Mantova, the day after - Prima puntata

lunedì 14 settembre 2009

Prima di ripercorrere questi 3 giorni e mezzo a Mantova, che sono stati giorni di scoperte, sorprese, novità ma anche conferme, riscoperte e anche e soprattutto di calore avvolgente che si avvertiva insieme ad adrenalina e brividi sulla propria pelle, legami profondi, risate da far male allo stomaco, volevo lanciare un annuncio: qualcuno inventi una macchina che blocchi, sospenda il tempo nei momenti in cui si vorrebbe che tutto si fermasse e si vivesse anche quel solo minuto per tantissimo tempo.
Già perché questi 3 giorni sono volati alla velocità della luce, come accade praticamente sempre quando passi dei momenti indimenticabili e che ti restano dentro, appiccicati addosso, dando un profondo senso a cose su cui ci si poneva molte domande. Sono volati, puff, dal primo incontro a spicciolata, alla cena tutti quanti insieme, alle interminabili passeggiate, al saluto con tanto di promessa di vedersi il prima possibile per ripetere ogni momento, anche se si è ben consci che ogni momento vissuto è irripetibile. E vive di vita propria.
3 giorni, che tutti avrebbero alla fine che fossero molti di piu’. O magari, a qualcuno sarà pure venuto in mente il pensiero di come sarebbe se tutti quanti vivessero nella stessa città. Rapporti che sono nati virtualmente (che brutta parola, dietro alla quale ormai anche un’amicizia vera sembra essere un pericolo, un rischio, una cosa da evitare a ogni costo o di cui vergognarsi perché automaticamente vorrebbe dire, mancanza di vita sociale al di là dello schermo), che si sono trasformati in parole, pacche sulle spalle, abbracci, risate infinite, voci che nonostante non si conoscevano prima si scopre che sono da sempre molto familiari, sguardi che parlano già da sé che si incontrano e si incrociano e si trasformano in sorrisi che raccontano quanto si stia tremendamente insieme tale da rendere il countdown alla fine di questa esperienza un dramma, una tavolata gremita di gente che sente di condividere sempre piu’ cose a ogni minuto che passa, una condivisione totale, totalizzante e umana dell’anche piu’ piccolo particolare insignificante.
Un branco di corpi freddi assetati di…libri ma non solo, in giro per una città che ha avuto l’onore di consacrare legami affettivi. La cosa straordinaria è che stando insieme ci si è pure (parzialmente) dimenticati di essere lettori dall’acquisto compulsivo e estremo, che raccattano su tutto quel che c’e’ da prendere, basta che abbia una copertina e un codice a barre.
Il segreto di tutto penso debba essere ricercato nello spirito con cui è nato il gruppo creato da Stefania. Senza regole, divieti, imposizioni e minacce di punizioni, qualora si infrangano dei codici regolamentari. E questo ha creato una comunità che si è creata da sola lasciandosi e sentendosi libera. La libertà crea legami, non certo l’intransigenza che si avverte pesantemente in alcuni gruppi Anobiiani. Ma forse Corpi Freddi, non è un semplice gruppo anobiiano. E’ un gruppo di persone in primis. Non fittizie, non fatte di nickname ma di volti, gesti, voci, caratteri estremamente diversi e eterogenei al loro interno che si sono compattati perfettamente incasellando ognuno uno spazio fino ad andare a completare un puzzle perfetto.
Di eventi tanti e interessanti, di persone presenti sembrava ci fosse stata la migrazione del mondo intero, di momenti da ricordare talmente tanti e significativi da riuscire a pubblicarci un libro.
E già sento molto la mancanza dei giorni terminati appena ieri. Ridatemeli indietro e bloccate il tempo.

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