Arte visiva e scrittura (il caso di Non abitiamo piu' qui).

martedì 29 dicembre 2009

Due aspetti mi preme sottolineare dopo la lettura di Dubus, che per me si è rivelata non una semplice lettura fine a se stessa, ma una vera e propria esperienza. Innanzitutto, la presenza quasi assordante di citazioni di testi letterari, di opere letterarie. La letteratura, in questo caso, fa da sponsor pubblicitario, quasi, ad altra lettura, rimanda ad altri testi. Ad esempio spessissimo viene citato Cechov e i suoi racconti, ma una volta anche Fitzgerald e il suo Gatsby, oppure Hemingway ma sono solo alcuni esempi trovati nel libro. Soprattutto, per quanto concerne Hank, che è docente di letteratura e scrittore quasi a tempo pieno, questa passione travolgente per il "leggere" puo' trovare nel lettore un grande alleato, che apprezza e molto questo profondissimo amore per la letteratura, questo continuo parlarne, farne riferimento all'interno dell'opera di Dubus.

Ad un certo punto, parlando proprio della passione letteraria di Hank:

"La letteratura era cio' a cui Hank si rivolgeva per ritrovare passione ed eccitazione, era la possibilità di aprire la porta su un mondo di interrogativi ai quali da solo non riusciva a rispondere: cosi' gli capitava di finire un romanzo, una poesia o un racconto, sentendosi benedetto dall'umiltà, da un'ammirazione re...verenziale per la vita, dalla consapevolezza di sapere cosi' poco su come si dovesse vivere. "

Splendido. C'e' da chiedersi che connoti abbia questa frase, positiva o negativa. Ecco io penso che come ogni cosa, assuma un significato in base al modo in cui la si guarda, nel modo in cui la si utilizzi questa passione, costruttivamente per supportare la propria esistenza o per sostituirla e rendere la propria vita la lettura stessa, dimenticando tutto il resto?

Ma, ci sono anche citazioni di film, canzoni. Insomma, un supporto sonoro, visivo e letterario che arricchisce ulteriormente un libro già di per sè di grande valore.
Ma questo libro, come anche altri, mi ha permesso attraverso le parole, di costruirmi delle mie immagini e anche di trovare forti legami con l'arte visiva, la pittura. Ad esempio con Edward Hopper. In piu' di una sua opera, viene naturale collegare momenti del libro con i suoi quadri, che sembrano un po' la fotografia disegnata del libro. L'arte per certi casi non ha distinzioni, è arte. Stop. E racchiude al suo interno anche convivenze: parole, suoni, immagini, che sia un film, un libro, una canzone. Un libro non è fatto solo di parole ma anche di immagini e suoni, cosi' come un film è fatto non solo di immagini e di parole parlate ma anche di letteratura e suoni, cosi' come una canzone puo' essere un racconto o un piccolo romanzo.
Camere per turisti è un dipinto che richiama direttamente ai caseggiati americani di quegli anni. Questo si riscontra non solo nei libri di Dubus ma di tutti gli scrittori americani che raccontano quegli anni. Questa potrebbe essere tranquillamente la casa di Hank e Edith o di Jack e Terry. Case in perfetto stile americano.

Camera a New York invece dà perfettamente l'idea dell'incomunicabilità, dell'indifferenza che a un certo punto si instaura tra le due coppie. Lui legge il giornale, lei prepara la colazione. Qui in realtà non siamo in cucina ma in salotto ma l'idea che io lettore mi faccio vedendo il quadro è proprio questa: lui a leggere il suo Globe, lei che cerca una comunicazione, il chiarimento ma non ci riesce, perchè lui sfugge il suo sguardo, si nasconde dietro le pagine del giornale.



Chop Suey invece mi rimanda direttamente al momento in cui sia Edith che Terry cercano di chiarire i loro reciproci tradimenti, sia il momento in cui Edith intrattiene chiaccherate con Lori, l'ultima ragazza di Hank.

In Escursione filosofica rivedo molto i momenti in cui Hank non riesce a pensare ad altro che non al suo libro da scrivere. E mette da parte pure sua moglie, lasciata li, sul letto, in disparte.



In Sera d'estate sembra la fotografia precisa dei momenti in cui Hank e Terry aspettano Edith e Jack che avevano colto il pretesto della spesa per andare a imboscarsi da qualche parte e a fare gli amanti. E di ritorno trovano Hank e Terry a chiaccherare sugli scalini della veranda.



In Una donna al sole, la donna nuda, con la sigaretta in mano, ricorda da vicino le scene del libro in cui dopo il sesso, sia Hank o Jack con la loro compagna di eros si alzano o rimangono seduti a letto a fumare o a bere.

















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Non abitiamo piu' qui - Andre Dubus

Per parlare di questo libro è necessaria prima di tutto un’operazione preliminare: prenderne le misure con attenzione e mantenere una certa distanza di sicurezza, sceglierne l’angolatura giusta e attendere che la lettura faccia il suo effetto.
Sono tre racconti lunghi o romanzi brevi, dipende da come si voglia definirlo, tre racconti che si intersecano, si concatenano, hanno una continuità di lettura l’uno rispetto all’altro, tutti e tre presentano con sfumature di presenza diverse gli stessi quattro grandi personaggi: Jack, Hank, Terry e Edith. E saranno loro 4, due coppie di grandi amici, lungo i tre racconti, a narrare dal proprio punto di vista gli eventi che inevitabilmente li legheranno l’uno all’altro piu’ di quanto si vorrebbe e che cambieranno un po’ le prospettive per tutti quanti, da un certo punto in poi.
Il centro di gravità permanente non è il matrimonio.E’visto come istituzione della famiglia e garanzia di felicità?. No, appare piu’ come una condizione distruttiva piu’ che costruttiva, alienante piu’ che unificante, come una sorta di dolce arresto domiciliare dal quale si fa fatica a fuggire perché ci si è resi conto che è frutto nient’altro che di un errore commesso o di una leggerezza fatta, piu’ che di un progetto pensato ed edificato. Ci si sente di dover pagare, con in piu’ gli interessi, un passato troppo poco pensato e fin troppo velocemente agito. Perché i giovani vogliono tutto e subito, ai giovani basta una realtà seminascosta per trasformarla in un tutto fin troppo facilmente visibile e in una certezza, di cui non dubitarne minimamente mai.
Due coppie di ragazzi trentenni, Jack, Hank, Terry e Edith, scelte frettolose dettate da un sentimento del momento che li ha travolti e li ha portati a trovarsi sotto un unico tetto con dei figli a carico, sembra di aver raggiunto la perfezione , ma i sentimenti , che forse non erano tali come si credeva all’inizio, cambiano come un vortice che spazza via ogni certezza che sembrava incrollabile, paure, incertezze pesanti che portano all’esasperazione di tutto, sesso come valvola di sfogo, non importa con chi basta farlo fingendo anche di amare un po’ tutti basta che che quei tutti sappiano portarti via anche solo per un momento dall’insostenibile pesantezza di una quotidianità che svilisce ogni tipo di stimolo e vitalità. E questa per loro basterebbe per essere la piu’ meravigliosa delle dichiarazioni d’amore eterno.
Dubus è una penna penetrante, estremamente potente, un forte braccio di una ruspa che scava, scava, scava e si trova come nulla fosse nelle viscere che si credevano inviolabili e inesplorabili dell’essere umano. Entra in contatto con i nervi, e fa male, molto male appena vengono toccati. Sembra che la speranza non ci possa essere, che l’adulterio in realtà non sia altro che una fuga verso una libertà che ci si è resi conto di aver perso per strada sposandosi e che la vi suole riottenere a ogni costo. Già, ma i figli. Che fine faranno. E cosi’ si mente, si finge che non ci sia alcunché che non vada. Si finge con se stessi, con la/il propria/o consorte. Ed è inevitabile fingere anche con i figli. Per salvaguardarli. Si ma da cosa? Da un semplice rinvio del faccia a faccia con la realtà, che prima o poi verrà riscuotere i suoi crediti? E le lacerazioni interiori sono sempre piu’ in procinto di esplodere, dopo che per tanto tempo si è finto che fossero cose da nulla. Con il rischio di abbattere con una violenza terrificante tutto quanto. Quando prima, forse, ci sarebbe potuta essere, la possibilità di frenarsi e di metterci una pezza. In realtà questo freno a mano disperato c’e’. Il matrimonio visto da Dubus nel libro come un disegno che spesso viene limitato a schizzi e pennellate buttate alla rinfusa su una tela bianca, è certamente un fallimento ma che in qualche modo puo’ avere un senso anche dopo che è terminato. L’amore per i figli ad esempio. Come nel caso di Hank, ma anche di Jack e di Terry. Per i figli si tenta anche l’impossibile, ricucire certi rapporti ormai compromessi, come nel caso di Jack e Terry.
Il dolore, la sofferenza è inevitabile, per Hank che disconosce la monogamia e Edith a un certo punto dice che se lo avesse saputo prima non lo avrebbe sposato e qui è presente tutto il dramma non solo del non conoscersi abbastanza ma del non conoscersi affatto, Hank che docente universitario e scrittore, è assorbito quasi completamente dal suo lavoro, scrivere romanzi e dalle sue studentesse. Edith a un certo punto dirà, ma mio marito vive la sua vita molto piu’ lontano da me che non con me. Edith che, vendetta personale o semplice conseguenza dell’assenza del marito che le toglie quelle attenzioni del sentirsi donna che ogni donna ha bisogno, intreccia relazioni a destra e a manca, innamorandosi anche di Jack. E ognuno si sente tradito tradendo e tradendosi sembra l’unico percorso possibile per dimenticare per un momento tutta la precarietà dei loro equilibri che stanno cercando di ritrovare. Non pensando che rinviando il faccia a faccia con la realtà, non si fan che peggiorare ulteriormente la propria posizione di profugo dalle responsabilità. Jack che si innamora di Edith ed è convinto di non amare piu’ Terry e glielo annuncia anche frontalmente, direttamente, senza spendere troppe parole a riguardo. E non si capisce poi se alla fine le lacrime che sgorgano dal viso di tutti i protagonisti siano lacrime di tristezza, siano lacrime di un orgoglio ferito e quindi esente da sentimenti veri, oppure se siano una reazione meccanica dettata da una situazione in teoria irrisolvibile.
Nonostante cio’, Dubus vede nei suoi personaggi sempre comunque un gesto che potrebbe salvare le loro esistenze. Una redenzione, un riscatto. Li difende da possibili linciaggi morali, li guida e li incoraggia, per cosi’ dire, a prendere coscienza di certi fatti ormai ineluttabili, e consiglia loro, di avere il coraggio di prendere certe decisioni, anche se questo vorrebbe dire perderci qualcosa tutti quanti. Il microcosmo raccontato da Dubus, puo’ essere esteso e potrebbe essere già presente per certi versi in molte case della gente. Verso i suoi personaggi Dubus dimostra un grande affetto. Non li condanna, anzi per certi versi li assolve completamente. Dubus poi continua a evidenziare molto l’eros, il lato fisico, passionale. Il “fare l’amore” è ripetuto innumerevoli volte che è complicato tenerne un conto, e non lo esprime con il “fare sesso”. Ma l’amore. Un sentimento che appare per la verità confuso, ambiguo, fin troppo leggero e con troppa facilità da comunicare alla persona con cui ci si trova in quel momento. Il libro si conclude con una bellissima immagine di speranza, quella, se possibile, di proiettarsi in avanti, anziché retrocedere in un passato lasciato alle spalle e che non dovrebbe essere piu' ripescato, con cui farne continuamente i conti a oltranza. Servirebbe, solo nel caso si partisse dagli errori commessi per ridare luce alle proprie esistenze. Perchè in fondo, a 30 anni, c'e' ancora tutta una vita intera da vivere.
Nel libro si troveranno tantissime citazioni letterarie, musicali, cinematografiche, quindi si leggono parole ma si anche libri, si ascoltano sfondi musicali e si scorrono anche delle immagini, come un videoproiettore.
Ci sono momenti toccatissimi, momenti in cui il lettore proverà un ventaglio di sentimenti estremamente eterogeneo, quali rabbia, disarmo, disorientamento, compassione, pietà, sbigottimento, altri momenti in cui si vorrebbe fare una bella lavata morale di testa ai personaggi, costringerli a fermarsi, a riflettere, a ripensare alle conseguenze delle proprie azioni. E ci si incazza. Forse senza neanche riuscire ad accorgersi che nello specchio delle loro azioni potrebbe esserci un po’ anche di nostro. E alla fine è proprio questo lo stato d’animo del lettore: come si puo’ giudicare?
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Un 2010 da...

