librerie indipendenti costrette a chiudere), a causa delle grandi catene che continuano ad espandersi sul territorio nazionale
Il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro ha annunciato la nomina di Gian Arturo Ferrari, in uscita dalla Mondadori, a direttore del Centro per il libro. Che il governo si stia finalmente muovendo per prevenire una crisi ben peggiore e invogliare alla lettura il cittadino italiano?
Pubblicato da Matteo alle 22:59 0 commenti
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A proposito di "un libro al giorno"....
mercoledì 14 ottobre 2009
Dicevo, un libro al giorno. Si potrebbe aggiungere ai punti di sospensione, "toglie il medico di torno". Magari fosse cosi' semplice. Certamente, pero', leggere aiuta lo spirito e l'allenamento della mente, oltre che ovviamente accumulare cultura e passare del tempo piacevole immergendosi in ambienti e vicende diverse dalla propria in cui si vive "dal vivo". Pero', e c'e' un pero' non qualsiasi e non cosi' marginale alla questione, ed è il fatto che ci sono alcune variabili che incidono pesantemente anche solamente sulla possibilità (non dico della riuscita dell'intento) di tagliare un traguardo del genere: prima variabile, il tempo. Forse la risorsa piu' scarsa che abbiamo oggi. Non abbiamo tempo. Ed è la verità. Il tempo passa a velocità della luce e i nostri impegni, le nostre occupazioni, le nostre attività ci portano via quel poco tempo a disposizione. E quindi? La notte in teoria andrebbe dormita, senno' come si fa il giorno seguente? Pero', effettivamente la notte, se non fosse che poi il giorno seguente la giornata tipo ricomincia da dove ha smesso soltanto poche ore prima, potrebbe essere una soluzione.L'altra variabile, è dolorosamente economica. I soldi. Purtroppo viviamo un momento storico decisamente particolare, dove la crisi è autentica, provata e riprovata, subita, esperita, materialmente. E non è, come invece dice qualcuno che la fa facile visto che non viene minimamente toccato dai problemi quotidiani e strozzanti del cittadino medio, che la crisi è MEDIATICA, che la crisi l'hanno inventata e decisa solo la stampa per dare addosso alla sua persona. I soldi sono determinanti. Ma è anche vero che anche in questo caso, alternative sicure ci sarebbero: biblioteca, libro scaricato dal web, librerie dell'usato (veri e propri mondi dell'occasione imperdibile). Ma penso che ci voglia anche un'altro elemento, inscindibile: la concentrazione, che in una metropoli caotica o un mondo familiare intenso e attivo non è possibile trovare sempre. Anzi, è una rarità. Anche la velocità di lettura, è un altro parametro che interviene. Ognuno legge a una certa velocità, c'e' anche chi ritorna su certi passaggi rileggendoli, c'e' chi corre come un treno riuscendo ad immagazzinare bene tutto quanto, chi ha bisogno di leggere piu' lentamente altrimenti le parole scappano incontrollabili e si perde il contatto con la storia. Quindi, a mio parere dietro il "leggere un libro al giorno" c'e' tutto un mondo di incastri di situazioni che devono completarsi perfettamente e convivere, difficile da poter realizzare. La continuità, la costanza, senza far diventare una passione un mezzo obbligo o una semplice quanto scialba e neutra prova d'esame o una gara statistica, è determinante. Io non riuscirei, perchè almeno (come minimo) uno di questi elementi salterebbe. Ammiro chi ci riesce, perchè alla possibilità di provarci coniuga la volontà di riuscire nell'intento. Se mi regalassero il tempo, soldi, la garanzia di una vita abbastanza lunga per dedicarmici e un mondo che mi promette di fare il bravo bambino, forse sarei pronto a provare a seguire il sentiero battuto da questa signora Nina di anni 46.
