Second Hand di Michael Zadoorian

lunedì 15 marzo 2010



Ci sono, nel corso della propria esistenza, manie, tendenze, hobby a cui, a un certo punto, non possiamo proprio fare a meno perché assumono l’identità di vere e proprie fissazioni personali, dipendenze cosi’ forti alle quali è impossibile rinunciare, che diventano prioritarie anche rispetto a molte altre cose che in teoria, si da per scontato che siano primarie nella vita di una persona, come il lavoro, i sentimenti, l’integrità morale.
Chi di noi non ha mai vissuto l’ebrezza dell’esperienza del collezionismo, del riempirsi mensole, scrivanie, contenitori, di oggetti, anche insignificanti, che passano completamente sotto silenzio o che vengono letteralmente lanciati dalle finestre da altre persone, ma che per la persona in questione assumono un valore di sacralità, unicità e fissazione? L’oggetto in questo caso diventa molto di piu’ di un qualcosa di inanimato, di un corredo da usa e getta, si trasforma in un racconto di uno stile di vita, in una vera e propria carta d’identità della propria personalità, in un vero e proprio senso da dare alle proprie azioni quotidiane, senza le quali si rischia di perdere un po’ la bussola. CI si sentirebbe un po’ vuoti, orfani di quello che è diventato ormai una ragione di vita, una sorta di meccanismo di fidelizzazione a una propria passione sconfinata.
Oggi c’e’ la tendenza a inseguire l’ipernuovo, il supertecnologico, l’ultimissima frontiera della novità che rende obsoleti oggetti usciti sul mercato anche solo 2-3 mesi fa, c’è una ricerca continua all’oggetto continuamente aggiornato e sofisticatamente espressivo da sfoggiare a livello sociale, un irrefrenabile usa e getta che rende l’oggetto un qualcosa di estremamente effimero e instabile.
Second hand, ovvero seconda mano, ci descrive il mondo delle cianfrusaglie, cosi’ ingiustamente relegate alla categoria delle inutilità, pregiudicate come futili, ingombranti edispendiose in termini di spazi da occupare, sporche e sinonimo di disordine e sciatteria. In realtà, un oggetto, anche tra quelli in apparenza piu’ inutili, particolari, assurdi, hanno qualcosa da dare a chi l’acquista o a chi decide di non gettarla via. Ed è quello che pensa Richard,ragazzo “junker” che vive la sua esistenza a caccia di cose già vissute, abbandonate, nella sua totale solitudine , oggetti semplici, anche tra i piu’ folcloristici, anche tra i piu’ improbabili, ed è con gli oggetti che intrattiene le sue uniche relazioni personali. In contrasto perenne con la sorella, che invece vive una vita opposta alla sua, fatta di gusti opposti (per il nuovo), con un modo di vedere il mondo completamente diverso dal suo, e’ da anni che non intrattiene una relazione con una donna, è da anni e anni che vive gestendo un negozio di cianfrusaglie che in ben pochi si accorgono che esista ed entrano con quello che Richard definirebbe “il giusto spirito”. Finchè non conoscerà Theresa, anima gemella perché anche lei molto appassionata di oggettistica, qualunque essa sia, da raccattare ovunque, agli sgomberi, nei garage in svendita, nell’Esercito della Salvezza, nei mercatini. Muore la madre (di Richard), la sorella Linda cerca di pressarlo in qualche modo a vedere diversamente la vita e rimettersi in pista (quella giusta), sembra che tutto vada per lui verso un baratro esistenziale sempre piu’ profondo. Finchè, appunto, non entrerà nella sua vita, entrandole simbolicamente per la porta del suo negozio ovvero la sua vita, stravolgendogli ogni suo punto di vista, ogni sua filosofia di vita, mettendolo in una sorta di spalle al muro perché non si puo’ scappare sempre da un rapporto intimo, maturo, pressoché definitivo con una persona. E quindi lei, imprevedibile, umorale, spirito libero difficile da gestire, psicologicamente instabile, provoca in lui un cambiamento significativo perché gli fa scoprire l’amore, quello irrinunciabile, che crea crampi allo stomaco e felicità alle stelle, quello che da un senso a tutto e che ristabilisce le giuste gerarchie tra le cose per cui vale la pena vivere. Forse, la ricerca ossessionata di oggetti, che assomiglia molto alla ricerca ossessiva di tantissimi appassionati come chi colleziona