domenica 27 dicembre 2009

Ci si sta avvicinando a passi velocissimi al 2010 e si comincia un po’ a pensare cosa aspettarsi dal nuovo anno entrante. A parte le cose scontate, come salute propria e delle persone piu’ care, lavoro, presenza sempre piu’ forte dei propri affetti e sentimenti, noi lettori e in particolare il sottoscritto, pensa a che anno vorrebbe che sia, viaggiando un po’ in là con lo sguardo. Scontato dirlo, pieno di letture, quelle che ho in arretrato in primis, una vera e propria riserva che mi basterebbe senza scucire soldi, per addirittura 3 anni buoni prima di essere costretto, in teoria, a rifornirmi in libreria per mancanze di letture sottomano . Ma so già benissimo che l’acquisto compulsivo non mancherà come sempre, per libri che escono e stuzzicano irresistibilmente il proprio desiderio di entrarne in possesso, per promozioni che attireranno nella rete tanti pesci ingenui e libro-dipendenti come me che ritengono che offerte del genere non possono non essere sfruttate a dovere (nascerebbero rimpianti troppo cupi), per manifestazioni librarie dove, per principio, ci si auto promulga la legge per la quale è vietato uscire senza almeno un sacchettino gremito di titoli al braccio. Insomma, l’occasione, malgrado continue promesse (destinate a rimanere tali) fatte a se stessi, si presenta sempre e viene colta in ogni occasione al volo, senza neanche fingere una benché minima sagoma di riflessione responsabile. Noi lettori siamo molto bugiardi, spesso irresponsabili, con noi stessi, con il bilancio familiare che viene sempre sottomesso alla propria volontà, con un’entità alla quale promettiamo sempre di rinunciare a qualcosa perchè è giusto sacrificare e rinunciare a qualcosa.
Il mio 2010 sarà un anno in cui la voglia di leggere ovviamente non mancherà e non diminuirà rispetto al 2009, mi auguro che ci sia anche il tempo per farlo, e l’unico problema cruciale, e per noi lettori “spinoso”, sarà quello di volta in volta di decidersi in mezzo al mare dell’incertezza, quale libro iniziare. Sarà l’anno dei graphic novel, il cui mio rapporto è nato ed esploso in questo 2009 e intendo approfondirlo, renderlo piu’ maturo e piu’ radicato e BLANKETS di Craig Thompson sarà uno dei miei obiettivi d’acquisto con il buono Feltrinelli che ho trovato sotto l’albero (grazie Nicky). Sarà l’anno della continuità per quanto riguarda la letteratura americana, soprattutto realista, minimalista ed esistenzialista (Flannery O’Connor, John Cheever, Raymond Carver, John Barth, Bernard Malamud, David Foster Wallace e altri scrittori che conoscero’ strada facendo, perché il lettore ha ampie praterie di nuove conoscenze da fare, sempre, davanti a sé e ne è consapevole). Sarà l’anno della consacrazione di autori iniziati nel 2009, di svariato genere e alcuni non inquadrabili all’interno di un genere preciso (Neil Gaiman, Amelie Nothomb, Philip Pullman). Sarà, mi auguro, un nuovo mattone della mia vita nel quale riprendero’ autori lasciati un po’ colpevolmente da parte come Paul Auster, Joe Lansdale, J.R.R. Tolkien e Ray Bradbury. Sarà il caso anche di tuffarmi in riletture (Il signore degli Anelli ad esempio).Saranno 365 giorni in cui Harry Potter entrerà sempre piu’ nel profondo in casa mia. Saranno giorni nuovi che si appresterà a vedersi sui grandi schermi libri di cui si vorrebbe vedere la trasposizione cinematografica da tempo immemorabile (Amabili resti, Alice nel paese delle meraviglie e La versione di Barney ad esempio, vedremo se altri progetti nasceranno, il materiale ispiratore non manca di certo, anzi). Tanti saggi mi aspettano, molti universitari (di linguistica, sull’editoria, sul giornalismo, sul cinema), tanti altri come mie letture del tutto personali, sul fumetto (un libro di Barbieri in particolare mi interessa), sui rotocalchi e la loro storia, la biografia di Walt Disney, diversi libricini sul cinema (Cos’è il Cinema di Bazen o ancora Il Cinema Classico americano tanto per fare due nomi di titoli nell’oceano sconfinato delle letture potenzialmente molto stimolanti). Una promessa che intendo farmi è quella di prendere in mano e leggere piu’ libri thriller, sono stato un po’ fiaco quest’anno. Sono piuttosto indietro con Jeffery Deaver e lo ritengo un oltraggio, mio personale, al mago del thriller contemporaneo. Ma vorrei approfondire Richard Montanari e aspettare lui cosi’ come Simon Beckett con altri nuovi volumi. Vorrei tanto approfondire le piccole case editrici molto carine che ho conosciuto alla Fiera della Piccola e Media Editoria a Roma, vorrei prendermi in mano seriamente i classici e farmici una cultura. Insomma, leggendolo cosi’ sembra che mi ci voglia 20 anni per soddisfare la sete di lettura in quantificabile che ho, pero’ tra scelte dolenti e dolorose, sono certo che un altro bell’anno di lettura mi coprirà e riscalderà nel freddo, mi accompagnerà ai primi colori e profumi che nasceranno in primavera, mi rinfrescheranno ai gradi cocenti estivi (in compartecipazione coi Mondiali calcistici di giugno in Sudafrica). Insomma, che altro dirsi, mi auto auguro un buon 2010, e lo estendo, di cuore, a tutti TUTTI i lettori, e a quelle piccole librerie che rischiano di anno in anno sempre piu’ la chiusura. A loro va un mio pensiero per il 2010, affinchè ci sia ancora la possibilità di vivere momenti caldi in quei posticini in cui si respira ancora aria di libro appena sfornato.
Proprio, esattamente, la stessa aria che si respira tra i CORPI FREDDI, e anche in questo caso, spero che il 2010 possa essere l’anno della definitiva consacrazione e di una crescita ulteriore senza porsi limiti. Sia a livello di ambizioni che di emozioni da vivere, intensamente, insieme.
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Sotto l'albero...

sabato 26 dicembre 2009

...Anche quest'anno ho avuto la fortuna di trovare dei bei regali, in generale. Parlando di libri, ed è di questo che parlo nel blog, ho ricevuto alcune letture che desidero fortemente fare nel 2010.


