In viaggio contromano

martedì 7 settembre 2010


Micheal Proust, riguardo al viaggio, diceva: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
Italo Calvino, invece: “Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.”
Mentre Charles Baudelaire: “Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perchè. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.”
Partendo da questi bellissimi, poetici, delicati, armoniosi, ma soprattutto veri, virgolettati di personaggi di un certo calibro che tutti noi conosciamo,  affacciamoci sul libro di Michael Zadoorian, IN VIAGGIO CONTROMANO.
In Viaggio Contromano è un libro che accoglie tantissimi temi e che li cattura, quasi proponendoli in successione quasi come una stop motion, tratteggiandoli attraverso diverse pennellate, diversi colori, diverse tonalità, in base all’accento con cui meritano di essere offerti e trasmessi a chi legge.
C’e’  chi lo considera un libro di viaggio (e innegabilmente lo è), c’e’ chi lo considera una commedia brillante ma anche amarognola (e anche qui credo sia difficile negarlo), chi ancora lo vede come un romanzo drammatico paradossalmente di formazione, che ha tanto da voler insegnare.
La trama, nella sua struttura, è lineare ed essenziale: una coppia di ottantenni, decisamente briosi, ruspanti, iperattivi, sbarazzini, frizzanti, decidono che non c’e’ tempo da perdere: bisogna partire, prendere il loro Leisure   Seeker, vecchio compagno di viaggio interminabili quando erano piu’ giovani, e fuggire il piu’ lontano possibile da una vita che li sta tristemente abbandonando.  A entrambi viene diagnosticata una malattia grave e degenerativa: a John, l’Alzheimer, a Ella uno spietato cancro. Stanno per essere divorati da un male incurabile, che li affligge. E ne sono pienamente coscienti. Ma decidono di non piegarsi al destino, almeno non ora e cosi’ in fretta e furia preparano la loro fuga di attraversamento dell’America.  La loro è una scelta tanto improvvisa quanto ben calibrata, senza timori, senza tentennamenti, senza scetticismo, senza remore. Sembra una condotta tipicamente giovanile, anarchica, sovversiva, anticonformista, impulsiva. Una  fuga improvvisa organizzata da una coppia di ottantenni, alla ricerca di una libertà da godersi fino alla fine, decisi a staccarsi dal proprio destino deciso a consumarsi, per attaccarsi con tutte le proprie forze a quel poco che rimane loro da vivere. E’ una filosofia, un credo, non un disperato tentativo di recuperare tutto cio’ che si è perso o non vissuto.  Perché loro, nella loro straordinaria vita, hanno avuto tutto.
John ed Ella, si prendono per mano, si baciano, pensano ancora al sesso, vedono l’un l’altra negli occhi ancora quella fiamma di passione, di desiderio e dolcezza che li ha accompagnati fin da ragazzini ad oggi in un lungo viaggio insieme e che non si è ancora oggi spenta.
Viaggiano, attraversano, superano con il loro storico camper quasi coast to coast, gli Stati Uniti, nella loro terrificante grandezza, nella loro paurosa desolazione, nella loro mastodontica forza, nella loro straordinaria varietà di colori e paesaggi. Soli, John, Ella, il camper, la loro malattia e…le diapositive. Si, perché in ogni campeggio nel quale sostano, mettono in piedi un vero e proprio cinema con tanto di proiettore e telo e ci sparano su tutte le diapositive del loro passato. E i loro commenti fanno da sottofondo musicale alla visione. E pazienza se John, si dimentica anche il nome di sua moglie  ma si ricorda nei minimi particolari momenti, istanti, insoliti, in apparenza irrilevanti.
Si passa per viste panoramiche  mozzafiato a città fantasma lugubri e desolate, a deserti stepposi dove è il silenzio assoluto a dominare e dove i colori sembrano afflitti da una depressione cronica, battendo strade asfaltate o strade sterrate su cui il camper mostra la sua vecchiaia e le sue fatiche, passando per campeggi alcuni da favola, altri inquietanti nel loro triste aspetto abbandonato, fino a hotel (tanto da non preoccuparsi dei soldi a disposizione, investendoli anche in una suite enorme) e ristoranti dove mangiare esattamente il cibo che andrebbe evitato, a maggior ragione se malati (hamburger, patatine fritte, alcool, pepsi a litri e via dicendo).
Tantissimi incontri nascono on the road, com’è prevedibile. E infatti John ed Ella si imbatteranno per strada con hippies che intendono brindare con i nostri nonnini mentre si sono intrufolati a vedersi il film della loro vita proiettata su un video schermo improvvisato, criminali che tentano di derubarli ma vengono alla fine scacciati, ragazzini 14enni già alle prese con una figlia da accudire che vengono invitati con dolcezza a una cena in camper, e tantissimi altri personaggi tra cui cameriere, impiegati d’albergo, benzinai che incrociano la loro storia ancora tutta da raccontare, fino alla fine di tutto.
