I "Mulini a vento" provano ad alzare la voce

martedì 20 ottobre 2009


Iniziative a favore della cultura (a parole, a fatti vengono pero' tolti i fondi e chiuse librerie su librerie), promesse, ovviamente mai mantenuti dal signor Sandro Bondi e dai suoi compagni di schieramento. Il Governo è sempre piu' passivo e indifferente alla cultura in Italia. A pensarci, una volta per tutte, per l'ennesima volta, a cercare di alzare un po' la voce coi fatti e non a parole, sono sei case editrici (Instar libri, Iperborea, Marcos y Marcos, Minimum Fax, Nottetempo, Voland) , piccole-medie case editrici ma ormai divenute e radicatesi come una vera e propria realtà per i lettori, che si sono unite nel gruppo dei Mulini a vento (http://muliniavento.wordpress.com/) e hanno stilato un vero e proprio appello agli editori e ai librai affinchè venga stabilita una volta per tutte una legge (come già c'e' in Francia e in Germania, ad esempio) che limiti sconti e promozioni, che fanno gola ai lettori, ovviamente, tra cui il sottoscritto, ma sconti e promozioni selvagge e senza alcuna regolazione rischiano di arricchire le grandi catene, già in possesso di soldi e potere a go-go, e uccidere piccole case editrici (spessissimo quelle piu' attive e che lanciano autori e libri che poi "fanno soldi" passando alle grandi firme editoriali) e i librai. Ed è tutto molto triste e perfettamente in linea con quello che è il quadro generale, soprattutto nel nostro paese: si avvantaggia chi ha già potere, proprietà e soldi da vendere e si uccide chi ha grande talento, passione e storia e tradizioni e non puo' competere a livello economico con le grandi potenze del settore.
Sembra strano leggere da parte di un lettore come me una difesa cosi' forte e ancorata a case editrici che chiedono ad alta voce una "riforma" e una regolamentazione che a livello economico va contro il mio stesso interesse, ma se è vero questo, è anche vero che se dovessero scomparire, il danno per me sarebbe doppio, triplo, quadruplo, via dicendo. La perdita culturale in seguito a una loro ipotizzabile uscita di scena, avrebbe ripercussioni tremendamente piu' serie di un maggiore controllo su promozioni e sconti.

A tal proposito, un libraio di Torino, Rocco Pinto, scrive:

Periodicamente in Italia, in concomitanza con la chiusura di librerie importanti - penso a quelle del Giallo e Palazzi di Milano, alle storiche Lattes e Druetto di Torino - si lanciano appelli per salvarle. Salvarle dalle «catene» e dai supermercati sempre più aggressivi, dagli affitti folli dei centri storici, salvarle perché rappresentano un patrimonio culturale e territoriale. In Italia e all’estero i piccoli negozi, le drogherie, le profumerie, le mercerie hanno lasciato spazio ai supermercati, ai megastore. È capitato dappertutto e forse è inevitabile. Per le librerie non è così. In Francia, Germania, Spagna ci sono leggi sul libro che permettono al libraio di fare il suo mestiere affrontando il mercato. In Italia no: non ci sono regole, quelle poche che ci sono vengono aggirate, il settore è in preda a una promozione continua. L’unica regola è lo sconto, che vede protagonisti catene e supermercati, mentre le librerie indipendenti non sono in grado di andare avanti in un mercato drogato. L’Italia è il paese dei premi letterari e dei Festival ma più della metà della popolazione non legge neanche un libro all’anno. La domanda è: quanto sono utili e a chi, se non fanno crescere i lettori? Forse servono politiche di promozione della lettura che facciano aumentare biblioteche e librerie. Si parla di librerie che chiudono e mai di quelle che dovrebbero aprire. Lo sviluppo economico del Sud, per esempio, passa anche dalla sua crescita culturale. Un Paese civile ha bisogno di scuole, librerie e biblioteche efficienti. C’è bisogno di una legge su modello di Francia, Germania, Spagna. In Inghilterra la liberalizzazione dello sconto ha portato alla chiusura della maggioranza delle librerie indipendenti. Gli sconti selvaggi dei supermercati hanno portato addirittura le catene a chiedere una legge. Forse è il caso di arrivare a una serrata di tutte le librerie, per far capire ai lettori la gravità della questione. Con un manifesto sulle nostre vetrine che spieghi la necessità di una legge. In questi anni sono stati presentati alcuni progetti, tra cui quello del senatore Ripamonti su modello della legge Lang. Non hanno trovato seguito. Forse dobbiamo prendere esempio dai benzinai che, per rivendicare i propri diritti, chiudono le loro pompe di benzina, e noi tutti a fare il pieno. Magari vedremo gli italiani fare il pieno di libri.

Il lettore come la prenderà? Bella domanda. Sconti e promozioni permettono, almeno sulla carta perchè nei fatti non è propriamente e sempre cosi', risparmi non indifferenti nelle tasche degli italiani, ma con le agevolazioni e i notevoli privilegi accordati alle grandi librerie, il mercato del libro automaticamente viene falsato, squilibrato, agonizzato. E le notizie, sempre piu' in rapida successione già ora che sembra essere un autentico cataclisma, di chiusure di librerie storiche, non saranno piu' notizie. Cosi' come probabilmente la nostra casa editrice preferita (se non sono feltrinelli, mondadori, einaudi) sarà destinata a evaporare. E con essa anche una bella fetta di cultura. Ma in un paese in cui vendono di piu' i supermercati rispetto ad alcune librerie specializzate, non ci sarebbe nulla di cui sorprendersi.

Ci vorrebbe un compromesso. Certi prezzi sono oggettivamente fuori portata (e non c'e' alibi che tenga). Il lettore si sente preso con l'acqua alla gola, in un certo senso (e non ha tutti i torti, anzi). Le librerie piccole, in un mercato in cui la concorrenza è spietata e spesso sleale, sono prigioniere di un sistema che non funziona granchè bene. Diminuire le promozioni selvagge nelle grandi catene e dare piu' possibilità in tal senso alle piccole case editrici e alle piccole libreria di concorrere, sembrerebbe il minimo che si possa fare. Chissà se qualcuno là in alto possa dimostrarsi sensibile a un problema che diventa sempre piu' spinoso e urgente...

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