Tra queste sicuramente JIMMY CORRIGAN IL RAGAZZO PIU' IN GAMBA DELLA TERRA, di Chris Ware, ritenuto uno dei modelli fumettistici di riferimento piu' importanti d'America, arrivato in Italia una decina d'anni dopo la sua prima pubblicazione negli States. E sarà una lettura molto particolare, con disegni bellissimi, un'impostazione grafica complessa, ambiziosa e straoardinaria, l'edizione di Mondadori meravigliosamente stampata e data in pasto ai lettori che attendevano con enorme attesa il suo arrivo in Italia, con una copertina che si candida alle nominations del premio copertina 2009.

Altro libro, altro desiderio avverato, come è di norma nel clima festoso del Natale.

Un libro di Amelie Nothomb, io e Giorgia ci siamo ripromessi d
i voler completare l'opera omnia della scrittrice nata in Giappone. E quindi METAFISICA DEI TUBI era un anello che mancava alla collana. Edizione Le Fenici tascabili, comode, di basso costo, che si puo' portare ovunque, nella borsa, nella tasca del giubbotto a semplice portata d'uso. Insomma, aveva tutte le caratteristiche del libro come regalo perfetto.
Ancora, una raccolta di racconti di una delle icone della letteratura americana degli anni '50, Flannery O'Connor, di cui sono già in possesso di un bel saggio sulla scrittura scritto da lei in persona, edito da Minimum Fax. TUTTI I RACCONTI, Bompiani, è una sorta di revival, di ripresentazione in Italia delle opere di questa scrittrice che non vedo l'ora di leggere. In quanto amante del genere del racconto, ma in quanto anche amante della letteratura americana, soprattutto quella realista, minimalista, esistenzialista. Quindi la mia libreria AMERICANA si arricchisce di un ulteriore gioiello di cui, sono certo, andro' molto fiero.




E, infine, come dimenticare il BUONO FELTRINELLI da 50 euro. Un autentico bijoux per un lettore, sempre stretto da esigenze e restrittezze economiche a dover fare spesso i conti in tasca anche piu' di una decina di volte prima di accapparrarsi in libreria un libro che si desidera ardentemente leggere. Un Buono che consumero' molto volentieri nell'arco del 2010. Riflettendo bene su come spenderlo. Un paio di idee sono già in cantiere a essere lavorate.




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Quello che è stato per me il 2009

martedì 22 dicembre 2009

Con 150 titoli in arretrato da leggere, con il numero che è destinato a crescere anche nel 2010, con i soldi destinati a essere continuamente scuciti, un altro anno di letture è destinato a essere, a breve, lasciato alle spalle. E’ tempo di “pagelle”, con promossi e bocciati, con sorprese e conferme. Il mio è stato un 2009 decisamente prolifico, l’anno in cui ho letto di piu’ da quando sono “nato” lettore nel 2004. Questo significa due cose, fondamentalmente per me: trovare il tempo per la lettura non è poi tanto una mission impossible, e che tante buone scritture sono sparse qua e là un po’ ovunque e non aspettano altro che qualcuno le noti sugli scaffali per farle proprie. In questo senso, io ho una vita da lettore piuttosto recente, quindi ancora devo scavare nel vero senso del termine la letteratura. Molti buchi nella mia libreria, alcune inamissibili, tante idee di letture che attivano molti stimoli, tante promesse (di letture) che mi sono fatto in quest’anno che sta calando il suo sipario e che non ho mantenuto. Tanti chilometri di librerie lungo gli scaffali mi attendono, tante arrampicante libraccesche sono li’ pronte a darmi il là, tanti consigli e spunti ancora in fase embrionale in attesa di sbocciare per essere colti. Nel 2010 mi pongo un’obiettivo semplice semplice: avere addosso una passione travolgente come quella del 2009 e leggere libri che mi appassionino, mi emozionino, mi facciano morire dal ridere e piangere, riflettere e evadere. Dimenticavo: il libro è anche una splendida occasione per incontrare splendide persone. Mi aspetto una conferma anche da questo punto di vista per il 2010 entrante.

1) MAUS - Art Spiegelmann - fumetto e storia un connubio non facile ma in questo caso ha bruciato le difficoltà intrinseche dell’operazione, la penna buca lo “schermo” ed entra prepotentemente a scombussolare il sentimento del lettore. Perché ricordare e soprattutto perché NON dimenticare. Attraverso il vissuto dell’autore e soprattutto di chi lo ha messo al mondo.

2) CANTO DI NATALECharles Dickens - E’ stato fatto un cartone animato, è stato fatto un film e uno è di questi giorni nei cinema. Dickens sa sempre come aprire, con la chiave giusta, il cuore del lettore. E CANTO DI NATALE è secondo me, il libro per antonomasia del Natale. Un po’ come l’aria per l’uomo: imprescindibile.

3) NEW YORK - Will Eisner - Racconti disegnati che raccontano New York. Una matita è piu’ perforante di molti libri interi. Una fotografia meravigliosa della Grande Mela, l’esaltazione dei sentimenti e delle piccole cose.

4) LA NEVE SE NE FREGALuciano Ligabue - Il mondo va al contrario, l’amore segue sempre la direzione giusta. Un libro che tocca nel profondo.

5) KNOCKEMSTIFFDonald Ray Pollock - Il racconto per molti è l’opera perfetta. La perfezione è difficilmente bilanciabile, ma certamente questi racconti concatenati di storia americana vera, sporca, rugginosa, polverosa, ci si avvicinano.

6) IL VANGELO SECONDO BIFF - Christopher Moore - Moore è stato il mio scrittore per il 2009. Ho amato tantissimo tutti i suoi libri ma il migliore secondo me, è BIFF. Una parodia esilarante della Bibbia, un Vangelo in aggiunta a quelli storicamente riconosciuti che andrebbe ufficializzato dalla Chiesa stessa. Risate fino alle lacrime, momenti di commozione, un bene infinito non si potrà non volere alla fine per BIFF.

7) HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE - Rowling - Il 2009, proprio quasi allo scadere, mi ha impachettato e regalato il Maghetto piu’ famoso del mondo. L’approccio col mondo Rowlinghiano è stato meraviglioso. Sono stato preso per mano e condotto al suo interno e all’improvviso dal libro non volevo uscirne piu’.

8) UNA NUOVA VITA - Bernard Malamud - Un minimalista coi fiocchi. Anzi, uno Scrittore con la C maiuscola, perché certi scrittori non possono essere ricondotti a una sola precisa categoria, gliene si farebbe un torto, diventerebbe una cella e i piu’ non sopportano l’etichetta. Un libro molto forte, personaggi molto grigi, seppur accompagnato da una scrittura elegante e tutt’altro che violenta. A scatenare la tempesta è l’eccessiva tranquillità, dove il silenzio è un’arma fatale. E la piu’ pericolosa.

9) RACCONTI DELL’ETA’ DEL JAZZ - Francis Scott Fitzgerald - Fitzgerald è uno di quegli scrittori che vorrei approfondire con l’entrata in campo del nuovo anno. Preso sostanzialmente perché ero curioso di leggere LO STRANO CASO DI BENJAMIN BUTTON, è stata una vera e propria folgorazione. Una scrittura da amare, da assaporare, da tenere li’ sempre a portata di lettura perché ha quasi la musica nelle parole e leggerle è proprio come ascoltare musicalità.

10) IL RUBINO DI FUMO - Philip Pullman - Un’interessantissima versione nuova del thriller, molto evocativa della Londra vittoriana, ricca di azione ma soprattutto con un grado di potenziale affetto nei confronti dei personaggi molto elevato. L’immagine e lo sfondo nel quale si svolgono le vicende ha un ruolo di primo piano, il personaggio apporta colori e sapore, l’azione suoni.
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In arrivo il mio resoconto del 2009 da lettore

lunedì 21 dicembre 2009


Ancora qualche giorno, tempo di finire il libro che ho in lettura, che, sinteticamente, mi guardero' un po' indietro per capire cosa e com'è stato questo 2009 da lettore. Ogni anno ci si cerca di migliorare, io sono dell'idea che è meglio rincorrere la qualità e non la quantità a ogni costo. Ebbene, quest'anno, posso già anticiparlo, ho frantumato il record personale di letture in un anno e devo ammettere che la qualità ha tenuto bene la scia dei "numeri". Meglio di cosi' non potevo aspettarmi...
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Dubus a Milano, un pomeriggio caloroso in un freddo lancinante

