Le piccole case editrici vanno tutelate, protette, come un animale in via di estinzione

giovedì 27 maggio 2010


D’accordo, di fiere interamente dedicate alla piccola-media editoria qua e là ce ne sono (non ultima quella che avrà luogo a Finale Ligure dal 16 al 18 luglio, Vento Letterario), e ritengo, da frequentante della scorsa fiera della piccola e media editoria a Roma, di poter affermare senza rischio di venir taciuto, che si è rilevata un grande successo a livello di presenze e di vendite, e quindi di speranza ce n’è, anche per quelle piccole case editrici, che con la loro bravura, competenza, coraggio, cercano di ritagliarsi un posticino nel mercato librario italiano. Sta di fatto che leggendo sul web, alla Fiera di Torino, da poco terminata, alla quale ho partecipato entusiasticamente,  i dati relativi bisognerebbe un po’ porsi qualche domanda: i dati relativi alle presenze sono straordinari, da 20 anni a questa parte l’afflusso è stato quello piu’ alto, addirittura il 20% in piu’ rispetto alla passata edizione. Pero’ scavando un po’ piu’ in profondità, la realtà dice anche che i profitti, gli aumenti delle vendite, il segno + vanno ai grandi colossi, a chi in realtà avrebbe forse meno bisogno. Attenzione, con questo non dico che è un dato negativo. Anzi, ben vengano un aumento di investimento della gente nel prodotto libro, ma fa riflettere anche da alcune discussioni, rubate, tra piccoli editori a Torino, quanto in realtà la gente abbia in gran parte preso d’assalto i colossi dell’editoria italiana, trascurando e non poco le piccole case editrici. Che meriterebbero ben altra ribalta, ben altra attenzione. Che la gente forse si sia impigrita a cercare qualcosa di nuovo a livello piu’ specifico, di nicchia? Che vadano, per comodità, su coloro i quali hanno piu’ mezzi e risorse per farsi notare? Ma il passaparola, dove è andato a finire? Le piccole case editrici, dovrebbero vivere di quello. Io nel mio piccolo faccio girare molto la voce, anche se devo essere sincero, ancora devo investire molto tempo per approfondire la conoscenza di tantissime piccole realtà che meriterebbero senz’altro almeno la pubblicità che viene fatta ai grandi colossi, agli squali che non esitano un istante a far fuori i pesci piccoli. Straordinari nel pescare (o ripescare) i talenti della scrittura, per poi vederseli soffiare sotto il naso con una semplicità disarmante, subendo oltre il danno anche la beffa, quella di non venir riconosciuto loro neanche il piu’ piccolo dei meriti.  A che servono le fiere del libro, se si deve colonizzare come in una qualsiasi libreria gli stand enormi, veri e propri negozi, di case editrici che vendono già enormemente altrove, dove le si incontra anche negli Autogrill, nelle stazioni metropolitane? Che senso ha, provocatoriamente, mi chiedo, organizzare rassegne del genere? I gusti della gente è, secondo il mio codice dei comandamenti del lettore, la prima voce che compare: mai discuterne, se ne puo’ parlare, confrontarsi, ma mai giudicarli. Pero’, una casa editrice che non ha i mezzi, il nome, la forza, i canali giusti per farsi conoscere, e alla fiera, che è il luogo per eccellenza per mettersi in mostra, bussare alla porta del lettore che passa di li per caso,  vede essere fatta a pezzi da quegli stessi che in libreria occupano ogni angolo dello scaffale costringendoti a retrocedere nel retro-pieno di polvere, cosa puo’ dire? Prendere atto di una sconfitta eterna o alzare un po’ la voce, anche solo per farsi sentire?  Molti lo fanno con uno straordinario spirito di iniziativa, nei paesi, online, sulle riviste, attraverso il passaparola.  Poi, per fortuna, si vedono anche casi molto interessanti in evoluzione: la Elliot, ad esempio, la Voland,  oppure la Minimum Fax, passate dal terreno dei “nessuno” a un trampolino che forse finalmente li sta lanciando nella realtà editoriale che conta. Ma non hanno alle spalle una storia e dei fondi come Feltrinelli e Mondadori. Eppure forse ce la stanno facendo, passetto dopo passetto a scrivere il proprio nome a ridosso dell’olimpo dei giganti. Ci sono anche strategie azzeccatissime, che stanno ripagando completamente il loro fiuto: un esempio? La Voland con Amelie Nothomb. Perché se è vero che è il catalogo che fa la differenza, potrebbe bastare anche un nome che diventerà di spicco, per far decollare tutto il resto. Basterà?  Me lo auguro, perché le piccole-medie case editrici sono una ricchezza inesauribile, straordinaria, irrinunciabile per il mondo editoriale italiano, sempre cosi’ vivo, dinamico, giovane, fresco, intraprendente.  Sarebbe un peccato e uno spreco enorme non valorizzarle.  Già e come non bastasse hanno pure tolto le tariffe postali agevolate, dimenticavo.

3 commenti:

Carlotta ha detto...

Grazie mille per la segnalazione ;)

Matteo ha detto...

Piuttosto grazie a voi per quello che fate:-))Ci si vedrà a Finale Ligure:-)

Carlotta ha detto...

Ottimo! Ci si vede lì ;)