Rubrica: Le copertine piu' belle

venerdì 29 gennaio 2010


Dalle copertine si puo’ capire molto o abbastanza di cosa riserverà poi il contenuto.

Non so esattamente quale sia il processo di selezione delle copertine nei libri, ma certamente la capacità di simbolicità, iconicità e di libera interpretazione dell’immagine, del disegno, dell’opera trovano il lettore sempre molto disposto al gioco di decodifica. Ci sono copertine banali, scontate, che non piacciono perché il motivo della scelta è fin troppo evidente, altre molto belle all’interno delle stesse ci sono quelle che hanno una correlazione abbastanza semplice con quello che il libro poi racconterà e quelle che si muovono di piu’ sul piano dell’ambiguità, della sottigliezza, dell’essere cruciverba, piuttosto oscure.

La copertina è attirare attenzione, ha in sé un potere commerciale di straordinario impatto. E a volte l'abuso che ne viene fatto è veramente impressionante. Questo secondo me vale anche per il titolo che viene scelto, se poi accanto c’e’ anche il nome dello scrittore che è un nome da urlo, l’esplosivo della vendibilità di quel libro diventa pressoché impossibile da disinnescare.

Il Mondo dopo la fine del mondo, è uno di quei libri che già dal punto di vista dell’impatto visivo domina la sfilza di libri di cui è circondato nello scaffale in libreria. Domina lo spazio, per il movimento caotico che muove la copertina quasi come se volasse indisturbata e senza criterio, le da slancio, ha un qualcosa del 3D, decisamente inquietante, probabilmente arricchita da qualche figura allegorica messa li per avviare il gioco di decodifica appunto col lettore. Io personalmente, un libro cosi’ l’ho adocchiato (e mi ha folgorato) da un lato all’altro della libreria. E non è una libreria qualsiasi, è la Feltrinelli, stracolma di libri, molto ampia, ricca di distrazioni visive.

Trovo che un’altra spinta alla lettura arrivi decisamente dalla titolazione scelta. IL MONDO DOPO LA FINE DEL MONDO. Innegabile che sia un titolo di grande appeal, di grande impatto, che richiama a un dopo che si fa fatica a immaginare. E immagine + titolo nell’immaginazione potenzialmente sconfinata del lettore, in questo caso non puo’ non toccare i nervi giusti. Io personalmente, ho avuto un richiamo d’impatto, improvviso, l’occhio si è andato immediatamente a posare sulla copertina, e poi immediatamente all’interno per soddisfare una curiosità che non poteva piu’ ormai a quel punto essere abbandonata e disattesa.

Anche il nome dell’autore, in questo caso la sua pronuncia inglese che è quasi un mix tra Hemingway e Thomas Hardy, appare subito allo stesso tempo come un suono tanto familiare quanto esotico, con una sete addosso di provarlo, di avvicinarcisi, forte e irresistibile quasi come quando in piena estate a 40 gradi ci viene offerto un cocktail di frutta al cui interno non si sa in realtà cosa ci sia stato messo. Ma colore, l’odore, la curiosità e la sete sono richiami irresistibili. Provare lo sconosciuto: attrazione fortissima. Ecco, io ho provato una sorta di sensazione simile appena adocchiato questo libro. 19 euro, sono tanti. Troppi. Si puo’ sempre aspettare, anche se non poco, l’edizione economica. Nel frattempo, il libro continuo a leggerlo in copertina. Cercando di intuire cosa ci possa essere dentro di tanto magico. Magari, riesco pure a pensare a una storia tutta mia a partire da questa straordinaria copertina.

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