venerdì 18 dicembre 2009

In una Milano invernale, da temperature da gelo, c’e’ sempre un’occasione per riscaldarsi il cuore. Ieri ad esempio, è bastata un’ora e poco piu’ terminata la quale immettermi nel pungente freddo di una Milano che si appresta al Natale ormai alle porte, è stato come affrontare una normale serata milanese, come tante altre. Un’ora o poco piu’ di autentico estatico incontro con la letteratura. Un’ora e poco piu’ di un piacere che custodisco ancora intatto e gelosamente dentro di me. Non so in che percentuale oggettivamente incida l’ambiente, ma il Media Cafè di Via Sant’Agnese 16 a Milano, ha offerto un angolo natalizio delizioso, molto intimo, tutt’altro che snob e elitario, per una presentazione di un libro, quello dello scrittore americano Andre Dubus, defunto ormai da una decina d’anni, e che ha visto il suo sbarco in Italia soltanto il mese scorso, grazie a Mattioli 1885, casa editrice che sta porgendo una particolare attenzione alla letteratura americana e grazie in particolar modo a Nicola Manuppelli , curatore e traduttore del libro, e Gian Fulvio Nori, altro traduttore che ha partecipato al lavoro di trasferimento in italiano delle parole dall’originale. Innanzitutto, l’entrata è stata molto soft, come al solito sono arrivato un bel po’ di tempo prima. Locale vuoto, se non la presenza del proprietario, di una fila di libri che sono immediatamente riconoscibili, NOI NON ABITIAMO PIU’ QUI, appunto, di Andre Dubus, e due ragazzi che stavano cimentandosi in qualcosa al pc. Uno di loro era Nicola, che stava scrivendo un po’ il promemoria di cio’ che avrebbe dovuto dire, piu’ ampliamente, da li a un’oretta. Presentazione, stretta di mano, il mio sguardo che già li li lo ringraziava per avermi contattato su anobii e fatto conoscere il libro e per la possibilità di presenziare cosi’, fin da subito, rompendo immediatamente il ghiaccio con quell’autore cosi’ a me colpevolmente sconosciuto, all’evento. Si è scesi in taverna del locale, molto carino e d’atmosfera, quasi un salotto di casa con tavolini, divani, maxischermo, bevande, salatini. Come trattare da amico fin da subito qualcuno che neanche si è mai visto prima. E come dico sempre, dalle piccole cose si possono prevedere e rendersi conto in anticipo delle grandi cose. Che puntualmente si dimostrano essere tali. Prima pero’, ho avuto modo di raccogliere da un tavolino, su un porta biglietti, il biglietto di invito all’evento. Straordinariamente curato, straordinariamente ben scritto, straordinariamente d’impatto nella sua semplicità e nel suo essere li’. E’ già bellissimo che sia li a disposizione di tutti. Un ricordo da tenersi stretto, una volta portato a casa. Da non fargli neanche una piccola orecchia. Testimonianza di esserci stato. Perché il bello è sapere che nonostante il fretto che si sta patendo, nonostante l’orario un po’ cosi’ offtime per la gente che desidera rincasare il prima possibile dopo una giornata lavorativa o di studio, la gente c’era. C’era. Come il sottoscritto. Desiderosa di conoscere un autore che non si era ancora importato in Italia. Al suo debutto, nonostante in America, come scrittore di racconti, sia considerato al pari dei piu’ osannati in Italia, John Cheever e Raymond Carver e abbia confezionato un buon curriculum di lavori che hanno fatto innamorare perdutamente milioni di lettori.
La cosa bella è la passione con cui Nicola ci ha voluto trasmettere Dubus. Con sul video che scivolavano, in rispettoso silenzio, le immagini del film tratto dal libro, I GIOCHI DEI GRANDI, con Mark Ruffalo e Naomi Watts tra gli altri, che hanno accompagnato con delicatezza le parole di Nicola Manuppelli. Una reading di alcuni stralci del libro molto interessante, molto intensa, molto coinvolgente, con il silenzio di chi ascoltava che comunicava intensamente con le parole che volavano durante la lettura. Un ballo tra silenzio e parola che mi ha messo un po’ i brividi addosso. Tutta un racconto, poi, della vita dello stesso Dubus, con alcuni andeddoti e alcune notizie che mi hanno sorpreso (ad esempio che lui fosse amico intimo di Richard Yates o che fosse cugino di James Lee Burke), un’analisi splendida sulla sua scrittura e il suo modo di vedere le cose, i suoi pensieri. Ho preso appunti, come un’impeccabile studente universitario. Per non perdermi una parola.
Dubus era uno scrittore di racconti. Il racconto era la sua donna ideale. Colei che poteva anche aiutarlo economicamente. Il racconto innegabilmente poteva essere venduto meglio alle riviste, per raggranellare soldi che a un certo punto della vita, dopo il suo drammatico e incredibile incidente che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, ha avuto ossessionatamente bisogno, malgrado tutta una serie di scrittori, tra cui Stephen King, abbiano deciso di aiutarlo sostanziosamente donandogli soldi, quasi come per ringraziarlo con gesti pratici per i momenti impagabili che è riuscito regalare loro con la sua scrittura.
NOI NON ABITIAMO QUI sono tre racconti, di 60-70 pagine l’uno (e già qui c’e’ l’insolito, i racconti numericamente contemplano un numero di pagine decisamente minore),incatenati l’uno con l’altro dalla presenza degli stessi personaggi. Racconti scritti a distanza di decenni l’uno dall’altro. E qui sta l’incredibile capacità di conservare personaggi, situazioni e ambientazioni da parte di Dubus, come se fermando un racconto e riprendendo un altro racconto collegato a esso una decina d’anni dopo fosse cosa normalissima. Lui non è un minimalista, ha voluto sottolineare piu’ volte Manuppelli, perché mentre il minimalista a un certo punto si ferma lasciandosi e lasciando il lettore a un’evocazione, e non vanno oltre quell’evocazione, si fermano un attimo prima di entrare nella zona pericolosa, lui entra, scava in profondità piu’ che puo’, fino a quando la storia non si è esaurita, fin tanto fin a quando il personaggio ha bisogno di una ricarica per tornare a comunicare qualcosa al lettore. La bellezza di Dubus, ci spiega Nicola, è che ci fa entrare nella testa dei personaggi cosi’ in profondità e cosi’ intensamente che anche chi stupra non risulta mai essere antipatico ai nostri occhi.
Nei suoi racconti si parla di valori, tradimenti, litigi, non ha bisogno di effetti speciali per sorprendere, non evoca nulla, non è il suo obiettivo, scrive e scava, scrive e scava. Finchè non arriva in un punto in cui lo indirizza a scavare da un’altra parte. Quasi come un segnale stradale. E questo lo ferma prima che sia troppo tardi. Prima di un rischioso incidente che ne comprometterebbe l’andatura. Sa tirare fuori una storia, e sono in pochissimi a riuscire a farlo. Lascia poi giudicare al lettore , lui non giudica mai. Sarebbe un errore gravissimo. Parla della natura umana e la disegna cosi’ come lo è mediamente, come siamo un po’ tutti noi comuni mortali che devono spesso arrancare e faticare per godersi il minimo sindacale. Non parla delle persone, parla alle persone. Ed è il lettore, per lui, a decretare il successo di un autore. Nient’altro. Per lui il miglior lettore è il bambino, che sa ascoltare e sa giudicare con un SI o con un NO, in assoluta sincerità.
Poi una bellissima lettura di uno stralcio di saggio chiamato MARKETING, in cui racconta un po' tutto il suo percorso di "venditore" di racconti, come fosse un ortofrutticolo. Molto interessante. Che fa riflettere e dovrebbe darsene una bella letta chi punta a scrivere creativamente.
Nicola ha sottolineato come chi ha amato REVOLUTIONARY ROAD, leggendo questo romanzo, proverà emozioni ancora piu’ forti. E il libro di Yates in bellezza e intensità, verrà superato da questo. Ora, devo ancora leggerlo e dovro’ farlo al piu’ presto, ma se fosse cosi’, come mai che per conoscere un autore straordinario bisogna SCAVARE, SCAVARE, SCAVARE, in profondità o arrivare a conoscere per caso quell’autore senza che le grandi case editrici si attrezzino per esportare e importare lavori del genere? Forse la risposta è cosi’ implicita da vergognarsene quasi: perché a loro interessa vendere. Poco importa se con materiale scadente che pero’ piace. E altro punto: cosa ne sarebbero delle piccole case editrici, solitamente quelle piu’ attente a certi autori e a certi titoli, se le grandi case editrici sapessero lavorare con tanta passione, scrupolo come fanno loro? Beh, forse non esisterebbero. E questo sarebbe il peccato piu’ grande. Grazie a Mattioli 1885 e grazie a Nicola. Attendiamo ora altri lavori, altre sorprese, altre serate come questa. Perché anche il gelo piu’ implacabile, non potrà fare nulla contro il calore che emana una lettura speciale.
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La fiera della Piccola e Media Editoria romana 2009

mercoledì 16 dicembre 2009

Ho vagato per fiere di ogni tipo, del tartufo, dei golosi, dell’artigianato in fiera, dei sapori, del fumetto e non avevo mai vissuto una fiera del libro, escluso il Festival della Letteratura di Mantova, a cui ho partecipato a settembre. Ci si domanderà: ma come, neanche quella di Torino? No, neanche quella. Tra un impegno e l’altro in prossimità di quei giorni ho dovuto sempre rinunciare a un appuntamento che mi interessa da sempre. Stavolta l’occasione del raduno romano dei Corpi Freddi, ha fatto si che non mi perdessi la bellissima fiera della Piccola-Media Editoria che ha avuto luogo dal 5 all’8 dicembre presso il PalaCongressi all’Eur. “Piu’libri&Piu’ liberi”, il nome della fiera. Essendo andato di domenica, un buon 20-30% di gente in piu’ l’abbiamo incontrata tra i piedi, ma sostanzialmente ho avuto la possibilità di girare abbastanza un po’ tutti gli stand, qualcuno con maggior attenzione e piu’ tempo da dedicargli, chi un tocca e fuggi repentino senza pero’ togliermi la possibilità di sfogliare qualche pagina e fare due chiacchere interessanti con i rappresentati delle diverse case editrici provenienti un po’ da tutta Italia. Avro’ raccolto una ventina di cataloghi, riempito i sacchetti con 7 libri e scattato una cinquantina di fotografie. Flash e momenti che rimarranno scolpiti nella mia memoria a lungo termine. Tra le tante cose da segnalare, vorrei innanzitutto sottolineare la possibilità di conoscere tantissime case editrici molto interessanti, come ad esempio Scritturapura e Le Nubi edizioni , che non avrei probabilmente cosi’ facilmente conosciuto altrimenti. Naturalmente per un lettore doc con la L maiuscola, la possibilità di confrontarsi direttamente con la casa editrice è molto stimolante e apre momenti di chiacchere molto interessanti. Tant è che il sottoscritto, a contatto con Elliot e Minimum Fax, quasi non riusciva a proferire parola dall’emozione. Eh già, succedono anche queste cose impensabili quando una passione cosi’ profonda ti gioca brutti scherzi. Momento di imbarazzo che mi ha chiuso come un lucchetto, non ci capivo piu’ nulla. Gli spazi erano quello che erano, nonostante il PalaCongressi avesse uno spazio enorme adibito al libro, ma erano cosi’ tante le case editrici e cosi’ numerosa la folla di appassionati accorsi all’evento, che a un certo punto per passare si doveva un po’ sgomitare. Ma è un bel segnale questo per la lettura. Mi sono chiesto a un certo punto: si dice che gli italiani leggano pochissimo, che siamo agli ultimi scalini europei per lettori, ma ne siamo davvero sicuri? Un’altra cosa di spessore, è lo sconto. Saremo una società troppo materialista, ma il Dio Denaro non è che ci rifornisca continuamente e gratuitamente di soldi. Quindi il lato economico è un affare da tenere in considerazione. Ebbene, chi è andato a Torino mi ha raccontato che non si fanno sconti neanche al Papa. E lo stesso è accaduto, e in quest’occasione ero presente, anche al Festival Della letteratura di Mantova. Questa volta, di sconti ne erano presenti a iosa. In ogni stand, chi faceva 15%, 20%, 30% o addirittura 40% o metà prezzo. Robe da far scintillare gli occhi del lettore che si trova finalmente in condizioni di poter dire: “Forse questo posso permettermelo a certi prezzi”. Eh, il prezzo del libro è un tema scottante, molto spinoso, che andrebbe forse affrontato con piu’ serietà e piu’ in profondità. Ebbene, la Fiera romana ha saputo togliere di mezzo , per metà, anche questo problema, consegnando al lettore-ospite-protagonista 4 giornate all’insegna del relax, dello shopping e della conoscenza di molte piccole realtà che aspirano a togliere terreno alle grandi potenze editoriali.

