C'è una fine per tutto, anche (purtroppo) per un mondo da sogno

martedì 27 ottobre 2009

Con questo libro, Pullman mi ha definitivamente conquistato.E sono allo stesso tempo, per ora, costretto a lasciare definitivamente Sally Lockhart e le sue irresistibili avventure. La capacità di Pullman di creare mondi fantastici, di indovinare intrecci narrativi il cui ritmo è dettato, certamente dal mistero e dall’azione ma moltissimo anche dalla “poesia” del suo racconto e dai disegni indimenticabili, che sembrano fotografie o tele acquarellesche, dell’atmosfera e dell’ambientazione della Londra ottocentesca, e nel contempo di fare in modo di immergere il lettore in un contesto che ha forti sembianze di quello attuale nel quale viviamo, che ci circonda. Dicevo, tanta poesia, ma anche creazione di discorsi e “cronache” che non possono non risvegliare in un qualche modo la coscienza di chi legge e permettere una riflessione profonda sulle malattie che contaminano gravemente la società e chi ne fa parte. Per esempio, si parla di ebrei e del loro trattamento inqualificabile, del loro sfruttamento, delle violenze psicologiche e fisiche che subiscono. Si parla di prostituzione per esempio. Per esempio si parla di una politica malavitosa che non guarda in faccia nessuno per raggiungere i propri scopi ed è in grado di sottomette al suo volere intere masse e addirittura il corpo di polizia. O delle carenze di una politica locale, in cui la corruzione condanna a morte o alla miseria migliaia di persone.L’altra faccia della medaglia, vede certamente come protagonista una bambina.Infatti, è veramente di una dolcezza indescrivibile il personaggio di Harriet, figlia di Sally Lockhart, che sprigiona irresistibili sentimenti di tenerezza e inevitabile senso di protezione profondo che si vorrebbe darle, da parte di chi legge. E i suoi pensieri, i suoi tentativi di comunicare con il mondo, non possono non toccare il cuore di chi legge. C’è poi una cosa molto interessante in Pullman: la crescita non solo fisica-fisiologica dei personaggi da un libro all’altro ma anche di maturità,mentale, spirituale, esperienziale. Li avevamo lasciati adolescenti nel primo libro, ragazzi che si affacciavano nel mondo degli adulti nel secondo, e infine qui li troviamo perfettamente adulti, anche se ancora con un’intera vita da vivere e chissà quante altre esperienze da fare. La batteria dei personaggi di quest’ultimo libro, sostituendone alcuni con altri rispetto ai precedenti libri, è anche in questo caso un’ulteriore evoluzione del percorso di questa saga. In precedenza, i personaggi, tutti meravigliosamente descritti e come se fossero imparentati con il lettore, erano piu’ personaggi da contorno attorno alla figura focale e centrale che era Sally Lockhart. Ma non per questo, IL RUBINO DI FUMO e L’OMBRA DEL NORD, perdono fascino e bellezza, anzi. Ma in quest’ultimo la prima cosa che si nota, è il fatto che sono presenti personaggi che raggiungono lo stesso livello di potenza espressiva, di forza trascinante, di carismatica energia che era per lo piu’ concentrata in Sally. E inevitabilmente, questo nuovo scenario va ad esaltare ancora di piu’ la narrazione e il coinvolgimento del lettore, il cui termometro segna temperature elevatissime. Pullman, non fermarti qui. Fissaci ancora degli appuntamenti con Sally e il suo mondo. Ne sento già la mancanza.

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