Cose da cancellare: i prezzi dei libri

mercoledì 29 luglio 2009


Con l'euro tutto è raddoppiato. Dalle 10 mila lire di un qualsiasi prodotto si è passati quasi automaticamente ai 10 euro, facendo passare la cosa come nulla fosse, come se il consumatore convergesse le vecchie 10 mila lire in 10 euro. Che ovviamente non è cosi'. Anche nel mondo dell'editoria libraria questo effetto della nuova moneta ha avuto i suoi effetti non trascurabili. Basti pensare a quando un economica costava 7 mila lire, e oggi le economiche, le finte economiche oserei dire, toccano anche quota 10-12 euro (basti pensare per esempio all'einaudi e ai best seller mondadori economici). Oggi la gente si catapulta nelle librerie appena vede sconti nell'ordine del 20-30%. Questo vorrà pur dire qualcosa. E se ne escono con colonne di libri in mano. E' un dato evidente che pone il lettore in una condizione di disagio: desidero follemente quel libro ma non posso permettermelo ora. Piuttosto mortificante come cosa. Il libro è cultura, e la cultura è un po' l'ossigeno della società. La si vuole togliere di mezzo proprio tutta? Anche lo Stato ci si mette ora a togliere fondi al FUS (Fondo unico per lo spettacolo) e intanto fa pubblicità e campagne progresso alla lettura, cercando con belle parole e belle immagini di coinvolgere chi non legge alla lettura. Già, tutto favolistico ma guardando in faccia la realtà, che è quella a cui i milioni di italiani devono rendere conto, ci si chiede: si stimola l'italiano alla lettura o la si accresce in chi già legge, praticando prezzi che non solo diminuiscono ma che addirittura aumentano oppure facendoci credere che esistono molti sconti e campagne di promozione quando in realtà questi paiono essere sconti (almeno in alcuni casi) fittizi e bugiardi?
Personalmente, ci sono libri che acquistero' sempre, magari per finanziare ulteriori uscite del mio scrittore preferito o magari per dimostrare fedeltà e finanziare una casa editrice di piccole-medie dimensioni (in crescita o che magari non naviga in acque finanziarie ottimali) che mi appassiona e non mi delude mai con il lavoro che scrupolosamente svolgono ogni giorno, ma oggi tentenno come non mai, tra mille e piu' dubbi amletici, anche di fronte a un libro che desidero ardentemente perchè appena si vede copertina, si legge l'autore e la trama tutto fila liscio come l'olio ma appena si gira il giro e si da un'occhiata al prezzo c'e' sempre un attimo di sconforto e di abbattimento. Nuoce gravemente alla salute del lettore, il codice a barre. E l'ISBN ha pensato di utilizzare proprio il codice come logo della propria produzione. Un bel coraggio, che apprezzo tra l'altro. Un po' meno, anzi molto meno, i prezzi che praticano. Un libro medio, appena uscito ormai viaggia sui 19-20-21-22 euro. Decisamente troppi. Ma si notano sbalzi di prezzo anche tra una casa editrice e l'altra (premettendo che l'autore fa la differenza, o almeno dovrebbe farla sull'incidenza del prezzo finale). La Feltrinelli per le nuove uscite normalmente chiede sui 15-16 euro, ci si sposta a Rizzoli o Mondadori ed ecco che c'e' un'impennata che potrebbe toccare anche i 22 euro per un romanzo (e non un saggio o chissà che cos'altro). Cose da far accapponare la pelle. Io, personalmente, ho deciso di intraprendere da un bel pezzo la strada della libreria dell'usato e delle bancherelle. SI trovano libri anche in ottimo stato, a prezzi decisamente piu' abbordabili. Portarsi a casa un libro da poco uscito a 8,25 euro anzichè a 16,50 vuol dire parecchio soprattutto per un giovane come me accanitissimo della lettura ma che deve anche fare i conti con altre spese. Il mercato del libro e chi ci lavora, dovrebbe fermarsi un momento a porsi delle domande, anche se alla fin fine è uno dei settori di mercato che risentono meno oggettivamente della crisi economica che attanaglia il mondo intero. Chiaramente noi lettori non conosciamo tutte le varie destinazioni che il prezzo di copertina del libro deve coprire all'interno dell'intera filiera produttiva dell'editoria pero' è anche vero che il consumatore non puo' essere sempre cosi' ostaggio delle politiche economiche chi divulga un prodotto culturale come il libro. Qualche tempo fa, non molto, una nuova uscita dell'Einaudi stile Libero costava sulle 15 euro massimo, oggi si sfora tranquillamente, per lo stesso prodotto, i 17-18-19 euro (e non sono neanche la cifra massima).
Un applauso va fatto a chi opera sconti non fittizi (come Minimum Fax per esempio che ogni settimana offre al lettore sconti piuttosto vantaggiosi ma anche Elliot che applica sconti del 20% per acquisti fatti online e senza spese di spedizione) e chi ha adottato, come la Newton Compton, la politica del prezzo popolare. I Remainders sono un'altra fonte da cui attingere senza spendere troppo, delle librerie dell'usato e delle bancherelle si è già detto. C'e' anche chi non opta mai per promozioni (ed è secondo me un errore) e chi maschera per economici libri venduti a prezzi che non sono affatto economici.
A livello personale, io mi sto muovendo e trovando sempre meglio nell'acquisto "usato sicuro". Pago la metà e leggo la stessa storia e lo stesso autore venduto a una qualsiasi feltrinelli o mondadori. Leggo e risparmio (non potendo evidentemente acquistare il nuovo con una certa naturalezza), in attesa (beato colui che crede!!!) che qualcosa cambi nei prezzi di copertina. Che sono veramente un bello ostacolo alla lettura.

2 commenti:

Martina S. ha detto...

Argomento che hai sviscerato benissimo, Matteo: mi trovi d'accordissimo in tutto. Personalmente, pur desiderando avere i libri preferiti, ho da anni adottato la linea del prestito bibliotecario, rassegnandomi al fatto che non potrò possedere tutti i libri che desidero leggere, ma almeno potrò leggerli.

Matteo ha detto...

E fai benissimo!!Io non so perchè non prenda in considerazione quello splendido servizio che viene offerto che è la biblioteca. son sempre fissato sul fatto che un libro lo voglio mio e sulla mia bacheca. Ma certamente il prestito bibliotecario è una risorsa che va sfruttato.