Per il bene del pluralismo culturale e delle possibilità di scelta per il lettore, è bene che ci sia sempre qualcuno con questo spirito di intraprendenza, pronto anche nella precarietà economica in cui viviamo oggi, a saper spendere in idee e competenze. E da quel che si continua a vedere, lo sanno fare benissimo. Bravissimi.
A un certo punto mi sembrava di vivere in una città a se stante, la Città del Libro, frastornato, disorientato ma racchiuso in un sogno. Ho sognato molto bene, non la stessa cosa possono raccontare le mie tasche di ritorno da Roma in questa città freddissima, sotto tutti i punti di vista, che è Milano. Ma si vive solo una volta nella vita...Godiamoceli sti cavoli di beni terreni...
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Un libro sotto l'albero...

domenica 29 novembre 2009

Idee regalo ma anche letture che permettano di inoltrarci ancora di piu’ nel profondo del clima natalizio. Che per antonomasia è il periodo in cui tutto assume i contorni un po’ diversi e alterati rispetto a ogni altro momento dell’anno, dove tutto o quasi viene alleggerito da uno spirito festoso, dai colori e dalle luci, dallo stare insieme sotto un unico tetto, dalle leggende, dalle storie e dai racconti che ci ruotano intorno e che scaldano i cuori e mettono in moto i pensieri, spesso pensieri d’evasione e di fuga dal mondo reale. Il Natale è tempo di (potenziali) riscatti, di (potenziali) promesse che si fa a sé stessi o agli altri, di gesti simbolici che creano una vera e propria esplosione emotiva nel cuore di chi vive con il giusto spirito questo giorno e i giorni che lo precedono nell'attesa (se poi rimarranno tali o avranno un seguito nel concreto, dipende dalle intenzioni concrete della persona). Insomma, il Natale è un giorno IMBOTTIGLIATO e protetto dal resto dell’anno. E’ un giorno speciale, dove per un momento i problemi vengono messi da parte per dare precedenza alla serenità, alla pace interiore, alla voglia di fare festa. E’ la persona al centro di tutto, non tutto cio’ che le ruota intorno, che di fatto spesso declassa l’individuo stesso dalla sua importanza di sentirsi persona.
Natale è tempo di regali, e adocchiando qua e là un po’ in giro per librerie online e non, sono riuscito anche per mezzo di commenti di lettori che hanno già avuto modo di leggere i libri in questione, tracciare una serie di possibili regali o semplici letture da inoltrarci in vista del giorno piu’ incantevole dell’anno. Una sorta di linea guida anche per il sottoscritto.
Eviterò tutta la famiglia di libri, splendidi, natalizi per bambini o quei libri natalizi di cucina o religiosi, perché altrimenti mi servirebbe un libro apposito per elencarli tutti e sconfinerei totalmente dal mio scopo.
Sul Natale si puo’ trovare un po’ di tutto, per quanto concerne il genere, quindi un ampissimo ventaglio da sfogliare adatto a soddisfare un po’ tutti i gusti: dai libri drammatici, ai romanzi di grande sentimento, dai libri thriller/gialli ai racconti, dai classici ai libri scritti oggi di autori contemporanei, fino ad arrivare ai numerosi saggi inerenti questa splendida festa dicembrina. Tutti accomunati da una radicata convinzione: il Natale non è un giorno come gli altri
FAVOLE DI NATALE - 7 euro
Non c'è stato movimento letterario che D'Annunzio non abbia toccato o precorso, a cominciare dal verismo per finire con la prosa d'arte. E non si può neppure trascurare ciò che di romantico in senso nazional-popolare persiste in lui. Il contatto con le tradizioni popolari e con la poesia dialettale, maestro Cesare De Titta, segna in modo indelebile gli esordi del D'Annunzio narratore, come testimoniano "Terra Vergine" e le "Novelle della Pescara", dove, al di là dell'impianto naturalistico, l'autore solidarizza intimamente con quell'immaginario collettivo svelato da Antonio De Nino e Gennaro Finamore nelle sue "Tradizioni popolari abruzzesi". Rare volte questo D'Annunzio ha toccato le corde del fantastico o, per meglio dire, del meraviglioso puro, e perciò queste "Favole di Natale", tratte da "Parabole e novelle", edite nel 1916 dall'editore Bideri di Napoli, rappresentano un unicum nella sua produzione. Se si fa eccezione per "Un albero in Russia", tutte le "favole" della raccolta attingono a quel patrimonio di fiabe popolari che dopo tanti anni e in un clima letterario tanto mutato furono sottratte all'oblio da Italo Calvino. Si tratta, in particolare, di leggende popolari abruzzesi o rielaborate in terra d'Abruzzi, alcune delle quali conosciute di prima mano. Ma la trascrizione che ne fa D'Annunzio è una ri-creazione. Le sue "favole" recepiscono pienamente la vaghezza della fonte (orale) e sono nello stesso tempo inconfondibilmente dannunziane.

GIALLO NATALE - 16 euro
Chi ha detto che a Natale si è tutti più buoni? A guardarla bene, la notte silente delle luci colorate, dei grandi pranzi in famiglia, dei regali da scartocciare con trepidazione, possiede un lato oscuro, carico di mistero. Venti scrittrici e scrittori italiani raccontano il Natale in giallo: c'è chi festeggia nei sotterranei bui di Bologna; chi alla luce cruda dei neon di un ospedale; chi svela gli scheletri nell'armadio (e nella cucina) di una famiglia perbene; chi nel sacco dei doni trova botte e manganellate. C'è chi racconta la vera, inquietante storia di Babbo Natale; chi quella di un artista col tormento del genio e chi aspetta proprio la Notte Santa per saldare i conti in sospeso. E non mancano delitti impossibili, storie di fratelli e coltelli, avventure di killer in crisi, leggende che scomodano gli spiriti di antica tradizione, fino a chiamare in causa il demonio in persona. Venti grandi firme della suspense all'italiana - da Biondillo a Macchiavelli, da Altieri a Vichi, da De Cataldo a Lucarelli - venti originali variazioni sul tema di una festa che, dopo aver letto quest'antologia, non avrà mai più la stessa faccia.


MERCATINI DI NATALE - 12 euro
L'Avvento è sempre un momento meraviglioso. Questa guida invita a scoprirlo attraverso una panoramica completa sui mercatini di Natale, sui presepi e sugli eventi speciali che si tengono in Europa, dall'Alto Adige alla Finlandia, passando per Praga, Budapest, Edimburgo e Lubiana. Un libro da consultare in vista di un viaggio o da leggere per scoprire i piaceri dell'Avvento nei Paesi dove le tradizioni natalizie sono rimaste intatte nel tempo. Non mancano le curiosità, come l'albero di Natale più alto del mondo, l'elezione di Miss Gesù Bambino o la corona dell'Avvento da Guinness dei primati.


LA MERAVIGLIA DEL NATALE - 39 euro
Lo spirito natalizio prende forma e si manifesta nell'allegria dei colori e nell'originalità delle forme che Vittorio Bruni ha saputo reinventare, dando vita a una collezione di oltre 50 opere a tema natalizio. Ogni pagina riproduce con cura la veridicità dei colori, la raffinatezza del tratto di Bruni e le particolari sfumature dell'oro, fino a rendere palpabile il profondo legame dell'artista con la ricorrenza più suggestiva dell'anno. Accanto alle illustrazioni d'autore, una raccolta di testi e di brani antologici nazionali ed internazionali, curati da Adelia Mancini, completano e amplificano la totalità del Natale, raccontandone le origini, le credenze, gli aspetti folkloristici e la componente emotiva, che da sempre rendono questa festa un momento di gioia per i bambini e un'occasione di ricordi a volte nostalgici per gli adulti. Dal culto del sole fino al cammino dei Magi, La "Meraviglia del Natale" è un percorso ideale dove arte figurativa e testi sapientemente scelti danno vita ad un prezioso omaggio al Natale, e dove temi religiosi, riti pagani e tradizioni popolari riescono a convivere in totale armonia.


