Se a scrivere sono cani e porci...

venerdì 5 giugno 2009


Io, nella mia vita di lettore, ho sempre cercato di imparare una cosa, cercando di tenerla bene a mente nei momenti che serviva: rispettare chi legge cosa e chi scrive, perchè diciamocelo, è un rischio notevole buttarsi in un lavoro che prima ancora di essere una professione, è una vera e propria arte e pertanto, o hai la stoffa per farlo o non ce l'hai.
Una piega oserei dire quasi sociale, che ha preso un po' troppo e decisamente il sopravvento oggi, è quella del "ma si, mettiamoci a scrivere un libro, va cosi' di moda" o "ma si, scriviamo sto libro, ma dobbiamo guadagnare il piu' possibile". Scrivere un libro, secondo me, ha perso un po' lo spirito libero del farlo con intenzioni positive, ovvero per il piacere di farlo, per il piacere di raccontare, per il piacere di condividere qualcosa con il lettore, per il piacere di mettere in mostra il proprio talento al servizio della gente.
Oggi, e di questo mi convinco sempre di piu' ogni giorno che passa e ogni notizia per me choc che apprendo per giornali, tv o internet, è il fatto è che la scrittura sta vagando oltre certi confini stabiliti e predefiniti, senza barriere, senza alcun tipo di dogana. Il libro diventa un oggetto commerciale il cui scopo è prettamente economico, gente dello spettacolo sempre piu' visti in libreria, sugli scaffali (gente come Costantino, insomma, o altri personaggi dello spettacolo) e una cultura, anche del tempo libero e della lettura cosiddetta leggera, che va a farsi friggere. Di poco tempo fa la notizia che Fabrizio Corona che dalla sua esperienza carceraria sta cercando di estrapolare un best seller (e immagino sarà scandalosamente cosi' vista l'incomprensibile folla di gente che si è autoproclamata allieva della setta-Corona). Io mi chiedo, sinceramente e dal profondo delle mie riflessioni, che si ammetto sono leggermente condite di pregiudizio in questo caso, ma è proprio necessario che anche case editrici di un certo prestigio, anche solo si interessino a certi personaggi e diano loro la possibilità, anzi il privilegio, di scrivere e di vendersi in libreria? Quanti scrittori emergenti o che cercano affannosamente, in lotta continua e perenne con ostacoli, spesso insuperabili, e di talento, non riescono neanche a superare il primo scoglio, dell'invio del proprio testo a una casa editrice? Perchè? Perchè preferire il sensazionalismo puro e becero a uno spazio piu' attento riservato ai giovani talenti che cercano di farsi strada e farsi un nome attraverso l'arte in tutto e per tutto che è la scrittura creativa? Perchè? Perchè certe cazzate, che sono cazzate oggettivamente parlando, possono essere viste in libreria appostate accanto a libri di una certa caratura? Non intendo con questo dire che i libri debbano essere tutti di un certo tenore, di una certa seriosità, di una certa qualità linguistica, ma che almeno diano spazio alla scrittura per quello che è e che non diventi un mezzo per aspirare a qualcos'altro. Ma chi è Costantino per venir definito cosi' nel suo curriculum vitae anche scrittore? E cosi' anche per Fabrizio Corona e molti altri? Chi sono? Che capacità hanno? Che messaggi comunicano? Neanche divertono e neanche interesse apportano. Il vuoto. Semplicemente il vuoto.

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