qualsiasi tipo di oggetto come conchiglie, spille, bicchieri della birra, lattine, punte delle matite colorate ecc.ecc. è sintomo di una mancanza di qualcosa di imprescindibile? Richard vede negli oggetti da collezionare (e da rivendere) gli unici compagni fedeli che meritano attenzione, gli unici per cui si possa spendere la propria fiducia con la certezza di venir ripagati come si deve. Vede nelle cianfrusaglie, un modo per intrecciare relazioni con le persone a cui quegli oggetti sono appartenuti in precedenza, e sottolinea come il “nuovo” in realtà non sia nient’altro che uno spreco, un’anonimato che non vibra, fine a se stesso, che non dà emozioni, che non permette un rapporto con un rivissuto che sa sprigionare emozioni a catinelle.
Il finale è forse uno dei piu’ belli che abbia letto.
E’ un libro molto fresco, divertente ma che in ogni pagina spinge a riflettere parecchio sulla caducità della vita, sulla socialità delle persone, su tutti quei problemi singoli che si presentano come ostacoli a un normale vissuto che intralciano sempre, sia fisicamente che psicologicamente, il proprio cammino. Anche Theresa ha in realtà un proprio fronte di problematiche che non riesce a risolvere, a reprimere, certamente per il lavoro che deve fare ogni giorno, cercare cani e gatti abbandonati e recuperarli nel suo rifugio dell’anticrudeltà, per cui è costretta a uccidere tantissimi animali che non trovano una collocazione. E qui il tema dell’abbandono, del maltrattamento degli animali è forte e assolutamente combattuto dallo stesso Zadoorian, che lui in prima persona è circondato da animali, tra cui un bellissimo gatto rosso che si porta ovunque insieme alla sua compagna Rita.
La scrittura è molto brillante, efficace, e non per questo poco comprensibile. Anzi, è fluidissima, attacca tantissimo sull’emotività e la sensibilità di chi legge, con una spietata autoironia, fa parlare in prima persona il suo personaggio, Richard, che descrive senza ostacoli, senza paraventi, senza vergogna, con la piu’ totale e assoluta genuinità la sua ripetitiva quotidianità, senza che accada mai nulla di sostanziale finchè, appunto, non incontra Theresa. Con la quale nasce un amore forte, a volte incompreso dai due che amoreggiano, litigano, si lasciano, si insultano, piangono, ritornano insieme e si fanno compagnia. La distruttività di Theresa contro la paura, la gracilità, la passività (che poi si trasforma in una forza prorompente e imprevista) di Richard. Insomma, una montagna russa, un’enorme altalena di quello che è l’amore anche per molti di noi. E un’altalena di emozioni infinite per chi legge, che non puo’ non amare Richard e il suo amore folle per qualsiasi oggetto (e la descrizione delle sue ricerche ricorda molto da vicino le mie ricerche che facevo quando collezionavo banconote e quella mia attuale dei libri, specie al Libraccio) e farsi trasportare dolcemente da tutte queste vicissitudini che hanno il grandissimo merito di farci sentire un po’ tutti noi dei precari a questo mondo, degli “junkers”, ma con una possibilità enorme su cui fare riferimento per stabilizzarci: L’AMORE, appunto.

4 commenti:

Martina S. ha detto...

Matteo, ti dico solo che il sogno di Marco è di andare in pensione e aprire un negozio di rigattiere!!! Nel frattempo mi sta riempendo gli scantinati di vecchie radio, cimeli bellici e quant'altro. Ogni tanto rivende qualcosa, giusto per pagarsi le spese, mentre a me giura che prima o poi ci guadagnerà su, eheh...
Io, come te, mi limito ai libri usati altrimenti casa nostra diventa un bazar.
Forse dovrei regalargli il libro di Zadoorian, eh?

Matteo ha detto...

Ah ma dai, è bello invece il sogno di Marco:-) Eh effettivamente tutto tutto non si puo' tenere in casa ahaha. Vedi col negozio ti porterebbe via un po' di roba da casa:-)))Come libro a me è piaciuto tanto, tanto, tanto ma è abbastanza commedia, non so se a Marco possa piacere, tu che dici?:-))

Martina S. ha detto...

Potrebbe anche piacergli. Le letture di Marco sono molto eclettiche, diciamo che va a periodi.

Matteo ha detto...

Allora se spazia molto, questo potrebbe essere davvero un bel libro per lui, magari anche un pizzico autobiografico ahahaha.