LA LEGA ANTINATALE - 12 euro

Un irlandese disoccupato rimpiange che non gli abbiano spaccato la testa ventiquattro anni prima, quando giocava a rugby. Un commercialista ama travestirsi da donna ma teme gli venga un colpo e lo ritrovino morto in guèpière in una stanza d'albergo. Un ex dirigente molla tutto per dedicarsi a una missione: diffondere il linoleum nel mondo. La bellissima, agguerritissima boss di "Unipolitan" cerca un vero maschio al solo scopo di fare il contrario di quel che dice lui. Cos'hanno in comune? Il profondo desiderio di concedersi una partita a carte, una partita a whist. Tutti i mercoledì sera al King's Arms Pub, a Londra. Soprattutto, spinti da un odio profondo e sincero per il Natale, li unisce un piano di sabotaggio per vilipendere e liberarsi una volta per tutte dalla Festa delle Feste...


DELITTI DI NATALE - 14,90 euro

Immaginatevi un albero di Natale addobbato e, sparsa per terra, una gran quantità di pacchetti avvolti in carta colorata. E poi il fuoco che scoppietta nel camino mentre fuori fiocchi di neve cadono fitti a imbiancare la campagna. E, ancora, una tavola sontuosamente imbandita, e amici e parenti che mangiano e brindano felici. E adesso immaginatevi che durante quella cena una collana sparisca e non sia possibile trovarla da nessuna parte; o che su quel tappeto immacolato di neve spicchino le orme di qualcuno diretto verso una casa da dove - dopo aver ucciso un uomo - se n'è andato senza lasciare altre impronte. E allora sarà con un po' di timore che aprirete quei pacchetti, perché è Natale, il giorno in cui possono succedere le cose più strane...

LA PICCOLA FIAMMIFERAIA - Andersen

Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere.


TUTTA COLPA DELL'ANGELO - Christopher Moore - 12,50 euro

Siamo in un piccolo villaggio californiano e Lena ruba un pino dal terreno del suo ex marito per farlo diventare un albero di Natale. Ma quando l'ex marito la sorprende, vestito da Babbo Natale e ubriaco, lei accidentalmente lo uccide. La questione si complica perché un ragazzino, che assiste all'"omicidio di Babbo Natale", esprime il desiderio di riportarlo in vita per non rinunciare ai doni. E il peggio viene quando l'angelo incaricato di realizzare il desiderio resuscita per sbaglio non solo Babbo Natale, ma anche tutti i morti del cimitero, ormai zombie... Una fiaba cattivella per chi si dichiara allergico al Natale.


RACCONTI DI NATALE - 16,50 euro

Chi l'ha detto che il Natale deve essere noioso, edificante, sdolcinato? Oltre al classico "bianco Natal" ne esistono di gialli, di neri, di rosa, di blu: Natali esilaranti e Natali scioccanti, Natali che danno i brividi e Natali che mettono pace, Natali cinici, poetici, svagati, smagati. Natali inaspettati. In questo volume tutti questi Natali vengono riuniti in una raccolta di racconti, in cui i più bei nomi della letteratura di ogni tempo - da Stevenson ad Austee, da Calvino a Buzzati, dalla Alcott a Conan Doyle - fanno a gara per stupire, commuovere, divertire, emozionare, in un coro di voci uniche e ormai classiche che regalano il ritratto più completo del giorno più speciale dell'anno.



IN UNO SPECCHIO, IN UN ENIGMA - Jostein Gaarder - 8 euro

E' la notte di Natale quando a Cecilie, una ragazzina costretta a letto da una grave forma di tumore, appare, tra il sonno e la veglia, una creatura misteriosa, del tutto priva di capelli e in grado di volare. Dice di chiamarsi Ariel e di essere un angelo. I due stringono un patto: la ragazzina svelerà all'angelo i misteri della corporeità - la sensazione che si prova a toccare una palla di neve, il sapore di una pasta alle mandorle, il suono di una canzone natalizia - mentre Ariel le svelerà i misteri celesti: la vera natura degli angeli, il loro rapporto con Dio, che cosa siano la coscienza, la memoria, l'anima.



FUGA DAL NATALE - John Grisham - 8,40 euro

Luther e Nora Krank sono un'affiatata coppia di mezza età, abituata a vivere secondo le tradizioni. Quando però la loro unica figlia, Blair, decide di partire come volontaria per il Sudamerica, un pensiero un po' folle, ma via via sempre più concreto, si insinua in loro: che senso ha trascorrere il Natale senza Blair? E se lo saltassero? I due decidono concordemente di rinunciare ai costosi e inutili festeggiamenti di Natale per concedersi una bella crociera ai Caraibi. Ma i poveri Krank vengono presi di mira da tutta una comunità che non accetta deroghe alla norma e saranno costretti a rivedere i loro piani...


RACCONTI DI NATALE - Charles Dickens - 6 euro

Scritti tra il 1843 e il 1848, i "Racconti di Natale" di Dickens costituiscono uno straordinario spettacolo narrativo metafisico e magico. Con queste storie animate da fantasmi, folletti e fate, l'autore affida alla scrittura il compito di rappresentare la qualità mutevole e fluttuante del reale, dimostrando la labilità del confine tra vero e apparente, la difficoltà di definire ciò che gli occhi vedono, di comprendere ciò che le parole dicono. Come nei suoi romanzi, anche qui Dickens svela l'altra faccia del mito del progresso, ritraendo l'Inghilterra della disoccupazione e del malessere sociale, Londra con le sue case fatiscenti e le sue strade degradate; la vita raffigurata non è però mai talmente cupa e disperata da non consentire spazi al sorriso o alla risata liberatoria, e attraverso personaggi e situazioni Dickens non perde occasione per scandagliare le possibilità del comico e del grottesco. Contro la realtà gretta e meschina, Dickens progetta le sue utopie natalizie, facendo ravvedere gli indifferenti e i malvagi, e, grazie all'intervento di spiriti benevoli, agli umili è consentito il lieto fine, in stanze rallegrate dall'agrifoglio, davanti a tavole stracolme di cibo.
E' solo una piccola selezione di titoli. Chissà quanti altri piccoli gioiellini mi sono dimenticato di inserire.
Le feste ci porteranno altri buoni motivi per non dimenticarci mai di essere lettori.











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Il giornalismo nel dopoguerra, tra memoria e rimozione (forzata)

giovedì 26 novembre 2009

Il dopoguerra per l’Italia è un periodo storico cruciale e controverso, in cui si deve fare i conti con una guerra che ha lasciato ferite profonde a tutti i livelli. Politico, culturale, economico, sociale. Ci si vuole lasciare alle spalle un periodo lungo di profonda sofferenza fatta di perdite e dolore. Che ruolo hanno ora i mezzi di comunicazione? Soprattutto i giornali, come operano in questo momento storico determinante per le sorti del paese che è costretto a rimboccarsi pesantemente le maniche per risollevarsi? Il libro in questione parte da una prima analisi in cui si cerca di individuare e snocciolare le questioni ancora aperte lasciateci dalla guerra appena conclusa. Tra queste, gli eccidi e le stragi civili, i processi ai fascisti e nazisti , le vicende triestine e la questione della memoria, in particolare ci si domanda se si cerca di ricordare il passato recente o se invece l’obiettivo è quello di dimenticare (e cancellare) al piu’ presto per ricominciare da zero. Nella seconda parte del libro, si entra nel merito della questione, analizzando come i giornali, in questo caso 4 giornali presi come oggetto-campione(Il Corriere della Sera, Il Messaggero, La Nazione, IL Giornale di Trieste), abbiano affrontato le diverse questioni rimaste in sospeso.
Attraverso un resoconto delle loro vicende storiche spesso convulse e dai capovolgimenti repentini, della natura dei rapporti con la popolazione e la politica, Savellini ci offre una panoramica completa e molto attenta del giornalismo del periodo. Un giornalismo sostanzialmente filogovernativo, che attraverso la selezione delle notizie da raccontare di fatto opera già una scelta significativa e definitiva, anche a nome del paese intero: quella di costruire e dar appoggio a una memoria collettiva ufficiale, dettata dal governo, a scapito di tutte quelle memorie individuali che ognuno si portava con sé per esperienza diretta, che rappresentavano solamente un ostacolo per il Governo che intendeva rimuovere il passato, dimenticarlo, facendo finta che non sia mai esistito, per rinascere da zero, dalle fondamenta ancora da costruire, che si stava cercando di costruire.
Dalla dicotomia fascismo/antifascismo, ora sui giornali apparirà fortemente l’antitesi comunismo/anticomunismo. Ciascun giornale raccoglie un target di pubblico particolare, ciascun giornale sceglie un taglio specifico da dare alla propria testata, ciascun giornale vede nel dopoguerra il reintegro di giornalisti, direttori di testate e proprietari che nel periodo del Regime erano stati estromessi ed emarginati. Attraverso una scelta volontaria da parte delle testate giornalistiche di dare spazio a determinate vicende e allo stesso tempo snobbare determinati fatti, la realtà veniva modellata e manipolata dai giornali, mai come allora vere e proprie guide di pensiero e di formazione delle idee per la popolazione. Si pongono come un punto di riferimento straordinario. Ed è clamoroso notare come alcuni temi di discussione di quei tempi, anche oggi rimbalzino con frequenza nei dibattiti su stampa e politica. E’ proprio vero che con il passare di (molti) anni, certe caratteristiche e certe peculiarità di determinate sfere del paese, non si modificano. Restano. In contesti differenti, ma restano.
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Anobii, il tarlo della lettura in libreria

mercoledì 25 novembre 2009

Anobii è diventato un vero e proprio fenomeno di massa che coinvolge milioni di lettori da ogni angolo del pianeta unendo sotto una stessa bandiera tantissimi colori diversi, che unisce passione per la lettura e tutti i meccanismi del social network tipico, ovvero tanta comunicazione tra utenti e parecchie occasioni per condividere interessi, pensieri, idee.
Poteva mancare un libro a riguardo? Certo che no. Tutti gli anobiiani lo aspettavano. Perchè leggere di qualcosa che appassiona e di cui ci si sente profondamente parte, è bello e coinvolgente. Il libro, edito da Rizzoli, costa 18 euro, con il ricavo che andrà in beneficienza a Emergency. Un motivo in piu' per acquistarlo.

