Cinema e giornalismo

sabato 23 gennaio 2010

“Print the legend” sono parole che John Ford fa pronunciare a un giornalista in L’UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE.

Il giornalismo è “print”, ovvero stampa, intesa nel suo atto conclusivo e definitivo di messa in opera e, successivamente, di distribuzione a una società pronta, e quanto mai bisognosa, a informarsi.

Ma il giornalismo è anche “leggenda” perché racconta storie che contribuiscono a fare la storia, che saranno poi un vero e proprio punto di riferimento per le persone e la civiltà in generale.

Chi meglio del cinema e dell’immagine in movimento, si autoincarna come il miglior narratore possibile di una professione cosi’ affascinante ma anche tanto controversa nel corso della sua storia?
In questo splendido corollario di film, citazioni e saggi, a cura di Giorgio Gosetti e Jean Michel Frodon, con illustri cineasti, giornalisti, filosofi, critici pronti a offrire il loro importante contributo per creare un’idea solida, approfondita e fondata su basi autorevoli della professione giornalistica nel cinema, si approccera’ al Grande Schermo che racconta di giornalismo attraverso modalità e punti di vista tra i piu’ disparati.

Ad esempio la relazione cinema-giornalismo viene vista da un punto di vista morale, domandandosi fino a che punto il giornalismo è una professione giusta ed eticamente corretta e quali sono i confini, a volte labilissimi, che dividono il corretto e l’irreprensibile dalla impropriazione indebita e violazione. Tema scottante anche oggi e che non cesserà mai di essere al centro di discussioni anche piuttosto accese a livello pubblico.

Oppure vengono analizzate molto attentamente le regole del genere (ambientazione, strumenti, caratterizzazione dei personaggi, tecniche di lavoro), quali debbano essere le coordinate tipo di un film sul giornalismo che non è ben inquadrabile in una precisa categoria, ma che tuttavia tende a racchiudere in sè per natura alcuni tratti comuni riconoscibilissimi. Ed è molto interessante, sotto questo punto di vista, notare come anche il giornalista, nel corso della storia, si evolva anche a distanza di pochi anni, di come l’intero sistema della professione cambi strumenti utilizzati, ideologia e modalità di operare nel concreto.

Durante il percorso guidato, ambizioso, all’interno del libro, ci saranno importantissime testimonianze concrete, ovvero i film che con le loro sequenze hanno fatto storia, esportando in tutto al mondo anche vere e proprie culture: da citare con rigore sono soprattutto QUARTO POTERE di Orson Welles e PROFESSIONE REPORTER di Michelangelo Antonioni che rappresentano due dei modelli di riferimento assoluto, per uno studio della materia credibile e ben fatto.

Ma come dimenticarsi di TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE, CLOSE UP, LA CONVERSAZIONE, L’ASSO NELLA MANICA e SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA.

Il giornalismo è anche documentarismo, e a tal proposito il quarto capitolo è tutto dedicato al cinema che si veste da documentario, raccontando la Shoah o, ai tempi nostri, la società attuale con gli occhi di Michael Moore.
Sembra che il giornalista modello sia quello americano, visto nell’immaginazione collettiva come il padre fondatore della professione. C’e’ tutto un intero capitolo, molto interessante, sul professionista della carta stampata made in Usa. Made in Hollywood se lo associano contemporaneamente anche al cinema.

Da leggere fino all’ultima pagina e da gustarsi ogni minima sequenza riprodotta in immagini fotografiche che hanno fatto epoca, comprende anche un’approfonditissima filmografia dalla quale si possono trarre tantissimi spunti di visione.

0 commenti: