Case editrici-lettore

mercoledì 14 luglio 2010

Nell’era della multimedialità, del “ti raggiungo anche in camera tua”, delle miriadi di possibilità di contatto diretto offerte dalla tecnologia, da lettore mi chiedevo se le case editrici sfruttano questo canale diretto con il lettore nel migliore dei modi. Non vorrei che si stesse troppo sul rapporto simile istituzione-cittadino, dove l’istituzione rimane distante anni luce , dove le relazioni avvengono freddamente o per via ufficiale o per via email, neanche sapendo con chi si stia parlando. Con Facebook, con Anobii, ci sono possibilità enormi per una casa editrice nel coltivare il proprio mercato, far crescere la propria pianticina, o ci sono anche svariate possibilità in piu’ anche per gettare le basi di nuovi progetti (chiaro, poi c’e’ l’altra faccia della medaglia, piu’ tecnologia ma anche decisamente piu’ concorrenza, dove i pesci grossi si inghiottono i pesci piccoli). Notavo ad esempio su anobii la presenza di parecchi gruppi creati dalle case editrici stesse ma spesso portati avanti, aggiornati, partecipati solo dai lettori stessi. Mi piacerebbe vedere piu’ partecipazione genuina delle case editrici in questo senso. Gli uffici stampa servono o la sezione web e la redazione web dovrebbero valutare meglio queste possibilità, sfruttarle al meglio. E’ piu’ semplice mostrandosi presenti, dimostrando di essere una figura concreta e non qualcosa di irraggiungibile, poter fidelizzare ulteriormente il lettore, legandolo probabilmente non in maniera esclusiva a te, ma certamente conquistandoti la sua presenza fissa. Le piccole case editrici colgono spesso questi scenari, vi partecipano, sono decisamente attivi. Poi una volta che crescono, perdono un po’ l’entusiasmo nel contatto faccia-faccia (a livello web) con il singolo, mi verrebbe da dire con noi lettori comuni mortali. E un po’ mi dispiace, anzi parecchio, perché almeno nell’editoria la spaccatura netta produttore/venditore-consumatore dovrebbe non esserci, nel pieno rispetto dei ruoli naturalmente come è necessario che sempre sia. Ecco, si puo’ tastare la cosa alle grandi Fiere dei libri. Certo, in alcuni casi la cosa viene enfatizzata, perché è naturale che il contatto fisico sia cercato in maniera quasi insistente sia dal lettore che dalla casa editrice, pero’ una cosa è affacciarsi nello stand di una Mondadori, un’altra cosa allo stand di una Las Vegas Edizioni o di una Scritturapura. Si percepisce fin da subito una differenza di tempi, modi e atmosfera respirabile. Altre dimensioni, ma certamente anche altre attenzioni al lettore. Io credo che nascondersi dietro al fatto che piu’ grandi si è, e piu’ è oggettivamente difficile rimanere legato quasi intimamente al lettore, sia sbagliato. Sia una via di fuga troppo semplicistica per schivare un tema che forse non si intende affrontare. Quello del rapporto editore-lettore.

Su face book alcune case editrici (ad esempio Elliot ma anche altre) dopo un inizio entusiastico hanno perso interesse, dedicando sempre meno tempo all’aggiornamento delle notizie e anche al contatto con il lettore (non rispondono neanche ai messaggi privati, o lo fanno con ritardi millenari). C’e’ chi è presente in ogni social network esistente e possibile ma in nessuno di questi è attivo come dovrebbe, cosi’ il lettore interessato che cerca di contattarlo è costretto a tornare a farlo per mezzo di email, telefonate e quant’altro. Mi chiedo a tal proposito a cosa serva il social network in questi casi, sembra a tutti gli effetti una grande occasione persa, una colpa grave non sfruttarla. Con Internet le strade si accorciano, cosi’ come i tempi e la comunicazione, pertanto penso che ogni azienda, non solo quelle editoriali, debba puntare con decisione su questo mezzo straordinario, anche organizzando il proprio ufficio comunicazione e stampa orientato proprio in funzione di tale partecipazione interattiva. A dir la verità, il problema è ben evidente anche per quanto riguarda il contatto tramite forme tradizionali, come i contatti che appaiono online sul sito web ufficiale della casa editrice. Ad esempio, Feltrinelli, per mia esperienza e per altre voci sentite in giro, non risponde praticamente quasi mai alle email, a parte certi casi è sempre piu’ difficile anche avere un semplice scambio di pareri via email con direttori editoriali, redattori editoriali, cosi’ come accaduto a me che avevo intenzione di contattare Martina Testa di Minimum Fax, e aspetto una sua risposta da 7-8 mesi e chissà se avrà mai aperto la mia email che le ho mandato.

Ma è anche vero che ci sono tante realtà, soprattutto quelle medio-piccole, che danno grande importanza al legame profondo che li vede protagonisti con il lettore, che diventa quasi piu’ un amico che un cliente. Tunuè è solo un esempio tra i tanti. Ora provero’ anche con altre case editrici per tastare un po’ piu’ nel profondo, a mo’ di indagine, quale spazio di importanza concreta occupi il lettore all’interno di una casa editrice, chiaramente già prevedo differenze sostanziali perché ogni editore ha una sua politica, una sua storia, un suo credo, una propria organizzazione. Certo è che, ogni volta che cerchi un contatto con una di loro e non ricevi risposte di alcuna forma e in alcun modo, la delusione-irritazione è tanta, soprattutto dopo che nelle loro pagine web vedi costellata la loro impaginazione grafica di continui rimandi e richiami linkabili alle svariate possibilità di interazione diretta con loro, promettendoti la loro presenza fissa e continua ad ogni tua curiosità o informazione. Come a volte accade, l’apparenza stona parecchio con la realtà dei fatti. Ma ripeto, accade per molte case editrici come invece non accade per molte altre, che rispondono bene, invece, alla loro missione dichiarata.

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