Libreria Riminese, un gioiello raro

sabato 5 settembre 2009

Le librerie, o almeno quello che erano un tempo ovvero prima che piombassero come avvoltoi i megastore e le catene di librerie come Mondadori, Feltrinelli, Rizzoli, Giunti, falliscono, inesorabilmente in mezzo a una concorrenza spietata e di conseguenza cadendo a picco in guadagni pressoché inesistenti, affitti elevatissimi che si raddoppiano a distanza di pochi anni. Se ci mettiamo poi la nascita di librerie dell’usato, di bancarelle e degli acquisti online anche per quanto concerne il prodotto libro, ecco che il puzzle si completa. Io personalmente sono veramente rattristito da tutto cio’, perché penso che l’atmosfera assolutamente familiare, la cordialità vecchio stampo dei commessi-proprietari delle piccole realtà librarie siano valori impagabili, che andrebbero difesi coi denti e con la massima forza ma mi rendo conto che i tempi di oggi annullano qualsiasi tipo di sentimentalismo dando la corsia preferenziale alla forza economica. Io, frequentatore (finchè non me le cancellano una ad una) delle librerie vecchio stampo, ho il terrore che mi chiudano anche una libreria che vivo ogni volta che posso, che appena entro sembra di immergersi in un mondo completamente diverso da quello che si lascia fuori appena si varca la porta del negozio e questa è la Libreria Riminese del 1931, situata in una bellissima piazzetta , Piazzetta Gregorio di Rimini 13, che se non si sapesse che si è a Rimini potrebbe benissimo credere, una persona che passa da quelle parti, di trovarsi in un piccolo borgo medievale incontaminato, dove la politica, l’economia, la legge, le tasse non sono ancora arrivate ad avvelenare nulla. La location quindi è di quelle che lasciano a bocca aperta, tra panetteria, pub e trattorie, con tavolini all’aperto per happy-hour o bevute serali tra amici, ecco spuntare la libreria Riminese, che sembra quasi osservare la gente, quasi parlarle, facendo notare che c’e’ anche lei da vivere, da visitare. Io personalmente fin dalla prima volta che l’ho vista ho avuto una folgorazione straordinaria. Mi son detto: una libreria storica che ancora vive (o meglio, sopravvive) , che sembra quasi si voglia nascondere dai sicari che la cercano invano? Perché è proprio questa la sensazione: situata in una piazzetta cosi’ chiusa, cosi’ protetta, cosi’ discreta, sembra proprio quasi volersi nascondere dalla prepotenza di un mercato che non lascia possibilità a chi non ha potere, nome e forza economica (e politica) da dispiegare. Appena poi si entra, ecco che le sensazioni che si provano dall’esterno vengono confermate in blocco: scaffali in legno che si insidiano in alto fino alla parete dominandoti, come grattacieli, scaffali che sembrano parlarti per attirare l’attenzione, scaffali gremiti di libri organizzati con una cura e con una piacevolezza alla cura quasi commovente,a essere protagonisti sono colori, titoli, autori, la sensazione di estrema cura e passione con cui viene gestita questo meraviglioso gioiello, la cui specie è a rischio estinzione. E la qualità dei titoli, degli autori e delle case editrici a disposizione è altrettanto straordinaria. Non mi immischio in elenchi che farebbero solo del torto a chi dimentico di inserire nella lista. I commessi-padroni, mi pronuncio solo su uno dei due perché è la persona con cui io e Giorgia entriamo sempre in contatto, e rappresenta anche lei uno dei motivi per cui, facendo un giro in centro città, è immancabile un salto proprio in libreria: Giorgia, la libraia, una ragazza 30enne che ispira passione totale per quello che fa, che andrebbe avanti a lavorare 25 ore su 24 perché quello che fa è qualcosa che nasce da dentro. Esiste una chimica tra lei e il libro che secondo me nemmeno lei è in grado di descrivere a parole. Ma noi lettori, la capiamo perché è cio’ che accade per chiunque è un appassionato lettore. La passione ti travolge e non ci si stanca mai, di starci a contatto. Tant’è che mi racconta, appena sale a Milano, tra visite artistiche, salti in varie librerie è quasi un dovere, che non nasce dall’obbligatorietà pena una qualsiasi punizione o ammenda, ma un dovere che nasce dal piacere di andarci. Straordinario. E ci racconta anche che per il tempo che ha a disposizione, puo’ leggere soltanto la sera, dopo aver passato da mattina alle 8 di sera a lavorare al servizio della letteratura. Sentirla parlare, è come ascoltare storie o leggere un libro. Ringrazio ancora questo mondo malato che regala perle del genere e l’illusione di credere che qualcosa di buono si puo’ ancora costruire. Forse. Ed ora, se mi è ammesso scriverlo, è al settimo cielo perché arriverà a breve a casa sua una libreria nuova. Noi lettori non ci ritroviamo perfettamente in questi entusiasmi? Ovvio che si. Perché nasce e prende vita tutto da li, e non mi stanco di ripeterlo: dalla passione, che non diventerà mai un rapporto morboso. I consigli di lettura che ci da, le mezz’ora, e anche l’ora che ci regala intrattenendoci a parlare, sono altri momenti di grande ricchezza, che ci accompagna poi per il resto della giornata. Bella sensazione. Ti si appiccica addosso come un profumo. Questa è solo una mia testimonianza diretta di quello che vado dicendo da tempo: una Feltrinelli, una mondadori, non mi darà mai queste sensazioni. Sono cose impagabili che rendono impagabile l’esperienza di anche un solo minuto passato in libreria. La familiarità, la protezione, l’importanza che senti di rivestire in quel momento non te la possono dare le grandi catene. Sei solo una piccolissima parte di un corredo, che non si accorge nemmeno della tua presenza. Uno dei tantissimi. Sei importante solo perché prima di uscire devi passare per la cassa. E allora, in qualsiasi modo, in qualsiasi modo salviamole queste piccole realtà. Perché di vivere solo di Feltrinelli, mondadori, rizzoli e multi center vari non ho voglia.

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