Una Casa Vianello in stile british

venerdì 17 settembre 2010

Un condominio, in una zona benestante di Edimburgo, piu’ precisamente situata  in 44 Scotland Street che dà il titolo al libro , è il teatro in cui prendono vita, le vicende strampalate, sgargianti, profondamente umane della batteria di personaggi, strambi, quasi caricaturali, partoriti dalla penna ironica, rigogliosa armoniosa e riflessiva di Alexander McCall Smith.

Il palazzo abitato sembra un microcosmo sul quale è piazzata un’enorme campana di vetro che lo separa dal mondo circostante. Appena si varca il portone d’uscita dell’edificio, è come andare incontro a un’improvvisa ondata d’aria che lascia un po’ colti di sorpresa.
Un caleidoscopio variegato, brillante, di personaggi e situazioni tra i piu’ disparati, che intrecciandosi, danno il via a una guizzante, elettrica, ricerca di un senso da dare a se stessi.

La base di partenza è l’assoluta quotidianità delle loro esistenze che in apparenza non lascia trasparire nulla di eccezionale: c’e’ Bruce, un alto, belloccio, menoso e narcisista ragazzo che lavora per un’agenzia immobiliare, c’e’ Pat, ragazza estroversa, in cerca di un’aria nuova,  che ha deciso di lasciare casa per prendersi due anni sabbatici dallo studio, poi ci sono Irene e Bertie, madre 30enne e figlio di 5 anni, che si vedono coinvolti in un braccio di ferro su quella che è la via educanda migliore per crescere il figlio, e poi come dimenticare ancora Matthew, figlio di papà, a cui è stata affidata una galleria d’arte e in realtà è ignorante e disinteressato come una capra riguardo all’arte. C’e’ poi Domenica, eccentrica donna tutto d’un pezzo, anziana antopologa, la spettegolatrice del condominio che non puo’ per legge mai mancare in questi contesti, che si interessa di tutto e tutti, energica, piena di vita,  e dispensatrice di storie lontane e consigliera ufficiale in presenza di confidenze (che si presuppone rimangano tali, da parte di chi le fa)) altrui sugli uomini.  E in aggiunta, altri personaggi di contorno,  che servono a dare ulteriore colore all’ambientazione e un paio di personaggi niente male che dopo qualche apparizione fugace a inizio libro, si preparano, in conclusione della storia, a prenotarsi un posto di riguardo nei successivi volumi della serie che fuori dall’Italia è ormai giunta alla settimana puntata cartacea.

Mc Call Smith ci guida alla visita di Edimburgo, la città nella quale vive, entra come una telecamera in picchiata dall’esterno negli appartamenti dei nostri avvincenti  inquilini, facendoli parlare, comunicare  insinuandosi nei loro pensieri piu’ intimi e inviolati e nei loro altalenanti stati umorali che si scambiano continuamente posizione durante la giornata.  Ci vengono dipinti attraverso le loro credenze, i loro vizi e le loro virtu’, le abitudini e la loro filosofia di vita.  Esaltandone i difetti, spacciandoceli come normali, naturali, come un valore aggiunto, come quel pizzico di pepe che serve a fomentare la monotonia, anziché facendo demagogia spicciola come spesso capita leggendo certi libri, che ti spara in testa un istinto suicida difficile da contrastare.

Ogni personaggio, con le sue peculiarità uniche e distinte, presentato nitidamente quasi quanto una fotografia appena scattatagli con una reflex con teleobiettivo caricato, viene analizzato in profondità, a volte schernito, altre compatito, e nonostante (o forse appositamente perché) a separarli ci sia un abisso di diversità, si amalgamano alla perfezione, creando un tutt’uno movimentato e dinamico, ma anche estremamente delicato, che riesce a conquistare il lettore, affascinato dalla normalità che sente cosi’ sua, delle pedine che muovono il romanzo.

Un romanzo, come detto, scanzonato, non pretenzioso, incalzante, brioso, fresco, delicato, pensato per un pubblico di lettori ampio, privo di barriere all’entrata. Ci si perde piacevolmente all’interno del susseguirsi degli eventi , camminando per negozi, ristoranti, locali edimburghesi quasi per mano con i personaggi. Sono spassose le rese in discorsi diretti in prima persona , dalla voce del personaggio di turno, di cio’ che in realtà non viene detto in realtà, ma solamente pensato. Una sorta di gossip del pensiero, una paparazzata canaglia. Cosi come divertenti sono i malintesi involontariamente burleschi, le scivolose cadute spiazzanti e imbarazzanti che creano un momento di sospensione sconcertante, amori non corrisposti, tentativi di conquiste improbabili, sofferenze dannose di cuore e nuove sorprendenti scoperte improvvise.  Il tutto con una spruzzata di tipico humour british, che ha la forza di essere brillante ma anche amarognola e riflessivo.

L'autore scozzese (ma nato e cresciuto in Africa), con le sue vicende, il suo mondo, è riuscito a fare centro. E questo è cio’ che cerco in un libro, evidentemente strutturato diversamente e scritto con al suo interno delle varianti facilmente riconoscibili,  rispetto a tanti altri, per cui certi paragoni con altri testi andrebbero fatti con i piedi per terra e con distinzioni necessarie e doverose. Ma ha il merito, appunto, di aver saputo toccare il nervo giusto, di avermi saputo invitare con la semplicità di una trama umile, lineare, delicata ed elegante allo stesso tempo , a una partecipazione diretta, intensa, coinvolgente e umana.

Il condimento è perfetto , la ricetta semplice ma sapientemente calibrata per soddisfare i gusti un po’ di tutti: commedia, tanta, in dosi abbondanti  qualche punta di giallo e di mistery per “pepare” il ritmo della storia e anche un buon litro di sociologia e filosofia, che assunta in quantità equilibrate, non puo’ far altro che bene.
Chi lo assaggerà?

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