Attenti a quel libro

lunedì 21 settembre 2009


"Il mio cuore - credevo si fermasse. Cosi' ho preso la macchina sono andata a cercare Dio." E' l'attacco del primo racconto della prima raccolta di Amy Hempel, Ragioni di vivere (1985, tradotta nel 1996), bel titolo, riproposto ora per queste collected stories, che aprono in modo sontuoso quella che si profila come una grande stagione. La frase d'abbrivo contiene già i motivi maggiori della sua arte: la presenza della morte. Il viaggio, in auto, l'interrogazione muta - e ci dice subito che siamo in America. Una frase memorabile, come tante dell'autore, che costruisce le sue short stories sulla composizione ritmata, armoniosa di frasi perfette, miracoli di precisione. Potremmo dire che Amy Hempel è la frase. E quanto alla "precisione", al suo valore per lo scrittore - e non solo - rimandiamo a Offertorio, racconto di un'ossessione etorica di raciniana clartè, vero suggello al libro. Sono tanti, i racconti memorabili - e c'e' una notevole novella, quasi una summa dei motivi dello scrittore, che è anche il prologo a Offertorio. Protagoniste le donne. Dure e fragili, selvatiche sempre, melanconiche e belle - non glamorous, belle sul serio. Donne che sbagliano e ripartono, parlano di sentimenti e di fantasmi e uomini che sono figura di fantasmi, amano i cani e gli altri animali, hanno paura di volare e viaggiano in treno coast to coast, soprattutto amano stare al volante, sole. Donne che sanno quello che vogliono, ma nn se lo ricordano piu', qualcuna di loro vittima di una fatale lealtà alla madre, alla disgrazia: una di loro si sveglia sepre nella posizione incui la madre venne trovata morta. Intorno a loro, gli States. Un posto dove è bello stare ai bordi dell'acqua, che sia oceano, fiume, lago, guidare e ascoltare i pensieri ("chiamatela meditazione. Chiamatelo ronzio") e succede di cambiare casa spesso e volentieri. Su tutto, la frustrazione - una glassa velenosa sul cuore: "La frustrazione strappa le erbacce, non compone mazzi di fiori". Una voce inconfondibile, modulata in accordo con quella naturalezza che è la "giocosità del cuore" a cui anela la progatonista del racconto d'apertura: la naturalezza che si ottiene con la pratica costante dell'artificio e del pericolo. Ecco cos'è quel rumore di fondo, la tensione del filo inossidabile di Amy Hempel: "Cosi' forse sno un animale selvatico che si scrolla di dosso il trauma della mancata cattura". Perfetto, Miss Hempel.

Fonte: La repubblica delle donne
Autore della recensione: Tiziano Gianotti

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