Inguaribilmente USATO

mercoledì 17 marzo 2010


Leggendo Zadoorian, mi sono divertito, commosso, ho passato del tempo bellissimo in una lettura che vuole sottolineare come le passioni non abbiano barriere.  Non bisogna sentirsi giudicati per nessuna ragione al mondo. E soprattutto  le passioni sono tali perché sono folli, drammaticamente folli, spinte da chissà quale forza oscura che di fronte a esse non capisci piu’ nulla, la razionalità tende a evaporare prima ancora di accorgerti che ne possiedi una, e a quel punto sei bello che fottuto.
Leggendo questa autentica mania imprescindibile, di Richard, di acquistare cianfrusaglie, ho notato che questo libro potrebbe avere qualche aggancio biografico notevole con il sottoscritto. Perché fino a tempo fa frequentavo con molto piacere i mercatini dell’antiquariato ma soprattutto perché oggi io posso definirmi come un membro ufficiale della Setta del Libro Usato. Semplice a spiegarsi:  nonostante una wish list che incrementa quasi esponenzialmente il proprio contenitore di desideri da bramare, nonostante la lista di libri da leggere si allunghi al passo (vergognoso) quasi del “giorno in giorno”, appena vedo una libreria dell’usato, c’e’ qualcosa che mi strappa dai pensieri e dagli impegni del momento, facendomi quasi dimenticare della mia stessa esistenza. Penso che potrei quasi uccidere se un libro usato al 50% me lo chiedesse. Vengo ipnotizzato, inquietante. Una nube nera mi oltrepassa e mi oscura ogni tipo di visuale, rendendomi un cieco fetente che vede solo l’opportunità di acquistare un libro a metà prezzo. Usato? Meglio ancora, perché come dice Zadoorian un oggetto usato rappresenta una relazione da instaurare con il precedente possessore, e leggendo queste parole nel libro ho subito pensato: ma questo bastardo ha violato il copyright del mio modo di vedere le cose (in tutti i sensi).
E cosi’ piu’ uno si impegna con se stesso a evitare di fare certe cose, piu’ nella tentazione di farle, quasi facesse un dispetto all’amichetto che il giorno precedente gli ha rubato la fidanzatina in classe o gli ha strappato l’ultima caramella che la maestra stava distribuendo alla classe, inesorabilmente ci casca.  Bisognerebbe inventare una tassa del 101% sulla tentazione: nel caso uno non riesca a resistere alla tentazione, scatta automaticamente la tassa o, meglio ancora, la multa. I vigili delle librerie, ma me li immagino? Ah, con me fatturerebbero cosi’ tanto che a questo punto forse i Navigli sarebbero già stati ripristinati come si deve in vista dell’Expo del 2015.
In libreria, poi, c’e’ la pietosa, patetica, simulazione del “si lo acquisto, anzi no, non posso”, lo scontro tra tentazione e coscienza, nella quale si finge che ad aver la meglio in definitiva sia stata la coscienza, che ha salvato dall’ennesimo baratro il proprio portafoglio che piange disperato. Invece poi tutto ad un tratto, senza quasi accorgersene, si è intenti a firmare un piccolo foglietto di carta, nello spazio sotto all’indicazione del prezzo da pagare e il nome della carta di credito con cui si stanno mandando a farsi fottere altri soldi.  Questo sono io. Una lotta eterna tra bene e male, tra spesa e risparmio, tra sacchetto e non sacchetto. Irrecuperabile. E Zadoorian mi ha regalato quest’altra, impensabile, opportunità di ridere anche di me stesso. Bello. Ma si salvi chi puo’.

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