Pubblicato da Matteo alle 23:22 2 commenti
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La donna da "un libro al giorno"
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C'è anche un bel reparto italiano nella libreria della signora. Non è una studiosa di letteratura: segue l'istinto. Sembra un personaggio uscito da Italo Calvino: Se una notte d'inverno un viaggiatore, la lettura come magnifica ossessione. "Non l'ho letto", dice. Punto. Di un grande come Alberto Moravia, per esempio, ha letto un romanzo minore: L'amore coniugale. Ma non è un caso: è un romanzo che racconta la storia di uno scrittore che si perde nella scrittura. Nina ne è attratta: "Le due pagine in cui il narratore critica la sua stessa scrittura potrebbero servire come ottimo esercizio per ogni scrittore". Ha letto anche Montalbano, Nina, La pazienza del Ragno: "Camilleri ha tutto quello che io adoro in un poliziesco: bella ambientazione piena di dettagli sul paesaggio e sul cibo, una varietà di personaggi che sono tanto interessanti quanto caratteristici del luogo...". A Nina piace l'Italia dei dettagli, l'Italia verace: "Recentemente ho letto Valeria Parrella e ho amato quelle sue piccole storie ambientate a Napoli". Ha già in programma un altro noir italiano: "Questa settimana o la prossima voglio leggermi Poisonville di Massimo Carlotto e Marco Videtta", che sarebbe la traduzione di Nordest. Noir, ancora noir. "Oh, se è per questo ho letto quella grandissima raccolta di brevi storie noir, Roma Nera", dice: ed è una raccolta curata da Chiara Stangalino e Maxim Jakubowski per il mercato anglosassone, racconti di Antonio Scurati, Carlo Lucarelli, Tommaso Pincio, Enrico Franceschini, Nicola Lagioia. Tra pochi giorni l'esperimento finirà: ma il 28 ottobre del 2009 sarà davvero l'ultimo del suo blog? "Io così sto anche cercando di alleviare il dolore che sento da quando ho perso mia sorella, quattro anni fa, dopo una breve malattia. Quest'anno ho l'età che lei aveva quando è morta. Era troppo giovane per morire, amava tantissimo la lettura. E io non riuscirei mai a colmare neppure una frazione di tutte le letture che si è lasciata indietro". Leggi ancora, Nina, leggi finché puoi.
Pubblicato da Matteo alle 23:08 0 commenti
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Da oggi la Fiera del Libro di Francoforte
Pubblicato da Matteo alle 22:48 0 commenti
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Non riusciamo piu' a scrollarcelo di dosso
Non ci si puo' muovere nel web, che compaiono sistematicamente banner pubblicitari inerenti l'uscita del nuovo libro di Dan Brown. Questo avviene da almeno una quindicina di giorni. Una bella pubblicità martellante, che entra prima o poi nella testa anche del consumatore scettico, indirizzandone la propensione al consumo. Occupa spazi culturali che non gli spettano. Colpa di chi, quegli spazi e quei momenti (molto piu' dei 15 minuti di popolarità che Andy Warhol pensa che chiunque dovrebbe avere) di ulteriore popolarità, glieli concede. Condannandoci a una punizione corporale a oltranza.
E' proprio vero, questo mattonazzo d'uno scrittore saccente, presuntuoso e banale ce lo dovremo sopportare ancora per chissà quanti anni. Continua a registrare incassi molto rilevanti, a spopolare praticamente in tutto il mondo.
Ricordo, sottolineandolo e scandalizzandomi (ci si chiede poi perchè si tenti di scaricare i libri dai peer to peer) il prezzo: 24 euro. Manco fosse un libro da premio nobel per la letteratura. Beato chi ci capisce qualcosa.
Con tutti i soldi che si sarà guadagnato negli anni, riuscirà Dan Brown a permettersi un'operazione chirurgica per modificare quel sorriso da ebete che si porta dietro sempre con sè?
Pubblicato da Matteo alle 21:35 0 commenti
Il libro "condiviso"?
Questa “napsterizzazione del libro” è in realtà ancora un fenomeno abbastanza marginale e di recentissima attualità. Ci si pone sempre, sistematicamente, da quando è nato napster, a un quesito che divide, spacca letteralmente la gente: sono dei veri e propri eroi della diffusione e condivisione di prodotti culturale, e quindi servono paradossalmente anche a vendere il prodotto originale facendolo conoscere al consumatore prima di andare in negozio e acquistarlo o sono dei ladri, che danneggiano autori e distributori? Quesito, come detto, che vede due schieramenti molto compatti e allo stesso tempo contrastanti.