Questa bella iniziativa racchiude le 5 recensioni piu' votate dei 100 libri piu' popolari. La particolarità, per l'appunto, è che le recensioni non saranno a firma di prestigiosi giornalisti e critici letterari ma dei competentissimi lettori anobiiani. E che lo dico a fare, che senso avrebbe altrimenti.

Tra i libri presenti si andrà da Larsson a Pirandello, da Nabokov a Barbery, Palahniuk, Kundera, Paletti, Pennac, Calvino, Rowling, Saviano, Messe, Eco, Brown, Benni, Hosseini, Ammaniti, Hemingway, Tolkien, Meyer, Coelho: classici senza tempo e bestseller sono qui raccolti in una una vera e propria playlist, da leggere con curiosità e in pieno relax, magari ci scappa pure un suggerimento stuzzicante di lettura.

Il sottoscritto non ha la propria recensione da mostrare orgoglioso in questa lettura. Pazienza. Anche se un po' mi brucia.

La copertina è comunque molto bella. Complimenti a Rizzoli.



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Un "matto" da bestseller alla corte di Christopher Moore

COMMEDIA nera ispirata a Shakespeare, Fool, il nuovo libro di Christopher Moore, scrittore diventato ormai un classico della letteratura americana, rivisita la celebre storia di King Lear, in chiave divertente e grottesca, con assassini, stregoni, bravate e tradimenti. Moore guarda e interpreta gli avvenimenti con gli occhi di Taschino, il matto di corte e il risultato affascina e conquista. Il libro, scritto con un linguaggio fresco e dissacrante, è andato a ruba tra i suoi fan americani ed è stato consacrato besteller dal New York Times. Affermazione meritata perché Fool s'impone come un fantastico compendio dell'intero percorso di Moore scrittore e di tutti i suoi precedenti successi (in Italia Elliot ha pubblicato in passato Un lavoro sporco, Il Vangelo secondo Biff e Suck!). Moore vive a san Francisco e, prima di diventare autore di romanzi, è stato commesso di supermercato, portiere di notte, cameriere, aiuto fotografo, assicuratore, piastrellista, vicecuoco e molto altro ancora. I suoi libri, sono tradotti in mezzo mondo e si sono quasi sempre piazzati tra i primi posti nelle classifiche. A riprova che il talento, quando c'è, seppure nato nei terreni più improbabili, riesce a emergere per la gioia dei lettori. Fool è quasi una favola, paradossale e senza tempo. La racconti in quindici righe. "Fool è la storia del King Lear di Shakespeare, narrata dal punto di vista del fool, il Matto, ovvero di Taschino. King Lear è anziano e decide di dividere il suo regno fra le sue tre figlie, in base a quanto esse dicono di amarlo. Le sue figlie più grandi, Goneril e Regan, gli mentono, dicendo che il loro amore per lui è più grande di ogni cosa, ma la sua figlia più giovane, Cordelia, gli risponde che lei lo ama solo nel modo in cui è giusto che una figlia ami un padre. Ma, per questo, lui la bandisce e con lei il suo migliore amico, il Conte del Kent, che la difende. Il resto della storia racconta di come Lear arrivi a pentirsi della sua decisione e di come le sue figlie tramino per impadronirsi dell'intero regno. Nella mia rilettura, il Matto, Taschino, il personaggio meno influente a corte, manovra tutta l'azione di nascosto, manipolando le sorelle e i loro mariti, e ottenendo alla fine una sorta di giustizia, assistito da un fantasma e dal suo apprendista assistente matto, il gigante Drool".

Prima di scrivere, lei ha fatto molti mestieri e di tutt'altro tipo. Come è arrivato a scalare le classifiche? "Ci sono voluti molti anni prima che io diventassi uno scrittore da classifica. Ho iniziato tardi pubblicando il mio primo libro a 33 anni, ma da allora ho sempre provato a fare ogni volta qualcosa di un po' diverso. Sono riuscito a rendere rendevo ogni libro divertente e mi sono occupato di argomenti che sfidano i canoni della commedia, come ad esempio la vita di Gesù o la tragedia più cupa di Shakespeare". Come sceglie la trama dei suoi romanzi, ne ha già uno nuovo in cantiere? "Solitamente scelgo trame che trattino argomenti che mi incuriosiscono e di cui voglio sapere di più. Con Fool si trattava di Shakesperare e della società medievale. Proprio ora sto lavorando a un libro ambientato a Parigi alla fine del XIX secolo, incentrato sui pittori, e ho imparato tutto sull'arte e la pittura. Spero di scrivere un libro ambientato a Venezia nei prossimi anni, così potrò passare del tempo lì, ma per adesso siamo ancora allo stato embrionale".

Christopher Moore
Fool
Traduzione di Chiara Brovelli
Pag 337, euro 18,50

AUTORE DELL'ARTICOLO e DELL'INTERVISTA: Silvana Mazzocchi
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Ma come si fa a non amare due copertine come queste?

giovedì 19 novembre 2009

...E i contenuti e gli autori sono di pari livello.

Il 5-6-7-8 dicembre finalmente incontrerò a Roma questa casa editrice che si, mi sta facendo
spendere soldi su soldi ma mi sta regalando letture indimenticabili. Oltre ovviamente a delle copertine che sempre nelle mie librerie svetteranno per una particolare bellezza e creatività, che mi fanno girare la testa (in senso positivo chiaramente).






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Natale si avvicina e...

mercoledì 18 novembre 2009

Natale si avvicina, i giorni volano e con essi accendono il motore, piu’ caldo che mai, anche i desideri. Le liste. Dei lettori ovviamente. E si infoltiscono, come se già non lo fossero abbastanza, come se il sacco delle proprie speranze non sia già abbastanza colmo da strabordare ovunque . Una sorta di letterina a Babbo Natale per coloro che bambini sulla carta d’identità è attestato non lo siano piu’ ma che in qualche modo lo sono rimasti dentro. Eterni Peter Pan. E sentono in qualche modo un legame irrinunciabile con le credenze che per almeno un giorno l’anno diventano sogni in cui credere piu’ che mai, sapendo che qualcuno ti sta pensando e che magari quella luce lontano in cielo sta fissando proprio te, spiandoti. Magia.
Si dice che Natale sia diventato ormai la festa delle aziende, delle pubblicità, del mero ricavo economico. Niente di piu’ stupido, dal mio punto di vista. Dietro ai cosiddetti acquisti materiali, c’e’ un’idea che nasce da un attimo, che viene pensata, che viene costruita, un gesto spontaneo che prende vita , un sentimento di appartenenza, di vicinanza, di vita. E questo Natale sarà un po’ piu’ particolare dei precedenti. Il gruppo, oserei dire di amici ancor prima che dei lettori di Corpi Freddi presente su Anobii, si è voluto dimostrare ancora una volta non un semplice insieme di persone ma un vera e propria unità nella quale confluiscono tante personalità, tanti visi, tante parole, tante voci, tante gestualità tra loro tutte differenti ma ciascuna delle quali cosi’ particolare da non poter passare inosservata. Non che l’idea abbia preso corpo e abbia dato il via alle danze con il gruppo anobiiano di cui faccio parte, è un’iniziativa già pensata e “vissuta” da altri, pero’ è sempre molto d’impatto la vicinanza, la voglia di condivisione, il desiderio di dimostrarsi qualcosa nel concreto l’uno all’altro. E che nessuno dica che sono rapporti virtuali. Niente di piu’ falso e fuori luogo. Ognuno, data preventivamente la propria disponibilità, regala un libro a una persona che ha aderito, cosi’ che nasca la catena del libro natalizio. Una persona riceve da qualcuno un libro e ne regala un altro a un’altra persona. Magari con il bellissimo pensiero di una dedica in una pagina bianca o corredato da un bel bigliettino di Natale. E nessuno ovviamente saprà fino al momento del recapito, chi gliel’ha voluto regalare. Una catena legata da anelli di emozioni, interessi e pensieri che “lega” ma non “imprigiona”.
In questo momento, dopo essere passato per una libreria e aver acquistato il libro presente nella wish list della persona con cui sono stato estratto, mi metto comodo, in maglione, al caldo, a scrivere la mia dedica. Perché un libro già di per sé per un lettore ha un valore inestimabile, ma un libro con una dedica rimarrà unico nel suo genere e da portarsi sempre con sé nei ricordi.
Ora lasciatemi scrivere…scio’ scio’…
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L'informazione liofilizzata - Andrea De Benedetti

