Questa ce la pagherete (o paghiamo noi?)

mercoledì 1 luglio 2009

Leggere non ha prezzo, spendere per libri è comunque un bello spendere...ecc.ecc. ma quando è troppo è troppo. Già dopo con l'arrivo dell'euro, i prezzi sono raddoppiati in un po' tutti i settori, quindi libri compresi. Ma magari ci fossimo fermati qui. Un libro in uscita per Mondadori costa la bellezza, ormai, minimo 17 euro, ma che ovviamente tocca anche picchi piu' alti visto che nel giro di poco tempo un libro che fino a diversi mesi fa, presentava sull'etichetta 17 euro, ora con meno si 19 cucuzze non lo porti a casa, magari pure quelli non bastano e ne devi scucire 2 in piu' arrivando alla cifra di 21 pietre preziose. Per non parlare di Einaudi, i cui prezzi a "pezzo" (che poi i prezzi sono variabili in relazione a diversi parametri) sono aumentati, almeno da un punto di osservazione che è mio, a vista d'occhio. Un nuovo libro in uscita è capace di costarti anche 22 euro, quando fino a tempo fa si arrivava a una soglia massima di 15 euro (e anche li, si pensava fosse troppo). Ma vogliamo parlare di Rizzoli? Un esempio emblematico è Jeffery Deaver, che per Sonzogno veniva venduto a 17 euro circa una sua nuova uscita, ora con Rizzoli esce a 21 euro. Le edizioni economiche esistono, ma anche qui non è che ci sia un risparmio cosi' netto. Anzi, ora anche certi tascabili sono arrivati in doppia cifra o comunque a ridosso della doppia cifra. 9, 10 euro, anche 11 e perfino 12 (i bestseller di Mondadori, alcuni, per fare un esempio) che se confrontati con i 11,50-12 delle uscite nuove della collana Minimum Classic, davvero provoca un certo effetto. 10-11-12 euro per un tascabile? Ma siamo andati fuori di testa? Mi sembra che al di là dei costi che una casa editrice deve sostenere, che ci sono, nessuno lo nega, ci sia una continua e irrefrenabile speculazione sul lettore, ho come la sensazione che si stia tirando troppo la corda. Certi autori, certe case editrici, fanno conto su una fidelizzazione del cliente che a raccontarla sono dati raccolti nel corso degli anni, sulle vendite. Numeri che aumentano, addirittura. Ma questo non deve far si che possano attribuirsi cosi' facilmente il diritto di poter alzare i prezzi ciclicamente ogni tot di tempo, volendo poi vendere la realtà circa il fatto che i prezzi sono rimasti invariati. Eh no, il lettore non penso ci caschi piu'. E' vero che i soldi non si negano mai a una buona lettura e a una passione enorme come quella di ritagliarsi del tempo per vivere a tu per tu con le parole scritte e un nuovo mondo da esplorare, ma penso altrettanto convinto che la crisi c'e' e non è mediatica (come direbbe qualcuno) e i conti in tasca da fare risultano inevitabili e sacrosanti. Trovo stupida questa politica al prezzo al rialzo. Magari poi tentando di mascherare il tutto con promozioni, sconti, tascabili. In realtà poi gli sconti, che ci sono, sembrano non esserci o quantomeno esserci ma con risparmi davvero molto molto bassi. Col lettore,e sono sempre di quest'idea, il mondo del libro dovrebbe avere un rapporto migliore, perchè è vero, i libri e gli scrittori senza chi li legge non esisterebbero nemmeno. Basta con le furbizie, con i giochetti, con certe politiche commerciali. Il lettore non è stupido. Aiutatelo a farlo leggere, a continuare a farlo leggere. Gioverebbe a tutta la pluralità di attori che giocano un ruolo importante in questo scenario.
Le biblioteche, le librerie dell'usato continuano a trasmettere dati di presenze sempre maggiori, in un continuo crescendo, e infatti rappresentano due alternative all' "usura" praticata da certe case editrici.
21 euro per un libro, spesso e volentieri anche commerciale, quindi non di una ricchezza culturale tale da giustificarne almeno in parte l'esosità della spesa da affrontare, che amarezza.
C'e' chi come me che è attorniato da un numero sempre maggiore di tentazioni di lettura. Ora avrei almeno 4-5 libri che comprerei all'istante. Già, peccato pero' che uno costa 18,50, l'altro 19, un altro ancora 17,50, poi 21, poi ancora 20. Insomma, numeri vertiginosi che rischiano col tempo di veder allontanare una bella schiera di lettori che ha anche altri pensieri per la testa, legati alla sopravvivenza e al mantenimento di se stessi e della propria famiglia. Quando qui vicino a me, un paio di librerie, praticano lo sconto del 30% su tutto, si dovrebbe vedere, per poi percepire assai facilmente la differenza che c'e' di presenze ma anche di acquisti da parte della gente rispetto a quando i prezzi sono interi e non vengono praticati sconti di alcun tipo. Questo conferma come forse il prezzo giusto è il 30-40% in meno rispetto a quello che si paga oggi. E a guadagnarci sarebbero tutti: case editrici, il cui volume di vendita aumenterebbe inevitabilmente cancellando le perdite relative a un abbassamento del prezzo della merce, il lettore, il libraio. Questo è riferito soprattutto alle grandissime case editrici. Perchè quelle piccole, quelle indipendenti, hanno bisogno di reggersi in piedi in qualche modo e quindi certi prezzi potrebbero (ma anche non è detto)apparire piu' comprensibili (e anche qui, non è detto). Rimango disgustato da certe etichette con su infisso il prezzo per quanto concerne certe case editrici, che anzichè ringraziare e premiare il lettore, gli riducono progressivamente la corda con cui lo tengono al guinzaglio. Lo spazio si riduce, l'insofferenza aumenta e ci si chiede perchè. Anche in libreria bisogna selezionare come al supermercato, grazie a dei numeri che stanno diventando sempre piu' folli. E questa marcia al delirio del guadagno da massimizzare appena si puo' e come si puo', pare non accennare ad arrestarsi. Anzi. E giustamente il lettore si sente poco tutelato. Come dargli torto.

Ci si chiede, come mai il Governo non possa sensibilizzare un po' il calo dei prezzi dei libri. Beh, chiederlo a Berlusconi, sa tanto della barzelletta. Lui, padrone di mezza italia informativa, di piu' di mezza italia editoriale libraria, cosa risponderà? Non è molto complicato da prevederne la risposta. Dicasi, conflitto di interessi. E solo in Italia si fa governare chi ne ha a bizzeffe, di interessi. Ma si fa finta di nulla. Come sempre.

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