La Shoah a Fumetti - Rimini 9-30 gennaio 2010

domenica 17 gennaio 2010



Cartoon Club e Festival Internazionale del Cinema d’Animazione e del Fumetto di Rimini, in collaborazione con il Comune di Rimini, Progetto Educazione alla Memoria, hanno organizzato una splendida esposizione, con tanto di possibilità di reading di gruppo aperto anche e soprattutto alle scuole, inerenti la Shoah nel fumetto. “LACRIME, LUPI E TRAGICI TOPI. COME I FUMETTI HANNO RACCONTATO LA SHOAH”, titolo eloquente e piu’ che mai drammatico, perché tragicamente serio è stato il massacro umano realizzato dalle macchine di morte naziste.
Due sale della splendida Biblioteca Gambalunga di Rimini accolgono i visitatori a una lettura diversa, e piu’ profonda, della scrittura per immagini.
Fumetti e storia, in particolare fumetti e Shoah. Rapporto sempre piu’ ambizioso, sempre piu’ stretto, sempre piu’ profondo, che non ostenta l’impianto grafico e non si arroga il ruolo di narratore privilegiato ma semplicemente intende aggiungersi come arte che si mette al servizio della funzione documentaristica. Il disegno che si fa sempre piu’ carico di fotografia di frammenti di storia, narratore di momenti incancellabili, di vite spezzate, di dolore eterno, sembra piangere con contenuta disperazione con i suoi colori radicalmente in bianco e nero, come a voler dimostrare che il colore mancherebbe di rispetto alla memoria.
Per molti che han vissuto quei momenti drammatici, è quasi impossibile raccontare quelle esperienze che hanno forzatamente cambiato le loro esistenze (non solo di chi non c’e’ piu’ ma anche di chi ha avuto il privilegio di sopravvivere, ma a che prezzo, ci si chiede). Ci si blocca ancora prima di entrare nell’ordine delle idee di ricostruire quegli istanti, ciascuno sembrava durare secoli eterni. Figurarsi la fatica psicologica nel raccontarli.
Eppure, qualcuno ha trovato il coraggio di farlo e ha scelto il mezzo attraverso il quale cercare di trasmettere la propria esperienza: la matita, il disegno, il fumetto. Perché è un dovere morale riportare in superficie quel periodo nero, e ancora piu’ doveroso è conoscere e soprattutto non dimenticare.
Libri, film e quadri: tante opere di arte diversa hanno voluto fare da testimoni in prima linea dell’Olocausto, e perché mai non puo’ riuscirci il fumetto (o graphic novel)?
La piccola mostra, in essere dal 9 gennaio e che vedrà la sua chiusura il 30 gennaio, vede esposte strisce e copertine di diverse opere albi, seriali o vere e proprie graphic novel, affiancati da commenti e frasi chiave che il curatore (Davide Barzi) ha scelto con grande cura. Si leggono e si osservano in accompagnamento a quelle immagini di terrore che oggi accompagnano un po’ tutti e che hanno inferto ferite profondissime anche chi non sa cosa voglia dire quel periodo storico.
Ho trovato diversi fumetti seriali insospettabili parlare di questo tema, magari attraverso un solo numero, come Dylan Dog di Tiziano Sclavi (il titolo del numero è Doktor Terror), Wolverine e Martin Mystere. Addirittura, negli Stati Uniti, anche i supereroi non hanno fatto finta di nulla: Magneto,nemico storico di X-Men, evidenzia l’infanzia vissuta sotto l’ombra del nazismo
Tra le graphic novel da ricordare certamente Maus di Art Spiegelmann, opera biografica del vissuto del padre dell’autore, Auschwitz di Pascal Croci caratterizzato da grande pathos e una profonda documentazione storica, Yossel April 19, 1943 di Joe Kubert, con tavole a matita di grandissimo impatto emotivo. La metafora degli animali per raccontare l’Olocausto trova terreno fertile anche negli anni ’40 nel volume “La Betè est morte” , in cui Francois Calvo fa diventare Hitler un lupo. Ma c’e’ anche spazio per i bambini, ad esempio attraverso la STELLA DI ESTHER di Eric Heuvel: insegnare anche ai bambini, senza ipocrisia e senza nascondere loro la verità, è un altro dovere. Certo, con i mezzi e le parole giuste, ma senza far finta ai loro occhi che nulla sia successo.
Insomma, indipendente da che parte lo si guardi, diventa impossibile non partecipare con commozione alla visita di queste opere, che insegnano, inducono a una riflessione prolungata e ci urlano nelle orecchie e al cuore di non dimenticare. L’arte, infatti, mette da parte ogni tentativo di estetismo in nome di uno scopo molto piu’ nobile: evitare che il Mondo dimentichi quello che fu. Perché dimenticare, significherebbe far morire due volte le stesse persone.

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