Libro vissuto vs Libro inviolato

martedì 1 settembre 2009



Ogni lettore ha la propria tavola dei "Dieci comandamenti" in cui credere incondizionatamente. Tra lettori inevitabilmente, dunque, ci saranno miriadi modi diversi di vedere il libro e il mondo di manie e usanze che ci gira intorno.


In questo caso la mia riflessione è: meglio un libro vissuto o un libro inviolato? A me piace tanto il libro vissuto, che si vede che è passato per mano, letto, toccato con mano, assaporato, riletto magari, che dia testimonianza vera e concreta della convivenza del lettore con quelle pagine, con quella copertina. Il libro "vissuto" è testimone di un'esperienza vissuta, di un passaggio della propria vita dentro quella storia, dentro quelle parole. Il libro vissuto è un libro che ha avuto una vita propria che si è mescolata alla vita di chi lo ha letto. Una fotografia, un reperto, un ricordo da custodire per sempre. Con gelosia e affetto. Il libro inviolato non deve essere troppo inviolato perchè altrimenti significa che con buone probabilità non sia stato mai aperto. Trovo quasi impensabile che un lettore leggendo lasci un libro in condizioni cosi' ottimali da sembrare appena immesso sugli scaffali di una libreria direttamente dagli imballaggi dei cartoni, coi quali lo hanno spedito le case editrici.

Non è per criticare chi segue un determinato "stile di vita" del proprio libro, ma dal mio punto di vista un libro che risulta essere praticamente nuovo non appare cosi' affascinante come un libro che, senza esagerare chiaramente perchè in tutte le cose forse la soluzione migliore sta nel mezzo, con l'assunzione di una certa coloratura diversa dall'originale (anche qui senza esagerare ovviamente), con il formato leggermente deformato,con i bordi del libro leggermente tagliuzzati. Sono pero' contrario ai libri scritti, ma adoro i libri regalati con dediche nelle prime pagine bianche prima della prefazione o del titolo interno, sono contrario ai libri sui quali è stato rovesciato di tutto ma se per sbaglio ci è scappato sopra qualcosa che non vada a danneggiare in maniera evidente il corpo del libro, paradossalmente anche questo incidente casuale potrebbe addensare un certo fascino al libro. Il libro secondo me ha una vita come quella umana: nasce, viene comperato e dunque diventa figlio di qualcuno, esce, girovaga, assume odori, viene coccolato, fatto addormentare e poi messo a riposare in libreria, senza dimenticarsene mai. Viene vissuto perchè anch'esso ha una vita propria. Chi si preoccupa, prima che del libro e del suo contenuto, del mantenimento del libro, secondo me non intraprende un rapporto intimo con il libro stesso. Manca qualcosa in una relazione del genere. Passione, coinvolgimento totale, trasporto devastante. Esistono persone che nella vita sociale e sul lavoro faticano tantissimo a lasciarsi andare anche nelle cose piu' ovvie, mentre aprendo un libro il trasporto è talmente travolgente da stupire pure se stessi. In questo caso il libro potrebbe anche avere influenze sul piano sociale e modificarne, seppur in parte, anche il carattere in pubblico, nelle relazioni? Bella domanda, a cui non so rispondere. Alle domande piu' belle chissà perchè è sempre piu' difficile rispondere. Un libro è sempre unico, nonostante venga stampato in serie. Una volta che finisce nelle mani di un lettore assume la sua unicità. Anche per i motivi spiegati in precedenza. Un'orecchia, per quanto sia fastidiosa, è una sorta di elemento che determina l'unicità di un libro, cosi' come un libro che esposto al sole viene in parte o del tutto scolorito. Sono tutte cose che al lettore piu' pignolo infastidiscono parecchio ma io in parte riesco anche ad apprezzarle. Sotto un certo punto di vista.

Il mercato del libro usato, non vende solo libri ma anche esperienze e vite, passate (tant'è che io mi domando chi fosse il lettore-padrone precedente, in che occasione lo ha letto ecc.ecc.). Anche per questo motivo, oltre alla convenienza economica che ha un'impatto determinante nella mia scelta di battere questa strada, sono un fan dell'acquisto usato. Usato o nuovo, il contenuto, il titolo, l'autore sono sempre gli stessi, mi domando-affermo. Cosa c'e' di piu' nell'uno piuttosto che nell'altro?

Un libro va vissuto o tenuto nuovo o quasi in libreria in bella vista, come un trofeo conquistato?

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