L’e-book è vero che è qualcosa di recente e marginale, almeno relativamente, ma è anche vero che i dati in America mostrano uno spaventoso aumento di chi si affida all’ e-reader (228% in piu’ in un anno, 52 mila titoli online). Comincia a piacere. Perché ricorda il cellulare, perché ricorda l’i-phone e mai come oggi le persone hanno una cosi’ enorme familiarità con determinate tecnologie ed è ormai piu’ abituata a parlare per sms che a voce, o a scrivere su una tastiera che non a mano. Anche il linguaggio oggi si è profondamente modificato con le nuove tecnologie rispetto al passato neanche poi cosi’ lontano. Ma cio’, inevitabilmente, costituisce il terrore per editori e autori: una certa tecnologia ha il supporto di altre tecnologie e insieme collaborano. Leggi su e-reader, scarichi da internet il file del libro completo, lo inserisci nell’e-book e leggi il libro che altrimenti, cartaceo, lo avresti pagato anche 24 euro. Questo è il nodo, sempre piu’ intricato del problema. L’ultimo libro di Dan Brown, Lost Symbol, in uscita in Italia il 23 ottobre, ha per esempio già online, scaricabile, 166 versioni sui siti di scambio illegale di file. La musica, i gli autori, le case discografiche, resisi conto del fatto che è battaglia ardua, infinita e impossibile da debellare contro la musica gratis online, han deciso di cercare percorsi tali per cui comunque queste violazioni legali portino comunque dei vantaggi. La musica online per esempio potrebbe far conoscere un artista e magari l’utente è spinto all’acquisto del cd. O magari viene spinto ad acquistare biglietti per i concerti. Ed è il concerto, ormai, la pista di guadagno da battere oggi come oggi da un cantante. Impossibile e neanche pensabile, che nell’era di internet, di emule, di torrent, un autore musicale possa basare le proprie ambizioni di guadagno sulla mera vendita di cd. Bisogna guardare, obiettivamente, in faccia la realtà senza scandalizzarsi piu’ di nulla. Si dice, per i file book, che serviranno molto per far risparmiare spazio alla gente in casa, a volte costretta a vendere libri cartacei per trovare posto a una culla, a una credenza, a un armadio. Si, è vero ma secondo me è un mezzo-falso problema. Al centro di tutto, come sempre, c’e’ il prezzo. Il caro-prezzo dei libri scolastici è un problema serio, ad esempio. Ma anche per quanto concerne la narrativa, c’e’ da preoccuparsi. Basti vendere, quanto verrà a costare in Italia il libro di Dan Brown, 24 euro. Troppi, impensabili, un insulto alla miseria in questo periodo di crisi nera che tocca un po’ chiunque. E le case editrici dovrebbero capirlo. Come successo alle home video, credo che lo abbiano compreso e abbiano fatto passi concreti troppo tardi, quando ormai la sbagliata politica di prezzo ha dato via a un traffico online di prodotti cinematografici che non accenna a frenarsi. Anche perché, la condivisione è diventata quasi una cultura.
E allora, se intendiamo valorizzare la cultura, che la cultura riceva aiuti economici da chi ci sguazza, bisogna darsi una svegliata ed evitare di andare, con prezzi fuori da ogni logica umana, a colpire la gente che ha voglia di leggere, guardarsi un film, ascoltare musica e che è costretta a scegliere tra spendere per beni di prima necessità e un prodotto da tempo libero. Finchè qualcuno non farà un passo concreto in tale direzione, la condivisione online crescerà e non potrà piu’ essere definita con tanta rabbia da chi perde soldi, illegale. Perché chi si arrabbia e sporge querele, è il primo responsabile di un sistema di vendite e promozione della cultura che non funziona piu’.
Pubblicato da Matteo alle 09:41 0 commenti
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Libro revolution
lunedì 12 ottobre 2009
In teoria agli editori l'idea di fare ancora un po' di soldi con libri che ormai non fruttavano più niente ovviamente piace. Ma poi ci si è accapigliati sul come: conviene davvero dare tutto a Google e prendersi un forfait? O è meglio mettere i testi in vendita per conto proprio? E se si accetta il forfait, quanto deve essere? E gli snippet che Google mette gratis on line quanto devono essere ampi? Eccetera. Sembrano technicalities ma si sta litigando parecchio, con l'aggiunta di ulteriori complicazioni: ad esempio, gli editori europei fanno le bizze e rifiutano un accordo come quello proposto da Google ai loro omologhi americani. Sempre in Europa, i governi sono perplessi all'idea che il patrimonio culturale del Vecchio Continente diventi patrimonio di un sito Usa. Mentre alcuni concorrenti di Google - tipo Amazon, Yahoo! e Microsoft - si rivolgono all'Antitrust per fermare quello che secondo loro è un progetto monopolistico.Ma se gli addetti ai lavori sono persuasi che alla fine la questione delle 'code lunghe' si risolverà - in fondo conviene a tutti - altrettanto diffusa è la convinzione che lo scontro in atto sia solo un piccolo antipasto di quello che accadrà domani, quando tutti i libri (compresi quelli usciti da poche ore) inizieranno a circolare liquidamente sul Web, con infinite copie realizzate in pochi secondi e successiva disponibilità degli stessi in ogni angolo della Rete, dai siti peer-to-peer ai social network. Qualcuno immagina un replay di quello che è accaduto alla musica: una fase di pirateria selvaggia e una, successiva, in cui le copie illegali e quelle autorizzate finiscono per convivere nel Web. Ma la storia di Internet insegna che niente si ripete mai allo stesso modo, soprattutto se diversi sono i contenuti e i suoi fruitori. E il fatto che ora si parli di libri - strumenti di sapere e di emancipazione sociale e civile, non solo di entertainment - andrà inevitabilmente a mettere in dubbio anche a livello politico il concetto stesso di proprietà intellettuale.
Pubblicato da Matteo alle 23:05 0 commenti
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Ann Beattie, l'evento è lei
sabato 10 ottobre 2009
Pubblicato da Matteo alle 11:47 0 commenti
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