martedì 10 novembre 2009

Leggere il giornale non è semplice. Perché non si ha tempo, perché magari l’impostazione grafica ostacola una lettura riposante o magari perché anche la stampa stessa a volte è nemica di se stessa perché incapace di informare nella maniera piu’ appropriata. O magari è difficile perché lo si inizia a fare a partire dai titoli, momento catartico per ciascuno di noi, e anche questa non è una lettura scontata. E’ infatti in base al titolo che spesso si decide se è di nostro interesse l’edizione odierna di un giornale, oppure se un articolo merita di essere letto perché soddisfa una nostra curiosità. Il titolo rappresenta il primo approccio che si instaura con il mondo cartaceo dell’informazione, è il primo impatto visivo che ci attira o ci respinge. Addirittura il titolo per alcuni quotidiani rappresenta la propria carta d’identità con la quale si crea la fidelizzazione del lettore alla testata.
C’e’ molto altro in un giornale, benintesi non intendo affermare la centralità totalizzante ed esclusiva del titolo. Sarebbe pericoloso impostare l’equazione titolo=notizia o titoli=giornale. Però è innegabile che questa parte del giornale, che campeggia in alto, a caratteri maggiori (spesso cubitali) rispetto al resto degli spazi del quotidiano, rivesta un ruolo di ancoraggio (e di comunicazione) fondamentale. La priorità gli è automaticamente dovuta in qualche modo. Rappresenta la parte piu’ letta, per motivi di visibilità e spazialità concessole, e magari per la velocità con cui la si immagazzina e la si archivia, soprattutto se prigionieri della mancanza di tempo che spesso attanaglia le nostre giornate. Ma c’e’ un altro elemento, fondamentale, ma sul quale magari ci si sofferma poco ad analizzare e che è il tratto linguistico tipicamente da titolo di giornale, che si distingue non solamente da altri linguaggi della comunicazione, come quella pubblicitaria o quella politica ma che manifesta logiche, attenzioni, modalità di costruzione e anche un lessico e una morfologia diversi anche all’interno del giornale stesso. Il titolista dev’essere esaustivo in una riga, spesso attraverso l’utilizzo di uno-due termini chiave che facciamo “rumore” nella testa di chi legge, deve essere seduttivo, deve saper vendere la notizia “pubblicizzandola” al meglio delle sue capacità comunicative, dandole anche un connotato emotivo piuttosto forte.

Il libro di De Benedetti, attraverso una lucidissima e minuziosa analisi di cio’ che un titolista dovrebbe e non dovrebbe fare, di cio’ che rappresenta i vizi della linguistica dei giornali, dell’evoluzione del linguaggio giornalistico che continua ad adattarsi ai tempi, ci mostra come il titolo (ma anche il linguaggio dei giornali in generale) contempli un’amplissima casistica di vocaboli, frasi, morfologie a uso e consumo di chi deve “inventarsi” l’aggancio migliore da destinare al ricevente del prodotto informativo. Caso per caso, perché l’elemento piu’ interessante è il continuo confronto parallelo che l’autore ha voluto mettere in luce tra diversi quotidiani in Italia. E da quello che si evince, ogni quotidiano ha una propria “cultura” non soltanto in termini di veste grafica da indossare o della tipologia del carattere con cui è scritto o della diversa dislocazione dei diversi elementi che compongono la prima pagina, ma anche del tipo di TITOLAZIONE da proporre. Nell’attuale società della multimedialità e dell’intertestualità, ecco che la frammentazione dell’offerta è un’altra realtà con cui fare i conti. E i giornali si sono adeguati, cercando talvolta forse piu’ i “numeri” che non il “numero” in sé.
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Sono caduto anch'io nell'HarryPotterite

domenica 8 novembre 2009

Ebbene si, dopo un po' di tempo, anch'io mi sono convertito alla Rowling e al suo mondo magico. Convertito per ora è una parola grossa, diciamo che mi sono "iniziato" a entrare in questo nuovo mondo, cosi' amato, "idolatrato", cosi' ricchissimo di momenti, personaggi e immagini che hanno bucato il cuore di milioni e milioni di persone in ogni angolo del pianeta. Di fenomeni, letterari e non, cosi' totali, cosi' universali, se ne riconoscono pochi. E quei pochi rappresentano un po' la storia nei loro rispettivi settori di appartenenza (musica, film, sport, architettura, appunto letteratura).
Quindi mi sono state date le chiavi per aprire il portone per entrare senza documenti d'identità in questo nuovo mondo, senza bagagli, senza nulla di nulla. Io, il pigiama che indosso e gli indispensabili occhiali. Mi sento assomigliare in questo un po' proprio a Harry Potter, anche lui privato di tutto, con i soli occhiali, è entrato in una vita che neanche lui sapeva fosse destinata a lui. E cosi' io, ora, spero ma anche credo, che entrato in un certo modo, ne usciro' in un altro. Magari sorpreso, affascinato, travolto, appassionato, legato a un mondo che serve a molti per vivere meglio, sotto certi aspetti, quello con cui concretamente bisogna fare i conti tutti i giorni. Sognare, evadere, volare, fantasticare: servono molto piu' di quanto si voglia ammettere. Non è una vergogna quella di sognare di volare, di fantasticare un'evasione. Anzi. E io mi ci sto calando piano piano ma allo stesso tempo molto velocemente perchè non vedo l'ora di venire rapito. E mi abbandonero' a questo volo, perchè semplicemente sento il bisogno di farlo ed è arrivato il momento di farlo, dopo aver aspettato a lungo.
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[La mia opinione] Hopper, specchio immaginifico delle parole di Yates

giovedì 5 novembre 2009

La meraviglia dell’arte, oltre all’ovvia bellezza visiva e alla totale libertà interpretativa di chi la osserva, sta nel fatto che in un’opera possono convivere e convergere immagine, parole, suoni. Non esiste un’arte in cui ci sia solo pittura, in un altro in cui esista solo musicalità e melodia e in un altro ancora sole parole da leggere. Che sia un quadro, un libro, una canzone, non importa. Ci sono canzoni che evocano immagini straordinarie, libri che cantano e fotografano la realtà e anche quadri che raccontano e hanno una musicalità strepitosa. Andando a vedere Edward Hopper, definito realista ma lui in prima persona ha voluto estirparsi da questa etichetta categorizzante che, erroneamente secondo lui, gli è stata affibiata. In realtà è un precisionista, una corrente artistica in cui è insita la convivenza di cubismo e realismo. Molto attento ai particolari, alle forme, la sua arte è colma di estraneità, solitudine e silenzio. Quasi volesse rendere onore alla vita in silenzio. Senza sprecare troppe parole. Quello che mi piace maggiormente di lui, è la compostezza con cui stende su tela la realtà che vede. Un po’ come quello che accade in letterature per quanto riguarda alcuni scrittori. Come Richard Yates ad esempio, o Raymond Carver. “I nottambuli” o “Domenica” o “Automat” o “Camere per turisti”, tanto per citare alcune opere di Hopper, rappresentano su tela le parole dell’autore di Revolutionary Road. E’ la prima sensazione, il primo squillo automatico che mi ha procurato la sua visione. La particolarità con cui zooma momenti di vita quotidiana che attraverso il silenzio raccontano molte cose, che mettono in moto emozioni in cui le ammira, l’immobilità delle “fotografie” di passaggi di vita reale, sono riscontrabilissime in Yates. In Revolutionary Road, la descrizione della casa di Frank e April, combacia esattamente per esempio con l’architettura delle case familiari disegnate da Hopper, che guarda caso rappresenta proprio l’America degli anni ’50. La stessa che viene raccontata, a parole ma con una vividezza di immagini quasi fotografica ed evocativa, da Richard Yates. In Hopper il momento sembra promettere qualcosa, un seguito ma allo stesso tempo quasi mistico e non vuole essere disturbato, proprio come negli scrittori realisti americani. Lo spazio è piuttosto impoverito, molto essenziale. L’individuo sembra sentirsi intimamente solo, un oggetto estraneo rispetto a cio’ che lo circonda, quasi indifferente. Hopper non intende inserire nelle sue opere il calore umano. Parallelo letterario con puntualità presente in Yates, in Carver, in Malamud, dove l’eccesso e il barocchismo narrativi non hanno residenza cosi’ come momenti di grande serenità, leggerezza e riscatto non prendono parte alla narrazione.
In “Finestre di notte”, ma anche in altre opere Hopperiane, l’artista “spia” persone comuni impegnate in gesti assolutamente quotidiani (Yates penetra non soltanto la quotidianità ma anche i pensieri e lo stato d’animo dei personaggi). Le “sorprende” alle spalle, e come una telecamera, le zooma, le inquadra, entra furtivamente nelle loro piccole vite, fatte delle solite routine. Un travolgente immobilismo (che pero’ muove sensazioni e comunica), in cui la luce forse è l’unica presenza di vita concreta. Chissà se si tramutassero in film, le opere di Hopper possano vedere quel momento di sconvolgente (e improvvisa) rottura della tranquillità, serenità, degli equilibri che (in apparenza) caratterizza la narrazione yatesiana oppure se viaggia come nulla fosse in mezzo a una tranquilla “passeggiata” intima, silenziosa, rispettosa, tipica dell’arte di Carver.
Impressionanti, poi, le somiglianze tra alcune opere di Hopper e alcune inquadrature nel film di Revolutionary Road. D’altronde, Hopper, ha da sempre utilizzato una tecnica pittorica molto cinematografica, con cui ha regalato allo stesso cinema alcuni punti di riferimento importanti. Il pennello (o la matita) come una vera e propria telecamera sul set di un film.
Vivere un quadro, leggendo contemporaneamente parole che rimandano a immagini che catturano musicalità. Un giro-giro tondo emozionate come pochi. Ci sono rimasto dentro. In Hopper, proprio come in Yates. Il dramma silenzioso, perfettamente rappresentato sia in alcune opere di Hopper, sia negli scritti di Yates, non puo' non calamitare l'attenzione di chi guarda e di chi legge.
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