Aprile, le mie letture

sabato 8 maggio 2010


Aprile, anche questo è andato, “come foglie d’autunno”. Altro mese come al solito (e per fortuna) di letture, tra le altre cose.  Addirittura, su sei libri, ben tre sono graphic novel, un altro è un libro che potrebbe benissimo prestarsi al graphic novel e ha una potenza espressiva quasi simile, un capolavoro (Yates) e un libro piuttosto irritante e davvero mediocre come LA CENA, decisamente la pecora nerissima del mese (anzi, forse si propone già molto autorevolmente come la lettura peggiore del 2010). 

Leggendo un libro, si puo’ rimanere piuttosto infastiditi. Il fastidio puo’ pero’ essere di due specie: quello insito alla lettura, derivante da temi, momenti, personaggi, vicende e spesso accade che questo decreti, almeno dal mio punto di vista, l’assoluta bellezza di un libro, L’altro fastidio, come in questo caso,  è un fastidio che guarda dal di fuori la lettura. E la condanna senza appello, perché non mi ha permesso di entrare nella storia, mi ha allontanato subito da uno stile pessimo, credibilità nulla della vicenda, tante ostentazioni varie e una profonda presa per il culo di fondo. 



Mi perdoni il mio carissimo amico Richard, non si capovolga su in cielo a fissarmi da li per dire: ma come osi mettermi dopo quel cesso di libro de La Cena nella tua sequenza dei giudizi del mese. Mea culpa, gli direi, hai il 100% della ragione, non mi merito neanche le briciole di fronte a un’incontrovertibile verità come questa. Yates ha scritto un altro capolavoro, forse piu’ raccolto nel suo dramma rispetto a Revolutionary Road, ma ugualmente intenso, denso, stracolmo di umanità.   E pieno di contraccolpi psicologici, altalenanti impennate-cadute sentimentali e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.
Una lettura assolutamente inaspettata, sorprendente, quasi miracolosa. Arrivata a fari spenti, mi ha accecato.
Il fenomeno-Satrapi non accenna a esaurirsi. Prosegue con la sua irresistibile testimonianza profonda, ironica, ma forte, dura, dolorosa allo stesso tempo della condizione di vita assolutamente precaria del suo paese, sempre piu’ soffocato da violenza, obblighi-doveri senza diritti,  schiaffi morali quotidiani. Il fatto che continui ad avere successo, sa tanto di speranza di ribaltare completamente certi stati di fatto. Speriamo.
L’emozione senza parole. L’emozione non ha voce, come direbbe Celentano. Questo assoluto capolavoro si incasella perfettamente in questa bellissima citazione. Una lettura che trasmette tante ma tante di quelle emozioni che ci si sente impotenti anche solo a cercare di renderne conto ad altri. Non è stata per me una lettura, sfogliando pagina dopo pagina (lentissimamente) ho vissuto anch’io, un’esperienza, dalla quale non si puo’ uscire e se anche si riuscisse, non si puo’ farlo senza una valigia bella piena di sensazioni fortissime, penso indelebili. 
La guerra, con tutto il suo carico di odio, con tutta la sua assurda condanna a morte, privazione di tutto, la sua eredità che è il nulla, il vuoto, il dolore eterno. Una straordinaria riproposizione del film che mi ha commosso come poco altro.  Facciamo capire a chi di dovere che l’odio distruggerà il mondo, che la violenza è morte, è tradimento, è annullamento di sé.Gridiamolo con tutta la forza, la voce, l'energia che abbiamo in corpo.

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