Alle numerose diapositive portate con sé, si aggiungeranno tanti altri fotogrammi, nuovi scatti consumati via via per strada, utili quasi a cercare disperatamente ma anche con dignità e coscienza, a fermare il tempo, per far si che non ci si debba preoccupare del “dopo”.
La loro non è una fuga disperata, dettata dalla folle paura della morte che si intende evitare a tutti i costi. Il loro è un desiderio, commovente, di restare insieme, fortemente uniti , di dimostrarsi ancora cio’ che fin  da ragazzi non hanno mai smesso di concedersi:  amore incondizionato, grande attenzione l’uno per l’altro, forte indipendenza dagli altri, mano nella mano, tante risate, il capirsi al volo senza l’utilizzo delle parole, determinati da un carattere forte, intraprendente, coriaceo, determinato.  Ma forse la dimostrazione piu’ grande che possano darsi in questo viaggio è un’altra: di essere ancora vivi e soprattutto vivi INSIEME. Perché spesso capita di leggere tra le righe e non, nel libro, che forse l’unica vera, grande, terribile paura è una sola: quella di rimanere soli, senza l’altro, senza l’altra. E qui si che la faccenda diventerebbe straziante. Il solo pensiero di un’eventualità del genere, li manda in crisi, in black out.
E’ un libro amaro in certi momenti, ma colmo di speranza, di riflessioni su cui ragionare, di siparietti esilaranti, ma anche commoventi fino alle lacrime. Leggendo i loro botta e risposta, mi vengono immediatamente in mente Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Chissà perché.  
Anche nei momenti piu’ dolorosi, in cui John perde la memoria, non riconosce la moglie né se stesso, o quando in camper e sua moglie nel bagno dell’autogrill e parte a manetta dimenticandosi di avere una moglie a bordo, o quando si bagna a letto e dimostra l’indipendenza di un bambino, o quando lei piena di dolori rischia castamente di cadere per terra e successivamente di rimanere impiantata a letto, c’è una luce che non smette mai di illuminare il loro viaggio. Chilometri e chilometri di ansie, paure, certezze, conforti, confidenze con uno sguardo ogni tanto rivolto a un passato a cui hanno dato tanto e loro hanno ottenuto altrettanto. I figli, preoccupati della loro fuga, costantemente in ansia, alla disperata ricerca di convincerli a tornare sui propri passi, i nipoti, in attesa di farsi coccolare dai loro nonni: tutti in attesa del loro ritorno a casa. Ma loro sono diretti verso il mare e verso Disneyland e non vogliono sentire nessuna ragione che possa impedire loro di terminare il loro progetto finale di vita.
La bellezza assoluta del libro, secondo me, risiede nel fatto che a dominare non siano i sentimenti negativi come ansia, paura, malinconia, disperazione, ma al contrario, brividi emozionali come l’amore, il valore impagabile di un sorriso e di uno sguardo, la piena coscienza di se stessi e di essere ancora vivi e forti, capaci di tutto. Anche e in particolar modo, in un contesto in cui è il dramma in teoria a dover muovere le pedine, la malattia. E invece no, sono loro a imporsi autisti della propria esistenza, o almeno di quello che rimane loro, senza farsi ricattare o imporre o dominare da un destino che sembra aver già deciso il finale per loro.
La vita si vive una sola volta, lo hanno capito benissimo John ed Ella,che malgrado i forti ostacoli che si sono frapposti tra loro, continuano a praticare le loro piccole ritualità come nulla fosse, a immetterci forza, energia, pieno coinvolgimento emotivo senza freni. La batteria per loro è quasi scarica ma vogliono sfruttare quel poco di energia rimasta che ancora li alimenta per allontanare qualsiasi sentimento negativo, per mantenersi a distanza di sicurezza dai facili rimpianti, e godersi nel pieno delle loro possibilità fisiche e mentali quello che viene concesso loro.
Sembra essere una vecchiaia felice, una malattia che c’e’ ma con la quale si riesce a convivere con estrema lucidità e intelligenza. Ma i momenti di abbattimento ci sono, eccome, cosi’ come una non accettazione di quello che sarà poi, tante domande ci si pone, soprattutto sulla fine di tutto senza il proprio amato/a al proprio fianco.  E’ un inno alla libertà, all’amore, al viaggio: e la miscela che nasce mescolando questi che definirei molto piu’ che semplici valori e credo, è il motivo fondante per cui la vita va amata sotto ogni aspetto e nonostante tutto. E dimenticavo, è la ragione numero uno per cui da lettore, consiglio spassionatamente  a tutti una straordinaria lettura come questa.
Per concludere citiamo una bella pillola di Mark Twain: “Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite.”

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