Il ladro di anime - Sebastian Fitzek

venerdì 18 settembre 2009

Premetto schematicamente alcuni pensieri scaturiti con forza dalla lettura di questo libro:
1) La medicina è quella che noi conosciamo, una cura ma è anche un'arma. E la psicologia è una componente fondamentale.Cura ma puo' anche uccidere (non far morire, che è cosa ben diversa, e puo' capitare). 2) La natura umana è un mondo a sè, superficie, apparenza,è visibile ma è caratterizzata da meandri e sotterranei profondi e infiniti e allo stesso tempo inquietanti legati alla psiche e a stati dell'inconscio e delsubconscio, capaci di essere a loro volta delle armi da sfruttare ma anche dei bersagli fin troppo semplici da colpire, se si è in possesso di conoscenze, abilità e mezzi per farlo.
Premettendo questo, il che era doveroso e imprescindibile, tra la giungla selvaggia di thriller e moltissimi pseudo-thriller, uno spicca su tutti, almeno in relazione alla mia vita vissuta nelle vesti di lettore di thriller. Questo di Sebastian Fiztek. Un thriller ingegnoso, decisamente creativo e originale, profondo, inquietante, crudele, che fonda la sua forza su due personaggi fondamentalmente: la medicina e l'inconscio,l'anima, la psiche dell'individuo. La vera battaglia si gioca su questo campo. Decisamente inquietante perchè come è ovvio che sia, decisamente imprevedibile e difficilmente risolvibile, in quanto non si potrà mai conoscere tutto della medicina e i suoi effetti e della psiche umana e delle reazioni, inconsce soprattutto, legate ad essa. E' questa lotta nascosta, sconosciuta, aliena, che scuote e parecchio il lettore quando si immerge in questo libro. Perchè inevitabilmente fa scattare delle domande scottanti in chi legge: ma posso davvero cosi facilmente reagire, parlare e comunicare senza sapere e comprendere fin in fondo quello che sto facendo e le mie intenzioni? A che livello è il controllo che abbiamo di noi stessi? Qualcuno puo' davvero indurmi in una condizione tale per cui fisicamente sono un vegetale, ma mentalmente sono ancora vivo e cosciente, ma non posso fare nulla per dimostrare agli altri che sono presente in questo mondo? Sono domande, se vogliamo, che vanno anche un pelo ad accarezzare temi recentemente molto discussi sulla possibilità di una persona in stato vegetativo di poter prendere decisioni e comunicarle, relativamente al diritto di vita o di morte. Anche per questo motivo, mi ha toccato profondamente, e non soltanto per un'ambientazione da brividi nata da questa mente "malata" e acutissima di Fitzek, non soltanto per una batteria di personaggi cosi' "vivi" e caratterizzati, non soltanto per la carica emotiva eccezionale dei molti momenti di tensione-suspance che prendono vita nel libro. Molto interessante anche la giustapposizione di due momenti separati che continuano ad alternarsi, quella del racconto degli eventi nella cartella clinica e la realtà in cui si legge quella cartella per un esperimento. Mi ha scombussolato, mi ha preso per mano trascinandomi, mi ha scioccato, mi ha impaurito, mi ha fatto riflettere. Penso proprio che per le reazioni che mi ha fatto scattare, sia proprio da considerare un grande libro. Uno dei migliori di genere letti fin qui dal sottoscritto.
Rimango in attesa di una trasposizione cinematografica e della pubblicazione di altri libri dello scrittore tedesco, già promessi in Italia dalla splendida casa editrice romana Elliot.

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